"E'
la notte di Capodanno del 1937, all'Hotspot, un night club del
greenwich Village a New York. In fondo ad una pista da ballo, piccola e
vuota, un quartetto jazz suona stancamente. Ai tavoli, una clientela
depressa quasi quanto il quartetto. A un tavolo appartato, Evelyn Ross e
Katey Kontent ostantano senza problemi la loro giovanile e spensierata
avvenenza. Sono arrivate lì per caso, giusto per tirarsi fuori dalla
loro camera in affitto e si sono già scolta una buona dose di gin,
quando si verifica 'l'apparizione': dritto, alto un metro e
settantacinque, capelli castani e occhi azzurri, cravatta nera e
bellissimo cappotto di cachemire appoggiato al braccio, compare sulla
soglia un giovane uomo: è Theodore Grey, detto Tinker, banchiere a Wall
Street, con appartamento al 211 di Central Park, 22 piani con terrazzo,
mercedes color argento vivo... in una parola, l'uomo del destino per le
ragazze, colui che le condurrà nella 'buona società' della New York
della fine degli anni Trenta".
etc etc etc...
Avete presente Il Meglio della Vita?
Ecco: cambiate ambientazione,
immaginatevelo scritto da un uomo, per giunta mio coetaneo e non coevo
all'epoca in cui la storia si svolge ed avrete una nuova versione di
quello che, per me, resta uno dei romanzimigliori letti in questi ultmi
anni. (Il meglio della vita, intendo, non questo).
"Nuova"
non significa infatti necessariamente "migliore" e neppure "all'tezza
di", anzi: a dirla tutta, c'è una bella differenza fra questo romanzo e
quello che ho appena ricordato e a cui si ispira: è di nuovo una mia
opinione, ma le analogie son così tante che sarebbe francamente
impossibile pensare il contrario. E ci sarebbe anche se non facessimo i
paragoni, nel senso che La Buona società ha parecchie pecche, dal punto
di vista della trama, dello stile narrativo e, non ultimo, della
descrizione dei personaggi.
Lungi
da me l'idea di sconsigliarne la lettura: i brutti libri sono altri. E
questo ha l'indiscutibile pregio di essere avvincente: è solo che non lo
fa mai fino in fondo, cosa che ci si aspetterebbe, invece dal tipo di
trama scelta: si parla di una scalata sociale, in un periodo di grandi
paure, sospeso fra un passato drammatico (con gli effetti del crollo di
Wall Street a fare da monito) e un futuro estremamente incerto, con un'
Europa che ha smesso di essere solo una terra di emigranti, da lasciarsi
al più presto alle spalle, ma che comncia ad essere un luogo concreto,
con cui confrontarsi e misurarsi. Questo è lo scenario in cui, di
solito, chi ha scelto di giocare la partita, si gioca tutto, fino in
fondo, a maggior ragione se la posta in palio è la scalata sociale e se a
contendersela sono due ragazze sveglie e squattrinate che sanno bene
che il fiore della giovniezza dura ben poco. Con queste premsse ci
saremmo aspettate due tipi ben delineati, sia nel bene che nel male,
decise nelle loro azioni, cesellate nelle loro caratteristiche. Invece,
sembra di bere un cappuccino annacquato dai buoni sentimenti, sempre
pronti a saltar fuori ogni volta che la trama ingrana la marcia giusta,
col risultato di far arrancare la storia sempre più in salita, lasciando
in bocca il retrogusto sgradevole di chi non ha saputo giocarsi bene
una bella occasione.
Peccato,
perchè l'idea pur non essendo per nulla orginale, è comunque un punto
di osservazione privilegiato per sondare l'animo umano (e non sto a
scomodare Bel Ami o la recente riscoperta di Julien sorel, perchè
naturalmente non è il caso) e anche l'autore, alla sua prima prova,
sfodera un curriculum di tutto rispetto, fra lauree a Yale, dottorati
sparsi e una passione per il jazz e la storia dell'arte. Non a caso, le
cadute non sono sull'ambientazione- che è perfetta- ma proprio sulla
scrittura o meglio: sulla capacità di trattare la materia che ha scelto,
vale a dire un romanzo di impianto classico, con protagonisti,
coprotagonisti, personaggi minori, scenari multiformi, colpi di scena
che si innestano sull'asse portante di una trama che tutto ispira e
tutto ricapitola. Il che richiede una scrittura sicura- e non
tremolante, un piglio deciso, e non impaurito.
Peccato, peccato, peccato.....
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