lunedì 31 maggio 2010

THE DAY AFTER- TIRAMISU ALLE FRAGOLE

 

tiramisu alla fragola

Ho due caviglie, ma due caviglie, ma due caviglie che, al confronto, Dumbo è la Audrey Hepburn... E ora sono le 06.45, ho già litigato con la creatura che ha dormito dai nonni, portandosi dietro tutto il necessaire per la Notte e il Mattino ma dimenticandosi - toh, che caso- lo zaino con i libri di scuola("potevi dirmelo prima, che devo andare in autobus, ora come faccio????) e fatto il primo Atto di Coerenza dalle mattina ("domani, dormi un po' di più, altro che in ufficio alle otto/ a che ora è che vai in ufficio? no, perché la Carola etc etc"). E, buon ultimo, ho acceso il forno, da cui devono uscire due Stupendissime prima delle dieci, ora in cui, invece, devo uscire io, se voglio salvarmi il posto di lavoro, almeno per oggi.
Al di là delle lamentazioni quotidiane, comunque, ieri mi sono divertita più del previsto. L'evento-tutto-maiuscolo era la chiusura della stagione di un'associazione concertistica genovese, organizzato dalla suocera: per cui, più che di un dopocena, si trattava di una specie di "prima dell'alba", visto che quando finalmente abbiamo potuto iniziare a far sul serio mancavano pochi minuti a mezzanotte. Non a caso, in un primo momento si era detto "solo dolci". E lo si era anche fatto, ad essere precisi, con una produzione di biscotti e pasticcini che non finiva più. Poi, però, tant'è, abbiamo cominciato a pensare che magari, un piatto caldo, almeno per i musicisti, sarebbe stato meglio farlo e da lì ad aprire con un aperitivo il passo è stato breve.
Alla fine, il menu è stato questo (per 30 invitati)
Aperitivo
Bollicine- cocktail analcolico- cocktail di rum e anguria (rigorosamente nell'anguria)
Olive al Martini
Mini croissant con burro salato, soncino e salmone affumicato
Polpette di carne
Polpette di melanzane
Spiedini tricolori (i soliti pomodorini/mozzarella/basilico, che personalmente sono 40 anni che non ne posso più ma mai una volta che ne avanzasse mezzo)
Kiwi/prosciutto crudo; ananas/prosciutto affumicato

Trofie al pesto con fagiolini

Crema meringata alle fragole
Mandorlata
Truffle Cake (pure con le candeline sopra, era il compleanno di mio suocero)

a seguire, col caffè
Canestrelli
Brutti ma Buoni della Suocera
Tartufi al cioccolato e qualcosa
Tartufi al cioccolato e qualcos'altro
Dolcetti di marzapane

A parte che, tolto qualche dolce "a seguire" non è avanzato nulla, la palma del "più apprezzato del buffet" va alla crema meringata di fragole, a cui è stato dato un vero e proprio assalto.

tiramisu alle fragole


A questo punto, uno normale si aspetterebbe, qui di seguito, la ricetta della suddetta crema- come minimo. Che invece non c'è. Perché uno normale, come minimo, si sarebbe portato dietro la macchina fotografica. Come minimo. Oppure, l'avrebbe trovata in casa della suocera.
E invece, niente. L'attrezzatura da reporter d'assalto è rimasta nella libreria dello studio, la digitale tutto fare chissà dov'era finita e, tolto un cellulare d'altri tempi, con cui per altro ho immortalato solo gli aperitivi, non c'era nulla che potesse servire allo scopo.
E così, recuperiamo un vecchio tiramisu alle fragole, un classico delle porche figure, giurando e spergiurando che la prossima crema meringata mi troverà attrezzatissima, con tanto di cavalletto, set di obiettivi e pannelli per la luce e maritoshop al fianco, che tanto, ormai, i nostri ospiti ci si stanno abituando, a queste performance. E se in cambio "se magna", questo ed altro...



TIRAMISU ALLE FRAGOLE

tiramisu alle fragole

per venti bicchierini- 10 persone

500 g di mascarpone BUONO
500 g di fragole
4 uova (tuorli e albumi)
150 g di zucchero
liquore alla fragola (avevo una grappa del Trentino, fra i souvenir) oppure Cointreau
savoiardi, qb- una trentina circa, dipende dalla larghezza della teglia

