Da quando vivo qui, le domande che mi vengono piu' frequentemente rivolte da chi e' rimasto dall'altra parte del mondo sono le seguenti:
1. Come si vive in Cina?
a cui fa seguito, dopo la rettifica della sottoscritta
2. E dove ca...o e' Singapore?
seguito da un
3. ma cosa ci sei andata a fare cosi lontano? non potevi startene qui?
Come se uno non vedesse l'ora di mollare famiglia, amici, lavoro, parrucchiere, case, libri, auto, fogli di giornale per venirsene a vivere dall'altra parte del mondo con la sola compagnia della solitudine, dei sensi di colpa, dei punti interrogativi su un futuro che fino a due anni fa sembrava segnato e quindi certo e da allora e' da costruire e scoprire ogni giorno.
Questo, quando va bene.
Quando va male, attaccano a cantare "Singapore, vado a Singapore, vi saluto belle signore", incuranti dei passanti, delle stonature e degli sguardi carichi di odio che ricevono dalla sottoscritta, che se al prossimo gli arriva un cazzottone dritto nei denti non c'e' bisogno di chiedere perche', ecco.
Ma poi ci sono le volte in cui va benissimo, che poi son quelle delle domande a cui non la finirei piu' di rispondere.
Perche' sono quelle piu' coinvolgenti, che rivelano un interesse che va oltre la sfera degli affari tuoi e tocca quella degli usi e costumi e tradizioni di un popolo lontano, poco conosciuto e, anche per questo, capace di suscitare curiosita'.
Una di queste e' "cosa cucini?". E non vi nascondo che e' la domanda a cui rispondo con il piacere maggiore.
Intanto, oggi cucino molto diversamente rispetto a due anni fa, quando siamo arrivati qui per la prima volta. Passati, nell'ordine, l'euforia- l'entusiasmo- lo smarrimento- la disperazione- il "che ci faccio qui" e il "voglio tornare a casa", adesso ho fatto amicizia con alcuni ingredienti locali, che uso abitualmente- e quotidianamente, in certi casi: avocado, pomelo, zenzero, masala vari, acqua-latte-panna-zucchero di cocco, te verde, pandan, lime, lemongrass, galang, patate dolci, riso rosso (laddove con questi nomi si intendono i "veri" avocado- pomelo- zenzero- masala etc.. vi basti sapere che il primo avocado comprato a Londra, lo scorso dicembre, e' finito nella rumenta da tanto il mio palato si e' abituato a questi sapori)... dicevo, tutta 'sta roba viene consumata se non tutti i giorni, tutte le settimane. A questa si aggiunge la frutta che mangia mio marito, dalle banane di tutte le misure ai mango di tutti i colori, passando per i Dragon fruit e i mangoustines, per arrivare anche ai Durian (quando la sottoscritta e' a debita distanza, in Italia). Ogni tanto mi azzardo a provare qualcosa di veramente nuovo, ma non tutto mi piace e non tutto e' facile da cucinare. E, soprattutto, mi sono dovuta abituare ai sapori di qui, che non sono gli stessi di quelli nostri, anche se gli ingredienti lo sembrano. Aglio e sale, per esempio, sono l'ombra dei nostri, mentre succede il contrario con il pepe e il peperoncino. Il basilico si acquista in vaso e dura il tempo di un pesto, il prezzemolo e' praticamente solo inglese, la maggiorana e la salvia non pervenute. Cosi', e' un continuo dannarsi l'anima a sostituire, aumentare, diminuire, calibrare e se i primi tempi finivo col piangere disperata su una testa d'aglio che non profumava, adesso riservo le lacrime alle cipolle che devo aggiungere all'olio, per ottenere piu' gusto.
Naturalmente, sono cambiati anche i nostri pasti. Via i primi e i secondi, per lasciare invece spazio a piatti unici, a volte preceduti da salsette o, piu' spesso, da zuppe: vale anche per la pasta, di cui mio marito non riesce a fare a meno, e che reclama una cena si e una no, a dispetto dei bidoni di noodles soup che si scofana a pranzo. Un esempio e' questo cous cous qui che, pur avendo poco o nulla di tradizionale, ha tutto di locale- cous cous precotto compreso, visto che qui lo scatolame e' molto amato. E se storcete il naso, vi procuro una foto di instant noodles- e poi ne riparliamo di nuovo.
1. Come si vive in Cina?
a cui fa seguito, dopo la rettifica della sottoscritta
2. E dove ca...o e' Singapore?
seguito da un
3. ma cosa ci sei andata a fare cosi lontano? non potevi startene qui?
Come se uno non vedesse l'ora di mollare famiglia, amici, lavoro, parrucchiere, case, libri, auto, fogli di giornale per venirsene a vivere dall'altra parte del mondo con la sola compagnia della solitudine, dei sensi di colpa, dei punti interrogativi su un futuro che fino a due anni fa sembrava segnato e quindi certo e da allora e' da costruire e scoprire ogni giorno.
Questo, quando va bene.
Quando va male, attaccano a cantare "Singapore, vado a Singapore, vi saluto belle signore", incuranti dei passanti, delle stonature e degli sguardi carichi di odio che ricevono dalla sottoscritta, che se al prossimo gli arriva un cazzottone dritto nei denti non c'e' bisogno di chiedere perche', ecco.
Ma poi ci sono le volte in cui va benissimo, che poi son quelle delle domande a cui non la finirei piu' di rispondere.
