Nell'ordine, l'ho detestata/ammirata/amata/adorata, con quell'adorazione tutta speciale che si riserva quando si scopre quante e quali marce in più finiscano per nascondersi dietro modi scontrosi e difficili. Mia nonna era la donna più intelligente che io abbia mai conosciuto, con l'handicap di una nascita sbagliata: se fosse nata un secolo dopo, l'avremmo vista sui giornali, in mezzo ai politici o ai medici o alle stiliste di grido. Avendo avuto la mala sorte di venire al mondo nel 1913, dovette adattarsi a quella trafila di cliché a cui allora era impossibile sottrarsi, a maggior ragione se donna e pure sfortunata- e che, neanche a dirlo, non le appartenevano: la casa, il matrimonio, i figli e la conseguente acquisizione di ruoli che, inevitabilmente, la inchiodarono ad una vita che, in tempi diversi, non avrebbe mai scelto.
Perchè stonata, rispetto alle sue aspettative.
E sottotono, rispetto alle sue doti.
Il suo senso etico, ancora più alto di un senso del dovere elevato alla enne, le impose di non ribellarsi: non fu impedita a farlo, semplicemente lo scelse.
Adattandosi ad una vita sottotono e ricercando spazi personali in quello che più rimpiangeva e più la interessava, vale a dire lo studio.
Mia nonna era la secondogenita di una famiglia benestante, almeno fino a quando non compì 12 anni: in quell'anno, suo padre, l'unico sostentamento alla famiglia, morì di un male misterioso in pochi giorni e la sorella primogenita venne adottata dallo zio che, al tempo delle mille lire al mese, ne portava a casa tremila. Mia prozia Teresa potè diplomarsi, prendere la patente, guidare la macchina, fare scelte indipendenti, mentre mia nonna- che di tutti era la più intelligente e la più dotata- si trovò a dover aiutare la madre a mantenere le sue sorelle e quel fratello maschio che, per ironia della sorte, essendo nato per ultimo, divenne l'ennesima bocca da sfamare e non il possibile erede della professione del padre.
I suoi studi si interruppero alla sesta elementare: da piccola, ridevo come una matta e facevo ridere le mie amiche, quando svelavo il titolo di studio di mia nonna. Da grande, mi si stringeva il cuore.
Perchè in mezzo avevo visto una donna che cercava il riscatto dalla sua ignoranza- e lo cercava, questo sì, nell'unico modo che le apparteneva. Facendo studiare i figli, anzitutto. E sfruttando qualsiasi occasione la vita le offrisse, per ampliare la sua cultura.
Quando dico che ho avuto una nonna che leggeva un libro al giorno, non sto esagerando. Anzi, probabilmente mi sto tenendo bassa, perchè non includo la quantità di riviste, di quotidiani, di documentari che divorava, di continuo. Negli anni, aveva sviluppato un approccio raffinato agli argomenti che la interessavano, la Storia su tutti e se mai ho avuto la possibilità di ampliare i miei orizzonti e di confrontare i miei punti di vista, è da mia nonna che l'ho imparata, su quel tavolo della cucina in cui io ripetevo a voce alta le lezioni e lei chiosava, chiedeva, approfondiva.
E, naturalmente, controbatteva.
Perchè, sia chiaro, se mai ci fu una Van Pelt in famiglia, questa era lei.
Scorbutica, impettita, testarda, irremvibile.
Le sue certezze erano incrollabili- e questo valeva anche per la cucina: gli gnocchi si fanno col pesto, la Pasqualina si fa a Pasqua coi carciofi, con le bietole il resto dell'anno- e la frolla, è un "tre-due-uno"
E ditemi voi, se non aveva ragione...
1. sarebbe meglio impastare a mano, sempre: l'unico vero rischio che presenta la preparazione della frolla è che il burro si surriscaldi (in gergo: che si bruci): non a caso, è prassi farla riposare in frigorifero. Tenete presente, però, che se il burro "si brucia" non c'è riposo che tenga. Ovvio che la salvate, lasciandola una notte in frigorifero: ma la friabilità è diversa. Non solo: lavorandola a mano, potete ridurre al minimo i tempi di riposo- qualche volta, stendo e inforno, senza nessun passaggio in frigo, per dire- e avere sempre la possibilità di capire quando "cogliere l'attimo"- quando cioè è il momento giusto per smettere di lavorare.
