sabato 30 gennaio 2010

Rillette di Salmone al Laphroaig




rillette di salmone al laphroig

Ricetta canonica: tre ore di tempo: salmone fresco (cotto al forno con vino bianco e spezie) creme fraiche, uno o due cucchiai di panna, aneto, limone
Ricetta mia: 10 minuti di tempo: creme fraiche, uno o due cucchiai di panna, aneto, limone e salmone sotto'olio.
Siccome tengo coscienza, ho aggiunto del salmone affumicato scozzese, tanto per ravvivare il gusto dell'omologo di serie B, senza accorgermi che, invece del vasetto "normale", ho preso quello del salmone sott'olio affumicato.
E mentre stavo lì, accasciata sulla sedia, stesa dallo sconforto e dalle zaffate, mi è venuta in soccorso la solita, vecchia, fedele bottiglia del nostro caro Mr. Laprhoaig
Affumicato + affumicato + affumicato, con una spruzzata di scorza di limone al momento, servito su pan brioche leggermente tostato. Una figata mai vista- anzi, mai sentita...

Sta' a vedere che ho inventato il sesto gusto...;-)

Rillette di Salmone al Laphroaig

rillette salmone laphroig

. 1 confezione di filetti di salmone sotto'olio affumicato
. 100 g di salmone affumicato
. 250 g di creme fraiche
. panna per ammorbidire
. la scorza grattugiata di mezzo limone
. mezzo bicchierino di Laphroaig
. sale
. aneto e pepe rosa per decorare

Passare al mixer prima i filetti di salmone, aggiungetevi il salmone affumicato e tritate di nuovo, fino a ridurre il tutto in poltiglia. Aggiungete la creme fraiche, qualche cucchiaino di panna per ammorbidire, la scorza di limone e, in ultimo, il Laphroig. Aggiustate di sale e fate riposare 24 (dicasi ventiquattro) ore in frigo. Spalmate la rillette su crostini tostati, decorate con aneto e pepe rosa e servite.
Buon Appetito

Alessandra



martedì 26 gennaio 2010

Chocolate Red Wine Cake- e il turno di Roseanna

red wine choc cake

Partiamo con la ricetta, stavolta: intanto perché gli autori del libro di oggi hanno avuto già il loro momento di gloria su queste pagine e poi perché la torta di oggi è di quelle che meritano un po' di attenzione, visto che gode dei seguenti pregi:
1. è una torta per uomini duri: niente "troppo dolce", niente "troppo morbido", niente "troppo cioccolato", una di quelle torte, insomma, che non intacca la virilità dei nostri mariti, neppure dopo la terza fetta. Anzi, semmai la nobilita
2. è una torta per casalinghe accorte, stanche di dover pasteggiare a fondi di vino rosso lievemente inacidito e a spumante sgasato. Qui, siamo nell'olimpo dell'arte del riciclo, con la solita appendice della "porca figura" che, come sapete, non guasta mai
3. infine ( e qui son seria) è una torta insolita, prima ancora che originale. Ha un vago sentore di vin brulè, un bel contrasto caldo/freddo, una consistenza spugnosa che la rende adattissima per chiudere una cena

La fonte è questo bel libro, Indulge : 100 Perfect Desserts by Claire Clark


CHOCOLATE RED WINE CAKE

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125 g di burro a temperatura ambiente
125 g di zucchero
2 uova edie, leggermente sbattute
150 ml di vino rosso, a temperatura ambiente
125 g di farina 00
1 cucchiaino di cannella
1/4 di cucchiaino di chiodi di garofano in polvere
1 cucchiaino di cacao (io ne ho messo un cucchiaio)
1 cucchiaino di lievito ( una bustina- e secondo me ci vuole tutta)
65 g di cioccolato fondete al 70%, grattugiato

Per lo sciroppo
50 ml di acqua
30 g di zucchero
125 ml di vino rosso

Accendere il forno a 170 gradi e ungere una teglia di 24 cm di diametro ( ci vorrebbe una teglia speciale, la bund pan: io ho usato uno stampo a cerniera e mi sono trovata bene lo stesso. L'ideale sarebbe uno stampo a cerniera a forma di ciambella).
Montare il burro con lo zucchero e poi aggiungere le uova, uno alla volta. Aggiungere il vino, mescolare bene, e poi tutti gli altri ingredienti secchi, setacciati. In ultimo, unire il cioccolato grattugiato. Versare nella teglia e infornare per circa 35 minuti.Non è una di quelle torte che crescono, quindi non preoccupatevi se non succede.
Lasciatela raffreddare benissimo, poi sformatela diretamente su una teglia più grande, rivestita di un foglio di carta da forno che sbordi un po' ai lati.
Preparate lo sciroppo al vino
Mettete acqua e zucchero sul fuoco - fornello più piccolo, fiamma media- e fate bollire fino a quando si raggiungerà la densità di uno sciroppo. Dopodichè, aggiungete il vino e lasciate restringere un po' sul fuoco.
Bagnate la torta con lo sciroppo caldo, versandolo direttamente dal casseruolino dove lo avrete preparato. Procedete senza paura, perché la torta lo assorbirà bene, senza perdere nulla della sua compattezza. Dopodichè, lasciate assorbire ancora un po' e poi, servendovi della carta da forno come appoggio, trasferite al torta su un piatto da portata. Lasciate raffreddare, sfilate via la carta da forno e decoratea piacere. Io ho fatto fondere del cioccolato e l'ho usato come colla per attaccarci i quadretti che vedete nella foto.
Anche se la ricetta non lo dice, ho ripetuto il rito dell'aspersione direttamente in tavola, davanti ai commensali. La torta ci guadagna- e la vostra fama di eccellenti cuochi pure (la tovaglia un po' meno, ma ora che ve l'ho detto, cercate di stare attenti, almeno voi...)

Ed ora, la recensione
Maj Sjowall- Peer Walhoo- Roseanne, in I primi casi di Martin Beck, Sellerio Editore, 20,00

