giovedì 17 settembre 2015
POLLO AL CUMINO E ALLA CURCUMA CON FINTO PURÈ DI AVOCADO E TORTINI DI MAIS
"Ti prego, levami questo pollo da qui, perchè entro stasera me lo sono mangiato tutto".
Così parlò mio marito.
Quello dal palato fine.
Dal "ci vorrebbe un grammo in più di cardamomo", "una Manitoba meno proteica", "una sfoglia di un mm più spessa", e mille altre critiche di questo genere, che avvelenano qualsiasi cena perfetta.
Io, mio marito così, non l'ho mai visto.
E se volete sapere come ho fatto, a ridurlo così, andate di corsa qui dallo Starbooks e vi sarà svelato ogni dettaglio!
lunedì 7 settembre 2015
TARTE AUX QUETSCHES ALSACIENNE
E, Mapi, dimmi dov'è l'errore.
Non nella ricetta che, vivaddio, funziona, ma nell'ortografia francese. Che non mi entrerà mai in testa, neanche se facessi un corso di recupero a Lourdes.
Ci provo, ci provo, figuratevi se non ci provo. Ricontrollo pure tutto mille volte.
Ma niente, un errore ce lo schiaffo sempre- quando va bene.
E comunque, perchè dire "quetscherschts", quando possiamo dire prugne?
E soprattutto: perchè sforzarsi a parlare, quando l'alternativa è riempirsi la bocca con una fetta di questa torta qui?
La Tarte aux questsches d'Alsace è un celeberrimo dolce alsaziano, che tradisce la storia di questa regione di confine, visto che le prugne sono una delle spie più inequivocabili della gastronomia tedesca. Non a caso, parrebbe che la versione più antica fosse a base di pasta lievitata, così come la famosa Pflaumenkuchen: ma poi la raffinatezza francese ha preso il sopravvento e addio torta soffice, da mangiare per merenda, con le mani: ora ci vogliono forchetta e piattino d'ordinanza che però non modificano di una virgola la bontà di questo dolce, la cui crema ricorda moltissimo la frangipane, seppure in forma destrutturata.
In tutti i casi, è la classica torta da porca figura: facile e veloce da fare, buona da urlo e pure con quel tocco di classe che non guasta mai, anche quando manca tutto il resto. E figuriamoci quando c'è...
In tutti i casi, è la classica torta da porca figura: facile e veloce da fare, buona da urlo e pure con quel tocco di classe che non guasta mai, anche quando manca tutto il resto. E figuriamoci quando c'è...
per la pasta sablée
250 g di farina
150 g di burro freddo a tocchetti
90 g di zucchero a velo
1 pizzico di sale
uno o due cucchiai di acqua fredda
per il ripieno
1 kg di prugne rosse
250 ml di panna fresca non montata
2 uova grandi
100 g di farina di mandorle
100 + 50 g di zucchero
un bicchierino di acquavite alle prugne
1 cucchiaino pieno di cannella
procedimento
preparare la pasta sablè, impastando tutti gli ingredienti a partire dal burro e dallo zucchero e aggiungendo per ultima la farina, meglio se setacciata. Stenderla subito sul fondo e sui bordi di uno stampo da crostata di 24 cm di diametro, precedentemente imburrato e infarinato e mettere in frigo per almeno un'ora.
Nel frattempo, preparare il ripieno Lavare le prugne, tagliarle a metà e snocciolarle. Lasciarle macerare per mezz'oretta nella grappa, assieme a 2 cucchiai di zucchero. Trascorso il tempo del riposo della pasta sablée, cospargere il fondo con la farina di mandorle e disporvi sopra le prugne, ben sgocciolate dal liquido della marinata, in modo da ricoprirlo il più possibile. La parte tonda va verso l'alto. Sbattere leggermente, senza montare, la panna con le uova, lo zucchero e la cannella e versare il tutto sulla torta, fino a sommergere quasi del tutto le prugne e da farne spuntare solo la sommità. Infornare a 180 gradi, modalità statica, per 30 minuti: dopodiché, coprire la superficie con un foglio di alluminio e proseguire la cottura per altri 10 minuti circa. Lasciar raffreddare prima di servire.