Se usate il mixer, il burro deve essere freddissimo- non di freezer, ma di frigo. Sorvegliate la lavorazione e, naturalmente, mettete in frigo.
quale farina? quelle che preferite, purchè siano povere di glutine. Ultimamente siamo tornati alle farine grezze, che sciorinano una gamma di sapori inedita. Proprio per questo, consiglio di andarci piano, a seconda del tipo di farcitura che si vuole usare. Coi frutti di bosco, per esempio, la farina grezza sta divinamente. Con i ripieni al limone, ho qualche dubbio. In ogni caso, è sempre meglio mischiare, in percentuali variabili a seconda dei vostri gusti
quanto burro? dal burro dipende la friablità dell'impasto. Date le premesse, è ovvio che maggiore è la quantità di burro, più difficile sia impastare la frolla: ma una volta che avete preso la mano, è tutta discesa. E una frolla friabile e burrosa è un buon modo per riconciliarci col mondo.
La frolla all'olio, nelle prossime puntate
quanto zucchero? lo zucchero è responsabile della croccantezza. A me la frolla piace friabile, non croccante, quindi ne metto poco. Aggiungo anche che mai come nel caso dello zucchero bisogna tener conto del ripieno: si mangia tutto in un colpo solo, la frolla e quello che contiene-e un boccone troppo dolce copre tutto il resto.
quale zucchero? tendenzialmente, quello semolato. A volte, uso lo zucchero di canna, in una frolla rustica, mentre lo zucchero a velo lo riservo per alcuni biscotti. Ma col semolato mi son sempre trovata benissimo, quindi non cambio.
l'uovo: in teoria, bisognerebbe indicare il peso. Ce la vedete, mia nonna, a pesare le uova? Lei ci metteva un tuorlo, di quelli delle uova di una volta, quando le galline andavano a sentimento e non a misure standard. Io ci metto un uovo intero, se medio, un tuorlo solo, se grande.
la scorza di limone: non chiedetemi perchè, perché non saprei darvi nessuna spiegazione: ma se non metto la scorza del limone, ottengo una frolla meno friabile. Sarà suggestione, mettiamola cosi. Ma se non ho limoni, cambio dolce. E la metto sempre, anche quando fa a pugni col ripieno: magari solo una grattigiatina, ma guai a dimenticarla****
*** arrivata ora email pietosa da lettore, chimico di professione: l'acido citrico neutralizza il glutine. Quindi, non solo la scorza ci va, ma sarebbe ancora meglio aggiungere direttamente qualche goccia di limone.
quanto riposo? dipende da quanto lunga è stata la lavorazione. Tendenzialmente, io faccio riposare dopo che ho steso in teglia. Il motivo, è nel paragrafo seguente.
stendere la frolla col mattarello: nei libri di ricette, di solito c'è scritto di tenere la frolla in frigo per un'oretta, poi di manipolarla un po', per renderla nuovamente lavorabile e poi di stenderla col mattarello sulla teglia, farcire e infornare.
In casa mia, i sogni si infrangevano sul mattarello.
Nel senso che 2 volte su 3 non mi riusciva di tirare la frolla e metterla in teglia in un colpo solo, senza bisogno di aggiunte.
Parlo al passato perché, da quando sono in campagna, ho un tavolo di marmo che si sta rivelando l'alleato più prezioso che potessi avere: è sempre freddo, quindi è l'ideale per la lavorazione della frolla.
Ma già lo so, che quando tornerò a casa, saremo alle solite.
Per cui, io faccio così: lavoro il minimo la frolla e la stendo subito nella teglia, aiutandomi col mattarello fin dove riesco e rappezzando a mano, per il resto. POI- e solo poi, metto in frigo.
cottura: su questo, son talebana. 170°C, modalità ventilata- e la tolgo dal forno quando è ancora chiara. Leggermente brunita, sarebbe l'espressione esatta, ma il leggermente va inteso in senso estremo: appena un velo.
Poi ci sono le cotture in bianco e le varie eccezioni. Ma la mia regola è che la frolla deve cuocere il meno possibile. E riposare almeno qualche ora, prima del consumo.
problemi in cottura: di solito è uno- ed è quello che la frolla non aderisca allo stampo, ma si rattrappisca un po': è perchè nn la si fa riposare nello stampo. Se avete fretta, potete passarla un quarto d'ora nel freezer. Altrimenti, da mezz'ora a tutto il santo giorno, se avete tempo. Per la cottura in bianco, son necessari altri accorgimenti: ma direi che per oggi, la lenzuolata può bastare ;-)
Perchè stonata, rispetto alle sue aspettative.
E sottotono, rispetto alle sue doti.
Il suo senso etico, ancora più alto di un senso del dovere elevato alla enne, le impose di non ribellarsi: non fu impedita a farlo, semplicemente lo scelse.
Adattandosi ad una vita sottotono e ricercando spazi personali in quello che più rimpiangeva e più la interessava, vale a dire lo studio.
