di Alessandra
Mi scuso con i lettori del solo blog, perchè questo post somiglia molto di più ad una niusletter: tanti fatti miei e pochissime ricette. E metto anche le mani avanti con "quelli della nius"- che intanto domani qualcosa di nuovo vi tocca comunque, perchè figuriamoci se qui si sta 24 ore senza che succeda niente di strano. Solo che quello che ci è capitato ieri non può aspettare fino a domani e io oggi mi sento un po' come il servo di Re Mida, che aveva svelato al canneto il segreto delle orecchie d'asino del suo padrone: in altre parole, bisogna che lo racconti....
Sintetizzo l'antefatto: una mia amica cura l'Ufficio Stampa di una importante Associazione musicale genovese e, durante un caffè, sentendo che la sera stessa deve accompagnare il concertista di turno al ristorante, non riesco a trattenere l'anima di P.R. che è in me (Pranzi & Rinfreschi) e mi aggiudico l'evento successivo: una pianista russa e un violoncellista coreano per un cocktail da me il sabato dopo.
Vale a dire ieri.
Naturalmente, inizio a carburare il giovedì ma, al sabato mattina, ci sono una spesa fatta, un menu semi preparato e un denutrito parterre di ospiti per una serata che si annuncia come lieve ma intensa, moderatamente mondana, disinvoltamente internescional, insomma, la classica serata perfetta.
La prima delle ferali notizie è arrivata dal parrucchiere: la pianista è bloccata a Londra dalla nube del vulcano. Il violoncellista, però, da buon orientale, arriva.
Che arrivi in treno, però, lo sappiamo alle cinque della sera, a due ore dall'inizio del cocktail, quando praticamente è tutto pronto. La mia amica è mortificata, ma di alternative non ce ne sono: l'ubi maior sono il concerto, la concentrazione, il riposo e, per quanto comodo sia il vagon lit della linea Saigon - Genova, due ore in più di sonno sono esiziali, in questi casi.
Il tempo di spegnere il mio cellulare, ed il marito si era già attaccato al suo, reclutando le truppe cammellate dei Palati Fini che, dando prova di commovente fedeltà alla tovaglia, ora facevano brusche inversioni dalla via che li portava a cena dalla suocera, ora rinunciavano impavidi al riciclo avanzi con i vicini di casa, ora resistevano alle tentazioni del frigo pieno di yogurt allo 0,0000000001%di grassi e si presentavano tutti puntuali sulla soglia di casa nostra.
Fin qui, tutto normale. Cioè, non è proprio all'ordine del giorno che un cocktail venga cancellato all'ultimo momento ma, se ciò avviene, è altamente probabile che si recuperi qualche amico per tamponare il danno. Quello che normale non è, invece, è il timore- anzi, no: l'agghiacciante terrore- che avevo io, di fronte alle reazioni dei nostri amici al menu della serata.
Passo indietro. L'aulico titolo di Palati Fini appartiene ad una nobile et ristretta cerchia di amici che da anni si piegano a fare da cavia a tutti gli esperimenti culinari della sottoscritta. Non ho mai capito che cosa ci sia dietro a questa perseverante acquiescenza- se sincero amore per la buona tavola o sincera compassione per me- oppure appetiti insaziabili che li spingono ad ingozzarsi di tutto, alla faccia della minima funzionalità delle papille gustative: di fatto, però, ogni cena con loro significa in automatico qualche proposta innovativa dalla cucina. Che sia buona o cattiva, è secondario. L'importante è che sia nuova.
Se non chè, vista la nazionalità degli ospiti, ieri sera c'erano pizzette e trofie al pesto.
Un'ignominia.
E come se ciò non bastasse, le trofie erano comprate e- ignominia delle ingominie- il pesto PURE.
Praticamente, mi sarei giocata la carriera in due mosse. Pizzetta/Troffia al pesto/ Scacco matto.
La prima ad arrivare, neanche a dirlo, è stata la Cecilia. Che, neanche a dirlo due, è entrata, è andata dritta in cucina, si è tolta la giacca e si è assisa sullo sgabello, non prima di aver addentato una delle pizzette pronte ad entrare nel forno.
"che schifo!!!"
Ci siamo: detto da lei, che è una specie di Packman vivente, equivale a una condanna senza appello.
"sono fredde!!!"
Gliene passo una calda e, quando arriva alla terza, senza proferir parola, inizio a pensare che, se ben mimetizzate con il resto degi appetizers, le pizzette riesco ad imboscarle. Anche perchè nel frattempo la Cecilia attacca la quinta e se gli ospiti ritardano, magari riesce pure a farsele fuori tutte.