Nel frattempo, preparare il ripieno Lavare le prugne, tagliarle a metà e snocciolarle. Lasciarle macerare per mezz'oretta nella grappa, assieme a 2 cucchiai di zucchero. Trascorso il tempo del riposo della pasta sablée, cospargere il fondo con la farina di mandorle e disporvi sopra le prugne, ben sgocciolate dal liquido della marinata, in modo da ricoprirlo il più possibile. La parte tonda va verso l'alto. Sbattere leggermente, senza montare, la panna con le uova, lo zucchero e la cannella e versare il tutto sulla torta, fino a sommergere quasi del tutto le prugne e da farne spuntare solo la sommità. Infornare a 180 gradi, modalità statica, per 30 minuti: dopodiché, coprire la superficie con un foglio di alluminio e proseguire la cottura per altri 10 minuti circa. Lasciar raffreddare prima di servire.
Note mie
Ci vorrebbe l'acquavite di prugne, ma una buona grappa va bene ugualmente. Neppure stonerebbe lo zucchero di canna, se si vuol dare un tocco più rustico all'insieme. La cannella si sente parecchio, quindi non abusatene.
domenica 6 settembre 2015
CHE CI FACCIO QUI?- PARTE SECONDA
la prima parte è qui.
E se l'avete letta, potrete aver dedotto che la sottoscritta, rosa dalla gelosia e preoccupata per gli attentati alla stabilità matrimoniale, da allora in poi non abbia fatto altro che programmarsi la vita sull'agenda lavorativa del marito, perchè maniman quello parte da solo e ommioddio.
Tutto sbagliato, neanche a dirlo.
Perchè, come scrivevo giusto in quel post, non è che uno la gelosia se la possa inventare.
Se non ce l'hai, non ce l'hai.
Per cui, finisci per archiviare le informazioni alla voce "consigli della nonna", un po' come fasciare l'avanzo di melone con la pellicola in stile mummia, prima di metterlo in frigo, se non vuoi che tutto abbia lo stesso sapore in secula seculorum o portarti dietro le calze di ricambio, nell'eventualità che ti si smaglino.
Che poi io non faccia nè l'una nè l'altra cosa, è un dato di fatto.
Chiedete un po' all'ultimo invitato a cena, che ha cercato il melone nel risotto invano, fino alla fine (era nel retrogusto del Parmigiano, ma non ho osato dirglielo) o alla mia segretaria, alla quale ho prosciugato le scorte di collant, autoreggenti, gambaletti e pazienza?
Quindi, come potevo ricordarmi che sarei dovuta andare a Singapore, solo perchè mia nonna avrebbe fatto così?
O meglio. Quando il marito, a giugno, aveva annunciato che alla fine di ottobre avrebbe partecipato ad una conferenza laggiù, ero stata prontissima a dirgli vengo anch'io-e non solo perchè nella mia mappatura delle escort, su Singapore lampeggiavano più lucine che sulla Madonna di Pompei in processione. Ma perchè era una meta piena di fascino, che aveva popolato i miei sogni di bambina e urtato le mie orecchie di ragazzina ("Singapore, vado a Singapore..." è stato il tormentone di una bella fetta della mia infanzia-e poi uno si chiede com'è che sia venuta fuori così, per dire...)
solo che, da lì a ricordarmelo, ce ne voleva: ci andavo volentieri ma, per una ragione o per l'altra, mi dimenticavo di avere questo viaggio in programma.
E mi dimenticavo così volentieri che, all'alba dell'antivigilia della partenza....
"Giulio..?"
"mmmhhhh...."