Mia nonna era la secondogenita di una famiglia benestante, almeno fino a quando non compì 12 anni: in quell'anno, suo padre, l'unico sostentamento alla famiglia, morì di un male misterioso in pochi giorni e la sorella primogenita venne adottata dallo zio che, al tempo delle mille lire al mese, ne portava a casa tremila. Mia prozia Teresa potè diplomarsi, prendere la patente, guidare la macchina, fare scelte indipendenti, mentre mia nonna- che di tutti era la più intelligente e la più dotata- si trovò a dover aiutare la madre a mantenere le sue sorelle e quel fratello maschio che, per ironia della sorte, essendo nato per ultimo, divenne l'ennesima bocca da sfamare e non il possibile erede della professione del padre.
I suoi studi si interruppero alla sesta elementare: da piccola, ridevo come una matta e facevo ridere le mie amiche, quando svelavo il titolo di studio di mia nonna. Da grande, mi si stringeva il cuore.
Perchè in mezzo avevo visto una donna che cercava il riscatto dalla sua ignoranza- e lo cercava, questo sì, nell'unico modo che le apparteneva. Facendo studiare i figli, anzitutto. E sfruttando qualsiasi occasione la vita le offrisse, per ampliare la sua cultura.
Quando dico che ho avuto una nonna che leggeva un libro al giorno, non sto esagerando. Anzi, probabilmente mi sto tenendo bassa, perchè non includo la quantità di riviste, di quotidiani, di documentari che divorava, di continuo. Negli anni, aveva sviluppato un approccio raffinato agli argomenti che la interessavano, la Storia su tutti e se mai ho avuto la possibilità di ampliare i miei orizzonti e di confrontare i miei punti di vista, è da mia nonna che l'ho imparata, su quel tavolo della cucina in cui io ripetevo a voce alta le lezioni e lei chiosava, chiedeva, approfondiva.
E, naturalmente, controbatteva.
Perchè, sia chiaro, se mai ci fu una Van Pelt in famiglia, questa era lei.
Scorbutica, impettita, testarda, irremvibile.
Le sue certezze erano incrollabili- e questo valeva anche per la cucina: gli gnocchi si fanno col pesto, la Pasqualina si fa a Pasqua coi carciofi, con le bietole il resto dell'anno- e la frolla, è un "tre-due-uno"
E ditemi voi, se non aveva ragione...
TRE-DUE-UNO
Una premessa veloce.
Al mondo, esistono più ricette di frolla che gocce nel mare.
E la sottoscritta le ha provate (quasi) tutte.
Alla fine, son tornata al punto di partenza, con un distinguo- e cioè, che questa frolla è quella che preferisco per le torte con ripieni grassi (a base di creme, di formaggi, di panna e ovviamente, di latte e di uova). Personalmente, la uso anche per le crostate con la marmellata perchè, essendo poco dolce, si equilibra bene con la farcitura: ma questo perchè nelle marmellate di casa mia lo zucchero si sente.
Per il resto, seguo le ricette, via via che le scelgo: per cui, aspettatevi di trovare qui sopra decine di varianti.
Ma la frolla del mio cuore, quella che non tradisce, che mette tutti d'accordo e che d'istinto suggerisco a chiunque mi chieda una ricetta collaudata è quella che segue...
per uno stampo da crostata del diametro di 26 cm
300 g di farina 00
200 g di burro freddo
100 g di zucchero semolato
1 uovo intero
la scorza grattugiata di un limone
un pizzico di sale
un pizzico di sale
burro e farina per ungere lo stampo
Sulla spianatoia, setacciate la farina e unite il burro a pezzetti. Incorporatelo alla farina schiacciandolo lievemente con la punta delle dita (mia nonna diceva "come se stessi contando le palanche, i soldi, cioè) e appena si sono formate delle grosse briciole, aggiungete lo zucchero, l'uovo, il limone e il sale.
Lavorate l'impasto il meno possibile, meglio se con le mani fredde. Bagnatele sotto l'acqua del rubinetto e asciugatele bene, prima di impastare- e vedrete che in un attimo otterrete una palla compatta.
ed ora, i trucchi (i pasticceri fatti e finiti o sedicenti tali sono pregati di astenersi dalla lettura di quanto segue)
Se usate il mixer, il burro deve essere freddissimo- non di freezer, ma di frigo. Sorvegliate la lavorazione e, naturalmente, mettete in frigo.
quale farina? quelle che preferite, purchè siano povere di glutine. Ultimamente siamo tornati alle farine grezze, che sciorinano una gamma di sapori inedita. Proprio per questo, consiglio di andarci piano, a seconda del tipo di farcitura che si vuole usare. Coi frutti di bosco, per esempio, la farina grezza sta divinamente. Con i ripieni al limone, ho qualche dubbio. In ogni caso, è sempre meglio mischiare, in percentuali variabili a seconda dei vostri gusti
quanto burro? dal burro dipende la friablità dell'impasto. Date le premesse, è ovvio che maggiore è la quantità di burro, più difficile sia impastare la frolla: ma una volta che avete preso la mano, è tutta discesa. E una frolla friabile e burrosa è un buon modo per riconciliarci col mondo.
