lunedì 7 gennaio 2013

Una Rece annunciata da mo' e una nius da cogliere al volo

Parto con la novità dell'ultima ora, prevista per domani e organizzata da questa associazione che, sul sito, spiega bene come funziona . In poche parole, se domani incontrerete qualche sconosciuto che vi regalerà un libro, non prendetelo per pazzo: è solo uno dei tanti sostenitori di questa iniziativa che ha scelto un giorno del nostro calendario per rielaborare il Book Crossing in chiave "relazionale": non più e non solo l'abbandono del libro su una panchina, ma il dono del libro ad una persona che non conosciamo, ma che ci ispira simpatia. Se vi va di partecipare, seguite tutte le indicazioni sul sito e diffondete la notizia, perchè ne vale davvero la pena
La rece annunciata è invece quella de I Custodi del Libro di Geraldine Brooks, promessa più di un mese fa e dimenticata nei meandri della dispensa del blog. La recupero e ve la pubblico, con il giurin giuretto di una ripresa di questa rubrica, visto che tutto sommato leggere e scrivere di libri mi giova ben più degli ansiolitici che mi ha prescritto il medico. Per cui, ricominciamo da dove ci eravamo fermati- ed eccola qua.



Libro non proprio recente, comprato appena uscito sulla scia della suggestione del titolo, iniziato cento volte ed altrettante lasciato lì. Non ingranavo, vi è mai capitato? Anche perchè, a dirla tutta, è un romanzo che si presenta male, nel senso che condensa nei primi capitoli tutto ciò che serve per convincere me a lasciar perdere e un editore dei nostri tempi a dare l'ok per la pubblicazione: scrittura piatta, lessico povero e il solito sesso&ammore, che non guasta mai.
Per non so quale ragione, mi è ricapitato per le mani un pomeriggio in cui non avevo di meglio da leggere e finalmente, sono riuscita ad arrivare in fondo, passando dallo sguardo scettico delle prime pagine ad uno sempre più attento e coinvolto, a mano a mano che mi addentravo nella storia.
L'incipit, come dicevo, è affascinante e parte da un fatto realmente accaduto, la ricomparsa di un antico manoscritto ebraico, la Haggadah di Sarajevo, dato per disperso ai tempi dei trafugamenti nazisti e fortunatamente ritrovato nel 1996. La protagonista è una restauratrice di libri antichi, chiamata dalla lontana Australia a prendersi cura del manoscritto, sia perchè capace, sia perchè super partes, dato non trascurabile, in un clima avvelenato dalla guerra e dai conflitti diplomatici come quello che fa da scenario alla storia. Da lì in poi, è tutto un procedere alternato e a senso invertito, del racconto degli eventi presenti, che si snodano nel futuro, e quello degli eventi passati, che ripercorrono le peripezie del manoscritto per tappe successive, sempre più a ritroso nel tempo, fino ad arrivare alla rivelazione finale della vera origine dell'opera. 

Tanto è banale, scontato e noioso il racconto degli eventi contemporane, quanto sono avvicenti le ricostruzioni storiche, che affidano alle vicissitudini di un manoscritto gli spaccati più tragici della storia del popolo ebraico, dalla cacciata degli Ebrei da parte dei Re Cattolici, nel 1492 fino alle  ruberie naziste, passando per la Santa Inquisizione a Venezia e il diffondersi dell'antisemitismo nella Mitteleuropa agli albori del Novecento: ripercorrendo le vie tortuose della Hagaddah di Sarajevo, la Brooks ci introduce in epoche lontane, con una prosa sempre avvincente, a tratti persino evocativa, grazie alla quale i pur notevoli studi che l'autrice ha condotto sull'argomento restano sullo sfondo della pagina, salvaguardando la dimensione romanzesca e non trattatistica dell'opera.
Il che, ai miei occhi, costituisce un pregio, anzi, il vero pregio di questo libro: una spina dorsale dotta, che però non scade mai nella pedanteria o nella noia, pur dispensando notizie, informazioni, dati storici e vere e  proprie chicche (per esempio, le note tecniche relative al restauro dei libri antichi). Poi, certo, ci sono i difetti: i temi e lo stile da moderno feuilletton per l'ambientazione coeva- di cui già si è detto- , l'incapacità di andare oltre il semplice spunto, per tematiche meritevoli di ben altri approfondimenti (butto lì, la convivenza fra le varie religioni, semplicemente e quindi banalmente evocata con l'ambientazione a Sarajevo), la arruffata conclusione della vicenda, laddove l'inchiostro si tinge forzamente di giallo.
Ma, nel complesso, è un libro che si legge abbastanza piacevolmente:, anche se mi interrogo sui criteri che presiedono all'assegnazione del Pulitzer, visto che la Brooks se lo è aggiudicato proprio per questo romanzo: in più, ora che, da qualche settimana, la Beat  lo ha ripubblicato  in edizione economica,  può reggere anche il confronto con un prezzo di copertina altrimenti esagerato. E s epoi avete la pazienza di aspettare l'estate, tre ore di svago sotto l'ombrellone sono pienamente assicurate
ciao
ale
prssima rece: Andrea Vitali, Dopo Lunga e Penosa Malattia

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