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martedì 4 agosto 2020

EVOLUZIONI: LA C.A.Z.Z.






Come scrivevo ieri su Instagram, agli albori del food blogging, quando andava di moda il famolo strano e pochissimi erano esperti di fotografia, imperversavano le zuppe. Erano fotogeniche, si prestavano a mille rivisitazioni (anche dal punto di vista scenico: ci abbiamo riempito la qualunque) e, soprattutto, nella loro infinita indulgenza perdonavano qualsiasi errore tecnico, di qualsiasi natura.
Alla voce "famolo strano" si registravano ingredienti come il té matcha, la fava tonka, il timo- limone, la salvia ananas e giù giù fino agli effetti allucinogeni e- su tutti- lo zenzero. Un "acchiappa-like" ante litteram, per cui bastava infilarlo a caso, nel titolo o nella ricetta, per assicurarsi una marea di visitatori curiosi e interessati.
Il mio contributo era stato una zuppetta di Carote, Arancia e Zenzero, strizzata in un bicchierino Ikea comprato nel reparto giochi dei bambini (gli ur-props) su cui il marito aveva riversato lo sgomento di chi intuisce di dover dire addio a pastasciutte e minestroni col pesto, ribattezzandola prontamente C.A.Z.
Mai nome fu più fortunato, visto che anche questa ricetta prese a circolare fra le amiche, fino ad affermarsi a queste latitudini, in versione vegana e con l'aggiunta coraggiosa della seconda Zeta, quella della Zucca.
Il completamento avverrà solo quando mi deciderò ad inserire dell'Orzo, o delle Ostriche o dell'Ortica. Ma per ora, godetevi questa :)



VELLUTATA DI CAROTE, ARANCIA, ZUCCA E ZENZERO
in brodo di zenzero e lemongrass

Vado sempre ad occhio, quindi non state a pesare niente

800 g di zucca, con la buccia, ma senza semi e filamenti
3-4 carote medie
1 arancia, scorza e succo
200 ml di latte di cocco
un pezzo di zenzero fresco, pelato con il pelapatate
una radice di lemongrass
mezzo porro
pepe bianco in grani
sale
semi di zucca (facoltativi)

Fate arrostire la zucca in forno, avvolta in un foglio di alluminio, fino a quando sarà tenera. A me le verdure spappolate non piacciono più: considerate che dovrete frullarla e cuocerla di nuovo, quindi non esagerate con la cottura. Eliminate poi la buccia, scavando via la polpa con un cucchiaio
Mondate le carote e lessatele in acqua salata
Nel frattempo, preparate il brodo di zenzero e lemongrass: riempite d'acqua una casseruola (vi serviranno circa 500 ml di brodo), aggiungetevi lo zenzero, il lemongrass, il porro, il sale e del pepe bianco in grani. Portate a bollore e fate sobbollire per circa mezz'ora. Filtrate tutto. Tenete da parte lo zenzero cotto

Radunate le carote lesse, la zucca arrosto e un pezzetto di zenzero cotto nel bicchiere del frullatore ad immersione e frullate fino a ridurre in crema. Passate al setaccio e poi di nuovo in pentola. Allungate la crema con il brodo e fate cuocere fino ad ottenere una vellutata piuttosto densa.
Grattugiate la scorza dell'arancio e tenetela da parte
Spremete il succo, filtratelo e unitelo alla vellutata, assieme a metà della scorza
In ultimo, unite il latte di cocco e proseguite la cottura a fuoco lento (sarebbe meglio non farlo bollire) per 2-3 minuti.
Versate la vellutata nei piatti da portata, decorate con la scorza d'arancio tenuta da parte e qualche seme di zucca e servite
Se volete, potete aggiungere un pizzico di zenzero (anche in polvere) o del pepe bianco, in polvere.

