Elenco dei motivi per cui questa torta di riso NON va confusa con la torta di riso della Lunigiana, comunemente detta "carrarina".
1. perchè è una torta di famiglia di un mio collega, di cui mi sono innamorata al primo morso (della torta, non del collega)
2. perché quando ho chiesto al collega la ricetta, lui, anziché obbedire prontamente, ha alzato gli occhi al cielo e ha risposto con un minaccioso "ma lo sai quante uova ci sono, lì dentro?", lasciandomi sola nel travaglio della curiosità e del peccato di gola (quello che avevo intenzione di commettere, più e più volte, se solo il maledetto avesse sganciato la ricetta)
3. perchè, quando finalmente son riuscita ad elaborare quanto di più simile a questa torta, ho commesso tutta una serie di sbadataggini- fra cui dimenticarmela una notte in forno spento, convinta di averlo acceso al minimo- che sono poi state codificate come "trucchi perchè riesca", perché a casa mia, una volta su due, funzona così.
4. in ultimo, perchè l'ho adattata alla sfida.
E ora, vediamo chi sarà quello che scriverà per primo nei commenti "ma non è una carrarina!"
per 2 teglie da 22 cm cad
300 g di riso lessato, del tipo Originario o Roma
300 g di zucchero
1 litro di latte
12 uova
1 bicchiere di liquore Strega
la scorza di un'arancia non trattata
un pizzico di sale
burro per ungere la teglia
Di solito, lesso il riso in acqua e sale, poi ne peso 300 g e procedo come da ricetta: questa volta, invece, ho seguito le indicazioni di Annalena e son partita da 300 g di riso originario, che ho fatto prima sbianchire per un minuto in acqua bollente e poi, dopo aver scolato e sciacquato, ho rimesso in pentola, coperto di latte bollente. Ho aggiunto lo zucchero, ho portato a cottura a fiamma bassa, ho lasciato che il latte si concentrasse in una crema e solo allora ho pesato il riso.
O meglio: ho rinunciato a pesarlo.
Perchè 300 g di riso lessato in acqua non corrispondono a 300 g di riso crudo
Ergo, il peso finale di 300 g di riso lessato in acqua e poi nel latte non è uguale a quello di 300 g di riso crudo lessato direttamente nel latte.
Quando l'ho capito, il neurone era così affaticato che ha passato il testimone all'occhio: e così ne ho messi da parte due cucchiai, per l'esperimento n. 3 e sono andata a spanne, per così dire.
Di solito, la carrarina si fa stendendo il riso lessato in teglia e versandoci sopra il composto rigorosamente non montato di uova, latte, zucchero, liquore e aroma. Io, invece, metto tutto assieme, secondo una ricetta che avevo trovato nel Righi Parenti: riso lessato nel latte e zucchero, uova sbattute leggermente, liquore, scorza d'arancia e altri aromi (la scorza di limone ci andrebbe d'ufficio, per dire). Mescolo bene e verso in teglia.
Dopodiché, faccio riposare in frigorifero per una notte.
Questo, non è scritto da nessuna parte: ma è il frutto di un errore, quando pretendevo che la torta si cuocesse, in forno spento.
Dalla disperazione del "mi tocca buttare via tutto" son passata a un "boh, senti, proviamo lo stesso" a un "da ora in poi, lo farò sempre", da tanto era migliorato il risultato finale.
L'unico accorgimento è di natura igienica: il riposo avviene rigorosamente in frigorifero, dopo che la teglia è stata sigillata con pellicola trasparente.
La cottura è a 90°C, modalità statica, per 3 ore come minimo: questo era l'altro segreto che ero riuscita a carpire al collega, che si era lasciato scappare che era andato a dormire alle due del mattino, dietro a quella torta.
Mi raccomando: anche se a fuoco bassissimo, deve cuocere bene, anche all'interno.
L'ultima volta che ero di fretta ho servito una torta di riso che si sfaldava nella teglia, a dispetto di una apparente compattezza, e che, naturalmente, faceva caghèr: tenetela in forno anche un po' di più, intanto non brucia.
Altro accorgimento: di solito, io la sformo,a differenza della carrarina tradizionale. Il motivo va ricercato nel fatto che mescolo tutto assieme e quindi il riso dà struttura; nella versione originale, il riso resta sul fondo e sopra salgono le uova, per cui il passaggio dalla teglia al piatto da portata può rivelarsi pieno di insidie.
In questa versione, ciò che sale in sulerficie è uno strato che ha la vischiosità di un caramello semiliquido, dall'intenso sapore di arancia.
Vi assicuro che, a dispetto delle modifiche anche scellerate che ho fatto, questa è una delle torte migliori che abbia prodotto in questi anni senza blog: un altro mio collega se ne è fatto fuori metà prima che riuscisse a collegare le orecchie al cervello e a realizzare che anziché dare i numeri, stavo ricordandogli la quantità di uova che c'era lì dentro.
Il consiglio, quindi, è di tagliarsene un pezzetto e pregare il parente più prossimo di nascondere il resto, in luogo misterioso e inaccessibile. Sempre che non se la mangi tutta lui...
Mi raccomando: anche se a fuoco bassissimo, deve cuocere bene, anche all'interno.
L'ultima volta che ero di fretta ho servito una torta di riso che si sfaldava nella teglia, a dispetto di una apparente compattezza, e che, naturalmente, faceva caghèr: tenetela in forno anche un po' di più, intanto non brucia.
Altro accorgimento: di solito, io la sformo,a differenza della carrarina tradizionale. Il motivo va ricercato nel fatto che mescolo tutto assieme e quindi il riso dà struttura; nella versione originale, il riso resta sul fondo e sopra salgono le uova, per cui il passaggio dalla teglia al piatto da portata può rivelarsi pieno di insidie.
In questa versione, ciò che sale in sulerficie è uno strato che ha la vischiosità di un caramello semiliquido, dall'intenso sapore di arancia.
Vi assicuro che, a dispetto delle modifiche anche scellerate che ho fatto, questa è una delle torte migliori che abbia prodotto in questi anni senza blog: un altro mio collega se ne è fatto fuori metà prima che riuscisse a collegare le orecchie al cervello e a realizzare che anziché dare i numeri, stavo ricordandogli la quantità di uova che c'era lì dentro.
Il consiglio, quindi, è di tagliarsene un pezzetto e pregare il parente più prossimo di nascondere il resto, in luogo misterioso e inaccessibile. Sempre che non se la mangi tutta lui...
a chi ama i dolci di riso perché, questa volta, "si sente"
ai fautori del riciclo degli avanzi: l'ho preparata anche col basmati pilaf avanzato dalla sera prima e la sua porca figura l'ha fatta anche lì
non è propriamente una torta da "chiudi-cena-chic" e non perchè non si presenti bene, ma perchè è piuttosto pesante. andrebbe meglio come conclusione di un pranzo, in teoria a base di portate leggere, in pratica chisseneimporta: ho in mente un tripudio di carboidrati, in uno degli ultmi incontri masonesi, con focaccia al'aperitivo, pasta coi ciliegini e il basilico e la ricotta come piatto forte e non so quanti assaggi di torte salate che si è concluso con questo dolce qui- e vi assicuro che non si è lamentato nessuno. Un liquore o un vino da meditazione è d'obbligo.