Avrò avuto sì e no dieci anni- quando ancora leggevo di nascosto i libri gialli che mia madre e mia nonna, gialliste incallite, mi avevano tassativamente proibito, terrorizzate dall'idea che 'prendessi il vizio'- beh, dicevo, avrò avuto sì e no dieci anni quando mi sono innamorata follemente di Archie Goodwin. Che fosse vero amore e non una semplice infatuazione letteraria lo si poteva dedurre da una serie di sintomi inequivocabili: imparavo a memoria le sue battute, nei giochi con le amiche mi chiamavo lilirouan ed ero addirittura riuscita a superare l'innata avversione per il latte, riuscendo a trangugiarne qualche sorso di fila, nella ferrea convinzione che mi sarei dovuta preparare a piccole dosi, per essere pronta per l'incontro con quello vero. Da lì in poi, il criterio di selezione di tutti i malcapitati di sesso maschile che mi capitavano a tiro si basava sul grado di somiglianza con l'amato Archie- sottile ironia,battuta pronta, grande abilità nel ballo e fascino da vendere. Sapevo, ovviamente, che sarebbe stata una strada lunga, anche perché la mia immaginazione associava tali qualità ad uno sguardo magnetico e ad addominali da tartaruga e non c'era verso di farle cambiare visione, ma ero convinta che, alla fine, i miei sforzi sarebbero stati premiati e avrei finalmente impalmato quanto di più archiegoodwiniano offrisse il mercato.
Fu così che sposai nero wolfe- o meglio: quanto di più nerowolfiano offrisse il mercato, in materia di intelligenza sociale e girovita.Grugniti al posto delle battute pronte, sarcasmo al posto dell'ironia, manicaretti al posto del latte ( secondo mio marito, è letale cenare con un cappuccino), camicie gialle e orchidee a profusione. Ma, dopo avere speso un po' di tempo a cercare di capire come mai trovassi infinitamente più divertente passare il mio tempo a far progetti con una specie di pachiderma ingrugnito, anziché con un ballerino charmant, decisi che non era il caso di approfondire e chiusi lì il discorso, per sempre.
Cioè, per sempre.... per sempre fino all'altro ieri quando, nella mia solita ronda da Feltrinelli, mi imbatto in un libro scritto da tale "goodwin". Vederlo e comprarlo è statto tutt'uno- e che bella sorpresa, leggerlo! Tutto d'un fiato, nonostante le descrizioni e gli intrighi, non sempre facili da dipanare.
Dunque, a scando di equivoci, Goodwin è l'autore e l'unico punto in comune con Archie è che anche Yashim- questo è il nome del protagonista-è un investigatore. Solo che è turco, vive in una modesta stanza piena di libri e tappeti in un vicolo di Istanbul, dipende dal sultano e dalla valide e, quel che più conta, è eunuco. Tuttavia, al pari del capo di Archie, anche Yashim ama cucinare ed il libro èpieno di ricette, profumi, sapori che non ti abbadonano anche dopo che lo hai terminato. I giallisti doc non perdoneranno al creatore del personaggio un plot troppo intricato, forse un po' inverosimile, trattato con scarso rispetto per le regole del genere- e se proprio devo giudicare da giallista doc, non posso che concordare con loro. Ma se amate le ricostruzioni storiche affidate alla vivacità della vita quotidiana, se avete sognato su Istanbul, se vi perdete in una scrittura che solletica i sensi, allora questo libro fa per voi.
"Era stata una mattinata difficile. Yashim andò all'hammam, dove lo insaponarono e lo massaggiarono e rimase a lungo nella stanza calda prima di tornare a casa con indosso gli abiti freschi di bucato. Finalmente, dopo aver valutato la questione sotto ogni aspetto, nel tentativo di individuare una pista, si rivolse a quella che gli appariva, da sempre, l'alternativa migliore.
Come fai a trovare tre uomini in una cttà medievale decadente e nebbiosa di due milioni di abitanti?
Non ci provi neanche.
Ti metti a cucinare"
buona serata
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