Sono nata con una avversione cosmica alle banane.
Le odio a tal punto che se le vedo in tv, sento l'odore.
Che cambio strada, se il fruttivendolo le espone sul marciapiede.
Che le ho rimosse da qualsiasi scompartimento non solo del frigo ma anche della mente-e provate a immaginare l'infanzia che è toccata, a una della mia età, cresciuta ad "animali-fiori-frutta", impegnata a spremersi le meningi ogni volta che usciva la lettera B.
"Pazienza" aveva detto mia mamma "con tutta la frutta che abbiamo, mangerà dell' altro... non è mai morto nessuno, a mangiar mele, pere, pesche, prugne, no?"
A quattro anni, vien fuori l'allergia alle pesche.
A cinque, quella alle mele
A sei, le pere e così via,in un crescendo culminato in un florilegio di frutti tropicali, serenamente liquidato dall'allergologo di turno con un "ma vabbè, signora, mica andrà a vivere all'Equatore, sua figlia, no? E comunque, restan sempre le banane..."
Per la cronaca, le banane le ha sbucciate mio marito.
Le ha anche ridotte in purea e versate nell'impasto.
Io, però, ho mescolato, versato nello stampo, cotto, sfornato,sformato, tagliato a fette e servito, pure senza molletta per stendere sul naso
Come dire, facciamo progressi...
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