domenica 19 aprile 2009

Ditelo con i fiori








L'altro ieri la creatura si è persa in centro, mentre era andata a fare shopping con un adulto a cui l'avevo affidata. Sorvolo sul perché e il percome- a tutela dei miserevoli resti del mio sistema nervoso-ma vi garantisco che i miei 5 minuti di paura li ho provati, eccome. Lei era senza cellulare e senza soldi ( li aveva lasciati nella giacca, in custodia alla persona con cui era prima di entrare in camerino a provarsi un paio di jeans) e c'è stata una frazione di secondo in cui io sono davvero andata in tilt. Per fortuna, mia figlia ha più buon senso di quanto sua madre gliene riconosca normalmente , perché nel giro di pochissimo mi ha telefonato da un numero di cellulare sconosciuto, dicendomi che era nel bar sotto l'ufficio di mio marito e di andare a prenderla lì.

Quando sono arrivata, c'erano con lei tre baristi e un mezzo tossico, che continuava a farfugliare battute sull'episodio. Io mi sono profusa in ringraziamenti verso il personale del locale, ho congedato freddamente il tipo al bancone e, appena fuori, ho attaccato con la solfa del " guarda che cosa ti poteva capitare, non hai visto che gente che c'è in giro" e altre non dissimili variazioni sul tema, tutte espressamente riferite al cliente del bar.

Sul momento, mia figlia ha prudentemente taciuto ma, quando si è accorta che , sbollito il nervoso, ero di nuovo avvicinabile, ha provveduto ad un accurato "errata corrige": dopo aver aspettato invano, per un quarto d'ora, la persona che era con lei, resasi conto di non saper come fare a tornare a casa, prima ha cercato un vigile e poi, non trovandone in giro, ha iniziato con la trafila dei negozi, dicendo ogni volta che si era persa e chiedendo di poter telefonare alla mamma.

Da via XXV aprile a Piazza Dante non ha trovato nessuno che glielo abbia consentito, neppure una cassiera della Rinascente che, con il ricevitore in mano, ha chiuso sul nascere l'argomento, replicando che non avevano telefono. Alla fine, è arrivata nel bar dove mio marito consuma tutti i caffè delle sue lunghe giornate lavorative e talvolta anche le pause pranzo e dove,quindi, siamo ben noti. E lì, per fortuna, ha trovato non i baristi, sia chiaro, ma il tossico che, di fronte all'ennesimo rifiuto, le ha lasciato il suo cellulare e le ha permesso di chiamarmi.

Sono passate 48 ore dal fatto e non riesco ancora ad affrontarlo con calma, da tante sono le reazioni a catena che mi si sviluppano in testa. Ma, oltre all'indignazione per il menefreghismo della gente e l'inquietudine per i risvolti che un episodio in sé banale come questo avrebbe potuto avere, ho un'amarezza sorda, legata ai pregiudizi , alle etichette e alle paure figlie della diversità e dell'ignoranza, che sono un fardello che mi porto dietro troppo spesso e di cui mai come oggi sento il peso e la vergogna.

Non so bene da cosa dipenda, se dall' educazione cattolica o dalla formazione giuridica o dalla mia personale e completa balordaggine, ma io se non riparo, non quieto. E siccome non so come fare a riparare, nel senso che non so dove andare a cercare questo signore e neppure mi ricordo che faccia abbia, infrango la prima regola che mi sono imposta nella gestione di questo blog ( "mai di domenica" ) e porgo qui le mie scuse pubbliche, contrite e sincere, insieme ad un grazie immenso, come solo quelli targati "core de mamma" sanno esserlo.

E,tanto per riparare fino in fondo, ho recuperato una vecchia ricetta di famiglia, dal sapore antico, di quelle che si preparavano una volta all'anno, se andava bene, e che, per questo, erano destinate alle grandi occasioni. Per me ha un significato tutto speciale, legato all'infanzia e alla nostalgia per cose e persone che non ho più, e non è un caso che finora non vi abbia messo a parte di questa preparazione segreta, nonostante occupi un posto speciale nell'elenco dei cibi del cuore. Lo faccio stasera, perché l'occasione è arrivata, e sono felice di poterla condividere con voi.

Sotto con i cucchiaini, allora!!!

Marmellata di petali di rosa


200 g di petali di rosa non trattati
600 g di acqua
500 g di zucchero semolato
il succo di mezzo limone



Doverosa premessa: i petali di rose non trattati non sono quelli delle rose che si comprano dal fioraio o, peggio, al supermercato o, peggio ancora, dall'ambulante al semaforo. Dovete recuperarli da un'amica o una parente col giardino, sulla cui fedeltà cieca ai dogmi del biologico potete mettere la mano sul fuoco. Quando ero piccola io, per esempio, avevamo un cespuglio gigante, che cresceva spontaneamente, soprattutto in altezza (... io da bambina credevo che le rose crescessero sugli alberi..) ed era da lì che mia nonna si riforniva per gli sciroppi e per le conserve: se esistono ancora prodigi del genere, sono l'ideale per queste preparazioni.