Il problema è il piatto caldo. Quello, non lo mimetizzo per niente. Non ho alternative, non ho altri ingredienti, non ho le forze per cucinare daccapo qualcosa di nuovo. Però, penso, non sono mica Palati Fini per niente. Cioè, intendo dire: anche a loro, di mangiarsi le solite trofie al pesto, cosa vuoi che gliene possa importare? Con tutte le altre cose che ci sono...
Glelo dico
" Sentite, prima di aprire le danze: io di là ho tre chili di trofie del pastaio, ma le avevo prese solo per gli ospiti, capito, una russa, un coreano, mica potevamo fargli i blinis o le polpette di granchio, giusto? solo che non so se sia il caso di buttarle, cosa dite, lasciamo stare?"
Silenzio
"Fra l'altro, c'è un'insalata di farro strepitosa, tutta con prodotti del territorio, una figata immensa, poi il farro riempie, a volte è anche un piatto unico...."
Silenzio. Tacciono pure le taglie 38/40.
" Non so... dite voi...."
Dal fondo, il primo assist
" Magari ne buttiamo due per i bambini..."
"Ma fai anche tre, guarda..."
"Anche quattro..."
Due chili. E, quel che è peggio, che si sono infilati tutti in quel buchetto che altrove si chiama coriandolo e a casa mia si chiama cucina, per controllare che le buttassi davvero. E le scolassi al punto giusto. E le condissi come si deve. Fingendo di chiacchierare dei massimi sistemi, ovviamente: " come avrai letto nell'ultimo articolo di... un po' più di sale....d'altronde, con questa crisi, gli scenari non son poi mica tanto... secondo me son cotte... che poi bisogna vedere la maestra... senti , Ale, piglia un po' 'sto Parmigiano e mettilo in tavola con la grattugia, su, che c'abbiam fame..."
Superfluo aggiungere che non sia avanzato nulla, scarpetta nel pesto compresa. L'unica che, fedele alla linea, si è astenuta, è stata mia sorella. Che però si è fatta fuori una cinquantina di pizzette, bontà sua....
Il resto, nei prossimi giorni
ciao
Ale
Mi scuso con i lettori del solo blog, perchè questo post somiglia molto di più ad una niusletter: tanti fatti miei e pochissime ricette. E metto anche le mani avanti con "quelli della nius"- che intanto domani qualcosa di nuovo vi tocca comunque, perchè figuriamoci se qui si sta 24 ore senza che succeda niente di strano. Solo che quello che ci è capitato ieri non può aspettare fino a domani e io oggi mi sento un po' come il servo di Re Mida, che aveva svelato al canneto il segreto delle orecchie d'asino del suo padrone: in altre parole, bisogna che lo racconti....
Sintetizzo l'antefatto: una mia amica cura l'Ufficio Stampa di una importante Associazione musicale genovese e, durante un caffè, sentendo che la sera stessa deve accompagnare il concertista di turno al ristorante, non riesco a trattenere l'anima di P.R. che è in me (Pranzi & Rinfreschi) e mi aggiudico l'evento successivo: una pianista russa e un violoncellista coreano per un cocktail da me il sabato dopo.
Vale a dire ieri.
Naturalmente, inizio a carburare il giovedì ma, al sabato mattina, ci sono una spesa fatta, un menu semi preparato e un denutrito parterre di ospiti per una serata che si annuncia come lieve ma intensa, moderatamente mondana, disinvoltamente internescional, insomma, la classica serata perfetta.
La prima delle ferali notizie è arrivata dal parrucchiere: la pianista è bloccata a Londra dalla nube del vulcano. Il violoncellista, però, da buon orientale, arriva.
Che arrivi in treno, però, lo sappiamo alle cinque della sera, a due ore dall'inizio del cocktail, quando praticamente è tutto pronto. La mia amica è mortificata, ma di alternative non ce ne sono: l'ubi maior sono il concerto, la concentrazione, il riposo e, per quanto comodo sia il vagon lit della linea Saigon - Genova, due ore in più di sonno sono esiziali, in questi casi.
Il tempo di spegnere il mio cellulare, ed il marito si era già attaccato al suo, reclutando le truppe cammellate dei Palati Fini che, dando prova di commovente fedeltà alla tovaglia, ora facevano brusche inversioni dalla via che li portava a cena dalla suocera, ora rinunciavano impavidi al riciclo avanzi con i vicini di casa, ora resistevano alle tentazioni del frigo pieno di yogurt allo 0,0000000001%di grassi e si presentavano tutti puntuali sulla soglia di casa nostra.