"Giulio, sei sveglio?"
"No"
"Giulio, che razza di passaporto ci vuole, per andare a singapore?"
"Che cavolo di domande fai, Ale... ci vuole il passaporto normale, quello che usi di solito, su... va benissimo quello-e lasciami dormire..."
"Va benissimo anche se è scaduto?"
Immaginatevi la scena- o forse no,meglio che ve la risparmi.
Vi dico solo che, nel giro di dieci minuti, avevo già svegliato tutti gli amici e gli amici degli amici, all'affannosa ricerca di un contatto in Polizia, "perchè ho il passaporto scaduto e l'aereo che parte dopodomani".
Ovviamente, più che sonore risate, in cambio, non avevo ottenuto.
E così, alle 9 di quella stessa mattina, varcavo la porta della Questura, armata di moduli, bollettini e ogni tipo di documento di identità che mi fosse riuscito di trovare, dall'infame libretto bordeaux che aveva avuto l'ardire di scadere senza avvisarmi al diploma di prima della classe di quinta elementare.
Avevo anche fatto una doccia, veloce come un fulmine, lasciando che l'umidità del post alluvione autunnale provvedesse alla piega dei miei capelli e, neanche a dirlo, non avevo avuto il tempo di mettere le lenti a conttato: il risultato era una specie di erinni, spettinata e con gli occhiali in punta di naso (di solito, li uso come fermacapelli e il risultato è quello lì), che io archivierei nei reati contro la morale e il pubblico decoro, mentre per mia figlia fa tanto "intellettuale di sinistra".
E visto che urgeva una strategia, per muovere a compassione il poliziotto allo sportello, ho deciso di usare quella.
"...lo so, lo so, lo so, sono imperdonabilmente distratta. Ma l'impegno per cui devo partire è così serio che mi ha assorbito tutte le energie, guardi.."
"Cosa deve andare a fare?"
"..ehm... una specie di... di missione, ecco... democratica, ecco sì.. una missione democratica, per portare i nostri valori nel mon..."
" E dove è che deve andare, in missione democratica?"
".... ecco... a Singapore..."
"A Singapore? la missione democratica a Singapore? Antonio, vieni un po' qui a sentire la signora, che va in missione democratica a Sing..."
Ok, finiamola qui.
"Mio marito mi ammazza"
"Questa va già meglio. ci vediamo alle due"
Mentre con voi, invece,ci vediamo nei prossimi giorni, per l'ultima puntata...
sabato 5 settembre 2015
50 e non sentirle!
credits by Mai Esteve |
Il primo che ha osato anche solo pensare che i 50 del titolo si riferiscano a me, può togliermi l'amicizia da Fb, tanto per stare sempre sul pezzo.
E non solo perchè ne ho solo 49, 7mesi e 9 giorni.
Ma perchè l'unico riferimento possibile al "non sentire", nel mio caso, potrebbe giusto riferirsi al peggioramento dell'udito.
I 50 sono gli appuntamenti dell'MTChallenge, per il resto del mondo "una gara gastronomica sul web", ma per chi ne fa parte un pezzetto piccolo ma comunque importante del tempo che trascorriamo qui sopra.
E' un traguardo significativo, in questo mondo virtuale dove tutto corre e domani è sempre un altro giorno: lo festeggiamo tutti assieme e anche se ho scritto il post celebrativo di là, mi fa piacere trovare uno spazio anche di qua, in un blog che è sempre meno un florilegio di ricette e sempre più un'accozzaglia di fatti miei.