In primis, ormai son secoli che per il tiramisu pastorizzo le uova- tuorli e albumi- con lo sciroppo di zucchero. Una pate a bombe da una parte, una meringa italiana dall'altra- ed ecco qui che il rischio salmonella o altri virus è annientato.
Quindi, si inizia con lo sciroppo di zucchero: 150 g di zucchero e 75 g di acqua e ho lasciato ridurre fino alla temperatura di 121 gradi. A occhio, quando inizia a diventare denso, ci siamo
Si montano i tuorli con metà dello sciroppo: si inizia montando semplicemente i tuorli, poi si versa a pochissimo per volta lo sciroppo, sempre montando, per evitare che l'uovo "si cuocia": alla fine, otterrete una pasta liscia e vellutata, che i pasticceri chiamano pate à bombe.
Lo stesso dicasi per gli albumi: prima, li si monta a neve fermissima, e poi si aggiunge lo sciroppo, sempre montando e continuando a montare, fino ad ottenere una specie di meringa, liscia e compatta.
In ultimo, si monta il mascarpone da solo, per pochi minuti; poi si unisce la pate a bombe, montando e, in ultimo, la meringa: in questo caso, incorporatela con una spatola, facendo attenzione perchè non smonti
Preparate una bagna per i savoiardi con acqua e liquore: le proporzioni variano, a seconda del tasso alcolico dei destinatari, per cui fate voi. SE volete eliminare del tutto l'alcool, del succo d'arancia, sempre diluito con acqua, va benissimo.
Inzuppate i savoiardi e disponetene uno strato sul fondo della teglia o nei biccierini, se fate delle monoporzioni (è evidente che qui "uno strato" sarà costituito da un quarto del biscotto. Potete anche sbriciolarlo a secco e bagnarlo con due cucchiaini di sciroppo, se preferite)
Spalmatevi sopra la crema, in uno strato bello spesso, su cui poi adagerete la metà delle fragole, mondate, lavate e tagliate a pezzetti.
Secondo strato di savoiardi e ultimo strato di crema: a chiudere, l'altra metà delle fragole, sempre tagliata a pezzettini e qualche fogliolina di menta per decorare.
In frigo fino al momento di servire.
I tiramisu della foto risalgono alla festa della creatura e, per bieche ragioni scenografiche, sono stati arricchiti di colorante rosso. Non siete tenuti a questo scempio.
Buona giornata
Ale

mercoledì 26 maggio 2010

Ricette therapy- il pan brioche di Luca Montersino




brioches

Tolte le incombenze familiari, per quale motivo cucinate, voi?
Io, ultimamente, sempre più per rilassarmi. Anzi, a pensarci bene, solo per quello. Anzi, a pensarci bene due, mi viene il sospetto che dietro tutto lo stress che accumulo, ci sia un piano preciso, ordito da marito&capo&creatura per poter godere di una robusta razione del pane quotidiano, visto che, altrimenti, mi dedicherei ad attività se non più amene sicuramente meno dannose per il giro vita, con buona pace dei loro desiderata, dalla torta a strati in poi.
In ogni caso, la cucino-terapia, qui da noi, funziona, e pure da anni, tanto che ho pure elaborato una sorta di tabella delle corrispondenze a due colonne, con tutta la casistica da una parte e i relativi rimedi dall'altra
Per esempio: avete appena finito di programmare 19 giorni in Irlanda, battendo a km il Paese, incastrando al nano secondo luoghi da vedere-cose da fare-robe da mangiare e imparando a memoria i nomi di tutte le pecore, nessuna esclusa e vostro marito risponde, con aria annoiata, che tutto sommato, lui preferisce la Scozia? Fruste e planetaria, in quel caso: perchè le meringhe magari ci mettono un po' di più a montare, della carogna, ma vuoi mettere una scofanata di spumette, contro un'indigestione di fiele????
Oppure: avete avuto in sorte una figlia che nel compito in classe di greco del lunedì, alla domanda sul participio congiunto, risponde beata "gliel'ho già detto sabato, quando mi ha interrogato" e, non paga di cotanto oltraggio, si ostina a sostenere con voi che la risposta è valida "perchè sabato gliel'ho detto giusto, il participio congiuto"? Ratatouille, tartare, mirepoix e tutto quanto fa coltello: anche perchè con un colpo di spugna, il piano della cucina è pulito.. Mentre lavare il sangue, è sempre una gran rottura di pelotas
E ancora: pensate di trovare riscatto in ufficio, dove lì sì che avete un Ruolo e lì sì che vi devono rispettare tutti, per contratto, e trovate che il vostro posteggio riservato è occupato dal furgone del giardiniere? E se, quando lo fate presente al portinaio, dicendo oltretutto che il parcheggio era completamente libero, e che bisogno c'era di farli mettere proprio lì, vi sentite rispondere "perchè lì ci sanno posteggiare tutti, se ci entri tu", in barba a ruoli e rispetti, contrattuali e non, meglio, molto meglio ricorrere a questi spiedi qui, piuttosto che ad altri analoghi strumenti. non foss'altro per non stropicciare il tailleur.
Potrei andare avanti per ore, ma il risultato sarebbe sempre lo stesso: che per me, cucinare, funziona e che, più di tutto, funzionano i lievitati. E se poi la ricetta è tratta da un libro tutto dedicato ai Tiramisù, beh, allora, la forumla è infallibile...
brioches montersino


PAN BRIOCHE
(Luca Montersino)
1 kg di farina 00
160 g di latte intero fresco
30 g di lievito di birra
360 g di uova intere
140 g di zucchero semolato
30 g di miele
15 g di rum
1,5 g di buccia di limone (ne ho grattugiato un po')
1 bacello di vanigli Bourbon
360 g di burro
15 g di sale
per spennellare
50 g di tuorli
50 g di panna
brioches

