martedì 2 febbraio 2010

Scrigno di Camembert alla senape



camembert nella sfoglia

Nell'ecatombe delle materie di cui è stata artefice la scuola moderna e contemporanea, quella che ne è uscita più malconcia è stata la Geografia. Nella migliore delle ipotesi, non la si studia. Nella peggiore, invece, la si violenta, ammassando nei confini di una disciplina così illustre argomenti che, di per sè, sarebbero anche interessanti , se sostenuti da quelle che, un tempo, si chiamavano basi. Intendo dire che i pochi fra i nostri figli che studiano questa materia, sanno magari tutto dell'economia del Pakistan, della politica del Marocco e delle risorse del Madagascar, senza però né avere idea del continente a cui questi Paesi appartengono né, tanto meno, di saperli collocare su una cartina geografica. Lo dico senza tema di smentita, forte di un insegnamento pluriventennale, che mi ha reso la più desolata testimone di questo (ed altri) scempi della nostra cultura, che trovano nella scuola il principale, se non l'unico imputato.
Ovviamente, in casa nostra, l'ignoranza della materia tocca vertici sublimi. Roba che ci sarebbe da rotolarsi dalle risate se il soggetto di una simile tabula rasa fosse la figlia di un'altra madre, e non la mia. Pure suo nonno, che solitamente è in adorazione costante della nipote, non riesce a capacitarsi di come sia possibile che la creatura sia l'unico esemplare della famiglia a non trarlo d'impaccio dalle definizioni delle parole crociate- e non perché non sa che il fiume che attraversa la Svizzera è l'Aar, ma perché resta muta e assorta anche di fronte a "fiume di due lettere che dà il nome alla Pianura Padana e che inizia per P"

Per cui, è con accenti di sincera commozione che desidero condividere con voi l'Epifania della Profonda Cultura Geografica della creatura, certa della gioia con cui so che accoglierete la notizia. Munitevi di fazzoletti- e cominciamo

L'antefatto sono i verbi latini che si studiano (?) alla vigilia dell'interrogazione, per giunta scandalizzate perché "mi avevano detto che il latino era uguale all'italiano e invece, guarda qua, "biasimare" si dice "vituperare" e io come faccio a ricordarmelo".
Trattandosi di un antefatto, siete caldamente pregati di astenervi da qualsiasi commento in merito e di saltare tutti i passaggi, fino al momento della temuta verifica materna

" Io prego"
"Oro, oras, oravi oratum, orare"
"Io lodo"
" Laudo, laudas, laudavi, laudatum, laudare"
" Io biasimo"
"............................ 'spetta, eh, un attimo solo............ loso-loso-loso-loso-loso...VITERBO, VITERBAS, VITERBAVI, VITERBATUM VITERBARE!!!"

camembert nella sfoglia

Com'era quella della man pietosa? Quella che scendea dal cielo sul capo etc etc... Beh, non so da dove fosse scesa la mia, ma di fatto mi sono trovata col braccio pronto a scaraventare il libro , improvvisamente trattenuto da quello che aveva tutta l'aria di un rapimento mistico:
"Aspetta....aspetta... Viterbo non è un verbo... E' UNA CITTA'!!!!"
Così, capito?, senza preavviso. Viterbo è una città.
Mi siedo.
E non è mica finita qui, tutt'altro. Non solo è una città ma " è anche importante. E vuoi sapere perché?"
Trattengo il fiato.
"perchè ci è nato Marco Mengoni"
Giuro che, per una frazione di secondo, ho pensato che fosse il nome secolare di un Papa. Viterbo- Palazzo dei Papi- insomma, l'associazione era questa qui. E invece, nossignori: è di storia contemporanea che si tratta, perché - udite udite- Marco Mengoni è "quello che ha vinto X Factor".
E, tanto per fugare ogni dubbio sulla padronanza della materia, esaltata dal suo stesso sapere, il Vas Sapientiae prosegue: " so anche dov'è"
Mi gira la testa.
"E' nelLA LAZIO. E sai perché lo so? perché Nella Lazio (pure ripetuto, d'altronde si doveva fugare ogni dubbio) hanno messo il digitale terrestre e lo hanno messo dappertutto, ma a Viterbo no"
E su questa immane ingiustizia, che vede gli stessi concittadini di Marco Mengoni privati delle sue esibizioni, ho chiuso il libro, ho appoggiato la testa e ho pianto. Dal ridere, ovviamente. E neppure tanto isterico, questa volta...

