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domenica 25 aprile 2010

Lemon Chess Pie


di Alessandra


lemon chess



Il primo che ride lo anniento.
Ma anche no: anche perchè, detto fra noi, se questo dolce non avesse avuto questo nome, col cavolo che lo avrei preso in considerazione. Solito flan al limone, avrei pensato, privandomi per altro di una rielaborazione goduriosa e robusta di un classico un po' abusato e sbiadito. E' chiaro, però, che in questo caso il gusto è passato in secondo piano, schiacciato da tutta una serie di battute più o meno penose, tutte raggruppabili sotto l'etichetta del "che cesso di torta".
Non ne è stata immune neppure la Dani che giusto ieri sera, mentre decidevamo la scaletta della settimana, è passata da una blanda perplessità (un flan? ma non ne hai appena messo uno?) al contenuto entusiasmo da ritratto di signora in un giardino che mai la abbandona (la torta cesso, sì,si, metti la torta cesso, bambineeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee, la ale ha fatto la torta cessooooooooooooooooooooooo). Per cui, insomma, oggi vi tocca.
Se non fosse perchè sono le otto di domenica mattina e ho buttato via metà nuttata in ginocchio davanti al forno a supplicare un impasto che di lievitare, proprio, no ne voleva sapere, vi sciorinerei un elenco infinito di nomi "stranieri" che da noi hanno significati e risonanze ben diverse rispetto alla loro patria d'origine. Su due piedi, mi viene in mente il mitico Trapattoni con Strunz o le contorsioni dei miei amici inglesi, nell'allora più fornito negozio di dischi di Genova, di fronte ad un LP dei Dik-Dik, per non contare le figuracce che ci hanno sempre accompagnato, nella -in quel caso, si- perfida Albione, ogni volta che chiedevamo un "piss of cake".
Vi dò licenza di uccid... ops, di supplire ai miei vuoti di memoria, mentre vado a schiarirmi le idee con il terzo caffè, certa che la squisita sensibilità che da sempre contraddistingue chi passa di qui non mancherà di brillare anche in questa occasione. In cambio, prometto un piatto di fumanti galushki (ma solo per i Genovesi: per il resto del mondo, sono meravigliosi gnocchi dell'Europa dell'Est)


LEMON CHESS PIE

lemon chess

Dicesi fantozzianamente "lemon chess" un dolce del Sud degli Stati Uniti, la cui caratteristica è quella di avere una base di pasta brisè. Quindi, poco dolce. Al pari della quasi totalità dei dolci anglosassoni, poi, è di una semplicità disarmante, visto che si tratta di mescolare insieme gli ingredienti, riempire il guscio ed infornare. Il risultato, come sempre, è sorprendente e, se vi piace il limone, è un'altra di quelle cose da "to do list", senza se e senza ma.

DSC_0589

per 8/10 persone

tortiera 24 cm
pasta brisèè
3 uova più un tuorlo
125 ml di latte
250 g di zucchero
50 g di fecola
55 g di burro pomata
il succo di mezzo limone
la scorza grattugiata di un limone
un cucchiaino di estratto di vaniglia
un cucchiaino di sale
un cucchiaino di essenza di limone (giammai!!!)

la ricetta originale dice di rivestire una teglia di pasta brisèe, di mescolare insieme tutti gli ingredienti e di far cuocere a 180 gradi per 45/50 minuti
Siccome siamo in presenza di un ripieno liquido, io ho fatto una cottura in bianco, di una decina di minuti.
Quindi: ho imburrato una tortiera e vi ho steso la pasta brisèe: la tortiera che vedete nella foto è troppo piccola, rispetto alle dosi. La torta, infatti, deve diventare più bassa: quindi, usate una teglia da 24 cm.
Dopodichè, ho coperto il fondo con un foglio di carta da forno, l'ho cosparso di fagioli secchi e ho fatto cuocere per 10 minuti a 180 gradi.
Nel frattempo, ho mescolato tutti gli altri ingredienti, in quest'ordine
- ingredienti solidi: fecola, sale, zucchero (setacciati)
-ingredienti liquidi: latte, uova, succo di limone (leggermente sbattuti )
li ho poi amalgamati, mescolando con una frusta (non devono rimanere grumi) e in ultimo ho aggiunto la scorze di limone e l'estratto di vaniglia.
Ho riempito il guscio di brisèe e ho infornato per 40 minuti: una volta cotta, la superficie sarà leggermente brunita e "tremula" solo al centro. Lasciate raffreddare e vedrete che acquisterà consistenza uniforme.
Se vedete che la superficie scurisce troppo, copritela con un foglio di alluminio, negli ultimi 10 minuti di cottura.
Si serve fredda, cosparsa di zucchero a velo. Gli Americani, impavidi, ci aggiungono pure la panna montata, ma io non ce l'ho fatta. Mi sono limitata a nappare con un cucchiaio di confettura di fragole, ma più per dar colore che per altro. Per me, è buona di suo, senza tante aggiunte.
Buona Domenica
Ale