Una volta procuratavi la materia prima, bisogna poi procedere alla pulizia dei petali. Teoricamente ( ma molto, molto teoricamente: avete idea di quanti petali ci vogliano, per farne due etti???), bisognerebbe passarli ad uno ad uno con uno strofinaccio umido, ma se li fate transitare velocemente sotto l'acqua va bene lo stesso. L'importante è che non presentino tracce di terra, polvere o altro, perché va bene che è tutto biologico, ma trovarsi in bocca il cadavere di un ragnetto non fa piacere a nessuno.....

Dopodiché, bisogna tritarli grossolanamente (i petali, non i ragnetti..) con una mezzaluna, metterli in una capace terrina , bagnarli con il limone, aggiungere 200 g di zucchero e, con le mani, cominciare a mescolarli bene, senza timore di schiacciarli, anzi: una volta, questo passaggio si faceva nel mortaio, con il pestello, proprio per far sprigionare al massimo il profumo dei fiori, per cui, dateci dentro con lena, fino a quando non avrete ottenuto una bella poltiglia.

A questo punto, prendete una pentola dal fondo spesso e preparate uno sciroppo, con l'acqua e lo zucchero rimanente: i tempi di bollitura precisi non li so, perché si è sempre andati ad occhio, ma considerate tre o quattro minuti al massimo: non deve diventare troppo denso, ma rimanere ancora piuttosto liquido. Si aggiunge la poltiglia allo sciroppo, si mescola fino a quando gli ingredienti non si sono perfettamente amalgamati e poi, a fuoco bassissimo, si procede con la cottura, come per una normale marmellata, togliendo la schiuma, se è il caso e mescolando spesso.

La marmellata è pronta quando avrà raggiunto la consistenza del miele: ci vorrà una mezz'oretta, ma, se non siete sicuri, potete sempre fare la prova piattino ( o voi del corso sulle conserve, vi ricordate come si fa? si versa una goccia del composto su un piattino e, se quando lo si inclina, la goccia non scivola precipitosamente per terra, la marmellata è pronta).

Spegnete il fuoco e NON invasate subito: contrariamente alle altre preparazioni, bisogna aspettare una decina di minuti, prima di metterla nei barattoli ( con queste dosi, 4 da 250 g): d'altronde, questa è una conserva solo nel nome, nel senso che non dura tantissimo ed è meglio tenerla in frigo.

Dicono che sarebbe perfetta sui formaggi, ma siccome per me è un sapore dell'infanzia, quando questi abbinamenti erano di là da venire e la massima trasgressione era rappresentata dalle fette biscottate, io continuo a mangiarmela con pane e burro. ed è una tale goduria, che penso proprio che continuerò così...
buona domenica
alessandra



4 commenti:

  1. Che strizza....Ale, anch'io una volta sulla passeggiata a mare intorno alle 22,oo ho perso mio figlio, era estate, pieno di gente.......era appena capitato qualche brutto fatto di pedofilia, una paura , ho iniziato a fermare tutti quelli che vedevo dando la desrizione del bambino, sono passati i vigili con la macchina e con l'altoparlante hanno iniziato a chiamarlo.... è venuto fuori........stava facendo un giretto gratis sul cavallino della giostra e voleva prendere la....coda......aveva 3 anni. a parte questo: bellissima ricetta, dovro' andare a caccia di rose da conoscenti fidatissimi.Grazie
    diana

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  2. mia figlia è una ragazzina- e questo mi ha permesso di affrontare le cose con un minimo di calma in più. Quella che perdo, però, quando penso alla reazione delle persone a cui ha chiesto aiuto... in che mondo viviamo, davvero, non lo so.
    La ricetta è una figata, con l'unico difetto di essere troppo buona:finisce subito e se la mangia tutta il primo che intercetta il barattolo...

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  3. ...l'adulto che l'ha mollata da sola è un... meglio non scrivere quello che penso. mio figlio sembrava svanito da un grande magazzino...: panico puro! si era nascosto e nessuno lo trovava, ma io avevo già chiesto di poter chiudere gli ingressi... sono mazzate terribili.
    le rose io le ho, e da sciroppo! il "ma" è riuscire a raccoglierle senza precipitare nell'orto del vicino! mia madre ha pensato bene di transennarne l'accesso con una siepe di viburnio... non ho parole. quando ero piccola, facevamo lo sciroppo di rose. anche per me è un ricordo speciale. pare che lo sia stato anche per stendhal: nei suoi scritti su genova parla di una bevanda deliziosa alle rose...
    se questa volta riesco a postare, aggiungo finalmente i complimenti per questo meraviglioso "salotto dell'etere", uno spazio davvero piacevole e intrigante.
    paola

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  4. per inciso, in turchia si mangia una marmellata di rose molto simile a questa- senza le mele, intendo: d'altronde, i legami fra i due popoli son cosa nota e chissà che per Torre Galata non transitassero anche qeuste ricette...
    lo sciroppo di rose fa pendent con questa, nell'album dei ricordi.
    grazie per i complimenti, "io come sempre, faccio quel che posso..."
    ale

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