La frolla all'olio, nelle prossime puntate
quanto zucchero? lo zucchero è responsabile della croccantezza. A me la frolla piace friabile, non croccante, quindi ne metto poco. Aggiungo anche che mai come nel caso dello zucchero bisogna tener conto del ripieno: si mangia tutto in un colpo solo, la frolla e quello che contiene-e un boccone troppo dolce copre tutto il resto.
quale zucchero? tendenzialmente, quello semolato. A volte, uso lo zucchero di canna, in una frolla rustica, mentre lo zucchero a velo lo riservo per alcuni biscotti. Ma col semolato mi son sempre trovata benissimo, quindi non cambio.
l'uovo: in teoria, bisognerebbe indicare il peso. Ce la vedete, mia nonna, a pesare le uova? Lei ci metteva un tuorlo, di quelli delle uova di una volta, quando le galline andavano a sentimento e non a misure standard. Io ci metto un uovo intero, se medio, un tuorlo solo, se grande.
la scorza di limone: non chiedetemi perchè, perché non saprei darvi nessuna spiegazione: ma se non metto la scorza del limone, ottengo una frolla meno friabile. Sarà suggestione, mettiamola cosi. Ma se non ho limoni, cambio dolce. E la metto sempre, anche quando fa a pugni col ripieno: magari solo una grattigiatina, ma guai a dimenticarla****
*** arrivata ora email pietosa da lettore, chimico di professione: l'acido citrico neutralizza il glutine. Quindi, non solo la scorza ci va, ma sarebbe ancora meglio aggiungere direttamente qualche goccia di limone.
quanto riposo? dipende da quanto lunga è stata la lavorazione. Tendenzialmente, io faccio riposare dopo che ho steso in teglia. Il motivo, è nel paragrafo seguente.
stendere la frolla col mattarello: nei libri di ricette, di solito c'è scritto di tenere la frolla in frigo per un'oretta, poi di manipolarla un po', per renderla nuovamente lavorabile e poi di stenderla col mattarello sulla teglia, farcire e infornare.
In casa mia, i sogni si infrangevano sul mattarello.
Nel senso che 2 volte su 3 non mi riusciva di tirare la frolla e metterla in teglia in un colpo solo, senza bisogno di aggiunte.
Parlo al passato perché, da quando sono in campagna, ho un tavolo di marmo che si sta rivelando l'alleato più prezioso che potessi avere: è sempre freddo, quindi è l'ideale per la lavorazione della frolla.
Ma già lo so, che quando tornerò a casa, saremo alle solite.
Per cui, io faccio così: lavoro il minimo la frolla e la stendo subito nella teglia, aiutandomi col mattarello fin dove riesco e rappezzando a mano, per il resto. POI- e solo poi, metto in frigo.
cottura: su questo, son talebana. 170°C, modalità ventilata- e la tolgo dal forno quando è ancora chiara. Leggermente brunita, sarebbe l'espressione esatta, ma il leggermente va inteso in senso estremo: appena un velo.
Poi ci sono le cotture in bianco e le varie eccezioni. Ma la mia regola è che la frolla deve cuocere il meno possibile. E riposare almeno qualche ora, prima del consumo.
problemi in cottura: di solito è uno- ed è quello che la frolla non aderisca allo stampo, ma si rattrappisca un po': è perchè nn la si fa riposare nello stampo. Se avete fretta, potete passarla un quarto d'ora nel freezer. Altrimenti, da mezz'ora a tutto il santo giorno, se avete tempo. Per la cottura in bianco, son necessari altri accorgimenti: ma direi che per oggi, la lenzuolata può bastare ;-)
Ho divorato questo post, probabilmente con la stessa voracità con la quale la tua nonna seguiva la sua voglia di allargare i propri orizzonti. Non avendo conosciuto le mie nonne, e non avendo, purtroppo, delle ricette che appartenessero loro (nonostante fossero entrambe grandi cuoche), da replicare quando leggo una "ricetta della nonna" sento il cuore battere un po' più forte.. proverò senz'altro questa frolla, per far onore alla regola del 3 2 1, e per sentir vicino un'altra nonna. Grazie.
