Della miriade di test che circolano oggi su FB,l 'unico che non farò mai è quello che indaga sulla persona che ti manca di più. Il motivo è semplicissimo e non ha nulla di sentimentale o di intimo, anche perché le mie carenze affettive o me le tengo per me o me le risolvo in altro modo (e l'alto numero della produzione dolciaria di questo blog potrebbe già essere un valido indizio). L'unica ragione per cui non farò quel test, dicevo, è perché so già la risposta, nel senso che la persona che davvero mi manca in modo lacerante, di cui avverto l'assenza con accenti di sincera disperazione e per riavere la quale sarei disposta a fare quasi qualsiasi cosa, è l'omino della pompa di benzina.
A Genova, praticamente, è una razza estinta: esclusa la Erg, nella quale non ci si mette piede per ragioni di fede, ne esistono solo due riserve, una a Tommaseo, l'altra in viale Brigate Partigiane, nelle quali però gli omini sono visibili sono in certi orari che, manco a dirlo, non coincidono quasi mai con i miei. Se poi si aggiunge che per me la benzina è un rimedio per la tosse delle automobili,- leggasi: finché la Micra non si mette ad avanzare a balzelloni, col cavolo che le do da bere- ecco che la cosa assume contorni inquietanti.
"Vai al self service" , direte voi. Troppo semplice, rispondo io. Perché se c'è un luogo che inibisce ogni mia facoltà, interrompendo i già tenui collegamenti fra arti e neuroni, quella è proprio la piattaforma dei benzinai, diventata, da qualche tempo, lo scenario preferito per dar prova della mia innata imbranataggine. Le volte in cui mi sono annaffiata i piedi di benzina, per esempio, non si contano più. E neppure quelle in cui mi sono avvolta nella pompa, stile Laocoonte, alla ricerca dello sportello del serbatoio che mai una volta che sia dalla parte giusta. Senza contare quando son partita con il tappo sul tetto della macchina (almeno 3 volte) o i casi di furtivo abbandono della pompa sul tetto del distributore, all'ennesimo vano tentativo di incastrarlo in quel maledetto affare (almeno 2) o la volta in cui poco ci mancava che venissi presa ad ombrellate dalla tipa al cui distributore avevo osato attingere io, dopo che a pagare era stata lei....
Potete quindi immaginare con che umore, oggi, ho imboccato la rampa del primo self service a tiro, una volta resami conto che il mirino della macchina di mio padre era del tutto appassito e che l'alternativa a tirar dritto anche stavolta era dover spingere fino a casa. Siccome sono una vera signora, sono uscita dalla macchina smoccolando sottovoce e ho continuato imperterrita, a mano a mano che si ripeteva il solito copione del qual è la pompa, dov'è lo sportello, di che colore la devo fare, e come si apre 'sto coso, e il tappo dove lo metto, il tutto intervallato da invocazioni accorate all'omino della benzina. Che, all'improvviso, mi è apparso di fianco. Un omino piccolo piccolo, che non aveva nessuna tuta, nessun cappellino, nessun distintivo, ma che poteva essere la reincarnazione di Mr Furio Baden Powell, vista l'alacrità con cui aveva deciso che il momento della buona azione quotidiana era arrivato e che bisognava metterla a punto come si deve. Da lì in poi, è stata tutta un'escalation di esortazioni, tutte intervallate da un crescendo di 'su, su': " su, su, prenda la pompa, su su apra lo sportellino, ma non così, ma come si fa, su su ora sviti il tappo, e faccia piano, che non è mica un giocattolo, e scusi, su su , metta i soldi lì dentro e com'è che non ci entrano e sfido io, guardi come sono spiegazzati, su su li lisci bene, sfido poi che non entrano, ma non ha altro da attorcigliare, lei?"
Giuro che la tentazione di rispondergli che potevo sempre provare con la pompa di benzina, da attorcigliare attorno al suo collo, ce l'ho avuta. E penso che sia stata così forte che sia trapelato qualcosa , perché il tipo mi ha girato le spalle e se ne è andato via senza salutare, lasciandomi con venti euro perfettamente stirati in mano e un "su su, che modi" divertito a mezz'aria. Però, mi è tornato il buonumore e, già che c'ero, ho fatto pure il pieno...
Per 500 g di filetto di tonno freschissimo e tagliato al coltello servono
250 g di pomodorini sodi
50 g di capperi di pantelleria
2 spicchi d'aglio
una bella manciata di foglie di basilico
olio EVO
limone
sale
Si prepara un concassè di pomodori che si mette a scolare in un colino, in modo da dar via bene tutta l'acqua. Si sciacquano i capperi e si tritano grossolanamente. Si sminuzzano le foglie di basilico e si traglia l'aglio a fettine sottili. Si uniscono tutti gli ingredienti al tonno, senza condimento, e si ripone in frigo, in un recipiente coperto, fino a poco prima di servire, quando lo si condisce con olio e sale. Al momento di impiattare, aggiungere pochissime gocce di limone, facendo attenzione a che il tonno "non cuocia".
