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martedì 21 marzo 2017

PANE AL LATTE. IL PIU BUONO DEL MONDO. (MILK BREAD)


Lo so.
Non si pubblica sul blog due giorni di fila.
Non si pubblicano due ricette al forno di fila.
Non si pubblicano ricette con poche foto
Eccetera, eccetera, eccetera.
La teoria, la so.
Ma la praticia mi dice che ho appena sfornato la roba piu' sublime dell'universo mondo.
E come faccio, a tenermela per me?



Partiamo dal titolo. Ho tradotto letteralmente dalla fonte, ma questi non sono panini, ma brioche. Che poi vengano serviti al tavolo di un bistrot, come benvenuto ai clienti, ci sta, anche perche' non riesco ad immaginare benvenuto migliore (specie in questo momento, che ne sto mangiando un altro). Ci sta anche di accompagnarli con alcuni piatti molto sapidi (salmone affumicato, aringhe, carni salate varie): esattamente come ci sta  un dito di burro e una cucchiaiata di marmellata. O qualsiasi altra cosa vi venga in mente, insomma.
Intanto, sappiatelo: sara' sempre un pretesto.



KINDRED'S MILK BREAD 




Le dosi sono in cups e le lascio cosi, per ora
E comunque, sono mille volte piu' comode della bilancia. Le vendono all'ikea, a 3 euro, e funzionano bene :)

per la miscela iniziale

1/3 cup di farina 00 (circa 40 g)
1 cup di acqua (120 ml errore!!! 220 ml)
1 cup panna fresca liquida da montare (200 ml)
1/3 cup miele millefiori (circa 100 g)

per l'impasto

5 cup di farina (circa 650 g)
3 cucchiai di latte in polvere
2 cucchiai di lievito di birra disidratato (io ho messo un cucchiaino da caffe', colmo)
2 uova, intere
2 cucchiaini di sale
1/2 stick di burro (circa 60 g), a dadini e a temperatura ambiente

con queste dosi ho fatto 12 panini in uno stampo da muffins e un piccolo pane in uno stampo a cassetta da 250 ml.

Procedimento

Per la miscela iniziale, stemperate la farina nell'acqua e mettetela sul fuoco, a fiamma bassa, come se doveste fare un roux. Fatele prendere il bollore, mescolando sempre con una frusta e lasciate un po' addensare. Togliete sal fuoco, aggiungete il miele e la panna, mescolate e versate tutto nell'impastatrice, assieme agli altri ingredienti, eccetto il burro. 

Impastate con la frusta a gancio a velocita' minima per una decina di minuti, fino a quando l'impasto si stacchera' dalle pareti e dal fondo. Aggiungete il burro, un pezzetto alla volta, e continuate di nuovo ad impastare, sempre fino a quando l'impasto si stacchera' dalle pareti e dal fondo della ciotola. 

Ovviamente, potete anche lavorare a mano: e' un impasto facilissimo, ne' troppo idratato, ne' troppo burroso, per cui lavorarlo e' un vero piacere. 

Versate l'impasto in una terrina molto capiente, leggermente infarinata. Sigillate con pellicola trasparente e lasciate lievitare fino al raddoppio (nel mio caso, circa tre ore)


Per i panini, dividete l'impasto in 12 pezzi uguali e dividete ciascuno in 4 palline, che disporrete ai lati di uno stampo da muffins, precedenteente imbrurrato e infarinato. I miei sono pezzi piccoli (circa 80 g ciascuno) e difatti mi e' avanzato impasto per un altro pane: piu' di tre palline non ho fatto Ma la ricetta originale dice 4. 

Con lo stesso metodo delle palline ho riempito uno stampo da cake da 250 ml di capienza, anche questo precedentemente imburrato e infarinato. 

Fate poi lievitare per circa mezz'ora, il tempo sufficente per assestarsi e riprendere la lievitazione. Attenti a non farli lievitare troppo, pero', perche' rischiano di fuoriuscire dagli stampi in cottura. 

