Fra le innumerevoli piacevolezze
archiviate sotto la voce "gioie della maternità", noi ci godiamo da
qualche anno l'avversione della creatura per la cucina in generale- e
quella di sua madre, in particolare. A scanso di equivoci, la
disgraziata mangia e anche in modo abbastanza giusto: rispetta gli orari
dei pasti, non beve bibite gasate, si tiene a cauta distanza dalle
merendine e negli anni ha capito che, quando gli alimenti si accoppiano è
perché gli altri vivano felici e contenti e non perché perdano ore a
separare accuratamente la carne dalla passata di pomodoro e la cipolla
dai chicchi di riso. Se poi, nel giro dei prossimi dieci anni, dovessimo
mai riuscire a farle capire che ingoiare della roba verde, ogni tanto,
non la trasforma automaticamente in una specie di hulk con l'apparecchio
ortodontico, ma la rende più sana e più bella, potremmo quasi cantare
vittoria.
Anche sul fronte pratico, la ragazza avrebbe dei numeri: le
performance ai fornelli si contano a malapena sulle dita di una mano e
sono costate ogni volta lacrime e suppliche da parte della sottoscritta,
ma i risultati hanno avuto un che di sbalorditivo. "ho preso dalla
nonna", ha commentato ogni volta, fra il travaso di orgoglio di mia
madre e le ghignate al mio indirizzo del marito.
Il problema, come
dicevo, riguarda la cucina materna: nel senso che, per mia figlia, o io
non cucino mai ( giuro: lo sostiene impavida di fronte a testimoni)
oppure cucino cose che non le piacciono. Su questo fronte, mi è toccato
sopportare di tutto: dall'assistere alla richiesta di una terza fetta di
torta Cameo, alla festa di compleanno dell'amica inglese, al sentirle
dire, come esempio di proporzione inversa, " più la mamma cucina, meno
noi mangiamo" ( questa ha fatto il giro di Genova, anzi: se nel
frattempo avesse assunto i contorni di una leggenda metropolitana,
tranquilli, è tutto vero ed è successo qui, in questa casa, sotto i miei
occhi).
Ultimamente, però, la cosa ha assunto un nuovo risvolto,
manco a dirlo ancora più imbarazzante, non foss'altro perché pubblico ed
indecoroso- e cioè l'abbuffata in grande stile dei dolci che preparo per
gli amici e che il galateo vorrebbe che si lasciassero nelle loro case e
non che finissero negli stomaci di chi li porta in dono. Ogni volta, è
un tormento: sguardi languidi lanciati all'ultima fetta, braccia tese
con il piatto vuoto, sgomitate per arrivare prima e, come ciliegina
finale, un lamentoso " per me, queste cose così buone la mamma non le fa
mai" che ha il potere di intenerire anche il più goloso ed affamato dei
nostri amici. Ovviamente, io vorrei sprofondare, dalla vergogna: ma a
nulla valgono i calci sotto il tavolo, le minacce velate dal tovagliolo,
le promesse "che giuro che quando siamo a casa te ne faccio dieci, di
'ste robe qui" : se ha deciso che il dolce le piace, non c'è nulla, ma
proprio nulla, che possa fermarla. Anzi, ogni volta è un'escalation
verso ulteriori brutte figure: ora, per esempio, siamo arrivati al doggy
bag, per cui non solo mangiamo fino a scoppiare, ma ci facciamo
preparare anche il pacchettino per la colazione del giorno dopo, con me
che sempre più debolmente cerco di oppormi e gli amici sopraffatti dai
sensi di colpa, per togliere il cibo di bocca a 'sta povera ragazzina,
trascurata dalla mamma.
E così, domenica sera siamo rincasati a notte
fonda, con il nostro pacchettino di stagnola nelle mani. E lunedì
mattina, accanto ai resti della sera prima, sul tavolo della colazione
c'era la replica della stessa torta, solo più fragrante e più profumata,
come conviene alle torte appena uscite dal forno. Solo che stavolta era
rotonda. E, come ben sanno tutti i grandi esperti di cucina, se c'è una
cosa che influisce sul sapore è la forma dello stampo. E le torte
quadrate, si sa, sono più buone delle altre. Motivo per cui, gli avanzi
sono stati spazzolati in un battibaleno e la replicante ce l'ho ancora
semi intatta sul bancone della cucina. Però, almeno stavolta, un
commosso "grazie mamma" me lo sono beccato- e , di questi tempi, è
meglio che niente....
TARTE AL LIMONE E AL COCCO
la fonte è Kitchen, Marie Claire, ma ho apportato tante e tali di quelle modifiche che ormai l'originale è solo un ricordo
pasta
frolla ( io uso la mia ricetta, che prevede 300 g di farina, 200 di
burro, 100 di zucchero, 1 uovo, la buccia grattugiata di un limone e un
pizzico di sale. Lavoro in fretta, stendo la pasta nella tortiera e
metto in frigo, il tempo per preparare il ripieno, non di più)
per il ripieno:
180 g di burro a temepratura ambiente
300 g di zucchero ( ridotto drasticamente a 200- e va bene così)
4 uova intere, grandi
la scorza grattugiata di un limone ( l'originale diceva due cucchiaini, io preferisco abbondare)
il succo di mezzo limone
90 g di cocco grattugiato
uno yogurt alla vaniglia ( l'originale prevede uno yogurt bianco e una bustina di vanillina, fate voi)
Montare
il burro a crema con lo zucchero e aggiungere le uova, ad una ad una,
poi lo yogurt, il succo e la scorza di limone e in ultimo il cocco.
Versare la crema nello stampo e far cuocere a 180 gradi per almeno
mezz'ora: la superficie deve essere appena appena brunita. Il ripieno
rassoda a contatto con l'aria, quindi non preoccupatevi, se vi sembra
molle.
Lasciate raffreddare bene e poi spoverate con abbondante zucchero a velo
buon appetito
alessandra