martedì 26 gennaio 2010

Chocolate Red Wine Cake- e il turno di Roseanna

red wine choc cake

Partiamo con la ricetta, stavolta: intanto perché gli autori del libro di oggi hanno avuto già il loro momento di gloria su queste pagine e poi perché la torta di oggi è di quelle che meritano un po' di attenzione, visto che gode dei seguenti pregi:
1. è una torta per uomini duri: niente "troppo dolce", niente "troppo morbido", niente "troppo cioccolato", una di quelle torte, insomma, che non intacca la virilità dei nostri mariti, neppure dopo la terza fetta. Anzi, semmai la nobilita
2. è una torta per casalinghe accorte, stanche di dover pasteggiare a fondi di vino rosso lievemente inacidito e a spumante sgasato. Qui, siamo nell'olimpo dell'arte del riciclo, con la solita appendice della "porca figura" che, come sapete, non guasta mai
3. infine ( e qui son seria) è una torta insolita, prima ancora che originale. Ha un vago sentore di vin brulè, un bel contrasto caldo/freddo, una consistenza spugnosa che la rende adattissima per chiudere una cena

La fonte è questo bel libro, Indulge : 100 Perfect Desserts by Claire Clark


CHOCOLATE RED WINE CAKE

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125 g di burro a temperatura ambiente
125 g di zucchero
2 uova edie, leggermente sbattute
150 ml di vino rosso, a temperatura ambiente
125 g di farina 00
1 cucchiaino di cannella
1/4 di cucchiaino di chiodi di garofano in polvere
1 cucchiaino di cacao (io ne ho messo un cucchiaio)
1 cucchiaino di lievito ( una bustina- e secondo me ci vuole tutta)
65 g di cioccolato fondete al 70%, grattugiato

Per lo sciroppo
50 ml di acqua
30 g di zucchero
125 ml di vino rosso

Accendere il forno a 170 gradi e ungere una teglia di 24 cm di diametro ( ci vorrebbe una teglia speciale, la bund pan: io ho usato uno stampo a cerniera e mi sono trovata bene lo stesso. L'ideale sarebbe uno stampo a cerniera a forma di ciambella).
Montare il burro con lo zucchero e poi aggiungere le uova, uno alla volta. Aggiungere il vino, mescolare bene, e poi tutti gli altri ingredienti secchi, setacciati. In ultimo, unire il cioccolato grattugiato. Versare nella teglia e infornare per circa 35 minuti.Non è una di quelle torte che crescono, quindi non preoccupatevi se non succede.
Lasciatela raffreddare benissimo, poi sformatela diretamente su una teglia più grande, rivestita di un foglio di carta da forno che sbordi un po' ai lati.
Preparate lo sciroppo al vino
Mettete acqua e zucchero sul fuoco - fornello più piccolo, fiamma media- e fate bollire fino a quando si raggiungerà la densità di uno sciroppo. Dopodichè, aggiungete il vino e lasciate restringere un po' sul fuoco.
Bagnate la torta con lo sciroppo caldo, versandolo direttamente dal casseruolino dove lo avrete preparato. Procedete senza paura, perché la torta lo assorbirà bene, senza perdere nulla della sua compattezza. Dopodichè, lasciate assorbire ancora un po' e poi, servendovi della carta da forno come appoggio, trasferite al torta su un piatto da portata. Lasciate raffreddare, sfilate via la carta da forno e decoratea piacere. Io ho fatto fondere del cioccolato e l'ho usato come colla per attaccarci i quadretti che vedete nella foto.
Anche se la ricetta non lo dice, ho ripetuto il rito dell'aspersione direttamente in tavola, davanti ai commensali. La torta ci guadagna- e la vostra fama di eccellenti cuochi pure (la tovaglia un po' meno, ma ora che ve l'ho detto, cercate di stare attenti, almeno voi...)

Ed ora, la recensione
Maj Sjowall- Peer Walhoo- Roseanne, in I primi casi di Martin Beck, Sellerio Editore, 20,00

Vi ricordate quello che avevo scritto su Un assassino di troppo, qualche tempo fa? Bene, dimenticatevi tutto, a cominciare dal paragone con Mankell e Larssen, perchè in Roseanna, opera prima di Maj Sjowall e Per Walhoo non c'è nulla, ma proprio nulla, delle caratteristiche che avevo rilevato in quella sede. Intanto, se si fa eccezione per le ultime pagine, l'azione è totalmente sacrificata alla lentezza: lento è il tempo dell'indagine, lenta è la ricomposizione del mosaico, lenta è l'atmosfera che pervade l'intera storia. Anche la componente di denuncia sociale, che a ben guardare costituiva la spina dorsale dell' altro libro, qui non solo non c'è, ma neppure si intuisce: lo scenario è uniforme, impermeabile al passare delle stagioni, in una perfetta integrazione fra l'ambiente e i personaggi che, per quanto ben connotati, stanno tutti inequivocabilmente dalla parte dei buoni. Non a caso, il colpevole è il non integrato, sia sotto l'aspetto esteriore delle scelte di vita che sotto quello delle deviazioni mentali: ma, fatto ancora più rilevante, è non integrata anche la sua vittima, i cui costumi divergono in modo palese da quelli che connotano le donne cosiddette perbene. Eppure, guai a non leggere Roseanne: vi perdereste la chiave di lettura degli altri 9 romanzi, di cui questo costituisce nello stesso tempo il primo e la summa di tutto quello che verrà dopo: la pazienza di Martin Beck, la sua malinconia, il suo basso profilo e, sullo sfondo, un'atmosfera di stanchezza, di precarietà, di nostalgia per un mondo passato che non tornerà più, che in Roseanne è un rapporto coniugale ormai privo di ogni slancio e di ogni emozione, metafora di una crisi più grande, che investe ogni angolo di una società algida in superficie, ma tormentata e torbida nelle sue profondità.
Rompete il Porcellino
Alessandra

red wine choc cake