Vi ricordate quello che avevo scritto su Un assassino di troppo, qualche tempo fa? Bene, dimenticatevi tutto, a cominciare dal paragone con Mankell e Larssen, perchè in Roseanna, opera prima di Maj Sjowall e Per Walhoo non c'è nulla, ma proprio nulla, delle caratteristiche che avevo rilevato in quella sede. Intanto, se si fa eccezione per le ultime pagine, l'azione è totalmente sacrificata alla lentezza: lento è il tempo dell'indagine, lenta è la ricomposizione del mosaico, lenta è l'atmosfera che pervade l'intera storia. Anche la componente di denuncia sociale, che a ben guardare costituiva la spina dorsale dell' altro libro, qui non solo non c'è, ma neppure si intuisce: lo scenario è uniforme, impermeabile al passare delle stagioni, in una perfetta integrazione fra l'ambiente e i personaggi che, per quanto ben connotati, stanno tutti inequivocabilmente dalla parte dei buoni. Non a caso, il colpevole è il non integrato, sia sotto l'aspetto esteriore delle scelte di vita che sotto quello delle deviazioni mentali: ma, fatto ancora più rilevante, è non integrata anche la sua vittima, i cui costumi divergono in modo palese da quelli che connotano le donne cosiddette perbene. Eppure, guai a non leggere Roseanne: vi perdereste la chiave di lettura degli altri 9 romanzi, di cui questo costituisce nello stesso tempo il primo e la summa di tutto quello che verrà dopo: la pazienza di Martin Beck, la sua malinconia, il suo basso profilo e, sullo sfondo, un'atmosfera di stanchezza, di precarietà, di nostalgia per un mondo passato che non tornerà più, che in Roseanne è un rapporto coniugale ormai privo di ogni slancio e di ogni emozione, metafora di una crisi più grande, che investe ogni angolo di una società algida in superficie, ma tormentata e torbida nelle sue profondità.
Rompete il Porcellino
Alessandra

red wine choc cake

lunedì 25 gennaio 2010

13 a tavola

 


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E' ovvio che il titolo sia solo una constatazione e si limiti a registrare il numero degli invitati alla cena di ieri sera. Così come spero vi sia ovvio che una mente illuminata, che trasuda cultura da tutti i pori come quella della sottoscritta non sia stata neanche sfiorata dalla benché minima parvenza di superstizione ed abbia anzi apparecchiato un'unica tavola, facendo citazioni dotte, da Huizinga in giù. D'altro canto, se mai ce ne fosse stato bisogno, la cena di ieri è stata la dimostrazione di quanto siano infondate certe credenze, per cui si millantano disgrazie dietro l'angolo, pronte a piombarti addosso appena alzato da tavola: e quindi, forte di quest'esperienza, posso dire con certezza che non è vero che si è vittime della malasorte dopo aver condiviso il desco con 12 persone. Lo si è prima...


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Mia figlia è di quelle che in casa non aiuta. Sia chiaro: non lo fa per prgriza, ma solo per una sua profonda convinzione personale, che difende con dotte argomentazioni e con spirito accorato. Un po' come quando sostiene che a scuola SI DEVE chiacchierare, per esempio: e siccome è persona coerente e tutta d'un pezzo, soffre le pene dell'inferno, facendo violenza sulla sua natura servizievole e taciturna, e passa le sue ore d'aria in un porcile che io ho arredato come una camera da letto, ad esercitare l'altrimenti indolente il muscolo della lingua, con amiche reali o virtuali che siano (spesso, anche a tempo: ora usa così)
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All'una di ieri, quell'animo materialista e gretto di sua madre l'ha costretta alla capitolazione, con un vile ricatto, dicendole senza mezzi termini che o andava a portar giù la rumenta o col cavolo che si sarebbe connessa a Face Book. Dopodichè, la traggedia. Si è imbertuelata per terra- e come ciò sia potuto accadere, in un tratto di 5 metri, per giunta in un viale spianato, resta ancora avvolto nel mistero: " mi sono inciampata nei miei piedi" è la versione ufficiale e a questa ci atteniamo, senza approfondimento alcuno. Il problema è che, oltre ad escoriazioni varie, si è fatta un bello strappo nei jeans e un taglio profondo al ginocchio, che a me è stato annunciato in questo modo : "AAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH IL SANGUEEEEEEEEEEEEE IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHHHHHHHHHHHHH LA FERITAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA..................AAAAAAAAAAAAAAAAAAAA ....... OCCHIO".
Nei 30 secondi impiegati da mio marito per rendersi conto della situazione, io avevo capito che si fosse squarciata l'occhio. E, vi giuro, ho avuto un mezzo mancamento, lungo la parete del bagno, mentre cercavo garze che non ho, medicinali che non trovo, disinfettanti non scaduti e tutto quanto fa diploma di primo soccorso.
E' finita con una bella puntura di anestetico nella gamba, due punti sul ginocchio e sei giorni di antibiotico- e una bella cena, a coronamento dell'avventura. Ma in tavoli e stanze separate, però...
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Vi metto il menu, che sono di corsa
Aperitivo
Mini tramezzini di pumpernickel con burro al ginepro e prosciutto di cervo
Mini bruschette di lardo, con vinaigrette ai lamponi e lamponi freschi
Old Fashionable Pork Pies (gordon ramsey)
Mini quiches finocchi e roquefort

Antipasto
Sforamti di topinambour con salsa all'aglio e alle mandorle

Brasato al Barolo con polensa e gnocco boemo

Degustazione di Gorgonzola con miele di corbezzolo e panini alle noci

Zabaione di Altamura con Nocciolini di Chivasso
Dark Chocolate /Red Wine Cake
Lemon Tart

e i soliti "vini-divini" di Paolo ( che dopo questa mi toglie il saluto, ma chissenefrega: tanto, lui legge solo le ricette, mica le cavolate che scrivo...)

ciao
Ale

domenica 24 gennaio 2010

Ossobuco alla Milanese- e una passeggiata con Bill Bryson




Premessa: i signori che stanno per leggere la recensione che segue sono cortesemente pregati di convincersi di quanto segue- e cioè che un certo signor Jerome K. Jerome non sia mai esistito o, al limite, che non abbia mai scritto nulla su tre uomini che andavano in barca lungo i canali del Tamigi o a zonzo per le strade della Germania....

