lunedì 15 settembre 2014

SKOLEBROD -BRIOCHE NORVEGESI PER IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA




Durante uno dei primi mesi del suo primo anno di scuola, la creatura dovette affrontare l'iniziazione a una serie di "prime volte", al pari di tutti i suoi compagni di classe. Non dico "coetanei" perché la sua maestra di allora brillava per frustrazione e di conseguenza sottoponeva i suoi alunni a tutto quello che la signora avrebbe potuto fare, se solo fosse stata sufficientemente capace di farlo, con i referenti giusti- da studenti della scuola superiore a reclute di Full Metal Jacket: l'ovvio risultato, nonchè l'unico, fu la condivisione di uno stato di ansia generale che, neanche a dirlo, contagiò anzitutto le madri, in una gara a chi ce l'aveva più lunga (la lingua), tanto per sparar belinate all'ingresso della scuola, quanto per blandire la terribile maestra. 
Fu così che, agli inizi della prima, mia figlia dovette affrontare il suo primo compito in classe. 
Non ricordo che cosa fosse accaduto alla vigilia: col senno di poi, dubito che si sia stati sui libri e comunque mai quanto la sottoscritta avrebbe voluto.
Fatto sta che, al mattino, eravamo lì, in mezzo a tutti gli altri, ad aspettare che aprissero il portone dell'istituto- e le madri facevano quello che normalmente fanno le madri di quel genere: ripetevano la lezione fra di loro, inframmezzando la regola del 9 e il rosario delle tabelline con lodi sperticate alla maestra e silenzi ammirati di fronte alla geniale intelligenza dei loro figli. 
La mia, neanche a dirlo, si faceva i fatti suoi. 
Era un affarino da niente, bella come una bambina delle pubblicità, vestita ancora come piaceva alla mamma- e con la testa perennemente fra le nuvole. 
Non so cosa avrei dato, non dico perchè rispondesse per prima a quanto fa 2x2, ma almeno che mostrasse di essere presente alla conversazione e non con la mente altrove, persa in chissà quali meandri della fantasia. 
Invece, niente. 
E così finiva che ce ne stavamo in disparte, tutte le mattine, a subire i trattamenti che quel genere di madri riserva a chi non è come loro: il volume della conversazione che si abbassa, qualche risatina riservata alla sottoscritta alla quale, nonostante tutta la sua sicumera, era capitata una figlia cosi. 
Fatto sta che quella mattina, salutando la creatura, cambiai il solito "ciao amore ciao" in una esortazione a far bene il compito in classe. 
"Cerca di non fare errori!", le dissi, mentre lei si avviava sotto lo zaino lungo la salitina del portone. 
Stavo andando via quando, con la coda dell'occhio, intercettai un movimento. 
La creatura si era fermata a metà strada-e stava tornando indietro. 
Mi fermai anch'io, tornai sui miei passi, le andai incontro. 
"Mamma, cos'è che mi hai detto, prima di salutarmi?"
"Cerca di non fare errori, ti ho detto... "
"Ecco. Allora, senti, volevo dirti che non hai capito. Perché io cerco sempre di fare errori. Perchè altrimenti finisco come la Margherita, che è la prima della classe e sta antipatica a tutti"
Da allora, sono passati 14 anni, tutti sullo stesso tenore, con una disgraziata di figlia che ha sempre studiato il minimo sindacale, ottenendo il minimo di compenso e una madre- io- con il sistema nervoso liso dalle litigate, dalle mortificazioni, dallo sfinimento per cercare di far venir voglia di studiare a lei e far capire alla scuola che non era quella, la direzione giusta per mia figlia. Tant'è che, quando poi l'abbiamo trovata, questa ha continuato a non studiare come prima e a prendere i suoi soliti voti mediocri, ma ha poi fatto il famoso exploit di quest'estate alla maturità, prendendo un voto stellare, superiore non solo alle aspettative del parentado, comprese le grazie ai Santi e alla Madonna, ma a quelli di tutti i suoi amici. 
Tutti, Margherita inclusa.
E, che ci crediate o no, è immediatamente diventata antipatica a mezza Genova. 
"ma intanto, questi mica li devo rivedere più, ti pare?"
Come dire, che già in prima elementare, 'sta qua, aveva capito tutto...
 
