venerdì 30 gennaio 2015

TRUFFLE CAKE



Oggi, ho in mente mia sorella. 
Per due motivi. 

Il primo, è che sto leggendo un libro assurdo, che si intitola Il Magico Potere del Riordino, con l'ansiosa avidità che solo chi è un disordinato cronico come la sottoscritta può realmente capire: l'autrice è una giapponese (ma noooo...), che nella vita insegna a mettere ordine (nella vita è interscambiabile: lei lo fa di professione, ma sostiene che se si impara a riordinare il fuori, poi si avrà ordine anche dentro) e che teorizza un metodo che consiste sostanzialmente di liberarsi di tutto quello che si ha: la progressione negli studi viene misurata in sacchi della rumenta e anche se in teoria la cosa sembra banale, in pratica son due notti che non dormo, al pensiero di dovermi liberare di un cassetto intero di maglioni di cachemire che non metto perchè mi stanno di merda, ma che stanno lì da tempo immemore, perchè mi son costati na cifra.

Chi mi conosce poco, potrebbe stupirsi, di una lettura del genere. 
E difatti, non è che l'abbia sbandierata, anzi. 
Le uniche due persone a cui l'ho detto, al momento, sono l'amica psicologa e l'amica incasinata. 
La prima, si è sincerata,nell'ordine: 
a. della mia identità,
b. del mio rientro in patria
c.  e "se ce l'ho uno bravo", che sennò ci pensa lei. 
La seconda ha solo alzato la testa dai sacchi.

Essere disordinati, credetemi, è un gran casino. 
Perchè ci si sveglia con l'ansia e si va a dormire con la frustrazione, perchè si sprecano vergognose quantità di tempo a cercare quello che serve, perchè per quanto ci si illuda di avercela fatta, non c'è come tornare in una casa perennemente sottosopra, che ti riporti coi piedi per terra e, possibilmente, ancora più giù. 
E hai voglia a far buoni propositi, a programmar pulizie, a stilar calendari e a sottolineare le agende: ci sarà sempre un cassetto troppo pieno, nell'armadio quanto nella coscienza, a ricordarti che così non va. 

Per la legge non scritta dei buoni rapporti fra le sorelle, a me ne è toccata una ordinatissima. 
Cosa-dico-ordinatissima
A me, è toccata l'idea platonica dell'ordine domestico, il corredo genetico di Mastro Lindo, quella che ai tempi di Carosello cadeva in catalessi davanti all'Olandesina e l'unica ad avere la Barbie in ciabatte, perchè prima di uscire con Ken bisognava rassettare la casa. 
Io ricordo ancora con sgomento l'espressione di mia madre quando, alla domanda su "che cosa vuoi fare da grande?" lei rispondeva "la donna delle pulizie"e sono disposta ad organizzare sedute spiritiche per richiamare le voci di tutte le signore anziane del paese nelle cui case lei, bambina, si invitava, proponendo loro di "far due lavori, per passare il tempo". 

Sempre per la legge non scritta di cui sopra, ci è toccato condividere la camera per decenni, con scene isteriche che lascio solo alle immaginazioni più fervide. La prova regina del nostro essere agli antipodi erano le scrivanie, ovviamente combacianti. La mia avrebbe fatto la felicità degli archeologi, da tanto si poteva scavare per reperire gli oggetti e, magari, pure elaborare una datazione a strati. La sua era intonsa, splendente, profumata e pulita. 
La puliva col latte detergente di nostra madre e anche se sono convinta che, negli anni, la differenza d'uso l'abbia capita, nulla mi toglie dalla testa che, ogni tanto, una passatina ai mobili col batuffolo di cotone ancora la dia. Di nascosto, quando non la vede nessuno. Ma ci scommetterei un braccio, che lo fa.