Bill Bryson, Una passeggiata nei boschi - Tea editore, 8,60 euro

A me, Bill Bryson piace. Anzi, faccio ancora un passo avanti e azzardo che, fra tutti gli scrittori che parlano di viaggi, è di gran lunga quello che preferisco. E sapete perché? Perche mi ci identifico, in un sacco di cose. La prima, in assoluto, è che entrambi abbiamo lo stesso modo di concepire il viaggio: in un mondo di turisti fai da te, dove il viaggio è diventato la sublimazione dell'ignoranza del parvenu e la patetica soddisfazione di frustrazioni macroscopiche, siamo rimasti in pochi a rispettarne la statura e a riconoscerne la dignità, al di là delle frasi fatte, degli stereotipi, delle mode. Nessuna meta ai margini dell'universo, nessun rischio mortale, nessun coltello fra i denti ma, piuttosto, la consapevolezza che la più grande avventura sia quella della conoscenza, qualsiasi strada essa prenda- e se magari non si incocciano orsi affamati lungo il nostro percorso o raduni di food blogger cannibali, siamo anche più contenti.
La seconda cosa, invece- che poi a ben guardare è quella che mi fa correre in libreria ad ogni nuova uscita di un suo libro- è lo stile con cui Bryson racconta i suoi viaggi: distaccato, ironico, dissacrante, minimal, umoristico e terribilmente coinvolgente. Il che, se è una qualità di per sè, diventa un pregio al confronto con l'enfasi e l'ampollosità dei suoi colleghi. Prova ne è, fra le tante, il titolo di questo libro, dove il percorso in prevalenza a piedi dell'Appalachian Trail, il sentiero montano più lungo del mondo, viene scanzonatamente definito "una passeggiata nei boschi" e dove si inizia a ridere sin dalle prime pagine, quando Bryson si affanna a spiegare di aver voluto intraprendere questa avventura per non sentirsi "la solita mammoletta, la prima volta che dei tizi in tuta mimetica e in cappellaccio da cacciatore, seduti a un tavolo del Four Aces Dinner, si fossero messi a parlare di spaventevoli imprese all'aperto. Desideravo almeno un po' di quella sbruffoneria che viene dal poter scrutare l'orizzonte con occhi che sembrano frammenti di granito e dire in un unico respiro lento e virile: 'Ebbene sì, anch'io ho cagato a cielo aperto".
E così, le descrizioni dei paesaggi e dei posti visitati, non sono mai esercizi di stile fine a se stessi o excursus nozionistici che ridondano autocompiacimento, tutt'altro. Ogni cosa viene filtrata attraverso gli occhi, la mente e il punto di vista dell'autore il quale, essendo un tipo che pensa e anche bene, riesce a rendere attuale il passato e critico il presente, tanto che quello che di solito si dice, quando si commenta in positivo un libro di viaggio- e cioè " mi sembra di essere lì", nei libri di Bryson si arricchisce di un ulteriore tassello: perché non solo ci sembra di essere lì, ma di esserci con lui. E quando il "lui" è un compagno di viaggio colto, intelligente, arguto e con un senso del'umorismo da paura, si finisce per perdonargli tutto, anche quei momenti di stanca in cui cade ogni tanto, ma che non intaccano per niente la qualità dei suoi racconti.
Orsù, rompete il porcellino


OSSIBUCHI ALLA MILANESE

ossobuco

...O "ossobuchi"? oppure "ossibuco"?
Boh, sentite, quale che sia la grafia corretta, qui si parla di un gran piatto, di quelli che, se fatti bene, ti spediscono dritti dritti in paradiso, con buona pace della fusgion, delle tendenze e dell'aria fritta.
Di ricette ce ne sono un'infinità, ma l'essenziale è che gli ossibuchi siano di vitello: "un ossobuco di vitellone è una delle peggiori disgrazie che possano capitare", sentenzia Allan Bay- e noi gli crediamo sulla fiducia

ossobuco

Ricetta tratta da Robert Carrier, I Grandi Piatti del Mondo

per 4 persone
4 ossibuchi tagliati spessi
farina
sale e pepe nero macinato al momento
2 cucchiai d'olio d'oliva
30 g di burro
2 spicchi d'aglio tritato finemente
mezza cipolla tritata finemente
1 bicchiere di brodo leggero o acqua
1 bicchiere di vino bianco secco
2-4 cucchiai di concentrato di pomodoro
4 filetti di acciuga tritati finemente
4 cucchiai di prezzemolo tritato
la scorza grattugiata di 1/2 limone
risotto alla milanese per servire

Scegliete 4 ossibuchi con molta carne, alti circa 5 cm l'uno. Spolverateli con farina, sale e pepe nero e fateli dorare in olio e burro. Unite uno spicchio d'aglio e mezza cipolla tritati finemente.
Bagnate con il vino bianco e il brodo caldo, in cui avrete sciolto il concentrato di pomodoro. Coprite la casseruola, abbassate la fiamma e lasciate sobbollire per un'ora e mezzo. Quindi,aggiungete i filetti di acciuga e l'altro spicchio d'aglio, tritato finemente. Mescolate, fate scaldare ancora e servite dopo aver spolverato il tutto con la gremolata, preparata mescolando il trito di prezzemolo con la scorza di limone grattugiata. Accompagnate con risotto alla milanese

ossobuco

Note mie
Più che altro, un appello: le mie vene contengono solo poche gocce di sangue lombardo, per cui oltre il sacro testo non vado. So che esistono disquisizioni dotte sull'uso del pomodoro, dell'acciuga, dell'aglio nella gremolata e così via: per cui, se qualcuno ne sa qualcosa, è il benvenuto

Buon Appetito
Alessandra



venerdì 22 gennaio 2010

Polpette di granchio con maionese al wasabi


Ideona: visto che ormai mi avete messo in riga e ritorno a parlare di libri, che ne direste se cambiassimo la classifica e mandassimo in pensione i libri "da leggere assolutamente", quelli "così e così" e quelli da buttare? Ora vi spiego. L'altro giorno, mentre ero alla cassa da Feltrinelli, per non so quale malsana ragione, mi è venuto in mente di dare un'occhiata allo scontrino. Di solito, pago mentre già leggo e quando arriva il resoconto della carta di credito, non associo certe cifre a certi libri. Ma l'altro giorno non ho potuto farne a meno e mi è venuto un colpo. Intanto perché, pur essendo praticamente nata con un libro in mano, non ho mai speso, in precedenza, quanto sto spendendo in questi anni, a parità di acquisti fatti (grosso modo, dai 5 ai 10 al mese- esclusi quelli di cucina e di scuola e di lavoro); ma soprattutto perché, per quante illusioni mi faccia ogni volta, già so che la quantità di delusioni et bidonate dietro l'angolo sarà sicuramente maggiore delle belle sorprese. E così, mi è venuta l'IDEONA, vale a dire di modificare le categorie in qualcosa del tipo "rompi il porcellino- fatti un mutuo" per quelli che vanno comprati, "aspettiamo la brossura" per quelli così e così e "diamoli in beneficenza" per le schifezze emerite. Cosa ne dite? Mentre ci pensate su, godetevi questo FIGERFOOD- che è davvero una gran figata...


polpette di granchio con maionese al wasabi


POLPETTE DI GRANCHIO CON MAIONESE AL WASABI


La ricetta delle polpette risale a qualche anno fa, a quando salvavo le ricette dal Web senza indicare l'autore: butto lì la fonte che mi sembra più probabile, vale a dire Cookaround, ma sono disposta a serbare gratitudine eterna per chiunque si faccia vivo e ne rivendichi la paternità*.

*trattasi di Stefania, l'Araba Felice:  e ora che ci penso, potevano esserci dubbi?

Ovviamente, nel tempo, sono subentrate parecchie modifiche, a cominciare dalla crosta di sesamo e per finire con l'abbinamento alla maionese al wasabi, di cui invece, rispondo da sola.

L'incommensurabile pregio di queste polpette è che si possono friggere fino a quattro- sei ore prima e poi scaldare nel forno, per riacquistare la loro freschezza. Non a caso, è l'unico fritto che preparo nei buffet e che servo a cuor leggero, senza il timore di odori sgraditi dalla cucina. E, che ci crediate o no, per quanti ne prepari, finiscono sempre in cinque minuti.