A Genova, praticamente, è una razza estinta: esclusa la Erg, nella quale non ci si mette piede per ragioni di fede, ne esistono solo due riserve, una a Tommaseo, l'altra in viale Brigate Partigiane, nelle quali però gli omini sono visibili sono in certi orari che, manco a dirlo, non coincidono quasi mai con i miei. Se poi si aggiunge che per me la benzina è un rimedio per la tosse delle automobili,- leggasi: finché la Micra non si mette ad avanzare a balzelloni, col cavolo che le do da bere- ecco che la cosa assume contorni inquietanti.
"Vai al self service" , direte voi. Troppo semplice, rispondo io. Perché se c'è un luogo che inibisce ogni mia facoltà, interrompendo i già tenui collegamenti fra arti e neuroni, quella è proprio la piattaforma dei benzinai, diventata, da qualche tempo, lo scenario preferito per dar prova della mia innata imbranataggine. Le volte in cui mi sono annaffiata i piedi di benzina, per esempio, non si contano più. E neppure quelle in cui mi sono avvolta nella pompa, stile Laocoonte, alla ricerca dello sportello del serbatoio che mai una volta che sia dalla parte giusta. Senza contare quando son partita con il tappo sul tetto della macchina (almeno 3 volte) o i casi di furtivo abbandono della pompa sul tetto del distributore, all'ennesimo vano tentativo di incastrarlo in quel maledetto affare (almeno 2) o la volta in cui poco ci mancava che venissi presa ad ombrellate dalla tipa al cui distributore avevo osato attingere io, dopo che a pagare era stata lei....
Potete quindi immaginare con che umore, oggi, ho imboccato la rampa del primo self service a tiro, una volta resami conto che il mirino della macchina di mio padre era del tutto appassito e che l'alternativa a tirar dritto anche stavolta era dover spingere fino a casa. Siccome sono una vera signora, sono uscita dalla macchina smoccolando sottovoce e ho continuato imperterrita, a mano a mano che si ripeteva il solito copione del qual è la pompa, dov'è lo sportello, di che colore la devo fare, e come si apre 'sto coso, e il tappo dove lo metto, il tutto intervallato da invocazioni accorate all'omino della benzina. Che, all'improvviso, mi è apparso di fianco. Un omino piccolo piccolo, che non aveva nessuna tuta, nessun cappellino, nessun distintivo, ma che poteva essere la reincarnazione di Mr Furio Baden Powell, vista l'alacrità con cui aveva deciso che il momento della buona azione quotidiana era arrivato e che bisognava metterla a punto come si deve. Da lì in poi, è stata tutta un'escalation di esortazioni, tutte intervallate da un crescendo di 'su, su': " su, su, prenda la pompa, su su apra lo sportellino, ma non così, ma come si fa, su su ora sviti il tappo, e faccia piano, che non è mica un giocattolo, e scusi, su su , metta i soldi lì dentro e com'è che non ci entrano e sfido io, guardi come sono spiegazzati, su su li lisci bene, sfido poi che non entrano, ma non ha altro da attorcigliare, lei?"
Giuro che la tentazione di rispondergli che potevo sempre provare con la pompa di benzina, da attorcigliare attorno al suo collo, ce l'ho avuta. E penso che sia stata così forte che sia trapelato qualcosa , perché il tipo mi ha girato le spalle e se ne è andato via senza salutare, lasciandomi con venti euro perfettamente stirati in mano e un "su su, che modi" divertito a mezz'aria. Però, mi è tornato il buonumore e, già che c'ero, ho fatto pure il pieno...
tartare di tonno con pomodorini, capperi e basilico
Per 500 g di filetto di tonno freschissimo e tagliato al coltello servono
250 g di pomodorini sodi
50 g di capperi di pantelleria
2 spicchi d'aglio
una bella manciata di foglie di basilico
olio EVO
limone
sale
Si prepara un concassè di pomodori che si mette a scolare in un colino, in modo da dar via bene tutta l'acqua. Si sciacquano i capperi e si tritano grossolanamente. Si sminuzzano le foglie di basilico e si traglia l'aglio a fettine sottili. Si uniscono tutti gli ingredienti al tonno, senza condimento, e si ripone in frigo, in un recipiente coperto, fino a poco prima di servire, quando lo si condisce con olio e sale. Al momento di impiattare, aggiungere pochissime gocce di limone, facendo attenzione a che il tonno "non cuocia".
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