Una volta, al ritorno da Londra, le avevo portato una specie di quadretto, con il famoso aforisma di Einstein, quello che dice che se è vero che una scrivania ordinata è sinonimo di una mente ordinata, di che cavolo di mente è sinonimo una scrivania vuota. 
Non vi dico le scene, quando è riuscita a tradurlo (i maligni parlano di una settimana, ma non è vero: è sempre stata portata per le lingue, secondo me in 35-36 ore al massimo ce l'ha fatta. ):  "mammaaaaaaaaaaa, la ale mi ha offesaaaaaaaaa!! mi ha detto che son scemaaaaaaaaaaa!!!! e lei è cattivaaaaaaaaa!!! diglielo, che è cattivaaaaaaa!"
Al che, mia madre, obbediente:  "alessandra, ma è mai possibile, ma cosa ho fatto io per avere una figlia così stronza, ma povera bambina, ma perchè sei così feroce, e la mortifichi in continuazione, in-con-ti-nua-zio-ne, e non è vero che è scema, poverina, non è che se non è uguale a te è per forza scema e comunque meglio avere una figlia scema che una figlia stronza, guarda, meglio scema che stronza- e tu perché piangi di nuovo, non sei contenta che l'ho sgridata?"


Comunque, tornando all'ordine, mia sorella è ordinatissima- e questo ve l'ho già detto. 
Quello che non vi ho detto è che è la più grande esperta vivente in materia di detersivi. 
Se non ci credete, andate con lei a fare la spesa: non so se ne uscirete migliori, ma di certo da quel momento in avanti il reparto detersivi del supermercato avrà cessato di essere quello dove si passa e si arraffa a caso, facendosi guidare solo dal listino dei prezzi. 
Ah-ah-ah
Pivellini. 
Dilettanti. 
Esseri superficiali, che la vita ha tenuto ai margini delle profondità del lavandino. 
Un rituale, bisogna seguire. 
E guai a saltare un passaggio.
Prima, bisogna guardare con attenzione tutto l'armamentario. 
Con uno sguardo laser che neanche fossimo un incrocio fra Superman e  l'X-men, per intenderci. 
Poi, leggere le etichette. 
Meglio se a voce alta, e con espressione. 
Un reading, praticamente.
Sofferto, meditato, sempre intenso.
Poi, si fa un confronto comparato, in cui il prezzo, sia ben chiaro, è l'ultima cosa, anzi: "chi più spende, meno spic-espandi"
Poi c'è spazio per la vita in diretta, con racconti di vita vissuta, narrati con accenti ora accorati ("non ti dico l'alone") ora drammatici ("è rimasta la macchia") ora addirittura tragici, con note di sincero pianto per il de profundis sul maglione infeltrito o il requiem aeternum per le pieghe sulla tovaglia di fiandra, che mannaggia al sottovuoto, non se ne vanno più. 
Al plastico di Vespa non siamo ancora arrivati, ma ci stiamo attrezzando. 
Dopodiché, si dispongono nello sportello della cucina, rigorosamente divisi per funzione, colore, forma e, ovviamente, annate. 
Non sia mai che non si festeggi una qualche occasione, con una bella pulita da cima a fondo, tanto per stare tranquilli...

Il secondo motivo per cui oggi penso a mia sorella è che in questo 30 gennaio cade il secondo dei compleanni che festeggio da sola
E mi manca, e non sa quanto
E non solo perchè ho una casa da riordinare....

HAPPY BIRTHDAY TRUFFLE CAKE


molto liberamente tratta da Donna Hay, I Classici, vol. 2

per la base
70 g di farina debole
2 cucchiai di cacao amaro
75 g di zucchero semolato
4 uova, medie
80 g di burro fuso
per la farcitura
450 g di cioccolato findente di copertura
500 ml di panna liquida
6 tuorli
75 g di zucchero semolato
1/2 foglio di colla di pesce