Al di là dei risultati che contano, nel mondo dove si misura tutto in cifre, quello che oggi mi rende più ricca- immensamente più ricca- è la realtà di un progetto che continua a crescere, in modo sempre più convincente ed autorevole: nei 5 anni che ci separano dagli inizi, sono stati colti tutti gli stimoli necessari per mantenere vivo l'interesse, senza farci travolgere dalle mode del nuovo che avanza o zavorrare dal peso del "vecchio". E questo è stato possibile grazie ad una condivisione sempre più piena, per cui oggi l'MTC è davvero un gioco di tutti: di chi ne fa intimamente parte, come i membri della Community, ma anche di chi lo segue a bordo campo, trovando ogni mese una ricchezza pressoché infinita di ricette, informazioni, nozioni, spunti, curiosità,elargite con una generosità senza pari da ogni partecipante, qualsiasi ruolo sostenga in quella gara.
A questo proposito, della Comunità che anima l'MTC è stato detto di tutto e di più e presumo che oggi torneremo tutti a rinfrescarci la memoria, su quanto unica essa sia.
Alle qualità straordinarie che hanno fatto da collante ad un gruppo variegato e diversissimo, che si mantiene unito grazie a queste doti trasversali, che appartengono tutte ad un corredo personale di valori umani, vorrei aggiungere un nuovo grazie, altrettanto personale e privato.
Alle qualità straordinarie che hanno fatto da collante ad un gruppo variegato e diversissimo, che si mantiene unito grazie a queste doti trasversali, che appartengono tutte ad un corredo personale di valori umani, vorrei aggiungere un nuovo grazie, altrettanto personale e privato.
Quello di chi, trovatosi improvvisamente catapultato dall'altra parte del mondo, diviso negli affetti, tranciato nelle radici e spaventato dalla solitudine e dalle incognite di questa nuova vita, ha trovato in questo gioco e in queste persone un punto fermo solidissimo, un conforto prezioso, un modo strano ma vero per non perdere l'equilibrio, scandendolo su calendari che parlano di ricette, di compleanni, di progetti a breve e a lungo termine, di conferme e di sorprese.
Ai contenuti che rendono l'MTC uno scrigno di ricchezze preziose, si aggiungono questo calore, questo affetto costante, questo rapporto intessuto su fili che tengono, anche quando qualcosa si strappa, questa vicinanza che valica il tempo e lo spazio, in barba a fusi orari e a nostalgie, vere perle rare, di valore inestimabile.
Il mio grazie, anche di qui.
Il mio grazie, anche di qui.
venerdì 4 settembre 2015
PAN BRIOCHE ALLE PRUGNE CON STREUSEL DI NOCCIOLE e MARZAPANE
Una delle tante zavorre che mi trattengono dal riprendere a pubblicare nuove ricette qui sopra è che non ho più molto da dire, in merito.
Nel senso che quello che dovevo dire, l'ho in gran parte già detto, negli anni scorsi. Quando non avrò avuto una gran tecnica, sarò stata una gran pasticciona (qualità che, per altro, non solo permangono ma si sono oltremodo sviluppate), ma facevo robe da urlo, come questa brioche qui.
Che è griffata che di più non si può, ma sufficientemente semplificata per essere alla portata di tutti.
specialmente di chi,a differenza mia, le prugne può ancora godersele....
BRIOCHE ALLE PRUGNE
CON STREUSEL DI NOCCIOLE
Scaldare
il latte a 30 gradi, sbriciolarvi il lievito di birra e mescolate bene.
Unitevi i tuorli d'uovo, lo zucchero vanigliato, lo zucchero, la
farina, il sale e la scorza di limone. Aggiungete anche il burro liquido
e impastate il tutto, preferibilmente con un robot da cucina, fino ad
ottenere un impasto liscio. Copritelo e fatelo lievitare per 40 minuti.
Quindi, lavoratelo su una spianatoia infarinata e lasciatelo nuovamente
lievitare, per altri 30 minuti. Per lo Streusel, amalgamate bene gli
ingredienti, formate un rotolo e fatelo riposare per un'ora, in
frigorifero, avvolto in una pellicola trasparente. Rivestite una placca
con della carta da forno. Stendete una sfoglia di pasta di circa 30 x 50
cm, spessa pressappoco 8 mm: adagiatela sulla placca, spalmatevi sopra
la marmellata riscaldata e ricopritela con le prugne a temperatura
ambiente, disponendole molto fitte sulla pasta, l'una accanto all'altra,
dal lato della buccia. Schiacciatele un poco e bagnate con qualche
goccia di rum o grapa di prugne.