MAIONESE AL WASABI


maionese al wasabi

Semplicissima: basta che voi prepariate una maionese, con la vostra solita ricetta, e ci aggiungiate del wasabi, a piccole dosi per volta. Il mio consiglio è di procedere poco a poco, assaggiando via via, anche se di fatto poi finisco sempre per "andarci giù dura", visti i gusti dei miei amici.
Se non vi piace il gusto del Wasabi, aggiungete qualche goccia d'arancio alla fine della preparazione e servite con una bella spolverata di zeste, sempre di arancio, naturalmente.
Quella delle foto, invece, è una maionese allo yogurt rigorosamente industriale, a cui ho aggiunto del wasabi: a buon intenditor...

polpette di granchio- maionese al wasabi


Polpette di granchio / gamberetti
Versione col granchio
polpa di granchio BUONA (circa 200 g)
una bechamelle molto solida ( 50 di burro, 50 di farina, 250, max 300 di latte)
1 albume
1 cucchiaio e mezzo di maizena
coriandolo
sale
semi di sesamo

olio per friggere

Scolare la polpa di granchio dal liquido di conservazione e farla asciugare rapidamente in padella, con un po' di sale. Lasciatelo raffreddare e aggiungetelo alla bechamelle, insieme all'albume e alla maizena e al coriandolo tritato. Mescolate bene, aggiustate di sale e lasciate riposare in frigo da un minimo di due ore a tutta la notte.

Formate poi delle palline un po' più piccole di una noce e passatele nel sesamo. se avete tempo, fatele riposare in frigo ancora un po.

Dopodiché friggetele in abbondante olio e servite


Note mie

Nella versione al gamberetto, basta sostituire la polpa di granchio con 200 g di gamberetti lessati e tagliati a coltello. Al posto del coriandolo, aggiungere il prezzemolo

Pur essendo finger food, le polpette non devono essere piccolissime, perché il rischio che si sfaldino in cottura c'è, specialmente se dovete girarle o quando dovrete scolarle. Quindi, fatele al minimo della grandezza di mezzo pollice, al massimo di mezzo cm di più.

Più l'impasto riposa e meglio è.

Buon Appetito

Alessandra




martedì 19 gennaio 2010

Guacamole di carciofi- e i racconti di Fred Vargas




Siccome ogni promessa è debito- e soprattutto siccome molto eufemisticamente "le avete richieste a gran voce"- vi beccate le prime due rece dell'elenco dei libri dello scorso post. Meritereste che non ci fosse nessuna ricetta a parziale sollievo dalla lettura impegnata che segue, ma siccome sono sempre più buona, vi metto entrambe. "Rice &Rece", per farla breve...

Fred Vargas: Scorre la Senna- Einaudi, 13,00 euro
Prima che vi affanniate a correre in libreria, per aggiungere un altro romanzo alle storie del commissario Adamsberg, vi dico subito che stavolta son racconti. Adamsberg c'è sempre, così come ci sono Danglard ed altri colleghi del 5° Arrondisement, ma l'ampio respiro del romanzo, gioco forza, non c'è. In compenso, sono tre bei racconti, tutti incentrati intorno a tre personaggi della personalissima galleria di questa scrittrice, nella solita, perfetta, ineffabile fusione fra reale e surreale. Sia chiaro: la Vargas è così brava che noi nemmeno ce la meritiamo, una scrittrice così. Perchè con lei, c'è sempre qualcosa che ci sfugge, che non siamo in grado di trattenere, anche se ritorniamo indietro di qualche riga, assaporiamo fino in fondo la sua scrittura e le sue trame, riflettiamo sui suoi messaggi. In un mondo dove tutto è incasellato in schemi precostituiti ma tranquillizzanti, la Vargas è l'incarnazione del borderline. E' borderline la sua prosa, così evocativa e sospesa da rasentare la pura poesia; sono borderline le sue trame, sul filo del rasoio fra un irrazionale arcaico ed arcano e una ragione moderna, che riordina e spiega; sono borderline i suoi personaggi, emarginati per forza e per scelta, ostinati difensori di scelte e punti di vista altrettanto ai margini, perché al di fuori di basse logiche di successo, denaro, omologazione. E, soprattutto, è borderline il commissario Adamsberg, a metà fra l'eroe e l'antieroe, fra la lucidità e l'intuizione, fra l'accettazione e il rifiuto di un sistema a cui appartiene per ruolo e per grado, ma da cui si distacca per l'originalità dei metodi e la sensibilità del carattere. Per quanto si possa cercare, non si troverà mai nella storia del giallo un investigatore simile a lui: così come non ci si potrà affezionare a nessun altro come a lui, a questo piccolo e scuro uomo dei Pirenei, che ha appreso dalla montagna la virile dignità della fatica e della sopravvivenza quotidiana e dalla vita la lezione, altissima, di una eticità che travalica le apparenze e che fa di lui il punto di intersezione fra ciò che è integrato e ciò che non lo è.
Questi racconti sono bellissimi, a conferma che non c'è genere letterario con cui non si possa misurare, con soddisfazione, un grande scrittore. E la Vargas, fidatevi, lo è.

Ecco, lo sapevo: troppo lunga, anche stavolta. Di Bill Brayson e della sua passeggiata nei boschi, parliamo domani.

GUACAMOLE DI CARCIOFI


guacamole di carciofi


Altra puntata della Sex in The City Diet (la prima era la Coppa Martini con la mousse di peperone), con una trovata geniale di non so più chi: ho cercato la fonte in tutti i modi, invano. Quindi, se mai dovesse saltar fuori l'autore, faccio tutte le citazioni e i ringraziamenti del caso, perché se li merita tutti: vi rendete conto di che cosa significhi un guacamole dietetico???? Oltretutto quasi con lo stesso sapore e colore del guacamole doc? L'unica differenza è che, dovendo di necessità bollire i carciofi, impiegate un quarto d'ora di più rispetto alla tempistica tradizionale. Però, detto inter nos, cosa volete che siano 15 minuti di tempo, in confronto alla soddisfazione di potersene fare una scorpacciata, senza dover svenire sulla bilancia il mattino dopo? Al massimo, vi fate un quarto d'ora di cyclette...