Mettere in planetaria la farina con il lievito sciolto nel latte a temperatura ambiente, le uova, lo zucchero semolato, il miele, il rum, la buccia di limone e i semi di vaniglia, impastare per 8 minuti a velocità ridotta. Unite il burro ammorbidito, incorporandolo poco per volta all'impasto, terminate con il sale ed impastate per altri 5 minuti, fino ad ottenere un risultato liscio ed omogeneo. Coprite con la pellicola e lasciate lievitare a temperatura ambiente, fino a che il volume sarà raddoppiato, quindi impastate con le mani e riponete, sempre coperto con la pellicola, in frigo per 3 ore. Trascorso tale tempo, formate delle palline con la pasta e disponetele sulla teglia a lievitare, fino a che il volume sarà raddoppiato, possibilmente in un ambiente tiepido (30 gradi) e con un tasso di umidità elevato (80%). Se non ci fosse sufficiente umidità, coprite le teglie. Una volta lievitate, spennellate con i tuorli e panna ben amalgamati e cuocete in forno a 180 gradi per 25 minuti
Nota mia: non preoccupatevi troppo del tasso di umidità e della temperatura, perchè l'impasto lievita bene. Se non ci credete, date un'occhiata qui...

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Buona giornata
alessandra

martedì 25 maggio 2010

anche se questa vita, un senso non ce l'ha.

 

...anche se questa vita, un senso non ce l'ha...

prova fiori 019

So che molti di voi, oggi, si aspettano il resoconto della festa di sabato scorso: mi avete scritto in posta, mandato messaggi su facebook, qualcuno mi ha anche telefonato per sapere come era andata. A tutti, ho dato appuntamento a martedì, cioè a oggi, quando avrei pubblicato foto, flash e ricette di una serata allegra e spensierata come solo i compleanni dei quindicenni sanno essere. Invece, non ce l'ho fatta. Ci ho provato, credetemi, ma non ci sono riuscita. Perchè è da ieri che gli stessi ragazzi di sabato sera piangono straziati il papà di una di loro, strappato alla vita in un modo assurdo, improvviso, ingiusto. Daniela e io siamo sgomente ed attonite ed oggi è la prima volta, da che esiste il nostro blog, che il nostro farci coraggio a vicenda si sgretola di fronte all'incredulità e al dolore. Piangiamo una persona perbene, disponibile, gentile, un vuoto che gela, un destino crudele, risposte che non sappiamo dare a domande che non avremmo mai voluto che ci venissero poste, di fronte alle quali restiamo in silenzio.
Un silenzio che è fatto di cordoglio, di dolore e di impotenza e che oggi estendiamo anche a queste pagine di diario, certi che possiate capirci e scusarci.
A domani
Alessandra

giovedì 20 maggio 2010

Torta Mousse ai Tre Cioccolati- and the Creatura's List


di Alessandra

torta mousse


Sabato prossimo, a casa nostra, la creatura festeggia il suo quindicesimo compleanno.
Il che, tradotto in termini organizzativi, significa che fra grosso modo una sessantina di ore, io avrò la casa piena di adolescenti inquieti, con annessi e connessi su cui preferisco non soffermarmi. Almeno per ora.

Al momento, infatti, la principale fonte della mia inquietudine è il numero dei partecipanti. Perchè, a grosso modo una sessantina di ore dall'inizio dell'Evento, la lista degli invitati suona grosso modo così:

1. la IV A, quasi tutta
2. la V D , non tutta
3. qualcuno della III L
4. e poi tutti gli altri.

Va da sè che le abbia provate tutte, ma invano. Alle ore 7.30 del 20 maggio, l'unico successo degno di questo nome è che avrò una lista nominale. Quando, non è dato saperlo, ma l'avrò. E comunque, sia chiaro, le mie sono preoccupazioni inutili, in confronto alle sue, visto che al già greve carico del "sono brutta- sono triste-sono troppo magra-sono troppo grassa" si è aggiunto il turbamento più atroce di tutti: e cioè il terrore che sua madre voglia rovinarle la festa, ostinandosi a cucinare, anzichè comprando patatine, popcorn e salatini, "come fanno tutti".
Pare che una festa dei 15 anni con un buffet preparato dalla mamma sia in cima alla hit delle Cause del Pubblico Ludibrio. E questo anche se la metà degli invitati gozzoviglia beatamente da anni nella mia cucina e se almeno un terzo degli stessi ha goduto di teglie di muffins al triplo cioccolato infornati alle 4 del mattino o di colazioni che "finchè non ho fatto fuori l'ultima briciola di 'sta torta, col cavolo che dici a mia madre di venirmi a prendere".
Però, per la festa, non va bene.
E quindi, son qui che sto lambiccandomi il cervello con una lista della spesa che neanche festeggiassimo la Barbie e le sue amiche, da tanto alta è la percentuale di plastica, scervellandomi su cosa comprare che non sia per lei fonte di assoluta vergogna (i cipster, per esempio: ai miei tempi erano da orgasmo multiplo, ma adesso????) e, soprattutto, organizzando la spesa tre quartieri più in là, nel timore di essere riconosciuta.
Una concessione, però, mi è stata fatta. Perchè, a discapito delle mode e del gruppo e di tutto quanto fa "famolo uguale", c'è una mia creazione culinaria che oltrepassa i confini di casa nostra, abbatte le barriere del pregiudizio, travolge l'in and out, riconcilia lo yin e lo yan, mette d'accordo tutti, insomma. I miei insuperabili, incomparabili, ineguagliabili salatini ai wursteln. "quelli lì, falli, mamma, che ti riescono bene..."