giovedì 10 settembre 2009

Variazioni di pesce spada- in crosta di zenzero e semi di papavero e in guazzetto alla ligure


di Alessandra

E' un post sottotono, e me ne scuso, mentre i motori degli ultimi canadair della giornata si spengono in lontananza e l'odor di bruciato entra dalla finestre semichiuse. In bocca e nel cuore un gusto amaro, di quelli che non vorresti mai sentire e che rimarranno invece per molto tempo, ogni volta che alzeremo gli occhi sul nostro verde, che non c'è più, e sulle nostre montagne che hanno cambiato forma e colore, corrose e distrutte dalla cieca violenza del fuoco. L'assenza di vittime umane compensa in parte il dolore per il disastro ambientale che si è perpetrato sotto gli occhi di una città attonita e impotente, ma non per questo lo attenua. Domani, certo, sarà un altro giorno- ma per molto tempo ancora sarà la tristezza a scandire le pagine del calendario, una dopo l'altra, nel ricordo dell'inferno di queste troppe ore, nel desolante spettacolo dalle nostre finestre, e nella rabbia sorda di chi vive questo scempio come l'ennesima ferita ad una città che da troppo tempo è offesa nel suo patrimonio, nella sua cultura e nei suoi valori e per la quale, per questo, si soffre ancora di più.


Variazioni di pesce spada- in crosta di semi di papavero e zenzero e in guazzetto di patate alla ligure

Collage di Picnik


...ovvero un bel "due per uno", che di questi tempi di forni ancora spenti e voglia di cucinare ancora in rodaggio non è poco. E' che stamattina mi son fatta tentare da un bel trancio di pesce spada (ora che anche george clooney è andato, intendo...) e quando è arrivato il momento di cucinare, mi sono accorta che, come al solito, ne avevo comprato troppo. Il freezer è pieno di mirtilli, il pesce di due giorni non mi piace e allora mi son dovuta industriare con quello che c'era. Il "fuori programma" è a destra- ed è superfluo che aggiunga che è quello che ci è piaciuto di più. La ricetta studiata, invece, è l'altra, su cui il marito ha trovato da ridire per quanto riguarda la cottura- fosse per lui, direttamente sulla piastra. E, sempre se fosse per lui, senza semi di papavero. E anche lo zenzero, non è che ci dica granchè.. se assolviamo il pesce spada è già tanto, insomma.
In ogni caso, son due "signore" preparazioni, che hanno come punto di forza la rapidità e richiedono però come condizione imprescindibile un'ottima materia prima, perché sono tutte mirate ad esaltare il protagonista, con cotture veloci, quasi senza grassi. Entrambe sono tratte dall'ultimo acquisto, La cucina ligure di mare di Valeria Melucci Newton Compton editore, comprato ieri in autogrill al ritorno dall'isola del giglio, uno scrigno di ricette preziose, a cui mi sa che attingerò a piene mani per un po'.
Intanto, gustatevi le prime due...


Pesce spada in crosta di semi di papavero e zenzero


pesce spada in crosta di papavero e zenzero


per 4 persone
4 fette di pesce spada fresco, di circa 200 g l'una
semi di papavero,
radice di zenzero
olio EVO
insalatina per accompagnare

Grattugiate un pezzetto di radice di zenzero e mescolatela con un cucchiaio di semi di papavero. Cospargete le fette di pesce col sale eimpanatele con il misto di semi di papavero e radice di zenzero. Disponete le fette in una pirofila leggermente unta d'olio, e infornate a 180 gradi, per 10 minuti, non di più. Servite su un letto di insalata di stagione

Guazzetto di pesce spada con pomodorini e olive taggiasche su patate dorate

DSC_6861
per 10 persone
1m5 kg di pesce spada
700 g di patate
300 gr di pomodorini
200 ml di olio EVO
100 g di olive taggiasche
100 ml di vino bianco secco
2 spicchi d'aglio
1 mazzetto di prezzemolo
rosmarino
origano
sale

