Però, gioco.
E, diciamocela pure tutta, gioco come se fossi una concorrente, con lo stesso spirito di una concorrente: per imparare quello che non so, per approfondire quello che so e per avere finalmente una scusa per spingermi un po' oltre i libri di cucina e dar voce alla mia fantasia, che intanto, se va male, è "colpa dell'MTC".
In più, c'è tutta la intricata questione del giudizio finale (quello tutto maiuscolo, sia chiaro:-): perchè è vero che qualche volta rifaccio le ricette, ma solo perchè mi piacciono, mi incuriosiscono, mi entusiasmano: ma questo non significa penetrare nei meccanismi della gara, ma solo coglierne i frutti.
E vi assicuro che non è la stessa cosa.
Tanto per fare un esempio concreto: per il mio livello di conoscenze, questa sfida sul riso sarebbe dovuta durare almeno tre mesi. Perchè io sono "fortissima" con la cottura nel latte; muovo i primi passi con il pilaf; e guardo da lontano il metodo dell'assorbimento.
Per mille motivi, tutti legati alla mancanza di tempo, mi son trovata costretta a sceglierne uno: e visto che, per altrettanti mille motivi, ultimamente sono costretta ad eseguire in modo pedissequo, in cucina, e assai poco a seguire le inclinazioni della mia fantasia, ho deciso di buttarmi sul metodo che conosco meglio e provare a divertirmi un po'.
Al momento, le produzioni ammontano a tre, ma quella che avrei voluto far partecipare alla sfida è la quarta: diciamo che son tutti riscaldamenti a bordo campo.
BOUNTY ALLA CREMA DI RISO
(RICE BOUNTY)
(RICE BOUNTY)
Tutta colpa della Fede Bertuzzi e dei suoi bounty veloci, che mi si sono ficcati in testa a mo' di chiodo: e mettiamoci anche l'amarcord dell'infanzia felice, in cui i Bounty costituivano la trasgressione esotica, in un paese dove la merenda a scuola era il Buondì motta e quella a casa il pane e olio e la Nutella era concessa in dosi minime, in quelle maledette confezioni da cibo per gatti anoressici, che si iniziavano con la paletta di plastica e si finivano con la lingua, perchè tutto era accettabile, a quell'età, ma lasciar la Nutella negli angoli, no.
In più, la mia infanzia è il riso e latte.
Che a Genova è l'equivalente sommesso della focaccia.
Quella, la mangiamo per strada.
Questo, ce lo mangiamo in casa, al riparo da sguardi indiscreti, quando non c'è il tempo per il minestrone e il pesto, alla sera, è indigesto. Ma è nel nostro DNA, tanto quanto.
E così, ci ho pensato un po' su ed ecco cosa ho fatto
In più, la mia infanzia è il riso e latte.
Che a Genova è l'equivalente sommesso della focaccia.
Quella, la mangiamo per strada.
Questo, ce lo mangiamo in casa, al riparo da sguardi indiscreti, quando non c'è il tempo per il minestrone e il pesto, alla sera, è indigesto. Ma è nel nostro DNA, tanto quanto.
E così, ci ho pensato un po' su ed ecco cosa ho fatto
per circa 30 bounty
100 g di riso originario
500 g di latte fresco intero
1 lattina (400 g) di latte di cocco
70 g di cocco disidratato
100 g di zucchero
300 g di cioccolato fondente di copertura (io Valhrona, 70%)
Metodo utilizzato: cottura al latte
Sbianchite il riso facendolo scottare un minuto in acqua bollente: scolatelo, passatelo sotto l'acqua fredda e mettetelo nuovamente in pentola, coperto di latte bollente; aggiungete lo zucchero, mescolate bene e lasciate cuocere a fiamma bassissima fino a quando il latte si sarà completamente assorbito e i chicchi saranno gonfi e morbidi e avvolti da uno strato di crema.
Scolatelo dalla pentola con un cucchiaio e lasciatelo intiepidire.
Nel frattempo, scaldate quasi a bollore il latte di cocco, in una pentola capiente, e versatevi delicatamente il riso: mescolate e fate cuocere a fiamma bassa ma a recipiente scoperto, mescolando quasi di continuo.
Quando il latte di cocco si è quasi completamente assorbito, aggiungete il cocco disidratato, mescolate energicamente e spegnete il fuoco.
Versate il riso su carta da forno, livellatelo con una spatola e lasciatelo intiepidire.
Inumiditevi le mani e modellate l'impasto in tanti salsicciotti, larghi max 2 cm: dopodiché, con un coltello, ricavatene tanti tronchetti, di lunghezza variabile da 3 a 6 cm.
disponeteli su un vassoio, anch'esso rivestito di carta da forno, e teneteli in frigo da un'ora a una notte oppure in freezer per almeno mezz'ora.
Il cioccolato andrebbe ovviamente temperato: io me la sono raccontata, sciogliendone metà a bagnomaria e poi aggiungendo l'altra metà a fuoco spento, facendola sciogliere nel cioccolato fuso, mescolando spesso. Sarebbe un metodo veloce, che no avevo mai provato finora e che necessita di un bel po' di affinamento, anche perchè il risultato mi ha soddisfatto per metà: nessuna patina bianca (essossoddisfazioni), ma sulla lucidità, abbiamo ancora da lavorare (astenersi battute cretine in merito: il soggetto è sempre il cioccolato)
Anyway:
appena il cioccolato è pronto, disponete i tronchetti di cocco su una gratella, sopra un foglio di carta da forno. dopodichè, chiudete gli occhi :-) e versate il cioccolato come se non ci fosse un domani. Raccogliete con una spatola quello che cade sul fondo e andate avanti, fino a che i vostri Bounty saranno rivestiti di uno strato piuttosto spesso: questo è uno strappo alla fedeltà all'originale, il cui "perché" va ricercato nel contrasto fra l'effetto "crunchy" della copertura e la morbidezza del ripieno. D'altronde, gli originali mica hanno il riso nel ripieno, no?
Lasciateli raffreddare a temeperatura ambiente e poi teneteli in frigo, fino al momento di servirli. Si possono anche conservare in freezer.
ai nostalgici degli anni Settanta
ai celiaci
ai "dammene ancora uno, che intanto è fatto in casa"
ai sussiegosi delle praline
e ai piccoli e terribili micini neri, che devono ficcarsi in testa che non tutto è commestibile, meno che mai quando deve raffreddare fuori dal frigo
implicita nella ricetta.
ho preparato anche dei "tartufi", di forma rotonda e sono altrettanto carini.
Per quanto riguarda il ripieno, potete arricchirlo con una goccia di rum bianco, una spruzzata di lime oppure, per un gusto più morbido, con della scorza di limone. La copertura può essere variata (il cocco sta benissimo anche con il cioccolato bianco, per dire): tenete conto che il riso non si sente, alla fine: dà solo densità all'impasto (e in questo è una variante più sana del burro, posto che di ricetta sana si possa parlare, con una roba così)
Serviti a fine pasto, dopo il caffè, assieme ai liquori o regalati ai vostri ospiti al momento del congedo, in confezioni fatte da voi (ne bastano tre, magari di forme diverse o con cioccolati diversi), diventano il suggello più goloso per un invito a cena. Ovviamente, sono perfetti per i regali di Natale.
A domani, con la ricetta numero 2
Ale