martedì 5 maggio 2009

CAPRESE AL LIMONE


 
 
Fra le macerie delle certezze che abbiamo visto crollare sotto i nostri occhi in questa vita, la Dani e io ne avevamo salvate due: la prima- assoluta, incontestabile, incrollabile- era che in qualsiasi parte dell'universo mondo l'una delle due si fosse trasferita, l'altra le sarebbe andata subito dietro; la seconda, invece, è che, qualunque dura prova avesse dovuto affrontare la nostra mente, avremmo ancora fatto la nostra porca figura. Ecchediamine, ci dicevamo, l'una forte di tre figlie in scala - e quindi condannata a ripassarsi tutti i cicli scolastici, dalla materna alla laurea, passando per pilastri della cultura italiana, quali "coloriamo le figure di inglese" e " approfondiamo la scomparsa del digamma", l'altra perché, di fronte ad un inatteso e inarrestabile sfacelo della forma fisica, doveva pur aggrapparsi a qualche brandello di compensazione che non fosse il barattolo da tre chili della nutella.

Devo dire che per qualche anno ce l'abbiamo fatta, a credere e a far credere che noi, modestamente, eravamo al passo dei tempi - e pure con la scarpa giusta, sia chiaro: il uolkmen ci fa un baffo, internet non ha segreti e da quando c'è feisbuk abbiamo anche fatto il salto, dagli chatellamenti sul pianerottolo ad una chat vera e propria.

I Greci la chiamavano ubris- ed era la peggior disgrazia che potesse capitare agli umani, quella, per intenderci, da "rosso diretto", senza possibilità di appello. E' quel misto di arroganza e superbia che si impadronisce degli uomini quando si montano la testa, per dirla in parole povere, e credono da lì che nulla sia impossibile per loro: ricchezze e bellezza, potere e forza fisica sono tutti validi motivi per scatenare in loro un senso di predominio, un delirio di onnipotenza, un " ce la posso fare- e ogni volta meglio e ogni volta di più" che li porta sempre più in alto, fino all'ultimo gradino di questa scalata della follia- vale a dire la sfida agli dèi. I quali, puntualmente, li puniscono, senza se e senza ma, con la durezza e l'implacabilità che solo i loro castighi hanno.
E che, nel nostro caso, hanno preso le sembianze, tutte moderne e tecnologiche, di un blog.
Detto così, sembrava una roba molto trendy, considerato anche che eravamo rimaste le uniche a non avere questo diario -bluff per cui all'improvviso gli obiettivi di cui si parla sono quelli della macchina fotografica e al posto della solita fiammanghilla di gnocchi al pesto presentiamo "aria fritta di patate soffiate al basilico di prà con Parmigiano Reggiano dopcdspf e pinoli di Pigna raccolti il ventinovesimo giorno del mese di febbraio, che VUOI METTERE LA DIFFERENZA????

.. e così, ci siamo dette: " e perché noi no? e cosa abbiamo di diverso, scusa? e poi, in fondo, cosa vuoi che sia metterci su un blog, con l'intelligenza che abbiamo???

A dire il vero, io fino a poco tempo fa, credevo che " blog" si dicesse " blob". Giuro. E quindi, associandoli per forza di cose, a immensi boli viscidi e puzzolenti, non mi sentivo molto attratta dal frequentare quelli di cucina. Ci è voluto mister Google ad insegnarmi , prima con le buone ("forse cercavi BLOG"), poi con le cattive ( "non sono stati trovati BLOB di cucina"), la grafia corretta. In più, conoscendo la mia strutturale incapacità a rapportarmi con tutto ciò che è minimamente tecnologico ( tipo la volta che cambiarono il citofono: se non fosse stato per un vicino pietoso, sarei ancora lì a chiedermi dov'è che schiaccio...) qualche dubbio lo avevo avuto. Ma, mi ero detta, ci saranno delle istruzioni, ecchediamine! E vuoi che non le sappia capire? E anche quando mi era stato risposto che le istruzioni c'erano, ma la maggior parte era in inglese, il mio naso ha avuto un'impennata all'insù che neanche Valerossi-campione-del-mondo ci riusciva... Ecchediamine alla seconda, cosa vuoi che mi preoccupi l'inglese, a me che ho letto tutta la Jane e tutta la Agatha e tutto l'Oscar e tutto il Jerome- e so pure dire "carrozza" in sei modi diversi, tiè tiè. Vuoi che una come me non sappia leggere delle stupide istruzioni per programmatori di blog?
Evidentemente no, è la risposta. Perché, evidentemente, non ce l'ho fatta.

