venerdì 19 giugno 2009

Rillettes di sgombro



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Ieri ho spedito, con sempre maggiore ritardo, la sempre meno consueta newsletter settimanale e, fra le risposte in arrivo, qualcuno si chiedeva che effetto facessero i miei post: se cioè questa diffusione planetaria (cito testualmente) degli affari di famiglia avesse qualche esito sul raddrizzamento morale delle persone coinvolte o, quanto meno, di conforto spirituale da parte delle nuove amiche della sottoscritta che, puntualmente subisce.
Non nascondo che l'interrogativo mi ha fatto un po' sorridere- amaramente, sia chiaro: intanto perché ho scoperto che, fino a ieri, molti di voi credevano che la newsletter arrivasse solo a loro e non a settemilaottocentocinquantasette persone, sparse a tutti gli angoli della terra (che, per inciso, se è rotonda, non capisco come faccia ad averci gli angoli, ma già di prima mattina preferirei non inquietarmi con questi problemi); poi perché, come al solito, mi state sempre tutti a sentire ( la domanda di questa volta era: volete continuare a ricevere la niusletter??? mi rispondano solo i no- e sono arrivate circa settemilaottocentocinquantasette suppliche - nooooo, la radiazione nooooo) il che conferma che, se in tutti 'sti anni non avete imparato a cucinare, una ragione ci sarà - e non è da cercare nell'imbranataggine della vostra maestra; infine perché ho belle fresche le reazioni all'ultimo post, quello dei cellulari, sia sul fronte del conforto morale delle amiche e della redenzione della figlia, come schematizzo velocemente qui sotto:
1. le amiche. Al solito, non si sono fatte attendere ed hanno anzi confermato la loro inclinazione per il Pronto Soccorso Spirituale, declinato per l'occasione nella versione double face, con il lato A dal titolo " ma che donna fortunata ad avere una figlia così" ed il lato B " ma che donna fortunata ad avere ancora una figlia così, non ti puoi immaginare cosa è toccato a noi...". Quindi, come vedete, conforto assicurato
2. la figlia. Inseguendo una pia illusione, ho sperato che la lettura del post la facesse rinsavire, stile catarsi aristotelica, visto che comunque di tragggedia si trattava. E devo confessare che lì per lì ci ho anche un po' creduto, visto che alla prima lettura, non ha mosso ciglio. Alla seconda, ha iniziato a sorridere. Alla terza, era tutto uno sganasciamento, con tanto di telefonate alle amiche- vai a leggere il blog di mia madre, sì lo so che è una palla, ma oggi no- e commento finale " son troppo un mito" a chiudere il tutto.
A coronamento finale, sabato scorso sono rimasta chiusa fuori di casa.
Premetto che il cellulare nuovo è stato acquistato di venerdì , con corredo di raccomandazioni. suppliche- minacce incluse, tutte tese a ricordarle che stavolta- STAVOLTA- non ci sarebbero stati né ictus né archetti di sorta e 'sto telefonino doveva resistere almeno per un anno. Superfluo aggiungere che a ciascuna di queste raccomandazioni-suppliche e minacce sono corrisposte assicurazioni granitiche, con espressione contrita, stile martire prima del sommo sacrificio, "che guarda mamma, ti gggiuro che questo lo tengo trooooppo bene, che non lo uso nemmeno, che la musica non ce la metto, che il bluetooth non lo accendo" e variazioni sul tema. Questo, dicevo, venerdì, nel tardo pomeriggio.
Il giorno dopo, intorno alle 4, vedo a fare la spesa e vengo colta da un rarissimo attacco compulsivo per cui compro mezzo chilo di lievito di birra, io che panifico una volta ogni tre mesi, e mai d'estate, ma tant'è. Sulla via di casa, incrocio il marito che va a ritirare la pagella della creatura, e in quell'istante realizzo di non aver preso le chiavi di casa.
"amen, mi dico, c'è la figlia" e mi attacco al campanello, pensando di sponda che fa un caldo bestiale e il sole non giova a mio lievito: decido allora di provare a telefonare e faccio il numero di casa.
Tre minuti dopo, il lievito ha preso a trasudare e la via rimbomba della suoneria del telefono, senza che nessuno risponda
Cinque minuti dopo, mentre il lievito sembra un grumo di fango dopo la pioggia, il telefono di casa squilla che neanche le trombe del giudizio ed io interpreto la parte principale della telenovela "Albaro come Secondigliano", gridando a squarciagola il nome della creatura, arriva la figlia numero uno della Daniela.
Che, per chi non lo sapesse, è la Causa Prima della nascita di questo blog, la base su cui poggiano i rapporti di buon vicinato, l'amicizia fra me e sua madre, le collaborazioni passate presenti e future. E questo non per una insana passione per la cucina o la blogsfera o entrambe le cose, ma semplicemente per la profonda ed inspiegabile somiglianza con mia figlia, con cui condivide misteriosi processi logici, otre a una vita semi contemplativa nell'iperuranio, che se gli altri hanno la testa fra le nuvole, 'ste due ci tengono i piedi, e tutto il resto a vagare in un mondo di fantasie e ideali preclusi a noi poveri umani.
"prova sul cellulare", mi suggerisce, senza fare una piega.
" come, sul cellulare...è sotto la doccia... non può mica essersi portata il cellulare in bagno, scusa... ne ha già rotti tre, questo è nato eri..."
" il cellulare", prosegue imperterrita.
Vabbè, ve la faccio breve: ha risposto al primo squillo.
La tesi della difesa, secondo la quale era appena uscita dalla doccia, proprio nello stesso preciso istante in cui l'ho chiamata, non è stata accolta dalla giuria, considerata anche la cover umidiccia e una sospetta impronta rettangolare sul marmo del lavandino...
La pubblica accusa si è poi sfogata in cucina, con le briciole del lievito supersiste e con un pane che rispecchiava peinamente il suo umore...