Ve lo ricordate il Tesoretto? No, non quello di ser Brunetto. Quello di Tremonti, avete presente? Che doveva essere il rimedio di tutti i mali e poi, sul più bello, era sparito?
Bene, l'ho ritrovato io. In monetine da 1, 2, 5 centesimi, tutti ammucchiati sul cruscotto della micra dalle solerte mani del benzinaio. Assieme a
1. un tubetto di burro di cacao, marca labello
2. una stecca di occhiali rossi da vista, marca ryban
3. un gambaletto color castoro, marca sìsì
4. un pennarello verde, scoppiato
5. un carnet di biglietti dell'autobus scaduti ( non timbrati, intendo: scaduti proprio- ora se ne usano degli altri)
6. un pennello per trucco
7. oltre a : tre forcine per i capelli, due elastici, di cui uno rotto e riannodato, un biglietto da visita di non so chi, con dietro tre numeri di telefono di non so chi, una matita ikea e, per finire, un mars, intonso.
Due note, per finire
a. ovviamente, è diluviato: fra il tiepido sole del martedì e quello del giovedì, mercoledì siamo improvvisamente regrediti a due mesi fa, con la piccola differenza che, stavolta, abbiamo affrontato fulimini e saette con gli impermeabili sottili "perchè tanto ormai l'inverno è finito"- e senza gli ombrelli rotti del bagagliaio
b. ho speso un fottìo. Mio padre non legge il blog, ma non si sa mai e quindi la cifra esatta non la saprete mai, ma voi immaginate l'equivalente di una ventina di colazioni (in pasticceria) o di un abbonamento annuale a una rivista di cucina (inserti compresi) o una seduta trucco & parrucco, nel salone più sciccoso della città (quello con Vanity Fair al posto di Novella 2000, per intenderci). Sono uscita che mi tremavano le gambe.Tanto che mi son chiesta se davvero ne era valsa la pena: avevo la macchina pulita, ma avevo perso due ore di lavoro; avevo il bagagliaio vuoto, ma ero bagnata fradicia; avevo trovato un tesoretto, ma avevo buttato via il decuplo dell'equivalente...
Meno male che c'era il mars.
E non chiedetemi dove ho buttato la carta...
a. ovviamente, è diluviato: fra il tiepido sole del martedì e quello del giovedì, mercoledì siamo improvvisamente regrediti a due mesi fa, con la piccola differenza che, stavolta, abbiamo affrontato fulimini e saette con gli impermeabili sottili "perchè tanto ormai l'inverno è finito"- e senza gli ombrelli rotti del bagagliaio
b. ho speso un fottìo. Mio padre non legge il blog, ma non si sa mai e quindi la cifra esatta non la saprete mai, ma voi immaginate l'equivalente di una ventina di colazioni (in pasticceria) o di un abbonamento annuale a una rivista di cucina (inserti compresi) o una seduta trucco & parrucco, nel salone più sciccoso della città (quello con Vanity Fair al posto di Novella 2000, per intenderci). Sono uscita che mi tremavano le gambe.Tanto che mi son chiesta se davvero ne era valsa la pena: avevo la macchina pulita, ma avevo perso due ore di lavoro; avevo il bagagliaio vuoto, ma ero bagnata fradicia; avevo trovato un tesoretto, ma avevo buttato via il decuplo dell'equivalente...
Meno male che c'era il mars.
E non chiedetemi dove ho buttato la carta...
FOGLIE D'ULIVO IN SALSA DI PINOLI
Prima che mi pensiate competamente ammattita, le "foglie d'ulivo" in Liguria sono una pasta secca a base di spinaci: non si trovano proprio dappertutto- quelle della foto vengono da un frantoio di Bordighera- ma quando capita bisogna farne incetta, perchè, oltre ad essere buone, ammaliano i commensali.
La "morte loro" sono le tre classiche salse della tradizione genovese/ligure, vale a dire il pesto, la salsa di noci e la salsa di pinoli, come abbiamo avuto modo di ripassare (teoria, laboratorio e prova pratica: il massimo) sabato sera, grazie a Voiello e a Roberto Panizza.
Quelli in foto, che risalgono a qualche giorno prima dell'incontro, sono conditi con una salsa di pinoli assai meno raffinata di quella che ci è stato servito l'altra sera, perchè più grassa . La base, cioè, è diluita con olio e con una piccola aggiunta di panna, secondo la ricetta di casa mia. Panizza, invece, ha proposto la versione magra,solo con pochissimo olio.