RispondiEliminama grazie a te! per me, è un modo per ricordarla- oltre a quanto non faccia di solito, visto che ho avuto la fortuna di godermela per tanto e quindi ne sento la mancanza in modo proporzionale... se la fai anche tu, sarà come condividere il suo ricordo anche con te. e se ci pensi, la forza delle ricette è proprio qui, nel bagaglio di affetti che si trascinano dietro.. in più, questa è una gran ricetta di suo. quindi, le ha tutte :-)
EliminaUna ricetta che farò sicuramente perché sarà squisita la frolla come squisita la descrizione della tua nonna 🤩
EliminaMi hai fatta commuovere sai? :)
RispondiEliminaQuanto alla frolla, anche io finisco sempre per usare la ricetta di mia mamma, che in realtà è quella del mio prozio pasticciere :)
Una professoressa di cucina, una volta, mi aveva detto che per recuperare una frolla bruciata si poteva aggiungere un bianco d'uovo ma onestamente non ho mai chiesto riscontro a nessun professionista del settore, quindi non saprei dire se sia vero. Ho sempre cercato di lavorare velocemente per evitare di bruciarla...
Tu ne sai qualcosa?
Mai provato a far riposare dopo aver steso la frolla...la prossima volta ci provo :)
quello che so è che il tuorlo dà friabilità, l'albume dà croccantezza. E che una frolla bruciata, è bruciata. Logico che la salvi (io la tengo in frigo per due giorni e la lavoro con un altro po' di farina), ma al gusto si sente...
EliminaSì infatti, anche io penso quello: se aggiungi ingredienti, cambia consistenza e gusto...
EliminaDi nuovo un post da studiare da cima a fondo, dall'introduzione piena di amore familiare agli equilibri di un impasto che è tanto conosciuto quanto diverso in ogni cucina.
RispondiEliminaIo ho sempre seguito la regola di mia mamma, imparata a sua volta da sua mamma, che era burro+zucchero = farina. La abbandono, la modifico, la regolo, ma poi torno sempre all'ovile, perché quando impari ad amare qualcosa non puoi più farne a meno!
a me è stato insegnato che se l'impasto contiene una percentuale di burro molto alta (superiore al 50%) è sempre bene iniziare dalla farina: leghi meglio l'impasto (ergo, lo lavori di meno) e in più il grasso del burro crea una sorta di protezione contro lo sviluppo della maglia glutinica. Perchè questo accada, bisogna che ci sia un contatto diretto, cosa che non avviene se si parte dal burro e dallo zucchero (e poi, presumo, anche dall'uovo). Però, come dicevo, vale solo per gli impasti con tanto burro, come questo. In quelli che ne contengono meno, è meglio iniziare con lo zucchero, perchè se si partisse dalla farina, si avrebbe un impasto molto asciutto, visto che la farina assorbe di più dello zucchero. Mi sto incasinando da sola, ma spero di essermi spiegata :-)
EliminaEcco vedi, io invece ho sempre applicato la tecnica della 'farina all'ultimo minuto' per evitare lo sviluppo della maglia glutinica. Montando burro e zucchero (che così mi si scioglie), passando per la farina e poi l'uovo alla fine.
EliminaIn effetti chimicamente sono una schiappa, e avevo pensato solo al concetto di idratazione della farina, non pensando che i grassi sono amici degli impasti che non necessitano di una forte elasticità.
E' bello confrontarsi, si sperimentano sempre cose nuove!
Monica, anche io uso sempre la propoporzione zucchero 1, burro 1, farina 2 e parto da burro e zucchero, aggiungo l'uovo e infine la farina. Quando ho provato ricette con maggiore quantità di burro (quindi proporzioni 1-2-3) ho sempre fatto come Ale: anche a me avevan detto così! :)
EliminaMille piu uno tipi di frolla e io ne provo tantissime. Io uso il mixer con burro freddo, azionandolo a scatti. Poi verso tutto sul tavolo e formo il panetto. Poi metto in frigorifeto e stendo su teglia e...rattoppo! Oppure stendo e ricopro la teglia e metto in frigo. Il rattoppo non manca mai ;-) .Ecco, ho imparato da te a cuocere poco la frolla ...che sento ancora e sempre le "lagne" della masre che minaccia: " è poco cotta" e lo rioete 100 volte sino a quando il boccone non le tappa la bocca ;-)
RispondiEliminaidem. "la cuoci troppo poco, è poco cotta, non è possibile"- e poi se ne fan fuori una intera :-)
Eliminail rattoppo, è un must. diffidate da chi dice che non lo fa :-P
ti ringrazio,pensavo di essere l'unica imbranata che non sapesse fare niente e finiva sempre per rattoppare,grazie,grazie
Eliminase facciamo outing, fondiamo un club :-)
Eliminale blog-rattopper :-)
ebbene si, lo ammetto.... anche io, qualche volta, rattoppo la frolla :'D
Eliminacomplimenti,non solo ci dai ricette ma spieghi tutto per bene, grazie al blog profumi e colori che mi ha mandato da te,ti aggiungo ai blog che seguo,anche se hai da poco un blog ricordo il tuo nome e cognome ,un bacione
RispondiEliminagrazie a te!!