Spennellateli con un uovo intero leggermente sbattuto, spolverizzate con sale grosso (me lo sono dimenticata) e infornate a 190 gradi per una ventina di minuti, dipende dai forni. Se dovessero scurire troppo in superficie, copriteli con un foglio di alluminio. 

E buon appetito!
Alessandra



lunedì 17 agosto 2015

TORTA DI PANE ZUCCHINI E POMODORI...E CHE CI FACCIO QUI


Torta di pane,zucchini e pomodori: vai subito alla ricetta

Tutto cominciò con una escort.
O meglio: con il sospetto di una escort.
O meglio ancora: con il sospetto che si sospettasse che io sospettassi...

Meglio fare un rewind....

Punto uno: Non sono gelosa.

Sono scorbutica, impulsiva, collerica, saccente, puntigliosa quando mi ci metto e disordinata anche quando non mi ci metto, arrogante, presuntuosa (se me lo dite, mi offendo), ma gelosa proprio no.
Neanche da adolescente, quando mi svegliavo un giorno sì e un giorno anche con una cotta fulminante per il compagno di banco o il più carino della spiaggia, per tutto soffrivo le pene dell'inferno tranne che per la gelosia.

Neppure sopportavo fidanzati gelosi, per cui non crea stupore che abbia sposato un uomo che sta agli intighi e ai sotterfugi come la sobrietà a una banda di hooligans o la gavetta ad Aurora Ramazzotti: non pervenuta, insomma. Mio marito è capace dei peggiori sacrilegi in materia di intelligenza sociale, tipo presentare amanti nascoste a mogli legittime o assistere a flagranze di reati contro la morale coniugale senza battere ciglio e, quel che è peggio, senza minimamente cogliere che qualcosa non va. Farglielo notare, poi, è ancora peggio:le obiezioni vanno da "sei la solita malpensante" (quando la realtà è ampiamente sconfinata nell'evidenza) a "ma figurati se ho tempo da perdere in 'ste robe"( in replica al "cosa ti avevo detto?" pronunciato sulle pubblicazioni per le seconde nozze del fedifrago con la ex amante, assurta ora al ruolo di prossima sposa). Nella sua primitiva concezione del mondo da ingegnere alfa, tutti i bisogni dell'umanità possono essere ampiamente soddisfatti da un computer, un campo di calcetto, un abbonamento alla Nord e una birra- archiviando il resto alla voce "stracciamenti di maroni", di cui quelli relativi alla moglie occupano, neanche a dirlo, il grado più alto.

Per fortuna, esistono le amiche.
Rigorosamente femmine, rigorosamente ciarliere, rigorosamente capaci di vedere l'evidenza e anche quello che ci sta dietro, sfumature di vari colori comprese. E di parlarne, con la complicità leggera che si conquista solo dopo lunghe ed abituali frequentazioni, meglio se davanti al tavolino del bar degli apertivi-e meglio ancora se al secondo giro di spritz.
Vale più quello che un abbonamento a Vanity Fair o alla pagina dei necrologi del Decimonono. in mezz'ora, sai tutto quello che avresti sempre voluto sapere e hai naturalmente osato chiedere, sperando pure in qualcosa di più.
E quindi....

"quindi, adesso, quando vanno ai congressi, hanno la escort compresa nel prezzo"
La scena è la solita, al solito tavolino sotto i tigli della piazzetta più incantata della città,con le solite tre protagoniste, con qualche guest star alla bisogna, come quella che sta parlando in questo momento, istruendo le altre sulle ultime tendenze in materia di shipping.
"no, dai, non esagerare: compresa nel prezzo, addirittura?"
"fra gli accessori dell'hotel. Praticamente, te la trovi lì, in mezzo agli spazzolini, il lucidascarpe, l'accappatoio e le babbucce: me lo ha raccontato una mia amica, che aveva accompagnato il marito a Londra ed è salita in camera prima di lui.. non vi dico la scena...."
"Maddai, ma non ci credo... sarà stata la donna delle pulizie, su..."
"Se ti dico che è così... guarda che a Barcellona hanno inaugurato un 5 stelle in cui il valore aggiunto è proprio quello"
"E questo chi te lo ha detto,scusa? l'ennesima moglie gelosa?"
" No cara... una che ci lavora"
" Amica tua pure quella?"
" No, amica  di tuo marito"- e giù risate, come se non ci fosse un domani.