Pulire il trancio di pesce, eliminando la pelle e la spina centrale e tagliatelo a dadini. Mondate le patate, tagliatele a fettine sottili e friggetele in olio d'oliva. Scoltatele e fatele asciugare su un foglio di carta assorbente. Fate soffriggere l'aglio intero nell'olio, con il rametto di rosmarino, unite lo spada, fate rosolare per qualche minuto e sfumate col vino- Spellate i pomodori, privateli della pelle e dei semi e tagliateli a dadini, quindi uniteli al pesce e portate a termine la cottura unendo all'ultimo le olive, una spolverata di origano, e regolando di sale. Disponete sui piatti le patate a raggiera e sistemate il pesce al centro, guarnendo con una spolverata di prezzemolo.
buon appetito
alessandra

giovedì 11 giugno 2009

zuppa di carote e agrumi


zuppa carote e agrumi


Nella lista delle spese compulsive di cui parlavo l'altro giorno, ai primi posti ci sono le riviste e i libri di cucina. Non passa giorno che non mi lasci prendere dall'impulso di comprarne uno- e questo nonostante training più o meno autogeni ("un altro???? ti rendi conto che non sei normale??? mi dici dove lo mettiamo???") e la sincera convinzione che in rete ci sia di tutto, di meglio e di più . Tant'è, però, ci casco sempre: sarà il fascino del cartaceo, saranno le persuasioni più o meno occulte delle copertine, sarà una sottile frustrazione da collezionista fallita (MAI, dico Mai che sia riuscita a finire qualcosa), fatto sta che non c'è giorno che non torni a casa con qualcosa. L'ultima passione sono i libri di Akiko Ida, idolatrata food fotografa giapponese, che illustra una serie di pubblicazioni radical chic, che declinano il minimalismo in tutte le salse, dalle ricette semplici alle foto essenziali, passando per stoviglie povere e strofinacci ruvidi. Il prezzo ovviamente, è da paura e gli ingredienti sono reperibili per modo di dire, nel senso che non c'è dubbio che dall'altra parte del mondo- quella a cui non è destinato questo libro- la zucca hokkaido, i fagioli rossi e i pescivendoli disposti a tagliarti il salmone a due terzi della bestia, dando il resto al gatto, si trovino facilmente mentre da noi bisogna accendere un mutuo, ma questi son dettagli a cui una vera fudbloggher non bada, anzi: avevo giusto un pezzetto di zucca hokkaido nel frigo, di cui proprio non sapevo cosa fare...
Naturalmente, mio marito questi libri non li sopporta. Lui che è cresciuto a tradizione orale, con ricette tramandate di generazione in generazione e ad ogni mio timido deragliamento fa corrispondere un " mia nonna non lo ha mai fatto" che vale più di mille sentenze di condanna, appena mi sente discettare di cucina fusion, di zuppe nel bicchiere e pastasciutte nelle coppette inizia a cercare una via di fuga, trovando subito nella complicità della figlia l'alleato migliore. E a me non resta che comprare, sfogliare, sospirare e accantonare, sognando un giorno in cui le cose cambieranno e io entrerò finalmente nell'olimpo delle cuoche trendy, quelle con le cucine spaziali, gli ingredienti introvabili e la taglia 38.

Ogni tanto, però, ci provo, specie quando mi imbatto in qualcosa che, una volta depurato da diminutivi, articoli e certificazioni di qualità, penso possa avvicinarsi di molto a quello che normalmente proprino ai miei familiari e che, normalmente, non li uccide. E' il caso di questa zuppa fredda, di carote e agrumi, tratta da una delle tante bibbie culinarie di questi anni, quel Zuppe à porter che non può mancare in qualsiasi biblioteca gastronomica che si rispetti.

Nella mia idea, non avrei dovuto correre rischi; le carote ai tempi della bisnonna di mio marito c'erano già, l'abbinamento con le arance aveva ricevuto la benedizione della sua prozia, lo zenzero è una concessione a cui si è piegato negli ultimi tempi, insomma: se smussavo un po' gli angoli (via il pompelmo e il lime) avrei potuto avere qualche speranza.