Perche' sono quelle piu' coinvolgenti, che rivelano un interesse che va oltre la sfera degli affari tuoi e tocca quella degli usi e costumi e tradizioni di un popolo lontano, poco conosciuto e, anche per questo, capace di suscitare curiosita'.
Una di queste e' "cosa cucini?". E non vi nascondo che e' la domanda a cui rispondo con il piacere maggiore.
Intanto, oggi cucino molto diversamente rispetto a due anni fa, quando siamo arrivati qui per la prima volta. Passati, nell'ordine, l'euforia- l'entusiasmo- lo smarrimento- la disperazione- il "che ci faccio qui" e il "voglio tornare a casa", adesso ho fatto amicizia con alcuni ingredienti locali, che uso abitualmente- e quotidianamente, in certi casi: avocado, pomelo, zenzero, masala vari, acqua-latte-panna-zucchero di cocco, te verde, pandan, lime, lemongrass, galang, patate dolci, riso rosso (laddove con questi nomi si intendono i "veri" avocado- pomelo- zenzero- masala etc.. vi basti sapere che il primo avocado comprato a Londra, lo scorso dicembre, e' finito nella rumenta da tanto il mio palato si e' abituato a questi sapori)... dicevo, tutta 'sta roba viene consumata se non tutti i giorni, tutte le settimane. A questa si aggiunge la frutta che mangia mio marito, dalle banane di tutte le misure ai mango di tutti i colori, passando per i Dragon fruit e i mangoustines, per arrivare anche ai Durian (quando la sottoscritta e' a debita distanza, in Italia). Ogni tanto mi azzardo a provare qualcosa di veramente nuovo, ma non tutto mi piace e non tutto e' facile da cucinare. E, soprattutto, mi sono dovuta abituare ai sapori di qui, che non sono gli stessi di quelli nostri, anche se gli ingredienti lo sembrano. Aglio e sale, per esempio, sono l'ombra dei nostri, mentre succede il contrario con il pepe e il peperoncino. Il basilico si acquista in vaso e dura il tempo di un pesto, il prezzemolo e' praticamente solo inglese, la maggiorana e la salvia non pervenute. Cosi', e' un continuo dannarsi l'anima a sostituire, aumentare, diminuire, calibrare e se i primi tempi finivo col piangere disperata su una testa d'aglio che non profumava, adesso riservo le lacrime alle cipolle che devo aggiungere all'olio, per ottenere piu' gusto.
Naturalmente, sono cambiati anche i nostri pasti. Via i primi e i secondi, per lasciare invece spazio a piatti unici, a volte preceduti da salsette o, piu' spesso, da zuppe: vale anche per la pasta, di cui mio marito non riesce a fare a meno, e che reclama una cena si e una no, a dispetto dei bidoni di noodles soup che si scofana a pranzo. Un esempio e' questo cous cous qui che, pur avendo poco o nulla di tradizionale, ha tutto di locale- cous cous precotto compreso, visto che qui lo scatolame e' molto amato. E se storcete il naso, vi procuro una foto di instant noodles- e poi ne riparliamo di nuovo.
COUS COUS VELOCE CON AVOCADO E GAMBERONI
e citronette al tabasco e lime
per due persone (piatto unico)
una tazza di cous cous precotto
due tazze di fumetto di pesce (o brodo o acqua bollente)
un avocado maturo
8 gamberoni freschissimi
mezzo peperone giallo, grande
mezo peperone rosso, grande
una cipolla rossa, piccola
facoltative: due uova sode
per la citronette al lime
4 cucchiai di olio extravergine
il succo di mezzo lime
sale rosa dell'Himalaya
poche gocce di Tabasco
prezzemolo fresco per decorare (o coriandolo, se vi piace)
sgusciate sei gamberoni, privandoli della testa del carapace e del filo intestinale. Mettete gli scarti in un'ampia padella, in cui avrete fatto scaldare un filo d'olio con uno spicchio d'aglio e fateli insaporire, schiacciando bene con un cucchiaio di legno, in modo che rilascino il loro succo. Coprite poi a filo con acqua e fate cuocere per mezz'oretta: volendo, potete insaporire con prezzemolo, vino bianco o limone. Al termine, filtrate tutto due volte e rimettete sul fuoco, fino al bollore
Versate il cous cous in una terrina e coprite con il fumetto (di solito, si usa una quantita' doppia di liquido, ma io mi tengo sempre un po' indietro). Appena il cous cous lo avra' assorbito, sgranatelo bene con una forchetta.
Nel frattempo, pulite i peperoni, privateli dei filamenti bianchi e dei semi e tagliateli a listarelle e poi a piccoli rombi. mondate la cipolla e affettatela sottilmente. sgusciate e tagliate a spicchi le uova sode. Tagliate in due l'avocado ed estraetene la polpa con l'aiuto di un cucchiaino. irroratela con un po' di succo di lime e tagliatelo a cubetti.
Scaldate una bistecchiera, fino a renderla rovente e fatevi cuocere tutti i gamberi, per pochi minuti da entrambi i lati.
Versate tutti gli ingredienti della vinaigrette in un bottiglino, chiiudete ed agitate vigorosamente.
Sgranate bene il cous cous, nella stessa terrina dove lo avete fatto rinvenire e aggiungete tutti gli altri ingredienti, a parte i gamberi e le uova. Condite con la citronette e mescolate bene.
Assaggiate e regolate di sale.
Trasferite poi il cous cous in un piatto da portata, aggiungetevi gli spicchi d'uovo sodo e i gamberi, compresi i due interi tenuti da parte per la decorazione. spolverate con prezzemolo fresco e servite.