martedì 3 luglio 2012

Il Must Have dei libri di cucina- i 10 titoli imperdibili nello scaffale ideale

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Già che ho un po' di tempo per smaltire qualche richiesta- e visto che questa è LA richiesta per eccellenza, eccovi l'elenco dei testi di cucina che dovrebbero far parte di una biblioteca ideale. Mi limito a 10 e ai conifini della nostra Penisola- e la prossima volta, affrontiamo il resto del mondo. Sul fatto che si tratti di una lista personale, basata cioè sui miei gusti e i miei orientamenti in materia e lasci quindi il tempo che trova, nella blogsfera e dintorni, spero di poter sorvolare, dandolo pacificamente per scontato. Anzi, se vi va di allungare l'elenco, con i vostri contributi, siete, al solito, i benvenuti


1. ARTUSI., P., La Scienza in Cucina e l'Arte di Mangiar Bene. Ovvero, quando la banalità della citazione è essa stressa tributo di grandezza. Che vi piacciano o meno le sue ricette, che vi piaccia o meno il suo stile, che vi piaccia o meno l'impostazione grafica delle varie edizioni, l'opera dell'Artusi è una tappa obbligata, anzi: LA tappa obbligata, per la costruzione di qualsiasi libreria di cucina degna di questo nome. Prima di lui, la cucina italiana non esisteva. Esistevano decine e decine di filoni regionali, assai più peculiari e radicati di quanto non lo siano oggi, spesso sconosciuti anche ai vicini più prossimi. Ma di una tradizione italiana, neanche a parlarne, almeno fino a quando non spuntò all'orizzonte questo coltissimo figlio di un droghiere di Forlimpopoli che coniugò da sempre l'amore per le belle Lettere con quello per la cucina, coltivata nella sua casa di Firenze, dove si trasferì dopo la famigerata "notte del Passatore", foriera di sventure per la sua famiglia e anche per lui. Più che un cuoco, Pellegrino fu un cultore della cucina: e questo, per quei tempi, aveva un che di rivoluzionario. Cucinare era roba da cuoche, fare la spesa roba da serve, scrivere di cucina equivaleva a trattare argomenti vili, e la penna non poteva che essere adeguata o adeguarsi. Artusi, invece, metteva a disposizione della materia la sua cultura di letterato, la sua devozione di appassionato, il suo fervore di patriota, per giunta mazziniano. Quello che Manzoni fece con la letteratura, Pellegrino lo fece con la cucina, riunificandola e raccontandola in una lingua che fosse la stessa per tutti (di nuovo, il fiorentino), conferendo alla cucina un'identità culturale che sembrava essersi smarrita nei meandri della storia. 
Da qui a farne un'opera completa, ovviamente, ce ne passa: d'altronde, non sarebbe potuto essere altrimenti, dati i tempi e le difficoltà loro connesse. Dispiace ma non stupisce, per esempio, che la cucina del Sud d'Italia sia poco rappresentata. E che alcune regioni, come le Marche, la Sardegna e la Puglia, siano quasi del tutto trascurate, a fronte di una preponderanza della tradizione toscana e romagnola. A me, da genovese, è sempre dispiaciuto che la ricetta del nostro minestrone fosse associata agli esordi di un'epidemia di colera, per esempio. Ma, senso critico e campanilismi a parte, non si può non riconoscere a quest'opera il merito che le spetta, come spartiacque e pietra miliare di un nuovo corso della storia della cucina nella nostra penisola. Una novità, nel senso più ampio del termine- a cui fa da contraltare una nota destinata a trasformarsi anch'essa in una costante del panorama della cultura italiana, vale a dire la miopia degli editori. Dopo non so quanti rifiuti, anche parecchio umilianti, Artusi si decise a pubblicare la sua opera a proprie spese, nel 1891. Neanche a dirlo, si trattò del successo editoriale più travolgente dell'epoca, con ben 14 edizioni stampate in 20 anni: se vi sembran poche, pensate solo all'analfabetismo dilagante a quei tempi ed aggiustate il tiro su quello. Basti dire comunque che nelle case dei "primi" Italiani La Scienza in cucina e l'arte di mangiar bene fu uno dei tre libri fondamentali, accanto ai Promessi Sposi e a Pinocchio, a conferma di un ruolo culturale indiscutibile ed indiscusso. 

Ada Boni, Il Talismano della Felicità: ovvero, la risposta femminile, venata di snobismo e di buone maniere, alla bonomia di Pellegrino. e questa, sia chiaro, non è una dichiarazione a posteriori, ma un fatto arci noto, allora come ora. Tanto l'Artusi traduceva nella sua opera un sistema di ricette che rispecchiava l'ordine borghese (cito Camporesi, sia chiaro), tanto la Ada ne prendeva le distanze, mirando a rispecchiare la cucina di una classe più alta, che traduceva nella raffinatezza delle portate e dell'arte del ricevere tutta la superiorità del proprio ceto. Schermaglie sociali e puzz sotto il naso a parte, il Talismano della Felicità resta uno dei migliori ricettari di tutti i tempi, per modernità e per affidabilità. I principianti apprezzano quest'ultima, gli esperti restano strabiliati dalla prima: e tutti si godno spiegazioni dettagliate, in una prosa gradevole, che compensa la mancanza di ironia con un garbo e una chiarezza senza pari. 


Com'era, il "già che ho un po' di tempo" dell'incipit di questo post? stamattina, è tutto un "mamma!mamma!" e ora mi chiama l'ufficio. Vi metto random i titoli degli altri imperdibili- e ci torno su, le prossime volte

3. Petronilla, Ricette
4. Carnacina- Veronelli, Il Carnacina
5. AA.VV. Il cucchiaio d'argento
6. Cerini di Castegnate, Livio- Il cuoco gentiluomo
7. Gosetti della Salda, Ricette regionali italiane
8. Francesconi C., Cucina napoletana
9. Righi Parenti, La Cucina Toscana
10. Bay, A. Cuochi si diventa

a staasera, per il vincitore dello Starbooks
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