Quando l'ho servita in tavola, titubavo un po': il 50 per cento dei consensi lo avevo già perso con la creatura, il cui sguardo raggelato, mentre ne ultimavo la preparazione, aveva fatto morire sul nascere qualsiasi tentativo di persuasione. il marito, però, l'ha mangiata, pure in silenzio, tanto che, dopo le prime cucchiaiate, mi sono confortata, acquistando via via sicurezza e ottimismo e fiducia nel futuro, una specie di Yes we can bloggettaro, tanto che, dopo aver discettato di supremazie culinarie e tendenze modaiole, ho deciso, a voce alta, che anche questo esperimento sarebbe dovuto finire nel blog, ma nella mia versione, che, neanche a dirlo, si era rivelata di gran lunga superiore all'originale. L'unico problema era che bisognava ribattezzarla: " perché, capisci, se la chiamo zuppa di carote e agrumi non è corretto, perché qui di agrumi c'è solo l'arancia e poi non si percepisce l'importanza dello zenzero, che è inutile, guarda, puoi fare tutti gli esperimenti che vuoi, ma alla fine, Carote, Arancia e Zenzero sono sempre un trinomio vincente...solo che 'zuppa alle carote arancia e zenzero- è troppo lungo, capisci, mi ci vorrebbe qualcosa di più immediato, di più incisivo, di più di impatto..."
Io l'ho sempre saputo che mio marito è un tipo pieno di risorse. Il più delle volte è un atto di fede, nel senso che se le tiene belle nascoste, dietro un'apparenza che oscilla fra il flemmatico e l'annoiato, che non sai se pensare se di quello che hai appena detto ha capito qualcosa o non gliene importa un bel niente ( 90 su cento, la seconda che ho detto) Ma ci sono dei momenti in cui se ne esce con la Madre di Tutte le Frasi, puntuale, esaustiva, pregnante, di quelle che ti lasciano basita, a bocca aperta, la mente fissa a chiederti dov'è che ho potuto trovare un tipo simile e com'è che me lo sono anche sposato....
Zuppa del C- A -Z, ha suggerito di chiamarla: C.arote A.rancia Z.enzero. Più chiaro di così...

Zuppa di Carote e Agrumi ( da Zuppe à Porter di A. C. Bley, Guido Tommasi Editore) zuppa carota agrumi


10 minuti di preparazione- 35/40 minuti di cottura
1 kg di carote
2 cipolle
2 cucchiaini di zenzero fresco grattugiato
1 litro di acqua
20 cl di succo d'arancia
20 cl di succo di pompelmo
1 limone verde (scorza e succo)
1 cucchiaino di olio d'oliva
sale

Pelare le carote e tagliarle a rondelle. Pelate e affettate finemente le cipolle. In una cocotte, soffriggete le cipolle nell'olio. Aggiungete lo zenzero grattugiato e rosolatelo per 5-10 minuti mescolando di tanto in tanto. Aggiungete le carote, l'acqua e i succhi di frutta ( tenete da parte la scorza di limone verde). Salate. Portate a bollore, abbassate il fuoco e lasciate cuocere finché le carote sono tenere ( 30 minuti). Frullate il tutto, aggiungenod un po' d'acqua se necessario. Aggiustate di sale e unite la scorza del limone verde
Questa zuppa può essere servita fredda o calda. Sarà ancora più buona se spremete l'arancia e il pomplemo, invece di usare il succo già pronto


Va da sè che di zuppe con i succhi di frutta, qui, non se ne facciano: io ho sostituito il pompelmo con altrettanta arancia e già che c'ero ho grattugiato anche la scorza, direttamente sulle carote, in cottura. Al posto dell'acqua, ho usato un brodo vegetale leggero. A parte i commenti di mio marito, è un'ottima zuppa estiva.