P.S. A scanso di equivoci, chi è Marco Mengoni lo so pure io. Perché ho visto tutte le puntate di X factor, anzitutto. E perchè mi ha dato la gioia, per la prima volta, di veder vincitore il cantante per cui tifavo spudoratamente, dopo aver visto eliminare i miei favoriti nelle altre edizioni. E perché è la ragione per cui, quest'anno, tornerò a guardare Sanremo, facendo di nuovo un tifo spudorato. Anche se non sono di Viterbo...

SCRIGNO DI CAMEMBERT NELLA SFOGLIA


camembert nella sfoglia

"Non ricetta" che, a dispetto del nome altisonante, si prepara in 10 minuti, risolve una cena, magari con una bella insalata di fianco , e in versione mignon, risolleva un buffet

Si prende un foglio di pasta sfoglia, rigorosamente comprato e rigorosamente già steso e con un coppapasta o con il bordo di una tazza, si ricavano due cerchi per commensale e si spennellano di senape.
Si fa stufare un porro, con poco olio e sale e se ne mettono due cucchiaini non troppo colmi su metà dei cerchi di sfoglia.
Poi, sopra il porro, si mette un piccolo camembert o anche un tomino, si richiude con l'altro cerchio di sfoglia, si spennella con un tuorlo mescolato con un po' di latte e si inforna a 200 gradi per una quindicina di minuti al massimo. Dopodochè, si serve caldo, per mantenere l'effetto colante - e si mangia tiepido, per evitare l'ustione
Buon appetito
Alessandra




scodelline con uova di quaglia e asparagi



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Ai tempi della mia Prima Comunione, andavano di moda i libricini di preghiere: ce ne erano di tutti i tipi, dal modello base a quello superaccessoriato, rilegato in madreperla e dotato di portarosario, con rosario annesso , ed erano il pendent mistico alle più mondane cornici d'argento, aggiungendo al classico "fa fine e non impegna" anche una preoccupazione (pelosa) per la crescita spirituale del comunicando. A me piacevano da matti, perché avevano un sacco di preghiere dai titoli mai sentiti e dai contenuti incomprensibili ma affascinanti, che mi leggevo durante il giorno, ripromettendomi di recitarle al mattino e alla sera, convinta com'ero che nelle altre ore della giornata non funzionassero. Si cominciava con la Preghiera del Mattino, dove si ringraziava per non essere morti stecchiti nella notte e ci si augurava di non subire la stessa sorte di giorno, e poi seguivano una serie di Atti: da quello di dolore ( già al mattino presto: evidentemente, essendo sopravvissuti alla notte, si erano fatti sogni impuri) a quello di Carità, per finire con l'Atto di Fede. Che è quello che vi chiedo stamattina. Un atto di fede pieno, profondo, assoluto, perché ciò che sto per raccontarvi, per quanto assurdo ed inspiegabile possa sembrare, è invece completamente vero


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Ieri mattina, intorno alle otto, entro nel viale di accesso al Monoblocco dell'Ospedale di San Martino, a Genova. Il parcheggio adiacente è chiuso per lavori in corso ma il custode fa passare chiunque, alzando la sbarra e facendo segno di andare, e pure velocemente. Dopodichè, inizio a cercare posteggio e ovviamente non lo trovo. Faccio tre giri, nei dintorni, con un occhio alla strada e un altro all'orologio e alla fine decido di parcheggiare nel quadratino di spazio adiacente il posteggio dei taxi. In pratica, accartoccio la micra il più possibile e, a fine manovra, è quasi tutta stipata in zona franca, a parte le ruote anteriori, sulla riga gialla.
Considerato che, però, fra il rischio multa e la corsa all'ospedale non c'è proprio storia, mi lascio macchina e preoccupazioni dietro le spalle, almeno fino a quando, otto ore dopo, ritorno al parcheggio. Neanche a dirlo, la multa c'è.

E ora, ispiratevi, perché l'Atto di Fede, comincia qui.