English Version

LEMON CHESS PIE

lemon chess

mercoledì 24 marzo 2010

...e il terzo giorno....(flan di arancio e cocco)



flan arancia e cocco


...sfasciossi la mini.
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(spazio per gli smoccolamenti)
Prima che pensiate male, stavolta non è colpa mia: il battesimo della nuova auto è stato officiato da due o più idioti, con il rito collettivo dell'offerta di specchietti e di portiere. Noi ci abbiamo rimesso lo specchietto retrovisore del lato del guidatore (parcheggiato dal lato del marciapiede) e metà fiancata, oltre a un pomeriggio passato a convincere la signorina delle Assicurazioni che "no, non sto scherzando e sì, lo so che l'abbiamo appena stipulati, gli atti vandalici " et similia.
In ogni caso, perchè la pratica abbia inizio, è necessaria tutta una procedura che per il resto del mondo inizia con la denuncia ai Carabinieri e termina con la valutazione dei danni da parte del Perito, mentre per me si esaurisce in una telefonata a mio papà.
Va così da 44 anni e, se qualcosa è cambiato, è l'espressione del suo sguardo, che dalla solenne incavolatura dei bei tempi andati è passato ad una desolata rassegnazione, quasi che si sia piegato al crudele destino che lo chiama sempre - sempre- a tamponare i casini della sua figlia maggiore: ma per il resto, il copione è sempre lo stesso, con me che gli dò le chiavi e lui che nel giro di poche ore riconsegna la merce come nuova.
Oggi, però, abbiamo fatto eccezione.
Passo indietro: due o tre mesi fa, a seguito di una mezza rivoluzione del mio orario d'ufficio, mi sono ritrovata con il lunedì mattina libero- vale a dire 4 dicasi 4 ore senza ufficio, senza marito, senza figlia e pure senza casa da riordinare, visto che la signora viene il lunedì. Mi fosse piovuto addosso un tir di manna da cielo non sarei stata così contenta. E quindi, il lunedì mattina, dalle 9 alle 11, vado dall'estetista e guai al mondo se devo cambiare il programma, anche se questo significa costringere mio padre a salire due rampe di scale per prendersi la chiave della macchina.
Dall'estetista faccio una specie di impacchi rassodanti-restringenti-rilassanti, a base di non so quali erbe diluite con acqua di Lourdes, che pare facciano effetto solo se avvolti in non so quanti metri di pellicola trasparente e sotto non so quanti strati di coperte termiche: su di me, fanno un effetto inquietante, stile la cicciona di B.C. vestita da Tutankhamon per il ballo di carnevale: ma siccome se mi muovo vanifico ogni sforzo, tutti i lunedì affronto con coraggio questa prova, restando inchiodata al lettino come l'ostrica allo scoglio, chiudendo la bocca e trattenendo il fiato, che maniman mi muovo.

Sapete già come è andata a finire, vero?
La prima telefonata è arrivata alla fine dell'incellophanamento, proprio quando avevo le braccia completamente immobilizzate:
"guarda che la mini non ha niente"
" come non ha niente" dico alle mie pieghe del collo, nelle quali la man pietosa della Mercedes ha incastato il cellulare. "ha uno specchietto retrovisore rotto e una fiancata da rifare"
"no, no, non ha niente: qui c'è tutto perfetto- specchietto, fiancata, tutto. E' quella grigia, no? E' quella parcheggiata di fronte a casa, no? E allora, non ha niente"
La seconda telefonata l'ho presa sollevando l'avambraccio all'altezza dell'orecchio
" Belin, me lo potevi dire che qui son solo mini grigie..."
La terza telefonata, ha richiesto l'impiego del polso
"a che ora è avvenuto il sinistro?"
"papà, come parli?"
"son dai Carabinieri: a che ora è che ti han rotto la macchina?"
"papà, non è un incidente: è un atto vandalico, senza testimoni.."
Breve confabulazione
"ma qui vogliono sapere a che ora è successo..."
La quarta telefonata, l'ho presa direttamente con la mano sinistra, mentre con la destra davo pacche di conforto alla mia estetista, sempre più afflitta
"che lavoro fai?"
Secondo voi, le testate nel muro, lo fanno venire il collo liscio????

P.S. Nel lungo elenco delle persone /cose/situazioni che la gente mi invidia, mio padre occupa il primo posto. Su tutto il resto discuto, su mio padre no: perchè se c'è una figlia davvero fortunata al mondo, questa sono io.

FLAN DI ARANCIO E COCCO

flan arancia e cocco




La ricetta proviene da qui, con l'unica modifica della base, nel mio caso sostituita dalla pate sucrée di Michael Roux.

per la pasta sucrée (M. Roux)
-250 gr di farina
-200 gr di burro tagliato a pezzettini leggermente ammorbidito
-2 tuorli
-un pizzico di sale
-100 gr di zucchero a velo
Lavorare insieme tutti gli ingredienti. Lasciar riposare l'impasto in frigo per almeno mezz'ora, avvolto in pellicola trasparente

Per il flan
2 arance non trattate
40 g di farina di mais
3 uova
80 g di zucchero
30 cl di latte di cocco
pasta sablè


Preparazione

Imburrare bene uno stampo a cerniera di 22/24 cm di diametro e rivestirlo con una sfoglia di pasta sucrè

Grattugiate la scorza delle arance e spremetene il succo, in modo da ottenerne circa 150 ml. Filtratelo e stemperatevi la farina di mais, poco per volta.

Montare i tuorli con lo zucchero, fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere il succo di arancia in cui è stata sciolta la farina e, in ultimo, il latte di cocco e la scorza d'arancia grattugiata


Versare il composto nello stampo ed infornare a 180 gradi, per 35 minuti circa. Fate raffreddare completamente, prima di sformare il flan
Buon Appetito
Alessandra