Ingredienti (per 8 persone)
16 fondi di carciofi (surgelati)*******
4 cipollotti
1 limone non trattato
8 foglie di coriandolo fresche
1/2 cucchiaino da caffè di paprika
3 cucchiai di olio EVO
sale e pepe

tacos per servire

******* tutte 'ste stelline perché PROPRIO NO: fondi di carciofo rigorosamente freschi

guacamole di carciofi


Far bollire i fondi di carciofo in acqua bollente salata per circa 25 minuti *
Scolare, lasciare da parte un po' di acqua di cottura, tagliarne metà a piccoli pezzi e frullarne l'altra**
Tritare le cipolline e il coriandolo e unirlo al composto dei due carciofi (la purea e i piccoli pezzi), salare, pepare e aggiungere la paprica e il succo di limone***.
Aggiungere l'olio e mescolare, in modo da ottenere un purè morbido; se è il caso, aggiungere un po' d'acqua di cottura****
tenere un'ora in frigo e servire, accompagnato da tacos

Stravolgimenti miei
* ho fatto stufare i fondi di carciofo, in padella, con un cucchiaio d'olio, sale e poca acqua: in 15 minuti erano perfettamente cotti e teneri
** ho frullato tutto, mentre ho tagliuzzato a mano la cipollina
*** ho aggiunto prima il succo di limone, per evitare che annerissero i carciofi: quando li ho frullati, ne ho messo qualche goccia, altrettante ne ho aggiunte appena frullato.
**** a me è venuto un purè morbidissimo da subito, tanto che l'olio non l'ho messo per niente, figuriamoci l'acqua di cottura

Note mie
E' essenziale che usiate solo i fondi di carciofo, vale a dire senza neppure una traccia di foglia, per non avere filamenti. Nel dubbio, passate al setaccio: rimane comunque una purea molto morbida (vedi foto) ed evitate il rischio di sgradite sorprese all'assaggio

Buon Appetito
Alessandra








lunedì 18 gennaio 2010

Lemon &poppy seed cake

di Alessandra

lemon poppy seed cake


Non cominciamo col dire che di questa torta non se ne può più, perché qui c'è un'altra versione, del tutto- o quasi- nuova, almeno da questa parte dell'Oceano: in più, è infinitamente più originale, più buona e con un impasto più adatto a far risaltare il propfumo del limone e il sapore dei semi di papavero.
Anche perché, se vi volete lamentare, di ragioni ne avrete parecchie: basta leggere la lista degli ingredienti...

lemon poppy seed cake


LEMON POPPY SEED CAKE

8 tuorli grossi (pure...)
1 uovo intero, grosso (avevate dei dubbi???)
150 g di zucchero semolato
60 g di farina 00
60 g di fecola
zeste di 2 limoni
250 g di burro
60 g di semi di papavero

Qui è l'originale: ora vi metto le mie modifiche, ma non fatevi troppe illusioni

6 tuorli- 1 uovo. 200 g di burro e mezza bustina di lievito, per rintuzzare il timore che, riducendo le uova, non gonfiasse.

lemon poppy seed cake

La logica è quella del Pan di Spagna, con la piccola differenza- davvero minima- che riguarda l'aggiunta del burro: però, a ben pensare, cosa sono 200 g di fronte al resto di tutto il vostro peso????- Quindi, si parte da qui:

1. mettemte i tuorli, l'uovo intero e lo zucchero in una planetaria e montate il composto fino a quando non sentirete più i granelli sotto le fruste. Questa operazione di può fare anche con le fruste elettrice, a patto di usare un recipiente molto grande dove montare le uova: ci vogliono 10 minuti in planetaria, partendo dalla velocità più bassa e aumentando poco per volta, per incorporare più aria possibile

2. aggiungete le zeste di limone, continuando a montare

3. interrompete l'operazione e aggiungete le due farine, setacciate ( e il lievito, nel mio caso): incorporatele con una spatola, facendo attenzione a non smontare il composto

4. dopodiché, aggiungete il burro morbido e montate a velocità media. Infine i semi di papavero. Infornate a 180 gradi, meglio se in una tortiera di 20 cm di diametro, per una quarantina di minuti, con prova stecchino

Vi dico subito che il punto 4 è stato quello che mi ha fatto benedire l'aggiunta del lievito perché, come temevo, con l'aggiunta del burro il composto si è smontato e per quanto abbia cercato di recuperare, non h più mantenuto la stessa sofficità di prima. Resta comunque un impasto moto arioso e difatti i risultati sono quelli di una torta sofficissima ed eccezionalmente buona

lemon poppy seed cake

Ne parlo con grande serenità, perché, tolta la prima fetta, è stata immediatamente girata ad amici che, ignari di ciò, ci si devono essere strafogati come dei maiali, creatura compresa che pare se ne sia fatta fuori 4 fette, d'amblè.

E adesso che l'ho detto, mi sento infinitamente più leggera....

P.S. comunque sia, non per fare da sponsor a questa torta, ma è la prossima che rifarò: lasciatemi smaltire le scorte di albumi, e poi ricomincio.

Buon Appetito
Alessandra

P.S. non è che mi sia dimenticata di Bill Bryson: è che m mancano ancora trenta pagine alla fine. Lo so che intanto finiscono tutti nello stesso modo, con lui che torna a casa dalla moglie e dai figli, ma un lieto fine ogni tanto, me lo farete godere, o no????
riciao
ale

English Version


domenica 17 gennaio 2010

Panna cotta alla violetta con gelatina all' Earl gray- e facciamo due chiacchiere???



Più che due chiacchiere, un mea culpa, perché non parlo più di libri da un sacco di tempo e questo, sostanzialmente per due motivi
1. se non scrivo la rece appena finito il libro, col cavolo che riesco a farlo dopo
2. più mi piacciono "i piaceri", più li pospongo ai doveri (ve l'ho detto, no, che sono cattolica...)- e fra tutte, leggere è la cosa che continua a piacermi di più
Però, siccome le mail piene di mazzuolate aumentano, prima che dal virtuale et privato si passi al reale et pubblico, bisogna metterci rimedio.
E così, mi è venuta questa ideona.
Io vi scrivo qui sopra i libri che acquisto, a mano a mano che li compro (e intanto me li archivio) e mi impegno solennemente a scrivere almeno due righe a mano a mano che finisco di leggerli. Leggo di continuo, leggo "disimpegnato", leggo veloce, quindi di solito smaltisco tutto in tempi brevi.
Voi, invece, mi tenente d'occhio e mi "mazzuolate" in modo mirato. In pratica, la smettete di lamentarvi in maniera vaga, che alla lunga mi diventate pure noiosi, e prendete bene la mira, calendario alla mano. Il che significa che al posto dei sensi di colpa, mi farete venire l'ansia: ma mentre nel primo caso, mi deprimo, non combino un tubo e mi ingozzo come un maiale, nel secondo, macino a mille e qualche volta neppure mangio....
... sta' a vedere che alla fine dovrò pure ringraziarvi...:-)


Elenco libri comprati a gennaio

Fred Vargas Scorre la Senna
Patrick Dennis Zia Mame
Elmore Leonard Su nella stanza di Honey
Hakan Nesser La rete a maglie larghe
Sjowall- Wallhoo: Roseanna
Sjowall- Wallhoo: L'uomo che andò in fumo
Sjowall- Wallhoo: l'Uomo al balcone
Sophie Kinsella: La ragazza fantasma (questo è nello zaino della creatura- e mi aggrappo al tenue filo di speranza che lo voglia leggere sull'autobus- E NON ALTROVE...)

In lettura

Bill Bryson: Una passeggiata nei boschi, prontamente interrotto per
Fred Vargas: Scorre la Senna

Non ditemi che sono quasi tutti gialli o noir, perché lo so già da sola...