Eliminada qualcuno dovevi pur prendere tutta questa energia e voglia di fare...svelato il mistero! questa sulla frolla è una vera lezione che copio e salvo! sempre sempre grazie
RispondiEliminadimentichi il bel caratterino :-)
Elimina#tuttalanonna :-)
Splendido post con un atto d'amore e riconoscenza per la tua nonna che mi ha molto emozionata per chi come non ha avuto la fortuna di conoscere i nonni e l'unica nonna che ho conosciuto e cui sembra assomigli molto se ne è andata che avevo solo 11 anni e gli ultimi anni era ammalata aveva anche subito l'amputazione di una gamba per problemi circolatori cose che oggi sarebbero curabilissime. Ho ugualmente dei bei ricordi delle sue attenzioni per me che nonostante fosse su una sedie a rotelle ero a pranzo da lei mi faceva la mia pasta preferita le reginelle (o mafaldine come vengono chiamate adesso) il condimento non era importante per me ma il formato si .................. che emozioni Ale ............ grazie
RispondiEliminaRitornando alla ricetta anche quella che faccio io è molto simile come dosi anche se la tua è più comoda da ricordare l'unica cosa che io avendo le mani quasi sempre calde preferisco all'inizio lavorare con la spatola proprio per non bruciare la frolla .................. e non preoccuparti con la frolla i rattoppi ci stanno anzi per me sono simbolo di una frolla doc !!!
Per fortuna hai deciso di far nascere il blog in caso contrario saremmo state orfane di tanta meraviglia
Ciao Manu
Ps: se nel mio blog ti dedicassi una sezione non ti offenderesti mica?
mi lasci senza parole. altro che "ti offenderesti mica".
EliminaPensa che io stavo pensando a qualcosa di simile... di sicuro, una raccolta di tutte le ricette che sono state rifatte, perchè ne conto un sacco ed è una settimana che ho aperto il blog: e il bello è anche poter confrontare e vedere come son venute agli altri, quali modifiche sono state fatte e perchè... ma poi pensavo anche a un'altra cosa... ora ci studio un po' su :-)
Grazie, Manu, sei troppo gentile, ma troppissimo, guarda.
Cara Ale, che piacere rileggerti, finalmente! Quanta nostalgia mi ha suscitato il tuo bel racconto, belle emozioni.
RispondiEliminaAnch'io uso questo tipo di frolla e mi trovo bene, l'imparai tanti anni fa dalla mitica Alda
Ciao!!!!
Eliminasembra impossibile che dobbiamo sentirci solo in questo modo, vero???
Alda è stata il suggello alla bontà di questa frolla. Lei metteva solo il tuorlo, ma le proporzioni di burro, farina e zucchero erano le stesse. E ricordo che anche lei diceva di farla cuocere poco...
malgrado tutto, credo che tua nonna abbia raggiunto il traguardo piu' importante, cioe' quello di trasmettere non solo la sua intelligenza e amore per il sapere, ma soprattutto il suo senso del dovere ed etico ai suoi discendenti. Forse il mondo e' stato privato di un'opera letteraria o qualcosa del genere che lei avrebbe potuto produrre in altre circostanze. Forse sarebbe stata piu' "felice". Ma il contribuire quello che lei ha contribuito e' un'eredita' vivente, in un certo senso eterna, che si riversa in ognuno di voi che da lei discende, e che discendera' da voi. Non credo ci sia lode piu' desiderabile.
RispondiEliminaE dato che --grazie all'influsso della Vergine alla mia nascita-- apprezzo il tradurre in concreto cio' che e' ideale ed astratto, mi sembra non ci sia modo migliore di ricordarla che con le sue ricette. Che si mangiano, si gustano, che sono per definizione patrimonio dei vivi e allo stesso tempo opportunita' di memoria.
E quindi, questa frolla la userei anche per farne dei bisoctti, che amiamo poco dolci e senza l'effetto dato dal''amido al palato.
L'acido in generale accorcia il glutine, ecco perche' noi con le nostre farine fortissime aggiungiamo sempre un goccio di aceto nella pasta per pies.
--Ann
Mia nonna era del segno della Vergine. E ne andava fierissima :-)
EliminaI biscotti vengono bene: si sciolgono in bocca e reggono qualsiasi farcitura e aroma.