Per due ruote sulla riga gialla del parcheggio dei taxi, mi vengono imputate le seguenti infrazioni:

1. divieto di sosta
2. divieto di fermata
3. mancato rispetto della segnaletica stradale
4. parcheggio su area riservata ai taxi
5. mancato permesso di accesso
e, buon ultima, come sanzione aggiuntiva, il blocco del veicolo. Che però, non era bloccato.

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Qui sintetizzo. Per prima cosa, chiamo il mio avvocato (che poi è il cugino di mio marito, ma fa più figo così), il quale mi dice che o si querela il vigile, o si paga. Al "niente sangue" lo licenzio in tronco e decido di passare all'azione. La prima telefonata è al Comando dei vigili urbani. All'apparecchio risponde uno solo, ma tempo due minuti sono in tre o quattro che iniziano a fare scommesse su cosa mi accadrà: prima fanno un po' di conti, sanzione per sanzione- bontà loro- poi mi dicono che di solito se ne paga una sola e quando sto per tirare un respiro di sollievo aggiungono che, però, il tizio che mi ha multato appartiene ad un ufficio che con loro non ha nulla a che fare, e quindi non è detto etcetc.

Pertanto, mi faccio coraggio e faccio l'ultima telefonata, in stile ultimo pasto. Dall'altro capo, un tipo gentile, al quale chiedo se ha il tempo per un rosario, dopodichè comincio. Anzi, già che ormai sono padrona della materia, vado nel profondo e preciso che se non trovano loro il modo per conciliare tutte 'ste sanzioni contrastanti, col cavolo che concilio io. La risposta è rapida e immediata. Quella non è una multa, ma una ammonizione, che mi prospetta tutte le ipotesi di reato in cui sarei potuta incorrere, con tutte le sanzioni correlate in crescendo, fino all'ignominia del blocco delle ganasce. Per cui, non pago niente, non perdo punti, non ledo il sistema nervoso e posso anche permettermi un giro suppelementare da Feltrinelli. Un po' di cenere sul capo, e via.

Salvati il portafogli e la patente, gli chiedo che fastidio abbia potuto dare un veicolo con due sole ruote sulla striscia gialla, oltretutto sul limitare del parcheggio riservato , tenuto conto che, di norma, se uno va al Monoblocco alle otto del mattino, non lo fa certo per spettegolare con le amiche davati a un caffè. La risposta è sconsolata: "signora, se ci chiamano i taxisti, non possiamo non andare"

Pertanto, alla luce di questa rivelazione, chiedo che mi sia concesso di mandare un accorato appello, dalle pagine di questo blog, agli eventuali testimoni dell'accaduto, pregando loro, se mai avessero visto un taxista inferocito dirigersi verso l'ispettorato al traffico, che mi facciano il santo favore di NON lasciarsi scappare nessun indizio che possa ricondurmi a lui, perchè davvero non sarei responsabile delle mie azioni. In nome del senso civico, della fratellanza e dell'umana compassione che da sempre ci accomuna- taxisti del Monoblocco esclusi


SCODELLINE DI UOVA DI QUAGLIA E ASPARAGI


scodelline uova di quaglia

Altra non ricetta, veloce veloce. Prendete uno stampo da minimuffins e spennellatelo bene col burro fuso. Stendete un foglio di pasta brisèe e ritagliate con un coppa pasta tanti dischetti, del diametro di 2-3 cm più largo di quello degli stampini e rivestitevi questi ultimi. Fate una cottura in bianco, a 170 gradi per una decina di minuti. Dopodichè, lasciate raffreddare e sformate. Nel frattempo, fate rassodare le uova di quaglia, sgusciatele e tagliatele a metà. Bollite gli asparagi.
Riempite le scodelline di brisè con un velo di maionese, su cui metterete la metà dell' uovo di quaglia, leggermente salata e una punta di asparago.
Con un foglio di brisè vi vengono circa 24 scodeline, per cui calcolare 12 uova di quaglia e 24 pezzetti di asparago- ( fossi in voi, ne farei cuocere un mazzo e quelli che avanzano me li mangerei in altro modo, senza stare a perdere tempo a contare)
I cestini di brisè si possono fare il giorno prima e conservare in una scatola di latta, chiusa ermeticamente
Buona giornata
Alessandra