PANNA COTTA ALLA VIOLETTA CON SALSA ALL'EARL GREY


panna cotta alla violetta

Prima che lo sappiate da qualcun altro, questa panna cotta è stata servita in occasione del compleanno del marito, poco prima di Natale, in mezo ad un tripudio di gente e a una trentina di mani tese verso il vassoio. More solito, il primo assaggio è stato del festeggiato che, dopo aver accuratamente pulito il bicchierino, ha chiesto soavemente se quella panna cotta fosse al gusto di calzino. Sporco, per giunta.
A questo punto, siete liberi di chiedervi
1. come mai , su trenta bicchierini, me ne sono avanzati 29
2. come mai mio marito conosce il sapore del calzino sporco
3. come mai l'ho sposato

Io, intanto, vi passo la ricetta ( che, sia chiaro, è la fine del mondo...)

panna cotta alla violetta



Ingredienti per uno stampo da litro ( circa 15 bicchierini)
1 litro di panna cotta
3 hg di caramelle alla violetta
10 g di colla di pesce ( per i bicchierini potete anche abbassare a 8, per lo stampo intero meglio 12)

per la gelatina all'earl gray
150 ml di earl grey tea (anche un po' di più)
1 g di colla di pesce (mezzo foglio piccolo- 1 foglio per lo stampo intero)
2 cucchiaini di zucchero


panna cotta alla violetta...

ammollare la colla di pesce in acqua fredda.
Scaldare la panna e sciogliervi dentro le caramelle alla violetta, polverizzate nel mixer, cercando di non portare il liquido a bollore. quando le caramelle si saranno del tutto sciolte, aggiungete la colla di pesce ben strizzata e fatela sciogliere, mescolando bene con un cucchiaio di legno. Filtrate, versate nei bicchierini e lasciate intiepidire, dopodiché mettete in frigo, per circa 6 ore.
Quando la panna cotta è rassodata, preparate la gelatina all'earl gray. Portate quasi a bollore 150 ml di acqua e mettete in infusione per un minuto mezzo cucchiaino scarso di earl grey. zuccherate a piacere (non troppo perché la panna cotta è già molto dolce) e scioglietevi la gelatina, precedentemente ammollata e strizzata. Filtrate, lasciate intiepidire e versate sulle panne cotte, come nella foto. Lasciate in frigo per almeno due ore.
Se usate uno stampo intero, dovete invertire i passaggi: prima fate la gelatina e poi la panna cotta. Ricordate di aumentare la dose di colla di pesce perché, oltre ad essere una quantità notevolemente maggiore, la panna cotta viene sformata su un piatto e deve quindi "reggersi" da sola, a differenza di quella che è nei bicchierini. Fate attenzione a non eccedere, però, se non volete un effetto mappazza, che non piace a nessuno.
E' possibile che le caramelle, una volta frullate, si attacchino alle pareti del frullatore, specie sequeste ultime non sono completamente asciutte. Armatevi di un cucchiaio e di tanta paienza e cercate di staccarne il più possibile.
E' un dolce, raffinato, insolito, delicato, perfetto per chiudere una cena elegante o in un buffet di dolci
Buon Appetito
alessandra






















English Version



PANNA COTTA WITH VIOLET AND EARL GREY GELATINE


panna cotta alla violetta



Before you know it by someone else, this panna cotta was served for the birthday of my husband, shortly before Christmas, to about 30 guests, and about thirty hands held out the tray. As his own, the first taste up to my husband who, after carefully cleaning the glass, gently asked if that was panna cotta with flavored sock. Dirty, in addition
At this point, feel free to ask
1. Why 29 out of 30 little panna cotta were left over
2. how cold my husband tell the taste of dirty sock
3. how could I married him

In the mean time, I hand you the recipe (which, mind you, it' fantastic)

panna cotta alla violetta

Ingredients for 1 liter mold (about 15 little panna cotta)
1 liter of cream
3 hg violet sweets
10 g of gelatine (for the glasses can also decrease gelatine down to 8 g. , for the large mold 12 g. is best)

for the Earl Gray gelatine
150 ml of Earl Gray tea (also a little 'more)
1 g of gelatine ( half-sheet or 1 sheet for the large mold)
2 teaspoons sugar


panna cotta alla violetta
Soak gelatine in cold water.
Heat the cream and dissolve inside the violet sweets, pulverized in a blender, taking care not to bring the liquid to a boil. When the candy will be completely dissolved, add the gelatine well squeezed and let it melt, stirring well with a wooden spoon. Filtered, pour into glasses and let cool, then place in refrigerator for about 6 hours.
When the panna cotta is firm, prepare the Earl Gray gelatine. Bring 150 ml of water
almost to boil and infuse 1/2 teaspoon of Earl Gray tea. Sweeten to taste (not too much because the panna cotta is already very sweet) and melt gelatine, previously soaked and squeezed. Filtered out, let cool and pour over the panna cotta, as in the picture. Leave in refrigerator for at least two hours.
If using a large mold , you must reverse these steps: Before you make the jelly and then the panna cotta. Remember to increase the dose of gelatine. Be careful not to exceed, however, to avoid the panna cotta being to thick
It 's possible that the candies, once beaten, stick to the sides of blender, expecially if they are not completely dry. supply with a spoon and patience and try to detuch as much as possible.
It 'a sweet, elegant, unusual, delicate dessert, perfect to conclude an elegant dinner or on an sweets buffet
Buon Appetito
alessandra









venerdì 15 gennaio 2010

Mousse ai tre peperoni



mousse ai tre peperoni

Di questi tempi, se vedete un tipo vestito di bianco che pontifica, potete star certi che non è il Papa, ma uno chef. Con la piccola differenza che, magari, quello che dice il Papa è sottoposto a vagli critici di ogni genere, mentre quello che dicono o fanno gli chef no.
Quindi, per non essere da meno dei tanti seguaci osannanti, ho dato anch'io la mia prova di fede e ho obbedito agli ordini, laddove mi si è chiesto di frullare insieme al peperone verde il foglio intero di colla di pesce.
Ergo, se mai vi doveste chiedere che fine ha fatto il peperone verde in una mousse che si annuncia come tricolore, ma in verità è più che altro gialla e rossa, cercatelo in Via della Rumenta: insieme ai filamenti bianchi, ai suoi semini - e al dvd dell'ultimo guru internazionale della cucina....

mercoledì 13 gennaio 2010

Chocolate Cola Cake -3C. Cake



CHOCOLATE-COLA CAKE

Per procurarmi gli ingredienti mancanti per poter fare questa torta, oggi pomeriggio ho sacrificato, nell'ordine
1) la scorta di fazzoletti di carta
2) l'ennesima piega
3) l'ennesimo ombrello (questo, per carità, meglio rotto che rubato, ma sempre senza, sono)

CHOCOLATE COLA CAKE

Considerato che a Genova si è in allerta meteo dalle 18 di ieri sera, direi che si è trattato di un bel sacrificio
Considerati i risultati, però, ne è valsa la pena: la torta al cioccolato più morbida, più liscia, più leggera che sia mai uscita dal mio forno, con una crema al burro altrettanto avvolgente e delicata. Il tutto, ovviamente, "sanza alcun sospetto"- nessun retrogusto, nessuna bollicina che ti sfrigola su per il naso, nessun altro inconveniente che fa tanto Enjoy Coca Cola, ma di cui questa volta, vi assicuro, non c'è nessuna traccia.