 
 
SKOLEBROD


Propriamente, gli Skolebrod sono delle brioche poco dolci, profumate al cardamomo, con una specie di "occhio" ripieno di crema pasticcera e spolverate di cocco, tutt'intorno. La versione che trovate qui sotto è la mia personale, assolutamente eretica, che si avvale dell'aggiunta di una meringa francese, come "collante" per il cocco e di un tocco di marmellata di ribes rosso, per equilibrare l'altrimenti eccessiva dolcezza (in riferimento alla meringa)
Se volete attenervi all'ortodossia, eliminate le mie variazioni sul tema ed i vostri figli/nipoti/amici mangeranno gli stessi Skolebrod dei loro coetanei norvegesi. Ultimissima nota: gli originali sono un po' più piccoli, sui 5-6 cm di diametro

per 6 skolebrod del diametro di 10 cm


350 g di farina 00
100 g di burro fuso
50 g di zucchero semolato
180 ml di latte intero, tiepido
15 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaino da caffè di cardamomo in polvere
un pizzico di sale
un tuorlo e poco latte per spennellare

per la crema pasticcera alla vaniglia

250 ml di latte fresco intero
2 tuorli, medi
80 g di zucchero a velo
30 g di amido di mais
i semi di mezza bacca di vaniglia

per la meringa francese

1 albume, medio
il doppio del peso dell'abume in zucchero semolato

per completare

50- 70 g di cocco essiccato
marmellata di ribes, di mirtilli rossi o di lamponi per decorare.

per le brioches

  • Intiepidite il latte.
  • Sbriciolate il lievito in una tazza, aggiungete un cucchiaio di zucchero e circa la metà del latte tiepido: mescolate con un cucchiaino in modo che il lievito si sciolga, coprite e lasciate riposare in luogo tiepido per una decina di minuti: quando sulla superficie si formeranno le classiche increspature, sintomo dell'attivazione, procedete con l'impasto.
  • Setacciate la farina sulla spianatoia e aggiungete il restante zucchero e tutto il mix di lievito e latte: iniziate ad impastare, unendo il resto del liquido un po' alla volta, fino ad ottenere un impasto morbido. A quel punto, unite il burro fuso, tutto in una volta e lavorate fino a quando non sarà stato assorbito dal composto. Aggiustate di sale, profumate col cardamomo, date all'impasto la forma di una palla e mettetelo a lievitare in una terrina, coperto da un canovaccio, fino al raddoppio: con queste dosi di lievito, ci vorrà circa un'ora e mezza
  • Dopodichè, sgonfiate l'impasto sulla spianatoia, lavoratelo ancora un po' e dategli la forma di un salsicciotto: con una spatola per impastare o un coltello, ricavatene 6 pezzi tutti uguali e date a ciascuno la forma di un panino rotondo: disponeteli via via su una teglia da biscotti, coperta di carta da forno, ad almeno tre dita di distanza l'uno dall'altro.
  • Coprite con un canovaccio e fate riposare, per almeno 30 minuti: i panini dovranno gonfiare e aumentare di volume.
  • Nel frattempo, preparate la crema pasticcera*e accendete il forno a 180°C, modalità statica.
  • Allargate poi il centro con le dita, in modo da formare un incavo, senza bucare il fondo: non deve risultare una ciambella, piuttosto un cestino. Riempite l'incavo con la crema pasticcera e spennellate il resto della superficie con il tuorlo d'uovo, stemperato in un po' di latte.
  • Infornate per 25-30 minuti, fino a quando la superficie sarà dorata
  •  Sfornate e fate raffreddare completamente su una gratella. 
  • Nel frattempo, preparate la meringa francese*
  • Quando i dolcetti si sono completamente raffreddati, stendete un po' di meringa attorno alla crema pasticcera, allo spessore di mezzo cm. 
  •  Spolverate subito con il cocco disidratato, che si "incollerà" alla meringa. decorate con una goccia di marmellata, al centro della crema pasticcera e servite


