No, non sono a Cracovia, ma a Singapore.
E- per la cronaca- sono pure appena tornata da Bangkok.
Ma a Cracovia c'è una cara amica che ha bisogno di dritte- e quale migliore occasione per recuperare il diario di viaggio di una delle più belle vacanze di questi ultimi anni? Era l'agosto del 2011, un periodo di luce a rischiarare il buio di un annus horribilis e Cracovia era stata il coronamento di questo sprazzo di serenità.
Lo è tuttora, nel ricordo: per cui grazie a chi mi permette di recuperare queste tranche de vie e, nel contempo, di tornare ad aggiornare il mio blog.
Mettete questa città fra le mete del 2016, se ancora non ci foste stati, perchè merita davvero.
Partiamo da Pisa nel tardo pomeriggio, un volo-al-volo che è un altro dei mille regali di un'estate inaspettatamente generosa, in un pomeriggio afoso, reso ancora più caldo dagli strati di bagaglio che dobbiamo metter su, da quando Ryanar ha sancito che anche la borsa è "bagaglio a mano" - e guai a chi sgarra. E così, mi trascino il due di agosto con ai piedi un paio di scarpe da miniera, perchè vedremo anche quella e non sia mai che mi prenda una straccionata sotto terra, e il maglione da battaglia attorno ai fianchi, stramaledicendo il giorno in cui abbiamo deciso di saltare il check in, per una volta che possiamo viaggiare leggeri.
"no, io lì non mi ci siedo"- taglio corto, di fronte al marito che more solito si stravacca sul sedile vicino all'uscita d'emergenza. Con tutta che l'unica paura che non ho è quella di volare, mi basta sedermi in quella fila che inizio subito a sentirmi inquieta, almeno per i primi cinque minuti. Dopodichè, sento gli spifferi. Dal portellone, ovviamente- e non tentate di convincermi che non è possibile, perché non c'è come l'ansia che aguzzi l'ingegno e attiri la sfiga. L'unica è allungarmi una coperta e mettersi i tappi alle orecchie, fino all'arrivo.
Stavolta, però, i tappi servono a me: il posto lasciato libero dal marito è stato occupato da una giovane mamma polacca con due bambini terribili, che le hostess hanno provato invano a legare, spacciando per cinture di sicurezza per l'infanzia delle robe che non avrebbero sfigurato come accessorio per la camicia di forza. Ciononostante, l'hanno spuntata i "cori de mamma"- e da lì in poi è tutto un urlo disumano, con calci e pugni che volano da ogni parte- e io che invoco SOS Erode, che quando ce vò, ce vò...
L'aereoporto di Cracovia è piccolo e accogliente: se altrove è tutto uno zigzagare per trolley trascinati da viaggiatori distratti o frettolosi, qui lo slalom è fra i tavolini dei caffè. La cosa ci piace e ci riconcilia con tutti, anche con la guida pericolosa del tassista che ci porta a destinazione per la via più lunga e pure più noiosa. Ce ne accorgeremo sulla via del ritorno, grazie ad un collega onesto, e così non possiamo far altro che osservare il panorama dai finestrini, che si colora di verde e di ocra, a mano a mano che ci avviciniamo al centro della città e che rende sempre più difficile tenere a freno l'impazienza.
Da quando la creatura non è più una bambina, tendiamo ad orientarci verso la scelta di un appartamento, al posto della stanza d'albergo. Lei ha i suoi spazi, noi i nostri e non c'è come un tè preso prima di andare a dormire, in pigiama e ciabatte, senza nessun servizio in camera a metterti in imbarazzo, che ci riconcilia con le fatiche delle giornate appena trascorse. Cracovia non fa eccezione e troviamo un delizioso appartamentino, a cinque minuti a piedi dalla città vecchia, con portiere notturno e personale disponibile e gentilissimo durante il giorno. La ragazza che è di turno quando arriviamo è premurosa e preparata, ma oltre l'indispensabile non la lasciamo andare: si sta facendo buio e non abbiamo un minuto da perdere.
La città vecchia (Stare Miasto) si sviluppa intorno alla piazza del mercato, da secoli il cuore pulsante della città. I suoi 200 metri per lato ne fanno la piazza più grande del Medioevo e molto è rimasto, di quest'epoca- dalle volte che ombreggiano i portici, al grande Fondaco dei Tessuti, un tempo centro del commercio delle stoffe, oggi sede di un affollatissimo mercato di artigianato, esclusivo appannaggio delle orde di turisti che si accalcano qui, ad ogni ora del giorno e della notte. Noi ci arriviamo che inizia ad imbrunire e ce la godiamo illuminata e brulicante di vita, come se fosse giorno
Ma giorno non è ed anzi, l'ora di cena è passata da un pezzo: ho un elenco che inizia e non finisce, di ristoranti tipici e decidiamo di cominciare da quello che sulle guide non c'è, ma che è consigliato a gran voce da chi a Cracovia c'è stato sul serio. Il posto è ultra turistico, a dire il vero, ma è perfetto per un primo approccio con la cucina polacca: in tre, ci scofaniamo del formaggio di capra con composta di mirtilli rossi, delle salsicce di agnello, dei deliziosi pancakes di patate all'aglio e prezzemolo e poi lo zurek, la zuppa polacca con farina di segale, uova e salsiccia, uno strano goulash e un arrosto di montone speziato, il tutto per meno di 40 euro, birra polacca compresa.
Un'occhiata all'orologio ci consiglia di prendere la via del ritorno: domani ci aspetta una giornata faticosa, con le sveglie già puntate alle sette del mattino. Non ci resta che barcollare fino al nostro appartamento e pazienza se la passeggiata è troppo breve per smaltire la cena: vorrà dire che ci rifaremo domani.
(segue...)
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