CHOCOLAT -COLA CAKE
da The English Kitchen

per la torta
250 g di burro
250 g di farina autolievitante
300 g di zucchero
3 cucchiai di cacao amaro, setacciato
un pizzico generoso di lievito
200 ml di Coca Cola
75 ml di latte
2 uova grandi, sbattute
1 cucchiaino di estratto di vaniglia

per la glassa al burro
60 g di burro soffice
200 g di zucchero a velo setacciato
2 o 3 cucchiai di cacao amaro setacciato
2 cucchiai di Coca Cola
per la salsa
125 ml di panna
3 cucchiai di burro a pezzetti
70 g di zucchero
60 g di zucchero di canna
60 g di cacao setacciato

marshmallow per decorare

CHOCOLATE COLA CAKE



per la torta:
mescolare gli ingredienti secchi: farina, zucchero, lievito e cacao
far fondere il burro e unirvi la Coca Cola
versare questo composto negli ingredienti secchi, mescolare bene e in ultimo unire le uova sbattute velocemente, il latte e l'estratto di vaniglia.
Imburrare uno stampo a cerniera e far cuocere a 180 gradi per 40 minuti
Sfornare, fra raffreddare e sformare su una gratella

chocolat-coca cake

per la glassa al burro
montare gli ingredienti tutti insieme, fino a quando saranno soffici e morbidi
(io ho aggiunto un po' di panna fresca non montata, perché secondo me il burro è un po' poco)

Quando la torta è completamente fredda, ricoprirla con questa crema, stendendola con una spatola

per la salsa*
montare il burro con lo zucchero, fino a quando non si sentiranno più i granelli. Aggiungere la panna e montare con le fruste; in ultimo aggiungere il cacao e montare, fino ad ottenere un composto soffice e spumoso

* la speciale venerazione di cui l'autrice del blog inglese gode in questa casa non è stata minimamente scalfita dalla solenne bocciatura di questa salsa. Intendo dire che mai nella vita mi vedrete alle prese con una simil ganache che grida vendetta al cospetto di Dio per percentuali di grassi e orripilanza della preparazione. Quindi, se siete di quelli che amano il dolce "dolce"- e anche qualcosa di più, nappate la torta con una normale ganache al cioccolato, se non addirittura con del cioccolato fuso. Altrimenti, saltate il passaggio

Chocolate cola cake

Si decora con dei marshmallow- wathever else???

P.S. Si presta benissimo al giochino dell'ingrediente segreto, anzi: scommettete qualsiasi cosa, perché intanto non indovina nessuno

PP.SS. Di solito, sono allergica a dediche e smancerie varie, ma vuoi per le 3C, vuoi per la (rara) collaborazione, per il (rarissimo) entusiasmo nell'aiutarmi e soprattutto, per la contenuta approvazione con cui la torta è stata accolta, stavolta faccio un'eccezione e la dedico tutta alle mie 3C più belle del mondo

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Buon appetito
Alessandra




lunedì 11 gennaio 2010

Crema di cavolfiore con crostini al gorgonzola

crema di cavolfiore

Propositi per il nuovo anno
1. leggere tutto Rex Stout
2. fare la pasta in casa
3. perdere 7 CHILI

...Quando si dice "cominciamo male"...

venerdì 8 gennaio 2010

pie di carciofi e prosciutto crudo




pie carciofi prosciutto


Quella che vedete nella foto è l'ultimissima produzione della cucina di casa nostra, uscita calda calda dal forno ieri sera. Quando sono rientrata in ritardissimo, carica di borse, con un diavolo per capello e il congelamento di quattro dita, tre di una mano e una dell'altra. Sorvolo sui dettagli, un po' perché ho già fatto una radiocronaca del luttuoso evento nella niusletter e un po' perché mi illudo di avere ancora uno straccio di reputazione qui sopra, ma vi assicuro che c'è stato un momento in cui non sapevo se mettermi a ridere o a piangere- per la precisione, quando non riuscivo ad infilare la chiave della Micra nella toppa della portiera. Alla fine ce l'ho fatta e, già che c'ero, mi sono pure lanciata nella mirabilante impresa di pulire il mezzo quintale di carciofi che avevo comprato in saldo poco prima, godendomi l'insensibilità delle dita e pensando commossa alla saggezza dei nostri avi, che di fronte ai dolori del mondo levavano un grido di speranza, esempio di una virile lezione di tenacia, coraggio e abnegazione, concentrati nella solennità di uno dei grandi moniti dell'umanità, per cui non tutti i mali vengono per nuocere....
..... 'Fan brodo 'sto freddo porco, i guanti immolati su quel dannatissimo croquembouche, la spesa quotidiana e, buon peso, anche la piana di Albenga con i suoi carciofi più spinosi d'Italia: ho due mani che al confronto un istrice sembra il tenente Kojac, un prurito che non so dove stare e nient'altra consolazione che star con le mani levate al cielo, nell'attesa che passi il bruciore. Ci manca solo che mi vengano le stigmate...

pie di carciofi e prosciutto

PIE DI CARCIOFI E PROSCIUTTO
(da Sale e Pepe, Gennaio 2010)
per la pasta*
500 g di farina; 270 di burro; 3 tuorli; semi di finocchio, sale

* io ho usato un foglio di sfoglia comprata per la base e la mia solita pasta al vino per la parte superiore (150 g di farina, mezzo bicchiere di vino bianco secco, un po' più di mezzo bicchiere di olio, sale). Non starei ad abbondare con i semi di finocchio, perché si sentono parecchio
per il ripieno
4 cuori di carciofo (no, troppo pochi: almeno 6, belli grossi)
150 g di prosciutto di Praga (io ho messo il San Daniele)
3 uova
100 g di panna fresca (meglio la creme fraiche, se l'avete)
30 g di grana padano grattugiato
100 g di Emmenthaler
2 spicchi d'aglio (uno solo)
prezzemolo tritato
2 cucchiai di olio EVO
sale, pepe


pie di carciofi

1. impastate la farina con 250 g di burro, 2 tuorli, poco sale e 2-3 cucchiai di acqua fredda; avvolgete la pasta nella pellicola e tenetela in frigo per mezz'ora ( per la pasta al vino: impastate tutti gli ingredienti, fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico: in frigo per mezz'ora, avvolto nella pellicola)

2. Tagliate i carciofi a psicchi e rosolateli con l'olio e l'aglio; versatevi un mestolino di acqua calda e cuocete per dieci minuti; salate, pepate e unite il prezzemolo. Mescolate l'Emmenthaler grattugiato con le uova, la panna, il grana, il prosciutto a listarelle, sale e pepe.