Per la cronaca, rido ancora adesso- al ricordo di quel pomeriggio e all'abnormità della faccenda.
Chi ride un po' meno è mio marito che, da allora, si deve sobbarcare la presenza della moglie a tutti i congressi a cui è invitato, in barba ai suoi programmi di serate perfette, con facebook,  Rachmaninov, birrazza e rutto libero. Ora gli toccano giri città, cene al ristorante, pure carte di credito prosciugate purchè mi levi dai piedi per mezz'ora, il tutto secondo un copione collaudato che, di solito, inizia con la lettera d'invito e finisce con la nota spese, al rientro a casa.
Il colpo di scena che ci ha portato a Sing sing, insomma, era un fuori programma.
Ma questo, la prossima volta...

TORTA DI PANE DI ALTAMURA ZUCCHINE E POMODORO


Ingredienti per 6-8 persone

6- 8 fette di pane di Altamura, leggermente rafferme
5 uova intere (eventualmente ancora un tuorlo)
250 ml di panna (eventualmente altri 75 ml)
500 g di zucchini
2 pomodori
1 scamorza affumicata ( circa 3 hg)
olio extravergine di oliva
pangrattato, una manciata
parmigiano grattugiato, 2 belle manciate
origano secco, mezzo cucchiaino
qualche rametto di timo
qualche foglia di basilico, tagliata finemente
sale e pepe

Uno stampo a cerniera di 24- 26 cm

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Preparate lo stampo
Ungete il fondo con poco olio e fatevi aderire un foglio di carta da forno, ritagliandolo alla base (in pratica, dovete rivestire solo il fondo, non i bordi). Ungete bene i bordi, spennellandoli con l'olio extravergine.

Per il guscio
Sgusciate le uova, sbattetele rapidamente con una forchetta, aggiungete la panna e salate. Immergetevi velocemente le fette di pane e disponetele nella tortiera, in modo da ricoprire il fondo e i bordi. Lasciate intere le fette sul fondo dello stampo, tagliate a metà quelle intorno ai bordi: verificate che il guscio di pane ricopra interamente la tortiera, senza che ci siano spazi fra una fetta e l'altra: nel caso, chiudeteli con altro pane inzuppato nelle uova.
Non gettate via il mix di panna e uova!
Mettere in forno ad asciugare, a 200 gradi, per 4-5 minuti

Per il ripieno
Mentre il pane asciuga in forno, grattugiate gli zucchini e fateli saltare in padella per 7-8 minuti, con un po' di olio e sale. Potete anche aromatizzare con del basilico, tagliuzzato con le forbici. Devono rimanere croccanti. Lasciateli intiepidire e unitele al composto rimasto di uova e panna. Se il pane dovesse averne assorbito troppo, aggiungete eventualmente un tuorlo e 75 ml di panna. Aggiungetevi poi la scamorza tagliata a dadini, il parmigiano, una macinata di pepe e un po' di sale, se è il caso ( di solito, lo è).