Buon appetito
Alessandra

lunedì 1 giugno 2009

filetto di scorfano caramellato con ratatouille allo zenzero

di Alessandra

ratatouille

Mettiamola così: siccome ho imparato, negli anni, che è meglio tacere quando si è furenti, soprattutto se si soffre, come me, della sindrome dei cinque minuti, per cui in 300 secondi netti ti giochi tutto quello che hai accumulato con fatica sul fronte dei rapporti personali e professionali, in 30 lunghi anni, darò prova di grande saggezza applicando lo stesso principio anche alla tastiera del computer. Per cui, nessun diario, nessun resoconto, nessuna riflessione, niente di niente, insomma: neanche la ricetta mielosa che avevo in mente, soppiantata da una tutta diversa, in cui l'agrodolce domina fra i sapori e il coltello fra gli attrezzi.

Che però è servita, oltre che a rimediare una cena in tempi in cui, normalmente, si sarebbe finiti a caffellatte e biscotti, anche a recuperare un consolante lieto fine- e cioè che la sottoscritta, pur essendo dotata di tutti i difetti del mondo, dal sommo all'infimo grado, è però completamente priva di istinto omicida. O, quanto meno, riesce a tenerlo sotto controllo, se ci sono a portata di mano delle verdure....

Ratatouille allo zenzero e filetto di scorfano caramellato

filetto caramellato


per 4 persone
4 filetti di scorfano
un'arancia- scorza e succo
il succo di un'arancia
50 ml di salsa di soia
zucchero di canna
olio EVO

per la ratatouille
1 cipolla
1 costa di sedano
1 peperone giallo
1 melanzana
4 pomodori maturi
basilico fresco
zenzero fresco
olio EVO
sale



Pulire bene tutte le verdure. Affettare la cipolla e tagliare a tocchetti il sedano e farli soffriggere in 4 cucchiai di olio , in una larga padella, a fuoco medio. Aggiungere poi i peperoni tagliati a pezzetti, salare, fare insaporire e cuocere qualche minuto, a recipiente scoperto, mescolando di tanto in tanto. Finire con la melanzana, anch'essa a cubetti. Mescolare, abbassare la fiamma, coprire e far cuocere per una decina di minuti. Dopodiché, aggiungere i pomodori, tagliati a tocchetti e privati dell'acqua e dei semi. Mescolare bene, aggiustare di sale e cospargere le verdure con una bella grattugiata di zenzero. Proseguire la cottura, a recipiente coperto, per altri dieci minuti, non di più: le verdure devono essere cotte, ma croccanti. Spegnere il fuoco, scoperchiare, lasciar riposare qualche minuto e servire, dopo aver aggiunto qualche foglia di basilico fresco, sminuzzata con le mani.

per lo scorfano
grattugiare la buccia dell'arancia e metterla da parte. Spremerne il succo ed aggiungere la stessa quantità d'acqua, più un terzo della quantità complessiva di zucchero di canna. Versare il tutto in un casseruolino dal fondo spesso e, a fiamma bassa, sorvegliando con attenzione, far bollire finché non riduce della metà. A quel punto aggiungere la salsa di soia, mescolare bene, far ridurre ancora un poco e tenere da parte.
Cuocere i filetti dal lato della pelle in padella, con poco olio, irrorandoli con il succo dell'altra arancia, finché non sono cotti.
Salare e servire con qualche goccia di salsa caramellata allo zenzero e la scorza d'arancia grattugiata.