3. Stendete sottile 2/3 della pasta e foderate uno stampo rotondo di 22 cm, rivestito con carta da forno imburrata; punzecchiate il fondo della pasta, farcitela con i carciofi e il composto, coprite con la restante pasta stesa sottile, punzecchiatela con la forchetta, poi saldatela alla pasta sottostante. Guarnite il pie con i ritagli di pasta, spennellate con un tuorlo diluito con un cucchiaio di acqua, cospargete con semi di finocchio e infornate a 180 gradi per circa 40 minuti.

Buon Appetito
Alessandra






mercoledì 6 gennaio 2010

Choco-caramel tarte- e al diavolo gli avanzi...




choco-caramel tarte

Solo una domanda: com'è che iniziamo tutti il nuovo anno col fermo proposito di dimagrire- e poi dobbiamo categoricamente far fuori tre metri di cotechino avanzato dal cenone e uno stock di panettoni che, smaltiti i parenti fino alla settima generazione, non sappiamo proprio più a chi sbolognare?
E comunque: a me, è avanzato del caramello....

choco-caramel tarte

Ricettona presa dal numero di luglio di Saveur e rivisitata in chiave alcolica dalla sottoscritta:

Originale ( solo gli ingredienti, perché il procedimento è lo stesso)

Per il guscio
200 g di farina
30 g di cacao amaro più un cucchiaino
un pizzico di sale
120 g di burro morbido
1oo g di zucchero più 2 cucchiai
2 tuorli d'uovo, meglio se a temperatura ambiente
1/2 cucchiaio di estratto di vaniglia

per il caramello
300 g di zucchero
3 cucchiai di corn syrup (intraducibile e introvabile: sostituitelo col miele, semmai)
6 cucchiai di burro (90 g)
6 cucchiai di panna
1 cucchiaio di creme fraiche

per la ganache
120 g di cioccolato fondente, a pezzettini
120 g di panna

sale grigio per decorare


choco- caramel tarte


Modifiche mie

per il guscio
sostanzialmente, ho eliminato il cacao e ho fatto la mia solita frolla ( 300 di farina, 200 di burro freddo, 100 di zucchero, 1 tuorlo e, visto che ce l'ho, un cucchiaino di zucchero vanigliato). Volevo che si sentissero meglio i tre sapori distinit- l'aroma di vaniglia della base, il dolce del caramello, l'amaro della ganache, ma nulla vi vieta di seguire l'originale, anzi: vista la fonte, mi chiedo come mai siate arrivati a leggere fin qui...

per il caramello
300 g di zucchero
150 ml di panna
1 noce di burro salato
whisky (mezzo bicchierino)

per la ganache
150 di cioccolato fondente al 70% (se vi piace il cioccolato "vero", è questo il momento di osare: la grandezza di questa torta è tutta nel contrasto "molto dolce/molto amaro" e quindi potete comodamente fare un cocktail 70%-85%, per esempio)

Procedimento
Preparare la frolla, lavorando velocemente tutti gli ingredienti. Stenderla in una tortiera imburrata ( qui ho usato uno stampo da tarte e me ne è avanzata un bel po', ma con uno stampo dalle misure classiche non dovrebbero esserci problemi), metterla a riposare in frigo per un'oretta e cuocerla in bianco a 180 gradi per una quindicina di minuti. Non deve brunire, ma deve essere comunque cotta: grosso modo, quando inizia a colorarsi leggermente, è pronta. Lasciate raffreddare completamente, senza toglierla dallo stampo

Quando la crosta è completamente fredda, preparare il caramello.


chocolate- caramel tarte

METODO DELLA SOTTOSCRITTA PER PREPARARE IL CARAMELLO- ASTENERSI PURISTI

Mettete lo zucchero in un casseruolino, meglio se antiaderente, sul fornello più piccolo del vostro piano cottura, a fiamma media. Lasciatelo lì, senza toccarlo, per un minuto o due, poi cominciate a mescolare, con un cucchiaio di legno, per evitare che lo zucchero a maggiore contatto con la fiamma si bruci, lasciando quello in superficie praticamente intatto. Non aggiungete acqua e non perdetelo di vista: scrollate un po' il casseruolino, mescolate lo zucchero ogni tanto e vedrete che nel giro di pochi minuti comincerà a brunire. Abbassate la fiamma e proseguite la cottura, fino a quando non prende il caratteristico colore scuro. Se avete un termometro da cucina, fermate la cottura a 140 gradi per il caramello biondo e a 155 per quello scuro. Bisognerebbe mettere subito il casseruolino in un altro più grande, contenente acqua fredda, ma in questo caso non serve

Mentre state preparando il caramello, scaldate la panna, badando a che non prenda il bollore.
Appena il caramello è pronto, scioglietevi dentro una noce di burro, mescolando con una frusta. Poi, aggiungete la panna goccia a goccia. Questo è l'unico punto critico della preparazione di questa salsa, perché se aggiungete la panna a temperatura ambiente o- peggio ancora- fredda di frigo, il caramello vi si raggruma tutto e lo stesso succede se la versate tutta in una volta: per quanto calda sia, non avrà mai la stessa temperatura del caramello e questo provocherebbe uno choc termico, con conseguente "raggrumamento" del tutto. Quindi, portate pazienza e, all'inizio, versate la panna pian piano, aggiungendola a poco a poco, solo quando la precedente è stata perfettamente amalgamata al composto. Verso la fine, potete anche andare più veloci: l'essenziale è che continuiate a lavorare con la frusta, in modo da montare il composto: alla fine, avrete una salsa morbida, tipo il dulche de leche, per capirci, che ha il pregio di non indurirsi, neppure in frigo. A questo punto, aggiungere il whisky

Prendere il guscio di frolla, versarvi il caramello e mettere in frigo, per qualche ora.

chocolate caramel tarte


Dopodichè, preparare la ganache:
far sciogliere il cioccolato a bagnomaria e scaldare la panna. unirla a poco a poco al cioccolato fuso, mescolando con una frusta, fino ad ottenere una crema densa e lucida, che verserete sul caramello, in questo modo

La ricetta dice di metterla in frigo, io non l'ho fatto per timore che la ganache si solidificasse troppo: è rimasta a temperatura ambiente e la cosa mi ha soddisfatto, perché il caramello ha "tenuto" il giusto e la copertura è rimasta morbidissima. Comunque, se guardate anche la foto dell'originale, questa non è la classica torta perbene, con tutti gli strati belli dritti come soldatini: qui siamo al trionfo dei sensi, il caramello che cola in morbide pieghe sul guscio, cioccolato che lo accompagna, il respiro sospeso dei commensali...insomma, una maialata cosmica, se mi perdonate il retaggio eatoniano, insieme alla foto del "lato B" dell'ultima fetta...

choco-caramel tarte


Buon Appetito
Alessandra






choco-caramel tarte