sabato 26 settembre 2009

Crema di Patate





parmentier


E' di questi giorni la pubblicazione dei risultati di uno studio scientifico, che stabilisce senza tema di smentita che noi donne siamo più infelici degli uomini. La notizia è stata riportata sulla prima pagina del Corsera, con il puntuale commento di Maria Laura Rodotà- un'altra che vorrei troppo come amica- la quale dice, in sintesi, che noi potremmo essere realizzate e felici se solo gli uomini ci lasciassero tirare un po' il fiato, invece di essere sempre lì pronti ad alzare il tiro delle loro aspettative. L'esempio di partenza è il più classico di tutti, vale a dire le lamentele che provengono dalla parte maschile in merito al disordine delle nostre case. Hai voglia a spiegar loro che se una deve fare la mamma, la moglie, la lavoratrice full time e mandare avanti una casa, qualche smagliatura, da qualche parte, deve pure averla, chiosa la giornalista: "In alternativa una (insomma io) si potrebbe licenzia­re dal Corriere , vendere la prole per esperimenti scientifici, abbandonare il cane in tangenziale; utilizzando il tem­po così conquistato per riordinare l’ap­partamento. Ma neanche questo sareb­be socialmente accettabile, ovvio."Se vi dicessi che mi ci sono rivista, direi una bugia: nel senso che sarebbe immensamente più veritiero se la Rodotà, per trarre ispirazione per il suo articolo, si fosse appostata fra le pareti di casa mia, magari nelle zone più strategiche, tipo la stireria o la cucina, e magari anche nelle ore più strategiche, che sono tutte quelle in cui mio marito e mia figlia sono in casa. In pratica, è come se giocassero a ping pong, facendo rimbalzare, al posto delle palline, l'infinito elenco delle mie manchevolezze, che cominciano con il disordine della casa e finiscono con lo stare poco a tavola, passando attraverso la mancanza di razionalità del mio agire ( il marito) o l'infinito fastidio dei miei continui rimproveri, per cose passate di moda, e pure da secoli (la figlia)


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Ora, che io sia una disordinata cronica è qualcosa che sta fra l'assioma e il dogma: nel senso che o vi fidate o fate un salto in casa mia e capite all'istante quello che intendo, senza bisogno di dimostrazioni. Quello che però magari non si intuisce al primo sguardo è che io sono responsabile di quel bailamme soltanto per la mia parte. Che, oltretutto, non è nemmeno la più grossa, se proprio vogliamo dircela fino in fondo. Per esempio, che mia figlia sia in casa lo si nota dalla semina di tutte le sue cose, lasciate disinvoltamente cadere nel tragitto fra l'ingresso e la sua stanza, guarda caso disposta in fondo all'appartamento. Una specie di moderna pollicina, per intenderci, con la differenza che un conto è inciamparsi in una briciola, un altro in una specie di catafalco nero che ad occhi inesperti potrebbe sembrare una bara e che invece è la custodia del suo violino. Va da sè che non si abbia nemmeno il conforto del soccorso: " Il mio violino!!! un'altra volta! ma possibile che tu non veda dove metti i piedi??" e quando le si fa notare che al prossimo incontro ravvicinato con il mio piede malato, il suo adorato strumento finisce giù dal balcone, magari pure con lei dietro, ecco che partono gli ammutinamenti in cameretta- e addio speranze che sia lei a raccogliere tutto. Col marito, per altro, è una battaglia persa in partenza: anzi, se mai dovesse leggere questo articolo, sono sicura, sicurissima, che direbbe che io non ho di che lamentarmi, visto che sono piena di distrazioni e di hobby, che lui peraltro mi lascia coltivare, senza aprire bocca: per esempio, non sono forse libera di andare a lavorare tutte le mattine? o di cucinare tutti i giorni? o di stirare, la domenica pomeriggio? Tanto per dirne una, non più tardi di un'ora fa, nel pieno di un bel pomeriggio di fine estate, con figlia allocata dai nonni, e la prospettiva di una serata libera, ha avuto la bella pensata di propormi di uscire per andare a comprare nientemeno che l'asse da stiro, comunicandomelo con lo stesso tono che altri avrebbero usato per dire "ti porto da Heinz Beck" o " facciamoci un week end in Costa Azzurra". E anche se non ha ancora proferito parola, ha tuttora sopra la testa dei bei punti interrogativi, non riuscendosi a spiegare come io abbia potuto rimandare a lunedì un'esperienza del genere e radicandosi sempre di più nella sua assoluta convinzione di aver sposato una che tutto è fuorché normale.
La Rodotà conclude l'articolo ammonendo le donne a non rassegnarsi, perché questo sarebbe l'inizio della fine , ed io condivido con lei questo monito alla resistenza alla lotta, perché è solo così che si avranno delle soddisfazioni: ieri, per esempio, entrando a sorpresa in camera della creatura, sono riuscita a distinguere la forma del letto e, alla sera, il marito ce l'ha fatta a trovare da solo il carica batterie del suo cellulare. Il che mi ha permesso di avere più tempo per dedicarmi all'hobby del preparare la cena, pure comprensivo,questa volta, di una delle vellutate che mi piacciono di più...
  CREMA DI PATATE

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per 4 persone
4 patate medie
250 ml di brodo vegetale
mezzo litro di latte
250 ml di panna
sale
pepe
olio EVO


Sbucciare le patate, lavarle, tagliarle a tocchetti, mettendoli via via a bagno in acqua fredda, perché non anneriscano
In una casseruola, scaldare 3 cucchiai di olio EVO e aggiungere le patate, scolate e aciugate bene.
Salare e fare insaporire, mescolando sempre con un cucchiaio di legno, per cinque minuti
Coprire il tutto con brodo vegetale e proseguire la cottura, col coperchio e a fiamma bassa, per un quarto d'ora circa, fino a quando le patate saranno tenere.
Frullare tutto ( anche con un frullatore ad immersione) fino ad ottenere una crema liscia: passate al colino e riportate sul fuoco, allugando con il latte. Aggiustate di sale . Appena prende il bollore, aggiungere la panna, senza togliere la pentola dal fuoco, mescolare bene, far cuocere ancora un minuto o due ( sarebbe meglio che la panna non bollisse: se dovesse succedere, togliete subito dal fuoco). Aggiustate ancora di sale, se occorre, e servite caldo, con una macinata di pepe bianco o una spolverata di noce moscata o di erba cipollina
Buon Appetito
Alessandra



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