(La torta che vedete qui sotto è stata quella con cui si sono festeggiati i 15 anni della creatura in famiglia. Che, ovviamente, mi è stata imposta dalla figlia che, altrettanto ovviamente, l'ha benedetta con una ditata ancor prima che la si tagliasse (foto sopra). E ha preteso che non si facessero foto al dolce, "almeno il giorno del mio compleanno!" E guai, dico guai, ad offrirne una fetta a qualcuno, senza il suo benestare. Però, evidentemente, le feste con i genitori sono vintage- e quindi, ci sta di essere al settimo cielo quando si sfasciano i regali, di ridere tutto il santo giorno perchè si hanno quindici anni e, soprattutto, di farsi fuori un'intera torta ai tre cioccolati, incuranti dei brufoli e di quello che diranno a scuola. Sabato torneremo trendy, con pop corn, patatine e languore, nello stomaco e sul viso. Ma per un giorno, ce la siamo goduta...)



torta mousse

per il biscuit
(ricetta della base del fraisier)


4 uova non separate
120 g di farina
140 g di zucchero
40 g di burro fuso


Accendete il forno a 220 gradi (210 se in modalità ventilata)
In una bastardella mettete le uova e lo zucchero e, con le fruste elettriche, inizate a montare. Dopo circa cinque minuti, proseguite l'operazione a bagno maria, fino a quando le uova non triplicano di volume e diventano bianche e spumose. Togliete dal fuoco e aggiungete la farina, incorporandola con una spatola. In ultimo, il burro fuso tiepido.
Prendete una teglia da biscotti e rivestitela con un foglio di carta da forno.
Versate il composto per il biscuit sulla teglia e, con l'aiuto di una spatola, lavorando delicatamente perchè non si smonti, stendetelo per tutto il perimetro della teglia.
Infornate per 4 minuti
Appena sfornato. copritelo con un canovaccio pulito e rovesciatelo sul piano di lavoro, in modo che la parte coperta dalla carta da forno resti sopra. Togliete delicatamente la carta da forno, eventualmente bagnandola con una spugnetta umida per staccarla meglio

Prendete il piatto da portata e ricopritelo con un foglio di carta da forno, in modo che sbordi di circa 5 cm da due lati opposti. Tagiate a metà questo foglio e disponetelo di nuovo sul piatto da portata, leggermente sovrapposto. Questo trucco serve per evitare di sporcare il piatto.
Con un anello da pasticceria, ritagliate un cerchio della misura esatta del diametro dell'anello, a seconda di quanto volete che il dolce sia grande. Per le dosi della mousse, siamo intorno ai 24 cm

per la mousse al cioccolato fondente

1o0 g di buon cioccolato fondente
3 cucchiai di zucchero
2 chiare d'uovo
1 foglio di colla di pesce
250 ml di panna

per la mousse al cioccolato al latte
140 g di cioccolato al latte
2 chiare d'uovo
1 foglio di colla di pesce
250 ml di panna

per la mousse al cioccolato bianco
140 g di cioccolato bianco
25 g di burro
2 chiare d'uovo
250 ml di panna

per la mousse al cioccolato, seguite il procedimento, come descritto qui
per la mousse al cioccolato al latte, fate fondere il cioccolato a bagno maria e fatelo raffreddare mescolando bene con una spatola: deve rimanere fluido.
Fate sciogliere la colla di pesce in pochissima panna liquida, scaldata sul fornello e aggiungetela al cioccolato, sempre mescolando. Quando è bene amalgamata, aggiungete la panna montata e, alla fine, gli albumi montati a neve

per la mousse al cioccolato bianco:
fate fondere il cioccolato bianco a bagnomaria, con una noce di burro.
Perchè? Non lo so. Però, ho notato che, se aggiungo un po' di burro, il cioccolato bianco sciolto non mi si divide mai, cosa che invece ogni tanto capita se non lo metto. Le difficoltà della lavorazione di questo tipo di cioccolato dipendono dalla maggior percentuale di burro di cacao, per cui non è semplicissimo da sciogliere, temperare etc etc. Da quando metto il burro, però, mi sono semplificata la vita.
Procedere come per la mousse al cioccolato al latte

Assemblaggio del dolce:
Ritagliare un cerchio dal biscuit delle stesse dimensioni dell'anello da pasticcere e posizionatelo sul piatto da portata, meglio se con della carta da forno sotto (v. sopra). Riposizionare l'anello sul biscuit, in modo da non lasciare spasi vuoti sul fondo. Stendere il primo strato di mousse al cioccolato fondente e mettere in frigo per un'ora.
Dopo un'ora, aggiungere la mousse al cioccolato al latte e poi far riposare in frigo.
dopo un'altra ora, aggiungere la mousse al cioccolato bianco e lasciare in frigo per almeno tre ore.
Per servire, togliere l'anello e decorare la superficie a piacere

La torta della foto ha due soli strati e le decorazioni fatte con la mousse al cioccolato al latte, per il semplice motivo che mi mancava il tempo materiale per soddisfare in pieno alla richiesta della festeggiata. Il core de mamma ha ceduto di fronte al diktat della ricetta, che vuole i tre cioccolati uno in cima all'altro.
Per quanto riguarda la tempistica, il riposo in frigo è fondamentale; nei tempi di riposo, si prepara la mousse successiva che si versa semplicemente sopra l'altra. Ricordatevi di livellare subito la superficie, perchè dopo è troppo tardi.