Grattugiate
grossolanamente lo Streusel sopra le prugne e fate lievitare la pasta
per altri 20 minuti. cuocete nel forno ventilato a 190 gradi per 30-40
minuti, finché la pasta non ha perso un bel colore dorato. Spolverizzate
il dolce ancora caldo con lo zucchero a velo
Note mie
La
ricetta proviene nientepopodimenoche dall'Hotel Sacher, ma non per
questo è stata immune da qualche modifica, che vi riassumo rapidamente
qui sotto:
1.
meno lievito: 10 g, ma a dir tanto. Oltretutto, con il caldo di questi
giorni, l'impasto è cresciuto in un fiat, senza bisogno di riposare più
di tanto.
2.
i semi di mezza bacca di vaniglia al posto dello zucchero vanigliato:
che non è il nostro zucchero a velo vanigliato, ma una specie di
vanillina che affolla gli scaffali dei supermercati, appena passate le
Alpi di qua dal Brennero.
3. marmellata di albicocche, ma solo per il doveroso omaggio a Herr Sacher e discendenza
giovedì 3 settembre 2015
PLUM DRIZZLE CAKE... perchè mi han detto che da voi...
E' tempo di prugne,.
qui, non si è capito, ma intanto poco cambia per la sottoscritta, visto che tanto per cambiare, sono allergica anche a quelle. Devo essermene scofanate troppe da bambina, visto che mi piacevano da matti e ne facevo scorpacciate direttamente da sotto gli alberi. Il loro sapore è nell'elenco delle troppe cose che mi mancano, della mia infanzia a km zero e mai avrei pensato che queste nuov latitudini portassero un po' di consolazione, su questo fronte: perchè se anche spuntasse qualcosa, qui, nulla avrebbe a che vedere con i prodotti di casa vostra.
Quindi, mi consolo-e vi penso, con tre dicasi tre ricette di torte assolutamente da prova, di cui questa è la prima
Plum Drizzle Cake
500 g di prugne rosse
175 g di burro a temperatura ambiente
225 g di zucchero di canna
225 g di farina
1 cucchiaino di lievito per dolci
4 uova medie
un bicchiere di Porto
vaniglia, cannella, chiodi di garofano a piacere
Per uno stampo rotondo da 22- 24 cm di diametro
Lavate
bene le prugne, asciugatele, tagliatele a metà e snocciolatele.
Mettetele in una casseruola con il vino, le spezie e due cucchiai di
zucchero e fate cuocere a fiamma vivace, fino a quando la frutta diventa
morbida.Scolate le prugne, tenendo da parte il liquido di cottura e
lasciate intiepidire. Accendete il forno a 180 gradi (modalità statica)
Con le fruste elettriche, montate bene il burro con lo zucchero, fino
ad ottenere un composto bianco e spumoso, al quale aggiungerete le
uova, uno alla volta.Setacciate la farina assieme al lievito ed
incorporatela al composto, con un cucchiaio. In ultimo, aggiungete le
prugne, amalgamandole bene al resto dell'impasto. Versate quest'ultimo
nello stampo, precedentemente imburrato e infarinato e infornate per
circa mezz'ora (prova stecchino). Nel frattempo, rimettete sul fuoco il
liquido di cottura delle prugne e fate ridurre, fino ad ottenereuno
sciroppo denso.Una volta sfornata la torta, lasciatela raffreddare per
una decina di minuti, nello stampo. Poi bucherellate tutta la sua
superficie con i rebbi di una forchetta e versatevi sopra lo sciroppo
al Porto, in modo da impregnarla bene.Lasciate riposare qualche ora,
prima di consumarla.