Oggi ho imparato questa cosa qui, dell'acidità che rallenta il glutine, che non sapevo: dell'ignoranza, sono la sola responsabile. Ma è proprio vero che dai nostri vecchi provengono accorgimenti che nascevano dall'esperienza, non certo dai libri- e che noi, con tutto il nostro studio, non abbiamo: basta vedere quante ricette di frolle "firmate" esistono, tutte prive della componente acida... e grazie, per l'ennesima volta, per il tuo commento :-)
Se c'è una cosa che mi fa sentire un perfetto mix fra Biancaneve e la donna di casa ideale è quando arrotolo la pasta sfoglia sul mattarello e poi la srotolo nello stampo! Mi da' una soddisfazione che non posso spiegare! :D
RispondiEliminaDetto questo, avevo una nonna che ha passato la vita a impastare (sempre a occhio e sempre tutto perfetto) e che purtroppo non m'ha lasciato uno straccio di ricetta...era tutto nella sua testa e io ero ancora piccola quando se n'è andata, accidenti! Di sicuro da lei ho preso tutta la passione per la cucina però! :)
La pastafrolla 3-2-1 non l'ho mai provata, chissà che non mi trovi così bene da farla diventare la mia ricetta fissa :)
cosa cosa cosa???? tu sei una di quelle che non rattoppa???????
Eliminachissà perchè, me lo sentivo :-)
ps la base della stupendissima era una 3-2-1
Ogni volta che passo di qua mi fai felice ( a parte che ho la tua 321 in frigo, pronta a diventare la TUA Stupendissima ) ..... Ogni volta c'è una sorpresa qui, un ricordo, un sapore, un profumo che segue il tempo che ci ha fatte conoscere ! Van Pelt ..... Ma quanto bene ti voglio, lo sai? Aaaahhhhhhh....altra tua ricetta quasi pronta da postare 😉
RispondiEliminamai quanto te ne vuole la Van Pelt. E tutta la di lei famiglia. Compreso Winnie, sulla fiducia!!!
Elimina"Il suo senso etico, ancora più alto di un senso del dovere elevato alla enne........... semplicemente lo scelse."
RispondiEliminaChi mi ricorda questa frase? Fammi un po' pensare... ;-)
Leggendo queste poche righe su tua nonna ho capito un po' di più perché tu sei come sei. :-)
Passando alla frolla, da Alda in poi conosco la 3-2-1, ma alla fine finisco sulla mia preferita, quella di Adriano Continisio, che prevede metà burro rispetto alla farina, metà zucchero rispetto al burro e, guarda un po', 10 ml di succo di limone ogni 500 g di farina. ;-)
E da quando ho scoperto che la frolla va arrotolata interamente sul mattarello (altrimenti il suo stesso peso la rompe), riesco quasi sempre a rivestire la teglia senza romperla e senza bisogno di rattoppare. Non mi succede sempre, ma spesso sì, e considerando il fatto che non preparo i dolci molto volentieri, direi che non è un brutto risultato. :-)
Un abbraccio.
quante uova? perché la provo, dai...anche perchè ha poco zucchero e alla fin fine il mio personale discrimine è sempre quello lì...
Eliminasul fatto che arrotoli la sfoglia col mattarello, TU non fai testo. e zitta :-)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaTi copio le dosi. Io non metto quasi mai né il lievito per dolci, né l'essenza di vaniglia (la buccia di limone è più che sufficiente). Ho provato anche la versione col miele. :-) Al posto dello zucchero a velo uso quello semolato, se ho lo Zefiro in casa prediligo quello.
Elimina500 g farina 0, 250 g burro, 125 g zucchero a velo, 100 g uova intere (oppure 75 g uova + 25 g miele), 2,5 g sale sciolto in 10 g succo di limone, 3 g lievito per dolci, buccia di limone grattugiata, ½ cucchiaino di essenza di vaniglia.
Io questa la provo, Mapi, sappilo :)
EliminaE pure io arrotolo tutta la sfoglia sul mattarello per evitare rattoppi ;)
Mai letta una spiegazione tanto dettagliata della pasta frolla, ma grazie! Quanto hai da insegnarmi, se fosse solo un decimo di quello che tu hai appreso dalla nonna sarei già avanti! Che io non ti conosco (e non sai quanto vorrei) ma un po' ti riconosco in questa nonna caparbia e intelligente!
RispondiEliminaA presto!!!
mia nonna non era una pasticcera e meno che mai lo sono io. queste son tutte nozioni apprese nella pratica e confutabilissime, sia chiaro. Però, è evidente che se non fossi più che certa della riuscita di queste ricette, con questi trucchi, non le starei a scrivere qui: per cui, aspettiamoci qualcha mazzuolata illustre (e prendiamocela anche :-)... ma salviamo la 321, che davvero non tradisce!