Non è il caso di bagnare il biscuit, perchè la mousse è molto umida. Se proprio dovete, usate uno sciroppo al rum oppure al cointreau.
Classicissima porca figura, of course...
Buon Appetito
Alessandra

martedì 18 maggio 2010

Pollo alla Cannella con Pere Caramellate- e ripariamo l' offesa....

di Alessandra

pollo alla cannella

Mio marito ed io abbiamo iniziato a bazzicare per ristoranti stellati in tempo non ancora del tutto sospetto: per carità, al'epoca andava già di moda, ma non così tanto da impedire a noi poveri mortali di comprendere il menu ad una prima occhiata e di godere di due chiacchiere con lo chef che- sorpresa- parlava di cibo: e lo faceva in modo tale che, attraverso il resoconto della sua ricerca della materia prima, della tecnica di cottura, della scelta di un abbinamento o di un contrasto, era possibile non solo ricostruire a ritroso il percorso che aveva portato alla creazione del piatto, ma riconoscere che quello che avevi appena assaporato e gustato trovava nelle parole del suo creatore una spiegazione e una piena corrispondenza.
Oggi che gli chef fanno i filosofi e i clienti i repoter gastronomici, le nostre scorribande in giro per il mondo si sono bruscamente interrotte. La "goccia" è stata una pessima esperienza in terra di Sicilia, lo scorso anno, ma la misura era colma da un po', fra l'avanguardia di tecniche obsolete, l'ingegnosità di omologazioni al limite della scopiazzatura e le declinazioni di aria fritta, dalle parole ai fatti, anzi, ai piatti.
Considerato che nè i nostri portafogli nè le nostre intelligenze potevano permettersi il lusso di aspettare che da qualche autorevole pulpito si levasse il grido de "Il Re è nudo", siamo corsi a domestici ripari, limitando al minimo le cene fuori e ricorrendo ogni volta ad un personale prontuario contro la fregatura, stilato dalla sottoscritta, ovviamente, con tutta una serie di commi e sottocommi, altrettanto ovviamente, a cui si fa puntualmente ricorso prima della scelta di un ristorante.
E che, altrettanto puntualmente, 9 volte su 10 fallisce in modo ignobile
L'ultima, in ordine di tempo, è stata lo scorso sabato sera, nello storico ristorante arabo di Genova. Dove 15 anni fa avevo giurato di non rimettere più piede (art. 5 del Prontuario contro la Fregatura: sii implacabbbile nel tuo giudizio negativo- a meno che non ti offrano la cena) e dove sono invece tornata, insieme ai Palati Fini, complice un'uscita serale della creatura, a 10 metri dal locale.
Il menu è carino e completo, il locale è caratteristico e il servizio relativamente veloce. Siamo in un tavolo da 12 nell'ultima sala e c'è un caldo asfissiante, a dispetto della pioggia che sentiamo, a sprazzi, oltre i vetri della finestra chiusa. Le ordinazioni, però, le fa il proprietario: mio marito tenta di modificare- per altro, aggiungendo- quanto è già stato deciso, ma non c'è verso: si parte con un assaggio di meze per tutti- e così sia. (il primo che chiosa "inshallah" lo anniento...)
Il che, sia chiaro, a me sta più che bene perchè, di norma, mangio poco di tutto. Anzi, a dispetto della taglia e dei chili in più, io tendo a spiluccare, ancor prima che mangiare. Quindi, "gli assaggini" per me sono il massimo della vita. Sempre che, però, mi si dia la possibilità di assaggiare e magari di rendermi anche conto di che cosa ho dentro al piatto.
Per 11 persone vengono portati otto assaggi diversi in otto piattini da antipasto. Posto che 11 falafel e 11 kofti mi possano anche star bene, non esiste che per "assaggio" si intenda UN cucchiaino di hummus e UN cucchiaino di salsa di melanzane. E meno che mai esiste se poi scopri che a 6 cucchiaini più un falafel e un kofti, con una fetta di pita corrisponde un costo di oltre 7 euro. Senza contare che i falafel sono decisamente cattivi, l'hummus non è niente di speciale e tutto il resto è privo di gusto, personalità e sale.
Ci rifaremo con il piatto principale, pensiamo tutti , anche perchè il menu è prodigo di portate e di dettagli nelle descrizioni: anzi, quando qualcuno dice che ci è stato dato poco antipasto, perchè poi ci si riempie con il resto, sono persino preoccupata, all'idea delle montagne di carne di agnello e di pollo che fra poco passeranno direttamente dalle cucine alla nostra tavola.
Fossimo stati a casa, i suddetti piatti sarebbero passati direttamente dalle cucine al bidone della rumenta.
Ma, siccome eravamo al ristorante, invece, abbiamo dovuto sforzarci di mangiare, o meglio, di mandar giù pezzi di carne asciutta e stopposa, da retrogusti imprecisati, ringraziando il cielo che, contrariamente alle aspettative, le portate fossero in quantità risibile.
Io ho ordinato un pollo alla cannella con i nidi di rondine che non c'erano e, per i pezzi di manzo del taboulleh della mia amica ,è stato necessario un atto di fede, perchè tutto potevano essere quelle palline nere e rinsecchite adagiate sulla semola, ma manzo, onestamente, proprio no. Avrei voluto chiedere a mio marito com'era, il suo agnello, ma mi è bastata un'occhiata da lontano per capire che non era cosa. Il tutto condito da una rara maleducazione del proprietario, che per due volte è venuto a riprenderci perchè, a suo dire, parlavamo a voce troppo alta: per cui, oltre che nel cibo, ci siamo pure mortificati nella conversazione, ridotta a esangui bisbiglii con gli immediati vicini di sedia, in un crescendo di tristezza cosmica e di "ma chi ce l'ha fatto fare?- sempre meno sussurrati, per la verità.
Ho archiviato il dolce sotto la voce "da dimenticare", per cui non mi dilungo nella descrizione di un budino fatto con acqua, zucchero e fecola, per altro in proporzioni discutibili (era un mattone e non sapeva di niente). Questa "rece", invece, se ne va su menuturistico: non tanto per voi, quanto per me. Non sia mai che da qui a quindici anni mi salti di nuovo in mente di tornarci...