L'ispirazione proviene da una "torta di prugne al vino", apparsa qualche anno fa su Sale e Pepe. Da subito, ho pensato al Porto, poi ho aggiunto le spezie, ho modificato lo zucchero semolato in zucchero di canna, ho ridotto le dosi di lievito e poi, mentre procedevo, ho pensato che gettar via quel nettare in cui si era trasformato il liquido di cottura sarebbe stato un delitto e che tanto valeva inventarsi una drizzle cake.
E quindi, ho anche modificato le dosi degli altri ingredienti, "tenendomi bassa" sul burro: normalmente la drizzle è un 4/4 e nulla vi vieta di pareggiare anche la grammatura del burro: ma vi assicuro che è già buona così.
Per quanto concerne le prugne, ne ho usato un tipo ancora piuttosto sodo. Escludete di ottenere una fetta con la sezione della prugna intera come da foto sulla rivista, perchè la frutta in cottura si spappola, specie se (cito sempre la fonte) bisogna far evaporare tutto il liquido. A me il liquido è raddoppiato, come era logico che fosse- e se avessi proseguito nella cottura avrei fatto una marmellata. Fantastica, per carità: ma l'intenzione era quella di preparare una torta. Quindi, fate cuocere fino a quando le prugne diventano tenere, poi scolate via il liquido di cottura e mettete la frutta nell'impasto.
Ho ridotto il lievito, perchè ho aumentato i tempi di lavorazione. Nella sua versione originale, il 4/4 non ha lievito, ma è un composto montato: di solito, preferisco metterne comunque un cucchiaino, perchè spesso uso gli stampi da cake e ho il terrore che resti troppo basso e così ho fatto anche questa volta, senza dovermene pentire. Ciò non toglie che il burro si debba montare, le uova pure- e pure tanto.
Per quanto riguarda la cottura, tiratela via quando l'interno è ancora umido: non crudo, ma neppure troppo asciutto. Fate la prova stuzzicadenti: se questo esce senza portarsi via qualche resto dell'impasto, è pronta.
Lo sciroppo deve essere denso, perchè altrimenti vi cola dappertutto e bagna la torta all'esterno, senza impregnarne bene l'interno. Controllate la densità appena scolate le prugne: non è detto che debba per forza ridursi della metà.martedì 1 settembre 2015
SUMMER 2015- HIT PARADE
image from here |
A dispetto di previsioni, sondaggi prevacanzieri, quadri astrali e interviste da Barbara d'Urso (alla quale mai smetterò di tributare gratitudine, dopo le risate che mi ha regalato ieri la sua rentrèe, con imbelinata giù dalle scale, in diretta e a faccia in giù) quest'estate non ha visto "tormentoni": nè nelle classifiche musicali (ci ho dato un'occhiata, il primo nome conosciuto è Lorenzo Fragola- e direi che su questa, possiamo passare), nè in quelle librarie (l'unico pensiero colpevole delle sfumature di grigio viste da lui non è andato oltre il "mi si vede la ricrescita, devo fare la tinta"), né in quelle modaiole (sempre che non si chiami moda l'aver girato due mesi con gli occhi schermati da lenti gialle, che neanche quando mi son vestita da Ape Maia a Carnevale), né, infine, sul fronte gossipparo, a meno che ci sia ancora qualcuno a cui interessi sapere quante volte Belen giochi a battaglia navale con i nuovi fidanzati di Emma, al grido di "colpito&trombato".
Nada de nada, insomma.
Epperò, la classifica delle hit dell'estate appena trascorsa (perchè si sa che in internet finisce il 31 di agosto) ve la beccate lo stesso...
