sabato 2 febbraio 2013

Voglia di cucinare, saltami addosso- I Crumiri di Masone

crumiri masone

Tutte, le sto tentando, proprio tutte. Sono anche arrivata ai punti di scegliere la ricetta col nome più stakanovista che sia riuscita a trovare in tutto l'archivio, ma niente: la voglia di cucinare, proprio, non c'è.

E neppure c'è la voglia di fare la spesa, per quanto mi stia sottoponendo a training autogeni, con pile di libri di cucina da una parte e saudade da Mercato Orientale dall'altro: il frigo piange, e non è che la dispensa se la passi granchè meglio, ma tant'è: quasi due mesi di astinenza da fornelli, ed ecco quali sono i risultati- una signora di mezza età che semina involucri di barrette di cereali, mangiate a multipli di tre davanti alle mutazioni genetiche dell'ispettore Barnaby, nelle diverse serie che trasmettono alternativamente i sonnacchiosi palinsesti di questo Settembre che non ne vuole ancora sapere di imporsi come mese del rientro, del recupero e della ripresa.
Ergo, la situazione è critica, per i familiari e per il blog, che necessitano tutti di nutrimento. Ma finchè la creatura è a Bormio e il marito si rimpingua dalla mamma, riesco ancora a grattare in fondo al barile di MT, dove brulica un sottobosco di ricette del tempo che fu, che aspettano giusto occasioni come questa per essere riesumate. E i biscotti di oggi sono un valido esempio.

Collage di Masone


Prendiamola alla lontana: dicesi Krumiro, con la K, un biscotto nato in quel di Casale Monferrato dalla fantasia di Domenico Rossi, resa ancora più acuta dalle bevute con gli amici, nel periodo immediatamente successivo all'Unità d'Italia, negli anni in cui i bar si chiamavano Caffè della Concordia ed il Mazzini che dava il nome alle piazze era un ricordo ancora vivido nelle chiacchiere ai tavolini, dietro i separè. Si faceva tardi, la sera, bevendo il liquore Krumiro, che andava giù come l'acqua ma che, a differenza dell'acqua, lasciava in bocca un retrogusto amaro, dal vago sentore di tabacco masticato, pesante e fastidioso. Fu proprio per scacciare questo sapore che una sera del 1870, Domenico Rossi escogitò un rimedio destinato a cambiare per sempre il corso della sua storia, inventando un biscotto a base di farina di mais a cui diede lo stesso nome del liquore che lo aveva ispirato. Il successo fu immediato e di lì a poco spuntò fuori il solito furbetto copione, a conferma di come certi costumi non abbiano nè confini nè età. Ma Domenico Rossi era un osso duro e non si diede per vinto: riuscì a veder riconosciuta la paternità dei suoi biscotti, che ebbero anche il privilegio di un atto di nascita: il 1878, lo stesso anno in cui moriva il Re Vittorio Emanuele II, ai cui baffi la forma ricurva dei Krumiri rende omaggio.

P.S. (Pettegolezzo Storico, Manuale di Nonna Papera docet): la versione di cui sopra è quella tradizionale, santificata anche sul sito dei Krumiri del signor Rossi. Ma siccome intorno a MT gravitano menti acute, abbiamo anche recuperato il probabile retroscena, non codificato ma assai più credibile della storia ufficiale. Lascio la parola a Maria Teresa, lettrice della prima ora e sostenitrice fedele di tutte le scempiaggini che scrivo qui sopra: " quanto alla forma un po' particolare, mi risultava una origine molto meno credibile : il sig Rossi avrebbe richiesto un grande lavoro di produzione ai suoi operai, in cambio di un modestissimo incremento nella paga. Risultato? per protesta, gli operai ( forse donne, data l ironico intervento..) iniziarono a produrre biscotti a forma di accento circonflesso... storti, in poche parole.... Ma erano così buoni che la loro fama ingigantì, nonostante la forma"

Collage di crumiri


I Crumiri di cui vi parlo oggi, invece, sono un po' diversi dagli originali: i primi ad esserne stati consapevoli furono proprio i loro creatori, i Masonesi della Valle Stura, che vollero segnare un confine anche linguistico, sostituendo l'esotica k con la più familiare C. Diversi sono poi gli ingredienti- con l'aggiunta di farina di mais, di latte e di scorza di limone- diversi i tempi di lievitazione e di riposo e diversa, infine, la segretezza della ricetta: quella dei Krumiri di Casale non è ancora stata violata, mentre quella dei Crumiri di Masone gira liberamente, di casa in casa e fra le due pasticcerie del paese che fiancheggiano la via principale, l'una di fronte all'altra, e dividono gli abitanti, incerti su quale delle due li faccia più buoni. Ovviamente, l'unica è sacrificarsi ad una prova su campo: ma se volete preparare il palato, tanto per ingannare l'attesa, potete cimentarvi con questa ricetta. Che non sarà la più originale di tutte, ma quanto a risultato finale non è seconda a nessuno

CRUMIRI ALLA POLENTA DI MASONE 
da Valeria Melucci, I Dolci della Liguria

crumiri di masone



Ingredienti
350 g di farina di mais macinata finissima
350 g di burro
150 g di farina di frumento
150 g di zucchero
150 ml di latte
1 limone non trattato

Setacciate la farina di mais con quella di frumento per amalgamarle, quindi disponetele a fontana sul piano di lavoro. Grattugiate la scorza del limone, avendo cura di evitare la parte bianca e amara e unitela alle fettine farine. Tagliate il burro a pezzetti e lasciatelo ammorbidire a temperatura ambiente. Unite alle farine lo zucchero, il burro ammorbidito e il latte e lavorate energicamente il tutto fino ad ottenere un impasto omogeneo ed eventualmente aggiungendo ancora un po' di latte, se dovesse risultare troppo asciutto. Ricoprite con un canovaccio pulito e lasciate riposare per un paio d'ore. trascorso questo tempo, imburrate la placca o rivestitela con un foglio di carta da forno, quindi trasferite l'impasto in una siringa da pasticcere con il beccuccio a stella e formate sulla placca tanti bei bastoncini ben distanziati fra loro. (nota mia: incurvateli leggermente al centro, in modo che prendano la tradizionale forma a mezzaluna). Infornate a 200 gradi e lasciate cuocere per almeno 20 minuti. conservateli in una scatola di latta, per mantenerli friabili. 

Sono propriamente biscotti da meditazione, quindi perfetti per un dopocena, come accompagnamento ad un vino liquoroso. La versione "da colazione", presente solo nel Cuneense, li vuole di dimensioni più grosse, ma qui a Masone non van tanto per il sottile: la fora è la stessa, indipendentemente dall'uso. Vorrà dire che, mal che vada, ne mangeremo qualcuno di più...:-)

ciao 
ale

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