P.S. l'ammontare preciso del conto non lo so ancora (siamo andati via prima, causa figlia da recuperare): azzardo un 25/30 euro a testa, in ogni caso, bevendo tè alla menta e vino di seconda scelta (quello buono era finito, sic dixit). Comunque troppo, in ogni caso.




Pollo alla Cannella con Pere caramellate

pollo alla cannella



per 4 persone
2 petti di pollo medi
2 cipolle grandi
1 cucchiaino colmo di cannella
1 stecca di cannella
1 cucchaino di zenzero
farina
olio EVO
sale
3 belle pere, qualità Abate, a polpa soda
1 cucchiaino di miele
1 noce di burro

riso per accompagnare

La ricetta è un mix fra questa e quella che ho ordinato l'altra sera: alla prima, si deve l'aggiunta della pera caramellata, alla seconda quella del riso anche se, in tutta sincerità, mi intriga di più l'idea di accompagnarlo con un semolino dolce, così come consigliato dalla prima fonte. Niente taijine, comunque, ufficialmente perchè la cucina algerina non ne fa uso, ufficiosamente perchè non ce l'ho (ancora). In ogni caso, pollice verso- e pure bello in alto, per un piatto intrigante, profumato, facile da preparare e originalissimo, almeno qui da noi, dove di pollo al curry, onestamente, non se ne può più.

Mi sono fatta tagliare il petto di pollo a pezzetti dal macellaio. Dopodichè, l'ho lavato, asciugato e infarinato. Quella dell'infarinatura è un'operazione che faccio sempre quando è previsto un fondo di cottura di accompagnamento, perchè in questo modo rimane bello denso, senza bisogno di aggiungere roux.
Nel frattempo, ho scaldato mezzo litro d'acqua e, arrivato a bollore, ho aggiunto una stecca di cannella
L'ho fatto rosolare, in una padella dai bordi alti, in 3 o 4 cucchiai d'olio e ho coperto a filo con il "brodo alla cannella", aggiungendo subito dopo le altre spezie, sale compreso. Fiamma bassa e recipiente coperto fino a completa cottura: grosso modo 3/4 d'ora, ma anche un po' di più, perchè è cottura a fuoco lentissimo. In ogni caso, fa fede la prova assaggio:quando il bocconcino di pollo è tenerissimo, è pronto.

Da parte, ho caramellato le pere.
Ho mondato le per e e le ho tagliate a dadini
Ho fatto fondere il burro in un pentolino, ho aggiunto i dadini di pera, ho fatto insaporire e ho aggiunto il miele. Ho sempre sorvegliato l'operazione, perchè le pere sono pronte appena sono dorate. Devono mantenere comunque una certa consistenza, motivo per cui è importante che si scelgano frutti a pasta soda.