EliminaForse la tua nonna consceva la mia nonna Faustina. 3-2-1- anche lei ma il 2 lo faceva 1+1 1 etto di burro ed uno di strutto. Che rende la frolla friabilissima. Io non posso farla a mano. Ho sempre le mani bollenti anche in pieno inverno e riesco a scaldare anche il tavolo di marmo. La stendo tra due fogli di carta forno con il matterello.
RispondiEliminaQuando vedo i pasticceri in TV che prendono la frolla perfettamente rotonda stesa sul mattarello e l'adagiano sulla teglia mi viene un travaso di bile e anche ora leggendo i commenti mi sa che devo venire a scuola da voi...
Uuuuh come mi piace la versione con metà burro e metà strutto!!!
EliminaLa provo Silvia, grazie!!!!!!
ale che bella sorpresa dal ritorno dalle vacanze trovare il tuo blog!! ho già divorato tutto, metaforicamente parlando ... ahimè!!! ma è bello ritrovarti in tutto il tuo splendore :))))
RispondiEliminaper la gioia quasi dimenticavo:
RispondiEliminafrolla fantastica non a caso la studendissima è la torta preferita delle gemelle !
vi amo tutte, sapevatelo :-)
EliminaOooohhhh!!!!
RispondiEliminaSono arrivata anche io, finalmente!!!
Che dire.... pendo dai tuoi post Alessandra!
Ho idea che mi verrà voglia di rifare parecchie ricette....
A presto!!!
guarda che c'è già la rubrica, per chi le rifà :-)
EliminaQuesta frolla, ormai da tanto, è l'unica ricetta che uso per crostate e non finirò mai di ringraziarti per avermela fatta conoscere. In più le dosi sono anche facili da imparare a memoria, senza ogni volta accendere il computer o ravanare nei libri di cucina all'affannosa ricerca... A proposito, l'ho preparata proprio ieri, per una crostata ripiena di una lontana parente di frangipane con pesche: gli ospiti erano felici....! Sull'infinito numero di ricette di pasta frolla ci sono quelli che 'so de coccio....! nel senso che tu sciorini tutta orgogliosa la perfezione di queste proporzioni e ti dicono: "oh, ma troppo burro....! io la faccio con tanto meno burro, e mi viene bene, sai ? perchè il burro fa male...." ecc ecc ecc. Io li strozzerei.........
RispondiEliminaMaria Chiara
sì, infatti, io pure. Ci farò un post, più prima che poi, anche perchè una delle molle che mi ha spinto a riaprire il blog è proprio quella di tornare alle ricette come sono- e non di demonizzare questo e quello. come dire, fra lo strozzare i miei ospiti e tornare sul web, ho scelto la seconda... ;-)
EliminaFinalmente so a cosa serve il succo di limone nella pasta frolla!
RispondiEliminaNon sai per quanto tempo me lo sono chiesta...!
Grazie! Grazie! :D
Ho imparato da mia madre ad arrotolare completamente la frolla sul mattarello e a stenderla nella teglia in un colpo solo: i rattoppi li ho fatti, ma solo per pareggiare i bordi là dove la frolla non era perfettamente rotonda.
EliminaPoi ho scoperto la ricetta di Adriano di cui si parlava sopra, e un nuovo (per me) metodo di stendere la frolla: l'ho provato una volta sola, e addio anche ai rattoppi pareggia-bordi!
Mi permetto di lasciarti il link al post che ne ho tratto perché magari ti può interessare vedere come qualcun altro l'ha realizzata... l'unico tassello mancante era capire il perché di quel succo di limone, e ora grazie a te il quadro è completo! :o)
Prenderò spunto dalle tue note per migliorare la preparazione, la prossima volta... e aspetto la frolla con l'olio!
ma grazie!!!!
Eliminaho divorato il tuo post e fra poco passo a commentarlo come si deve. Io non uso il lievito perchè la friabilità, rispetto alla ricetta di Adriano, la ricavo dal maggior quantitativo di burro. Per il resto, la mia è una frolla "da manovali", di quelle che riescon bene, senza che si sappia il perchè :-) ma ora che ho letto il tuo post, ho chiarito un sacco di punti oscuri! grazie davvero!
Grazie a te!
EliminaPerché, come mi ero ripromessa di fare, qui l'ho migliorata davvero! :o)
conoscevo la tua frolla 3-2-1 e l'ho fatta spesso, questa del succo di limone mi incuriosisce molto, ma quanto???
RispondiElimina2- 3 gocce, se metti la scorza del limone. Altrimenti, anche di più: un cucchiaino da caffè, dai (e speriamo che nessun pasticcere provetto passi mai di qui, che inorridisco da sola, con queste dosi approssimative... però, funzionano!
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