5 POSTO: dove vai in vacanza?
Finita l'era dello shabby-chic, del fascino lezioso dei tarli riverniciati di bianco, delle colazioni al B&B in toviglie sbrecciate,a ritemprare le ossa rotte dalle reti scomode e dure dei bei letti di una volta, l'estate 2015 ha segnato il ritorno della buona e sana ostentazione da prima della crisi. A guardare le foto su facebook e su instagram, pare che la gran parte degli Italiani sia andata in vacanza in hotel. Sono rimasti in pochi, a postar foto di mète di viaggio: per il resto, è il trionfo dello scatto a bordo piscina, meglio se con l'accappatoio con le 5 stelle ricamate sul taschino, della sauna ai tropici (che tonifica e depura ed è tutto compreso),delle pose languide sul bagnasciuga con sottotitolo ("spiaggia privata del resort"). Il clou è la foto della partenza, con la messa a fuoco sul valigione Vuitton o sul tabellone del check in in businnes class, a ricordarci che il buon gusto è cosa per pochi-e che sarà il caso di affrettarsi, se non vogliamo restar senza i doposci tempestati di diamanti, per la stagione a Covtina...
4 POSTO: l'e-reader
A sorpresa, la cultura entra di prepotenza nel mondo dei social -e lo fa sotto forma dell'ultima scoperta in fatto di elettronica da fotografare, visto che la produzione di i-phone è ferma da qualche mese e tutti i precedenti sono stati immortalati in una serie di book fotografici che neanche Kate Moss. Li abbiamo visti in tutti i luoghi& in tutti i laghi, kindle&kobo su tutti, perchè una k non si nega a nessuno- e neppure si negano le cover trapuntate in colore pastello. Quello che c'è dentro è il solito trionfo del nazional popolare vacanziero-e chi meglio della sottoscritta lo può dire,visto che li ho letti tutti?
3 POSTO- L'ASCELLA PEZZATA
Un classico di cui non ci libereremo mai-e tanto vale inserirla nei programmi della scuola dell'obbligo o nei depliant che pubblicizzano le bellezze italiche, alla voce "folklore". Anche qui, nulla ci è stato risparmiato, dal modello base in tre colori,(nero, bianco e brizzolato) a quelli accessoriati, con la carne pendula dell'avambraccio o la curva della pancia che si fa spazio fra le coppe del bikini.L'unica consolazione è che le foto non hanno odore. Ma non è che l'offesa alla vista valga di meno...
2 POSTO- IL CALDO
Finite le disfide a beach volley o a volano o al buonvecchio calcetto, che una pallonata nei denti mentre te ne stai sdraiata a prendere il sole non la si nega a nessuno, l'estate 2015 ha visto fronteggiarsi i patiti del caldo torrido contro i freddolosi. I primi hanno schierato una coppia d'attacco infernale, Caronte e Flegetonte, che con un micidiale 1-2 ha steso gli avversari, riducendoli a relitti umani, sudati e appiccicosi ma non per questo incapaci di meditare vendette: che, intanto, si sa, van consumate fredde...
1 POSTO- I PIEDI NUDI
Abbelliti da impeccabili pedicure o i piedi nudi si aggiudicano la palma del soggetto più fotografato dei mesi appena trascorsi. Li abbiamo visti in tutte le inquadrature, dall'alto (con o senza sandali, con o senza sbuffo di gonna fiorata), in prospettiva (con stacco di coscia più o meno lunga, più o meno grassa, più o meno cellulitica), con il fuoco sullo smalto, sull'alluce valgo, sulla caviglia gonfia, pronti a catturare lo sguardo languido dell'occhio di pernice o il fascino ruvido della buccia d'arancia. Per chi proprio non riesce a trovare una spiegazione a questa ferita al buon gusto, all'eleganza, alla sobrietà, non resta che chiudere gli occhi e aspettare: oggi è il primo settembre, fra poco sarà finita.
Per poi cominciare coi culi da sbarco fasciati nei leggins.
Ma questo, alla prossima stagione...
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