Anche se non passa un nanosecondo senza che ci diciamo quanto sia bella questa città e quanto siamo felici di essere qui, Cracovia è stata una seconda scelta. In principio, infatti, fu San Pietroburgo, sulla scia dell'infatuazione per Dostoevskji che colse la creatura giusto un anno fa. Vagavamo per la brughiera scozzese e lei, di continuo, stava a ricordarci che non era lì che sarebbe voluta venire: l'alternativa a trasformarmi in una moderna Medea era quella di prometterle che l'anno prossimo l'avremmo accontentata e così sarebbe stato, se non fossimo incorsi in questo annus horribilis che, per molti mesi, ci ha impedito di fare programmi di sorta.
Abbiamo smesso di vivere alla gornata alla fine di giugno e verso metà luglio abbiamo iniziato a pensare che, forse, una mini vacanza ce la saremmo potuti permettere. Non la Russia, però: troppo poco tempo a disposizione, troppa burocrazia a rendere impossibile un viaggio alla mordi-e-fuggi come quello che ci saremmo potuti concedere. Il marito aveva proposto Berlino, ma la creatura aveva messo i musi: " Se non può essere San Pietroburgo, allora andiamo a Cracovia", aveva detto, ricordando l'altra meta, sempre in programma e mai raggiunta. E così, l'abbiamo accontentata e il resto è la storia che leggete qui, con una piccola postilla, confessata solo a cose fatte: anch'io volevo andare a Cracovia. Perchè volevo andare a Czestochowa.
Pur essendo cattolica- o, per certi versi, proprio perchè sono cattolica- non son tipa da santuari. Ne avrò visitati un'infinità e, a parte rarissime eccezioni, ogni volta ho dovuto constatare che certi pellegrinaggi non giovano alla mia spiritualità, anzi: fatemi ancora vedere un banchetto che vende sciarpe che inneggiano alla Madonna o un San Francesco in forma di barometro che cambia colore a seconda del tempo per trasformarmi in una sorta di incredibile Hulk alle crociate, con tanto di colorito verdino e cordoni del collo che sembrano gomene.
Non mi sono emozionata neppure a Santiago de Compostela, in mezzo a pellegrini sponsorizzati, a tessere vidimate che neanche fossero un Gronchi rosa, a torte con le ali e a conchiglie in pura plastica, con tutta che ero partita animata dalle migliori intenzioni. Ma stavolta avevo qualcosa da chiedere- e di quelle così importanti che da casa proprio non si può: e qualcosa mi diceva che Czestochowa sarebbe stato il posto giusto
Usciti da Birkenau, avevamo chiesto al nostro autista di fermarsi al primo chiosco sulla strada: di tempo per un pranzo vero e proprio non ce n'era, ma il solito panino al volo ci sta. Solo che dobbiamo avere qualche difetto di comunicazione, perchè con tutta che ci spertichiamo in dichiarazioni d'amore per le salsicce polacche, lui ci scodella prima davanti a un Mc Donald e poi ad un autogrill. Il rifiuto si impone - e così, arrivati a Czestochowa, decidiamo ancora una volta di sacrificare ai bisogni dello spirito quelli della carne, fiondandoci dritti al primo chiosco che ancora sfrigola, nonostante l'ora tarda.
Prima di partire, una cara amica mi ha chiesto di accendere una candela anche per lei, aggiungendo alla richiesta un'offerta in denaro. Pare che sennò non funzioni, mi dice ridendo e tanto basta perchè io venga colta dall'ansia di dimenticarmelo. Commetto la leggerezza di dirlo al marito e siglo così la mia condanna: "Uh-uh, Carola, la mamma si è data al commercio di indulgenze" è il minimo che mi becco, Simon mago e miseri seguaci compresi.
Entrati nel Santuario, però, di simon Mago non c'è traccia. E neppure di bancarelle, di gadget, di immaginine o di rosari. Non ci sono neppure le candele e le cassette per le offerte. Ma solo gente che prega e che canta e che sorride. Davanti all'icona della Madonna Nera si susseguono messe a ripetizione e tutti che partecipano con una devozione che è fatta di semplicità e di gioia. Stento a credere a quello che vedo- e dopo un po', finisco per essere contagiata anch'io da questa atmosfera, da questa fede che è fatta di fiducia e di abbandono, a quel "non abbiate paura" che riecheggia in ogni immagine, in ogni canto, in ogni pietra di questo santuario: niente sembra impossibile, tutto sembra a portata di mano, anche le richieste più assurde e improbabili come quella che ho in mente io e che formulo in silenzio, stringendo forte la mano di mia figlia, a sugellare un momento che nessuna delle due dimenticherà tanto facilmente.
(segue)
Ovviamente, non mi sono dimenticata della candela che devo accendere per la mia amica. Il problema, però, è che qui candele non ce n'è. Inizio a chiedere un giro (e come si dice "candela", in polacco), errando per tutti i meandri del santuario, fino a quando non le trovo: è un'unica struttura, oltretutto piccolissima, ed accanto c'è una cassetta per le preghiere che i singoli fedeli scrivono alla Madonna. Con tutta che non c'è niente da capire, riesco lo stesso a far confusione e infilo l'offerta nella buca delle preghiere, con tanto di sforzi annessi per far entrare i soldi in una fessura che, evidentemente, non è stata pensata per quello. Ma tant'è: chiedete all'addetto alla manutenzione della macchina del caffè dell'ufficio, quante monetine trova nel posto sbagliato ogni volta che passo di lì e non vi stupirete più di niente. Ovviamente, realizzo di essermi sbagliata quando ormai è troppo tardi. La creatura è piegata in due dal ridere, il marito attacca con un'invocazione supplementare e io decido su due piedi che ho appena inventato la posta prioritaria per le preghiere- e ditemi voi se non è una grande idea.
Il nostro autista è un tipo di poche parole ma simpatico. Si vede che la cosa è reciproca perchè, sulla via del ritorno, ci propone una devizione nel Parco nazionale intorno a Cracovia, noto come "la Strada dei Nidi delle Aquile", per le rovine degli antichi castelli che sorgevano in posizione strategica sugli speroni delle rocce tutt'intorno. Riusciamo a vederne uno, anche se dall'esterno e quando rientriamo in hotel siamo stanchi ma felici: mai avremmo immaginato di poter condensare così tante emozioni in un unico giorno. Ne manca ancora una, all'appello: la cena al Wierzynek, il ristorante più famoso di Cracovia e della Polonia intera, dove ci concediamo una sosta coi fiocchi ( e senza foto: su questo punto, il marito è irremovibile), fino a tarda sera. Rientriamo distrutti e per un attimo penso di puntare la sveglia un'ora dopo. Ma poi penso a cosa ci aspetta l'indomani e resisto alla tentazione. Chissà perchè...
(segue)
Nessun commento:
Posta un commento