Però, scusatemi, ma quando parlo di "istruzioni in inglese" io mi immagino una pagina ordinata, con paragrafi, frasi, lettere e parole e non una roba più o meno così :
***"DTFR> insert " <>

dove le uniche parole che spiaccano sono robe per me incomprensibili, che potrebbero anche essere mutuate direttamente dall'ostrogoto o dall'hurrita....
Per esempio, il "template" che cos'è???? Ha a che vedere con il Santo Graal??E il layout??? è qualcosa di illegale??? o significa " giacere fuori"???

Il turbamento sommo l'ho provato con l'HTML. In un primo tempo, lo avevo saltato a piè pari, forte del motto che " se non capisco, non è importante". Poi, quando sono arrivata al classico punto morto, per cui o HTML o non procedi, ho intuito che fosse una sorta di DNA del blog, su cui, orrore, si dovevano fare delle mutazioni e, orrore degli orrori, le avremmo dovute fare noi, pirsonalmente di pirsona, tagliando, copiando e incollando una serie di segni astrusi come quelli di cui sopra.

Ed è stato allora che, come nella migliore tradizione traggica, è arrivato il deus ex machina: il nostro, anziché scendre dall'alto, è venuto in motorino, ma per il resto non c'è stata nessuna differenza, a cominciare dalla chioma bionda , dalla giovanissima età e dalla soprannaturale capacità di decifrare gli x°* di cui sopra. Ne è venuo fuori il primo stralcio del blog che avremmo voluto, con i link alle pagine, l'archivio che funziona, la lavagnetta con "menu turistico" e pure il contatore: che, come mi ha spiegato pazientemente, è una roba coi numerini che sta in fondo alla pagina e segna i nostri visitatori e che " no, signora, non stia a chiamare l'Enel, che non ce n'è bisogno..."
Di sdebitarci, invece, c'è bisogno, eccome- e lo facciamo con una fetta di questa torta qui, la cui ricetta proviene dalla mamma di una bambina tutta speciale, che ha molto in comune con le creature delle autrici di questo blog ( scritto giusto, stavolta) e per questo sa tirar fuori le torte giuste, al momento giusto.

Grazie, Dimitri, questa è per te.

CAPRESE AL LIMONE


per uno stampo da 24 cm di diametro, ben unto
5 uova
100 g di zucchero semolato
250 g di mandorle sbucciate
120 g zucchero a velo vanigliato
la scorza di un limone biologico ( leggasi: della simo, altrimenti non profuma)
100 g cioccolato bianco buono ( LINDT)
100 ml di olio extravergine leggero
60 g. di fecola
1 puntina di lievito
aroma di vaniglia ( da me sostituito con mezzo bicchierino del limoncello di Maurizio, che non è mica da tutti...)

Montare le uova con 100 g di zucchero. Devono triplicare di volume
Nel frattempo
1. tritare bene le mandorle fini, con lo zucchero vanigliato
2. far ripetere alla figlia la prima guerra mondiale.
3. quando siete arrivati all'attentato di Sarajevo, aggiungere la buccia di limone grattugiata
4. grattugiate il cioccolato ( ci mettete due anni di guerra, grosso modo, dalla battaglia della Marna alla descrizione della guerra di trincea)
5. incorporare delicatamente il composto alle uova montate e poi aggiungere l'olio, con attenzione
6. setacciare la fecola con il lievito
7. tortiera da 24 cm ben unta
forno statico a 200 gradi per i primi 5 minuti, a 180 8 il mio l'ho abbassato di brutto, 165) per una mezz'oretta abbondante.
Al Trattato di Versailles è pronta
Aspettate un po' prima di sformarla e poi ricopritela di zucchero a velo oppure di cioccolato bianco grattugiato, come ho fatto io che ero in vena di sacrifici...

buona domenica
alessandra






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