Ho assemblato tutto alla fine, lasciando insaporire pollo e pere per pochi minuti, sempre a fuoco lentissimo. Poi, come vi dicevo, ho servito con del riso bianco, condendo con il fondo di cottura del pollo, il che, alla resa dei conti, "ci ha detto" così e così e questo indipendentemente dal fatto che abbia replicato il piatto del ristorante. Next time, semolino...
ciao
ale





martedì 11 maggio 2010

spatascio's day. di tutto, di più

di Alessandra

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Ora, io dico: passi sbagliare un piatto. Anzi, ci sta, eccome. Anzi due, dovessi fare un calcolo, son più quelli che ceffo che quelli che azzecco, specie se ho un'occasione da porca figura e l'ansia da prestazione è alle stelle.
Ma TRE su TRE, porca miseria- e per giunta nel fine settimana, quando riempio la dispensa di menuturistico- questo è inconcepibile. Ho un nervoso che sfiora l'isteria, anche perchè, per quanto mi sforzi, non riesco a dar la colpa a nessun altro che a me, la qual cosa, è risaputo, è quella che più mi manda in bestia.
Per farla breve, i fallimenti sono stati tre. Qui ne documento solo due, perchè l'oscenità del terzo trascende ogni limite del buon gusto, visto che ho avuto l'idea di preparare dei mini babà con l'impasto delle brioches. Ne sono venuti fuori 24 mostruosità, con un grosso rigonfiamento in punta, ammosciato di lato, che ha dato la stura a ogni tipo di asfaltamento della sottoscritta da parte del marito e della figlia, la cui perfidia ha superato ogni limite. Come se non lo avessi capito da sola, che non era stata propriamente una splendida idea...
Il resto, è tutto documentato qui sotto, dal soufflè che ho voluto a tutti i costi sformare e che poi ho ricompattato nello stampo, in stile "atterraggio UFO su Zigurrat" alla torta Mappazza che però, ad essere onesti, i colleghi hanno gradito. Almeno lì per lì...
Soufflè di Asparagina con cuore di capasanta e salsa al Martini Dry



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per 4 persone
4 capesante con il guscio
500 g di asparagina
80 ml di bechamelle
20 g di scalogno
20 g di porro
30 g di burro
1 uovo
80 ml di panna da cucina
1/3 di bicchiere di Martini Dry
20 ml olio EVO
2 rametti di acetosella
sale
pepe nero

Pulire gli asparagi, stufarli in padella con burro e scalogno tritato fine, sale e pepe finchè son teneri (io aggiungo anche un mestolo di brodo: che sia stato per questo?????). Fate intiepidire la bechamella e unite il tuorlo. Montate l'albume a neve ben ferma (l'ho fatto alla fine, perchè secondo me sarebbe smontato: che sia stato per questo???)frullate l'asparagina, unitela alla bechamelle ormai tiepida e unite l'albume, mescolando bene. Aprire le capesante, sbollentare brevemente i coralli e tenerli da parte (io ho usato quelle senza guscio: che sia stato per questo?). Distribuite un poco di composto negli stampi

Far rosolare in padella nell'olio per 2-3 minuti il porro finemente tritato, irrorate col Martini, salate, pepate e fate evaporare l'alcool. Quando la salsa si sarà addensata, unite la panna e mescolate per 2-3 minuti. Togliete dal fuoco, frullate tutto e aggiungete l'acetosella, tritata finemente. Sformate i soufflè nei piatti individuali, aggiungete la salsa, due punte di asparagina e disponete un corallo di capesanta sopra ogni souffle

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Torta di mandorle alla crema d'arancia


per 8 persone
300 g id farina
300 g di mandorle sgusciate
220 g di zucchero semolato
150 g di burro
150 g di fecola
5 uova
2 cucchiai di rum
2 cucchiaini di lievito
1 arancia

per la farciture
150 g di burro
100 g di mascarpone
70 g di zucchero semolato
2 arance e mezzo, biologiche
1 bicchierino di rum
2 cucchiai di zucchero a velo


prospettiva dall'alto....

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dal vero


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e, atrocità delle atrocità, pure di taglio...

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Ora devo preparare la torta di compleanno della creatura che, more solito, festeggia a strati. Mi sa che mi ci vuole un pensamento collettivo....
un moscissimo ciao
ale


domenica 2 maggio 2010

L'ERBA DEL VICINO

 

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Questa è tutta vera.
Anzi, per un po' era anche stata uno dei miei cavalli di battaglia, nelle chiacchiere con gli amici, tanto che non escludo che qualcuno possa averne già avuto sentore, visto che mi è già capitato di sentirmela raccontare da terzi: e visto che, ogni volta, mi tocca assumerne la maternità, con annessi e connessi, taglio la testa al toro e la racconto coram populo qui sopra.
Ad essere sinceri, me ne ero completamente dimenticata e, se non fosse stato per la versione di greco della creatura, probabilmente chissà per quanto tempo avrei lasciato l'episodio nei menadri della memoria. Ma quando, ieri pomeriggio, ho letto che Solone voleva che le leggi suscitassero nel popolo la compassione per chi era vittima di ingiustizia, allora mi si è accesa la lampadina e ho recuperato questa storia qui. Che va nella direzione contraria, rispetto alle intenzioni di Solone, purtroppo: ma lascia comunque aperta una speranza, nelle astuzie della sagacia. Come dire, che a confidare nella potenza del nostro intelletto, molto o poco che sia, ci si guadagna sempre...


