mercoledì 2 settembre 2009

focaccia all' uva

focaccia all'uva

Secondo voi, quante versioni esisteranno, di questa ricetta? Dieci? Cento? Mille? E, sempre secondo voi, quante versioni ne potrò possedere io, nella incasinata biblioteca culinaria che mi ritrovo, dove eredità di nonne, mamme, suocere e prozie varie si sommano ad acquisti compulsivi e quotidiani? Cinque? Dieci? Trenta?
Beh, quali e quante che siano, sono andata a scegliere quella sbagliata. Per cui, quella che doveva essere una focaccia veloce, da portare agli amici domenica sera, e da non creare troppo scompiglio in una cucina che anela al ritorno della donna di servizio ( quanto mancaaaaa????), si è trasformata in un blob appiccicoso e rivoltante, che si allungava stile piovra praticamente su tutto e che, prima di assumere la forma di un impasto liscio ed omogeneo, come da sacro testo, ha richiesto ripetute ed estenuanti spolverate di farina, con grave danno per l'ambiente e il mio sistema nervoso.
In questi giorni, c'è chi si lamenta degli errori delle riviste di cucina. Io lo faccio da un po', ma senza molto costrutto: perché, se è vero che quando trovo un errore, mi incavolo come una iena, invoco tutto il Gotha della Gastronomia, da nonna papera a Brillat Savarin, piango calde lacrime sulla raccolta di Grand Gourmet, è altrettanto vero che, al primo di ogni mese, sono puntuale in edicola a fare il pieno di tutte le publbicazioni che offre il mercato, supplementi compresi. Salvo poi incappare nel dosaggio sbagliato, e ripetere la scena dall'inizio, fra promesse che "basta, mai più, non avrete i miei soldi" e inevitabili crisi di astinenza, che si estinguono sul bancone del giornalaio.
In attesa che si trovi una cura anche per me, eccovi questa rustica focaccia all'uva, uno scrigno di pasta di pane leggermente oliata, che racchiude un ripieno di chicchi d'uva, perfetta per concludere uno degli ultimi pic nic in campagna o una serata informale con gli amici. a patto che le dosi siano giuste, però....

FOCACCIA ALL'UVA



focaccia all'uva

500 g di farina ( meglio se 250 manitoba e 250 00)
25 g di lievito di birra
200 ml di acqua
1 cucchiaio d'olio
un grappolo di uva nera
un grappolo di uva verde
zucchero di canna per spolverare
1 cucchiaio di zucchero
un pizzico di sale

Il procedimento è semplicissimo: si fa sciogliere il lievito sbriciolato in 100 ml di acqua tiepida e un cucchiaio di zucchero, si copre il recipiente e si lascia lì, meglio se in un luogo tiepido, per una decina di minuti. Quando il lievito comincia a formare delle bolle in superficie si aggiunge la farina e si comincia ad impastare, aggiungendo il cucchiaio d'olio e l'acqua un po' alla volta, fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Le dosi dell'acqua sono indicative, perché dipendono dal grado di assorbimento della farina: nel mio caso, 200 ml sono stati sufficienti per avere un impasto molto morbido. Lasciate lievitare fino al raddoppio, poi smontare l'impasto, aggiungere il sale e, con l'aiuto del mattarello , stenderlo in due rettangoli sottili, di dimensioni simili (dovranno sovrapporsi). Spolverizzate il primo rettangolo con dello zucchero di canna e disponetevi tanti acini d'uva: io, che sono un po' malata di perfezionismo, li ho aperti tutt in due per togliere i semi, ma non è indispensabile che lo facciate anche voi. Invece, è importante lasciare liberi 2 cm dai bordi. Coprite con l'altro rettangolo di pasta, sigillate bene i bordi con le mani e disponete gli altri acini d'uva sulla sueprficie, premendo con delicatezza per infilarli bene nell'impasto. Altra spolverata di zucchero di canna e in forno caldo a 200 gradi per 40 minuti .
Appena sfornata, potete lucidare la superficie spalmandola con un pezzetto di burro.
Semplice, leggera, genuina e di stagione: ci credete, se vi dico che è finita in un attimo???
buon appetito

Alessandra