Non vorrei sbagliare, ma nella ricetta originale dovrebbe esserci anche un cucchiaio di prescinseua, per dare ulteriore cremosità alla salsa
E ora che avete visto che le cose le so, vi metto la ricetta di casa mia, che rispetta la tradizione nello stesso identico modo di tutte le ricette di tradizione: ogni famiglia ha la sua e guai se si cambia.
Neanche a dirlo, le dosi non esistono: si parte da una base collaudata, e poi si assaggia e si aggiunge, a seconda dei gusti
Comunque, gli ingredienti indispensabili sono
pinoli (almeno 100 g)
mollica di pane ( un panino raffermo senza crosta)
latte (per ammollare il pane)
aglio (mezzo spicchio senz'anima, però mettetecelo, perchè ci va)
olio (solo ed esclusivamente EVO, meglio se delle nostre parti- comunque leggero)
sale
un po' di panna
Naturalmente, si fa tutto nel mortaio (...è il battutone del venerdì mattina...)
Ammollare la mollica nel latte.
Frullare i pinoli con l'aglio e il sale, aggiungere il pane ben strizzato e frullare di nuovo. Mettere il composto in una terrina e allungarlo con dell'olio, fatto scendere a filo: c'è chi ne mette di meno, chi ne mette di più: si va da un cucchiaio (per me troppo poco) a mezzo bicchiere (una follia): aggiungetelo poco per volta, incorporandolo delicatamente e quando arrivate ad una cremosità soddisfacente, fermatevi lì. In ultimo, aggiungete un cucchiaio di panna. Aggiustate di sale e conditeci la pasta. nello stesso modo in cui si condisce con il pesto: Prima si mettono due cucchiaiate di salsa sul fondo del piatto di portata, le si diluisce con due mestolini d'acqua della pasta e poi si procede con il condimento. Tutti gli altri metodi, son bufale
Buon Appetito
Alessandra
La "morte loro" sono le tre classiche salse della tradizione genovese/ligure, vale a dire il pesto, la salsa di noci e la salsa di pinoli, come abbiamo avuto modo di ripassare (teoria, laboratorio e prova pratica: il massimo) sabato sera, grazie a Voiello e a Roberto Panizza.
Quelli in foto, che risalgono a qualche giorno prima dell'incontro, sono conditi con una salsa di pinoli assai meno raffinata di quella che ci è stato servito l'altra sera, perchè più grassa . La base, cioè, è diluita con olio e con una piccola aggiunta di panna, secondo la ricetta di casa mia. Panizza, invece, ha proposto la versione magra,solo con pochissimo olio.
Non vorrei sbagliare, ma nella ricetta originale dovrebbe esserci anche un cucchiaio di prescinseua, per dare ulteriore cremosità alla salsa
E ora che avete visto che le cose le so, vi metto la ricetta di casa mia, che rispetta la tradizione nello stesso identico modo di tutte le ricette di tradizione: ogni famiglia ha la sua e guai se si cambia.
Neanche a dirlo, le dosi non esistono: si parte da una base collaudata, e poi si assaggia e si aggiunge, a seconda dei gusti
Comunque, gli ingredienti indispensabili sono
pinoli (almeno 100 g)
mollica di pane ( un panino raffermo senza crosta)
latte (per ammollare il pane)
aglio (mezzo spicchio senz'anima, però mettetecelo, perchè ci va)
olio (solo ed esclusivamente EVO, meglio se delle nostre parti- comunque leggero)
sale
un po' di panna
Naturalmente, si fa tutto nel mortaio (...è il battutone del venerdì mattina...)
Ammollare la mollica nel latte.
Frullare i pinoli con l'aglio e il sale, aggiungere il pane ben strizzato e frullare di nuovo. Mettere il composto in una terrina e allungarlo con dell'olio, fatto scendere a filo: c'è chi ne mette di meno, chi ne mette di più: si va da un cucchiaio (per me troppo poco) a mezzo bicchiere (una follia): aggiungetelo poco per volta, incorporandolo delicatamente e quando arrivate ad una cremosità soddisfacente, fermatevi lì. In ultimo, aggiungete un cucchiaio di panna. Aggiustate di sale e conditeci la pasta. nello stesso modo in cui si condisce con il pesto: Prima si mettono due cucchiaiate di salsa sul fondo del piatto di portata, le si diluisce con due mestolini d'acqua della pasta e poi si procede con il condimento. Tutti gli altri metodi, son bufale
Buon Appetito
Alessandra