martedì 2 febbraio 2010

scodelline con uova di quaglia e asparagi



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Ai tempi della mia Prima Comunione, andavano di moda i libricini di preghiere: ce ne erano di tutti i tipi, dal modello base a quello superaccessoriato, rilegato in madreperla e dotato di portarosario, con rosario annesso , ed erano il pendent mistico alle più mondane cornici d'argento, aggiungendo al classico "fa fine e non impegna" anche una preoccupazione (pelosa) per la crescita spirituale del comunicando. A me piacevano da matti, perché avevano un sacco di preghiere dai titoli mai sentiti e dai contenuti incomprensibili ma affascinanti, che mi leggevo durante il giorno, ripromettendomi di recitarle al mattino e alla sera, convinta com'ero che nelle altre ore della giornata non funzionassero. Si cominciava con la Preghiera del Mattino, dove si ringraziava per non essere morti stecchiti nella notte e ci si augurava di non subire la stessa sorte di giorno, e poi seguivano una serie di Atti: da quello di dolore ( già al mattino presto: evidentemente, essendo sopravvissuti alla notte, si erano fatti sogni impuri) a quello di Carità, per finire con l'Atto di Fede. Che è quello che vi chiedo stamattina. Un atto di fede pieno, profondo, assoluto, perché ciò che sto per raccontarvi, per quanto assurdo ed inspiegabile possa sembrare, è invece completamente vero


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Ieri mattina, intorno alle otto, entro nel viale di accesso al Monoblocco dell'Ospedale di San Martino, a Genova. Il parcheggio adiacente è chiuso per lavori in corso ma il custode fa passare chiunque, alzando la sbarra e facendo segno di andare, e pure velocemente. Dopodichè, inizio a cercare posteggio e ovviamente non lo trovo. Faccio tre giri, nei dintorni, con un occhio alla strada e un altro all'orologio e alla fine decido di parcheggiare nel quadratino di spazio adiacente il posteggio dei taxi. In pratica, accartoccio la micra il più possibile e, a fine manovra, è quasi tutta stipata in zona franca, a parte le ruote anteriori, sulla riga gialla.
Considerato che, però, fra il rischio multa e la corsa all'ospedale non c'è proprio storia, mi lascio macchina e preoccupazioni dietro le spalle, almeno fino a quando, otto ore dopo, ritorno al parcheggio. Neanche a dirlo, la multa c'è.

E ora, ispiratevi, perché l'Atto di Fede, comincia qui.

Per due ruote sulla riga gialla del parcheggio dei taxi, mi vengono imputate le seguenti infrazioni:

1. divieto di sosta
2. divieto di fermata
3. mancato rispetto della segnaletica stradale
4. parcheggio su area riservata ai taxi
5. mancato permesso di accesso
e, buon ultima, come sanzione aggiuntiva, il blocco del veicolo. Che però, non era bloccato.

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Qui sintetizzo. Per prima cosa, chiamo il mio avvocato (che poi è il cugino di mio marito, ma fa più figo così), il quale mi dice che o si querela il vigile, o si paga. Al "niente sangue" lo licenzio in tronco e decido di passare all'azione. La prima telefonata è al Comando dei vigili urbani. All'apparecchio risponde uno solo, ma tempo due minuti sono in tre o quattro che iniziano a fare scommesse su cosa mi accadrà: prima fanno un po' di conti, sanzione per sanzione- bontà loro- poi mi dicono che di solito se ne paga una sola e quando sto per tirare un respiro di sollievo aggiungono che, però, il tizio che mi ha multato appartiene ad un ufficio che con loro non ha nulla a che fare, e quindi non è detto etcetc.

Pertanto, mi faccio coraggio e faccio l'ultima telefonata, in stile ultimo pasto. Dall'altro capo, un tipo gentile, al quale chiedo se ha il tempo per un rosario, dopodichè comincio. Anzi, già che ormai sono padrona della materia, vado nel profondo e preciso che se non trovano loro il modo per conciliare tutte 'ste sanzioni contrastanti, col cavolo che concilio io. La risposta è rapida e immediata. Quella non è una multa, ma una ammonizione, che mi prospetta tutte le ipotesi di reato in cui sarei potuta incorrere, con tutte le sanzioni correlate in crescendo, fino all'ignominia del blocco delle ganasce. Per cui, non pago niente, non perdo punti, non ledo il sistema nervoso e posso anche permettermi un giro suppelementare da Feltrinelli. Un po' di cenere sul capo, e via.

Salvati il portafogli e la patente, gli chiedo che fastidio abbia potuto dare un veicolo con due sole ruote sulla striscia gialla, oltretutto sul limitare del parcheggio riservato , tenuto conto che, di norma, se uno va al Monoblocco alle otto del mattino, non lo fa certo per spettegolare con le amiche davati a un caffè. La risposta è sconsolata: "signora, se ci chiamano i taxisti, non possiamo non andare"

Pertanto, alla luce di questa rivelazione, chiedo che mi sia concesso di mandare un accorato appello, dalle pagine di questo blog, agli eventuali testimoni dell'accaduto, pregando loro, se mai avessero visto un taxista inferocito dirigersi verso l'ispettorato al traffico, che mi facciano il santo favore di NON lasciarsi scappare nessun indizio che possa ricondurmi a lui, perchè davvero non sarei responsabile delle mie azioni. In nome del senso civico, della fratellanza e dell'umana compassione che da sempre ci accomuna- taxisti del Monoblocco esclusi


SCODELLINE DI UOVA DI QUAGLIA E ASPARAGI


scodelline uova di quaglia

Altra non ricetta, veloce veloce. Prendete uno stampo da minimuffins e spennellatelo bene col burro fuso. Stendete un foglio di pasta brisèe e ritagliate con un coppa pasta tanti dischetti, del diametro di 2-3 cm più largo di quello degli stampini e rivestitevi questi ultimi. Fate una cottura in bianco, a 170 gradi per una decina di minuti. Dopodichè, lasciate raffreddare e sformate. Nel frattempo, fate rassodare le uova di quaglia, sgusciatele e tagliatele a metà. Bollite gli asparagi.
Riempite le scodelline di brisè con un velo di maionese, su cui metterete la metà dell' uovo di quaglia, leggermente salata e una punta di asparago.
Con un foglio di brisè vi vengono circa 24 scodeline, per cui calcolare 12 uova di quaglia e 24 pezzetti di asparago- ( fossi in voi, ne farei cuocere un mazzo e quelli che avanzano me li mangerei in altro modo, senza stare a perdere tempo a contare)
I cestini di brisè si possono fare il giorno prima e conservare in una scatola di latta, chiusa ermeticamente
Buona giornata
Alessandra




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