lunedì 18 maggio 2009

Le eredità irresistibili e i gamberoni al tè


Il ricordo più lieto che ho del corso di Ebraico ai tempi dell'Università è legato al clima surreale e divertito che si avvertiva quando, prendendo in mano la Bibbia ed iniziando a leggere dal fondo, esordivamo tutti con " in principio". La cosa ci sembrava così buffa che, un po'alla volta, avevamo preso tutti ad attaccare la lettura così, con buona pace del professore che, una volta riscontrata la vanità dei suoi sforzi di ricondurci a quel minimo di decoro che la sacralità del testo imponeva, si era serenamente rassegnato all'imperscrutabilità del Fato che, per quell'anno, gli aveva riservato una classe di emeriti imbecilli.
L'episodio mi è tornato in mente mentre leggevo L'irresistibile eredità di Wilberforce, opera secunda di Paul Torday, acclamata dalla critica come "semplicemente meravigliosa", " da leggere assolutamente", " un puro gioiello", capace niente meno di infrangere la maledizione che vuole i secondi "parti" meno brillanti dei "primi". Anche il risvolto della copertina sembrava promettere bene: "non sono un alcolizzato: ho la passione per il Bordeaux, tutto qui" risuonava alle mie orecchie come una sorta di "apriti sesamo" che mi avrebbe schiuso le porte di quel trionfo di sensorialità e di godimento allo stato puro che è il mondo del vino.
Se avete un po' di dimestichezza con le quarte di copertina (leggasi: se vi siete già presi almeno tre bidoni solenni, fidandovi delle recensioni sul restro del libro), sapete già che le aspettative per cui avete sborsato a cuor leggero 17.50 euro sono andate miseramente deluse: dissipato il fumo negli occhi delle prime pagine, ci si trova di fronte ad un romanzo che , del romanzo, ha solo il nome: scarsissima l'introspezione psicologica dei personaggi, debole la trama, piatta la scrittura, solo a tratti ( per altro brevi e scoordinati) in sintonia con la materia trattata.
L'unico motivo per cui l'irresistibile eredità di Wilberforce non finisce dritto nella pattumiera virtuale dei libri da buttare è per la trovata dell'impianto narrativo- che è quella che mi ha fatto venire in mente le lezioni di Ebraico, tanto per "chiudere il cerchio": nel senso che la vicenda inizia dalla fine e procede a ritroso, seguendo uno schema cronologico inverso dal quale l'autore non deraglia mai, neppure per concedere al lettore uno straccio di epilogo finale, una postfazione, qualcosa insomma che risollevi dallo sconforto che ti prende quando arrivi all'ultima pagina e ti rendi conto che sapevi già tutto (e, peggio ancora, che quello che sapevi non ti piaceva per niente).
Quindi, se amate il post moderno ma non osate ancora avventurarvi per i sentieri criptici e insidiosi di De Lillo, questo libro fa per voi. E se invece siete amanti di una letteratura tradizionale, che abbia un inizio e una fine (non necessariamente lieta) collocate al punto giusto, lasciate perdere e convogliate la stessa cifra in qualcosa che va all'indietro pure lui, ma lascia ben altro retrogusto...

GAMBERONI AL TE' E ALLO ZENZERO


per 4 persone
16 gamberoni ( o 24 mazzancolle, come quelle che vedete nella foto)
tè verde leggero
un pezzo di zenzero fresco ( circa 10 g)
brodo di pesce
olio EVO.
riso venere per accompagnare

Pulire bene i gamberi, togliere il carapace e il filo nero e farli marinare per due ore nel tè, in cui avrete grattugiato lo zenzero.
Nel frattempo, preparate il riso pilaf: prendete un recipiente che possa andare in forno e fatevi stufare mezza cipolla tritata, come per un normale risotto. aggiungete il riso ( circa due tazze piccole), fate tostare e poi bagnate con del brodo 8 meglio se di pesce), in quantità doppia rispetto al riso. il riso deve essere completamente coperto. togliete dal fuoco e sigillate il recipiente con della carta stagnola, poi infornate a 180 gradi per 18-20 minuti: è pronto quando il brodo è stato completamente assorbito dal riso. Togliete l'alluminio e sgranate con una forchetta.
Togliete i gamberi dalla marinata e fateli saltare velocemente in padella, salandoli leggermente.
Servite in piatti indivicuali, disponendo i gamberi su un letto di riso e portando il resto a parte
Buon appetito
alessandra