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Uno dei motivi che hanno accelerato il nostro trasloco nella nuova casa è stata l'impossibile convivenza con i vicini del piano di sopra. Erano una coppia giovane, all'epoca senza figli, nipoti della padrona della palazzina e comproprietari della stessa, che si erano trasferiti grosso modo insieme a noi e con cui, chissà per quale misteriosa ragione, mi era pure venuto in mente che avremmo potuto fare amicizia. Tanto che, nell'elenco delle cose da fare, il "caffè con i vicini" veniva subito dopo il "metter su le tende" e subito prima l'"appendi i quadri dello zio". E- forse- sarebbe andata davvero così se, un sabato mattina, all'alba delle 10.00, mio marito non avesse avuto la malsana idea di metter su un quartetto di Mozart, con danni gravi sul fronte dell'inquinamento acustico e irreparabili su quello dei rapporti di buon vicinato.
"Spengo subito" avevo detto ad una specie di Erinni al Pigiama Party che sbraitava sul pianerottolo, chinando il capo di fronte alla fiumana di focose variazioni sull'unico tema del diritto al riposo, "perchè- sa- NOI lavoriamo. NOI".
Da lì in poi, fu un incubo. Ad ogni squillo di campanello sobbalzavo, certa di trovarmeli di fronte con ogni tipo di accusa (dal Kenwood che faceva troppo rumore ai vasi di fiori messi storti): il clou venne toccato una mattina, alle 7, durante una bufera di vento, quando il marito, in mutande, scese a lamentarsi perchè una nostra tapparella scrollava e lui non riusciva a dormire.
Quel che è peggio è che io vivevo nel terrore di disturbare. Ero arrivata ai punti di parlare sottovoce, al sabato mattina, fino alle dieci, facendo preparare la figlia in punta di piedi e uscendo di casa per le scale perchè, maniman, se l'ascensore fa rumore, si svegliano. Avevo dato una tabella di marcia alla donna di servizio, modulata solo sull'umore dei vicini, avevo abbassato la suoneria della sveglia e quella dei telefoni, bagnavo le piante col contagocce e aspettavo di vederli andar via per stendere e fare il bucato.
Le cose si complicarono mostruosamente quando alla Carola venne in mente di suonare il violino. Neanche a dirlo, le lezioni con l'insegnante vennero fissate in base all'orario d'ufficio dei vicini di sopra ma, neanche a dirlo due, bastò una nota fuori tempo per ritrovarmeli entrambi sul pianerottolo, a farmi la lezioncina sull'ABC del comportamento condominiale.
Fu allora che decisi di telefonare all'amministratore, chiedendogli quali fossero le deroghe del nostro condominio ad un regolamento comune. L'aministratore cadde dalle nuvole e mi disse che non c'era nessuna eccezione. Nessun rumore molesto prima delle otto del mattino e dopo le 23- "e se proprio non riesce a fermare gli operai, gli dica almeno di non iniziare a picchiare prima di quell'ora. E se è un violino, suonato dalle 5 alle 6 del pomeriggio, non ci sono problemi"
Vi lascio immaginare, quindi, con quale piglio affrontai il successivo squillo di campanello, alle nove e 25 di un mercoledì di settembre, la vigilia dell'esame di ammissione al Conservatorio, a tre minuti esatti dall'inizio della lezione di musica
"dica a sua figlia di smettere"
"no, mi dispiace"
"avevamo stabilito dopo le dieci e mezza"
"di sabato e di domenica. Oggi è mercoledì"
"nei giorni feriali si era stabilito dopo le nove"
"ora sono le 9.25. E comunque, esiste un regolamento. E l'amministratore mi ha detto..."
"lo so cosa le ha detto l'amministratore. Crede che non mi abbia telefonato? Lui è un mio dipendente, esattamente come lei è una inquilina di mia zia, nel condominio che, guarda caso, è di proprietà della mia famiglia"
E a questo punto, aveva fatto un sorrisino. Di scherno, ovviamente, e di uno scherno cosmico, che comprendeva me, la mia famiglia, la nostra casa e la legge.
Ed è stato allora che ho avuto il colpo di genio.
" Facciamo così, dottore. Ne parli con mio marito.Lui, su queste cose, ci sa far meglio di me. Un attimo solo, che glielo chiamo"
E mentre mi giravo verso il nulla, davanti allo sguardo sbigottito di mia figlia e della sua insegnante, ho preso fiato e, con tutta la voce che avevo in gola, ho urlato
"OLINDOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!"
Quando mi sono voltata, il vicino di sopra non c'era più.
E, da allora, non lo abbiamo più visto....


"Sentore di spiga di grano ligure al sapore di carciofo avec frutto di gallina dorato"


dagli amici detti anche

Asparagi di Albenga con Uovo Fritto, Burro e Parmigiano,

( e , per gli intimi, "Angiosperma Ovulare")

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( Un ringraziamento speciale a madame Muscarià, Mousse Ispiratrice di siffatto titolo)

Per 2 persone
mezzo chilo di asparagi neri di Albenga
2 uova
burro
Parmigiano Reggiano
Pepe nero di mulinello
sale

Far lessare gli asparagi in acqua salata, dopo averli lavati bene e dopo aver loro tolto la parte filamentosa del gambo. Scolarli appena teneri e disporli sul piatto di portata.
Friggere due uova al tegamino, disporle sopra gli asparagi, cospargere il tutto con burro fuso e parmigiano grattugiato e servire. Pepe in tavola, a chi piace.

Ciao
Ale