Fin qui, tutto normale. Cioè, non è proprio all'ordine del giorno che un cocktail venga cancellato all'ultimo momento ma, se ciò avviene, è altamente probabile che si recuperi qualche amico per tamponare il danno. Quello che normale non è, invece, è il timore- anzi, no: l'agghiacciante terrore- che avevo io, di fronte alle reazioni dei nostri amici al menu della serata.
Passo indietro. L'aulico titolo di Palati Fini appartiene ad una nobile et ristretta cerchia di amici che da anni si piegano a fare da cavia a tutti gli esperimenti culinari della sottoscritta. Non ho mai capito che cosa ci sia dietro a questa perseverante acquiescenza- se sincero amore per la buona tavola o sincera compassione per me- oppure appetiti insaziabili che li spingono ad ingozzarsi di tutto, alla faccia della minima funzionalità delle papille gustative: di fatto, però, ogni cena con loro significa in automatico qualche proposta innovativa dalla cucina. Che sia buona o cattiva, è secondario. L'importante è che sia nuova.
Se non chè, vista la nazionalità degli ospiti, ieri sera c'erano pizzette e trofie al pesto.
Un'ignominia.
E come se ciò non bastasse, le trofie erano comprate e- ignominia delle ingominie- il pesto PURE.
Praticamente, mi sarei giocata la carriera in due mosse. Pizzetta/Troffia al pesto/ Scacco matto.
La prima ad arrivare, neanche a dirlo, è stata la Cecilia. Che, neanche a dirlo due, è entrata, è andata dritta in cucina, si è tolta la giacca e si è assisa sullo sgabello, non prima di aver addentato una delle pizzette pronte ad entrare nel forno.
"che schifo!!!"
Ci siamo: detto da lei, che è una specie di Packman vivente, equivale a una condanna senza appello.
"sono fredde!!!"
Gliene passo una calda e, quando arriva alla terza, senza proferir parola, inizio a pensare che, se ben mimetizzate con il resto degi appetizers, le pizzette riesco ad imboscarle. Anche perchè nel frattempo la Cecilia attacca la quinta e se gli ospiti ritardano, magari riesce pure a farsele fuori tutte.
Il problema è il piatto caldo. Quello, non lo mimetizzo per niente. Non ho alternative, non ho altri ingredienti, non ho le forze per cucinare daccapo qualcosa di nuovo. Però, penso, non sono mica Palati Fini per niente. Cioè, intendo dire: anche a loro, di mangiarsi le solite trofie al pesto, cosa vuoi che gliene possa importare? Con tutte le altre cose che ci sono...
Glelo dico
" Sentite, prima di aprire le danze: io di là ho tre chili di trofie del pastaio, ma le avevo prese solo per gli ospiti, capito, una russa, un coreano, mica potevamo fargli i blinis o le polpette di granchio, giusto? solo che non so se sia il caso di buttarle, cosa dite, lasciamo stare?"
Silenzio
"Fra l'altro, c'è un'insalata di farro strepitosa, tutta con prodotti del territorio, una figata immensa, poi il farro riempie, a volte è anche un piatto unico...."
Silenzio. Tacciono pure le taglie 38/40.
" Non so... dite voi...."
Dal fondo, il primo assist
" Magari ne buttiamo due per i bambini..."
"Ma fai anche tre, guarda..."
"Anche quattro..."
Due chili. E, quel che è peggio, che si sono infilati tutti in quel buchetto che altrove si chiama coriandolo e a casa mia si chiama cucina, per controllare che le buttassi davvero. E le scolassi al punto giusto. E le condissi come si deve. Fingendo di chiacchierare dei massimi sistemi, ovviamente: " come avrai letto nell'ultimo articolo di... un po' più di sale....d'altronde, con questa crisi, gli scenari non son poi mica tanto... secondo me son cotte... che poi bisogna vedere la maestra... senti , Ale, piglia un po' 'sto Parmigiano e mettilo in tavola con la grattugia, su, che c'abbiam fame..."
Superfluo aggiungere che non sia avanzato nulla, scarpetta nel pesto compresa. L'unica che, fedele alla linea, si è astenuta, è stata mia sorella. Che però si è fatta fuori una cinquantina di pizzette, bontà sua....
Il resto, nei prossimi giorni
ciao
Ale
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