*per la crema pasticcera, col metodo più veloce del West

Fate scaldare il latte e portatelo a bollore
Nel frattempo, sgusciate i tuorli in una terrina e unite lo zucchero. Con una frusta a mano mescolateli vigorosamente, senza montare, fino a quando il composto assumerà un colore chiaro. Aggiungete l'amido, meglio se setacciato, mescolate di nuovo e poi unite il latte bollente a filo, incorporandolo poco alla volta. Rimettete tutto sul fuoco, a fiamma bassissima, unite i semi di vaniglia e portate a bollore, senza mai smettere di mescolare: appena la crema si addensa, togliete dal fuoco e fermate la cottura in questo modo: trasferite immediatamente la crema in una terrina, meglio se di vetro e mettete quest'ultima in un altro recipiente,  pieno di acqua fredda o di ghiaccio. Mescolate ancora, fino a che non si raffredda completamente. 

per la meringa francese

pesate l'albume e calcolate il doppio del peso in zucchero semolato. 
montate l'albume a neve ben ferma e solo allor aggiungete lo zucchero, un cucchiaio alla volta, senza mai smettere di montare. Quando avrete finito lo zucchero, continuate a montare per un minuto o due: la meringa è pronta


  • parto subito dall'obiezione: perchè non hai fatto la meringa italiana, visto che la servi a freddo? perchè non avevo tempo, è la risposta più sincera. Avessi avuto tempo, non lo avrei fatto comunque, perchè non ne vale la pena: la quantità è minima, serve solo per incollare il cocco e le uova che uso sono assolutamente controllate e sicure. 
  • altra obiezione, legata alla meringa: niente sale, niente limone, niente amido? nada de nada. di avere una meringa lucida (limone) non me ne poteva importare di meno; e sulla stabilità, una volta che si usano le dosi esatte e si impara a montarle, non c'è bisogno di altro. Prova ne è che sono ancora perfettamente montate, con tutta che ho preparato gli Skolebrod stamattina e ora sono le 21.54, si son fatti un viaggio in macchina sotto il sole dal Masonshire a Genova e, buon ultimo, ho montato a mano.
  • e comunque, delle meringhe parleremo diffusamente, prima o poi
  • l'impasto delle brioche è pazzesco: gli ingredienti si amalgamano in un attimo e lavorarlo è facilissimo, anche dopo la lievitazione: non si appiccica alle mani, "risponde bene",si lascia modellare con la massima duttilità. al limite, valutate l'ipotesi di aggiungere un cucchaio di farina, per il solito discorso che non si può sapere a priori quanta capacità di assorbimento abbia il tipo che viene utilizzato: stavolta, ho usato la 00 Coop - miscela per torte e dolci e mi son trovata benissimo. Quando uso la Bologna del mulino, devo aggiungere molto più liquido, invece. Vedete voi. L'importante è che aggiungiate gli ultimi 50 ml di latte poco alla volta. Fate assorbire, impastando- e poi andate avanti e alla fine decidete che cosa sia il caso di fare, se aggiungere ancora latte o fermarsi prima che sia finito. 
  • cardamomo=norvegia, ancor prima che Turchia o altri Paesi del medioriente. Se non gradite il suo aroma, potete sostituirlo comodamente con della vaniglia, meno con la cannella. Ma perde parecchio, in originalità.
  • un po' più di zucchero nell'impasto non guasta, anche se la mia versione è molto ricca di dolcezze. Ma personalmente un 15-20 g in più li avrei messi. 
  • non fatevi spaventare dalla lunghezza della spiegazione, perchè credo di aver impiegato più tempo a scrivere la ricetta che a prepararla- tempi di lievitazione inclusi. 


la dedica più ovvia è a tutti i protagonisti del "primo giorno di scuola", che si tratti dell'inizio della scuola materna o dell'ultimo anno prima del diploma. Ma servono anche per tirar su il morale ai loro genitori, visto che da qui a giugno è lunga e fare il pieno di energie non è mai una cattiva idea

non mi stancherò mai di ripeterlo: l'impasto è facilissimo. si incorda in un attimo, lievita che è un piacere, si modella divinamente e garantisce il risultato, anche senza essere panificatori provetti. Il resto, lo fa la decorazione, così sontuosa e ridondante (e dannatamente semplice)