iniziamo dalla base, che è una sorta di pan di Spagna al cioccolato.
Accendete il forno a 180°C, in modalità statica.
Imburrate e infarinate uno stampo a cerniera  rotondo, di 20-22 cm di diametro.
Setacciate per tre volte la farina e il cacao, in modo da farli ossigenare bene e metteteli da parte.
Prendete una terrina capiente e sgusciatevi le uova intere. sbattetele per circa un minuto, con le fruste elettriche, poi aggiungete lo zucchero, tutto in una volta e iniziate a montare, per almeno 10 minuti
Le uova devono gonfiare, raddoppiando, triplicando, quadruplicando si volume e l'impasto deve schiarirsi, fino a diventare quasi bianco. I granelli di zucchero non devono più sentirsi, sotto le fruste e la montata, alla fine, deve "scrivere", cioè lasciare una traccia visibile, che non affonda nel composto.
A questo punto, inserire la farina e il cacao, piano piano, poco alla volta.
Fateli scendere dal setaccio, meglio se lungo i bordi della terrina e incorporateli delicatamente, con una spatola o un cucchiaio di legno, muovendo dall'alto verso il basso.
Prendetevi tutto il tempo che vi serve: questa è una torta per le grandi occasioni, da fare con pazienza e con amore.
Godetevi l'emozione di un impasto che monta, della farina che scende, di un composto che cambia colore e struttura. Fate attenzione a che la farina non si nasconda nelle pieghe della montata, mescolate sempre con cura, con movimenti ampi e circolari: in ultimo, unite il burro, fuso ma tiepido, sempre poco alla volta, sempre mescolando.
Quando avrete ottenuto un composto setoso, arioso e liscio,versatelo nello stampo e infornate per 25 minuti circa, senza mai aprire il forno per il primo quarto d'ora. Prima di fare la prova stecchino, controllate se la torta è ancora attaccata alle pareti dello stampo:  se inizia a staccarsi, è pronta.
Sfonratela, lasciatela intiepidire per 10 minuti, poi sformatela su una gratella e fatela raffreddare completamente, prima di farcirla




Mentre la torta cuoce, preparate la farcia
Ammollate la colla di pesce in acqua fredda, strizzatela bene e fatela sciogliere in poca panna, scaldata sul fornello, senza arrivare al bollore. 
Rompete il cioccolato a pezzetti e fatelo sciogliere a bagnomaria, insieme al resto della panna: tenete la fiamma bassa, cercando di non far mai prendere bollore all'acqua e, se possibile, evitando che essa tocchi il fondo della casseruola che contiene il cioccolato. Non mescolate, se non quando vedete che il cioccolato inizia a sciogliersi. Allora, amalgamate bene i due ingredienti, mescolando anche fuori dal fuoco, se è il caso: devono unirsi in un composto setoso. ricordatevi di aggiungere anche la panna in cui avete sciolto la colla di pesce, grosso modo appena il cioccolato si è sciolto ed iniziate a incorporare gli ingredienti.
Sgusciate i tuorli  in un recipiente resistente al calore, unite lo zucchero e montateli, a bagno maria: non preoccupatevi se l'acqua prende una leggera ebollizione e continuate a montare, fino a quando non avranno triplicato di volume. Unite poi l'amalgama di panna e cioccolato e continuate a montare, fuori dal bagnomaria, fino al completo raffreddamento della crema.
Alla fine, unite gli albumi, montati a neve ferma: incorporateli delicatamente
Passatela poi in frigo, per 30 minuti

Farcite la torta
Accertatevi che la base si sia del tutto raffreddata, prima di procedere al taglio.
Prendete un coltello a lama lunga, meglio se seghettata e praticate un taglio orizzontale, in modo da dividere il Pan di Spagna in due metà, il più possibili uguali.
Mettete la parte inferiore nello stampo, versatevi sopra metà della farcia, coprite con l'altra metà e versate il ripieno rimasto.
Non datevi pensiero di aggiustarla o di spatolare per distribuire la crema in modo uniforme: mettete la torta in frigo, per almeno 6 ore o comunque fino a quando la farcia si sarà addensata.
A questo punto, avvolgete lo stampo in un canovaccio tiepido (tenetelo sul calorifero) che vi aiuterà a sformare il dolce: sganciate l'anello dello stampo a cerniera, posizionate la torta su un piatto da portata (se volete, potete sollevarla dal fondo, con una spatola o due coltelli dalle lame lunghe) e solo allora modellate la crema, servendovi di una spatola.
Servite subito .

buona giornata
Ale