Estraete la teglia dal forno e lasciate intiepidire per 2-3 minuti. Versate poi il compostonel guscio di pane,  livellatelo bene e copritene una parte con delle fette non troppo sottili di pomodoro ( vanno bene quelli da condire, rotondi). In pratica, dovete fare un cerchio, lasciando libero il centro, come nella foto.
Terminate spolverando la superficie di pangrattato e di erbette.
In forno a 200 gradi per mezz'ora- 40 minuti
E' la fine del mondo...
Buon appetito
Alessandra

mercoledì 22 aprile 2015

PANINI CORNUTI (Crusty Dinner Rolls) per il THE RECIPETIONIST di Aprile 2015


io sono una che gelosa non è. 
Giuro: la gelosia è il grande assente dei mille e mille difetti che ho e anche se non mi manca affatto (detesto tutte quelle robe che hanno la sola conseguenza di farti stare male, inutilmente),ogni tanto mi ci sono interrogata pure, sul com'è che non scorresse il sangue del compare Turiddo, nelle vene della sottoscritta. 
Credo che dipenda da quel senso di libertà che, dall'esterno, potrebbe anche sembrare menefreghismo e che invece nasce dall'aver elaborato che le scelte migliori, anche quelle che ti escludono in parte o del tutto, nascono dal libero esercizio delle proprie facoltà, oltre che da una valutazione terra terra, per cui se mi fido,mi fido e viceversa-e chiudiamola lì. 
Però, mi sono accorta in questi anni che della Cri io sono gelosa. 
O meglio: sono gelosa di tutte quelle che ne parlano bene. 
Che è facilissimo, sia chiaro: trovatemi una donna che sia dotata di tutte le virtù al massimo grado,come lo è lei, e non se la tiri per niente, come fa lei-e ditemi se il parlarne bene non verrebbe spontaneo anche a voi.
E' naturale, immediato, logico. 
Eppure, io mi ingelosisco. 
Perchè mi son convinta, in questi anni di amicizia ruvida, silenziosa e presente,  che lei sia molto, ma molto, ma molto di più di quello che si vede e anche di quello che si intuisce.
E son pure convinta di saperlo solo io, qui dentro. 
E per questo, col cavolo che ve lo dico.
Ingelositevi un po' voi, no? :-)



Io l'avevo detto, no, che non ne voglio più saltare uno,di The Recipe-tionist?
E l'avevo detto, no? che quello con la Cristiana vincitrice non me lo sarei perso, per nessuna cosa al mondo?
E quindi, ogni promessa è debito. 
Senza plentaria, senza spianatoia, senza lievito di birra e, udite udite, pure senza burro, che l'ultima volta ho comprato la margarina e mi devo ancora riprendere dallo choc, ecco a voi i Crsipy rolls di Beuf à la Mode, nella versione rigorosamente cornuta della sottoscritta. 
Perchè senza corna, che gelosia è?



Una sola annotazione
Al posto del burro (ma da quando in qua la margarina si chiama Butterspread, scritto così - butterspread, e pure tutta fasciata nella stagnola dorata, porcaloca a me che faccio la spesa senza occhiali...), dicevo al posto del burro ho usato il latte. 
Le proporzioni vanno tutte a farsi benedire, perchè qui al momento non trovo una buona farina per pane. Per buona, intendo qualcosa che non sia un mix delle più strane cose, venduto come Bread flour, come quelle che ho comprato finora. Quindi, ho dovuto idratare di più. Idem per la cottura- e soprattutto per i postumi: a casa mia, sarebbero stati perfetti: qui, si sono afflosciati per via dell'umidità. 
Ma buoni lo erano- e già il fatto che usi il verbo al passato, la dice lunga...




 

lunedì 23 marzo 2015

PUDDING IRLANDESE ALLE MELE PER IL THE RECIPETIONIST



..che poi uno se lo chiede, no?, a cosa servano tutti 'sti blog di cucina.
Per chi li scrive, è chiaro: a tenere un archivio delle proprie ricette. 
Provate a leggere in giro, provate a chiedere perchè diamine uno si svegli al mattino e si imbarchi in un'avventura del genere- e sarete sommersi dal coro: non sapevo più come orientarmi, non mi ci raccapezzavo più, e il faldone e i foglietti e le scatole e tutto quanto fa il magico potere del riordino. 
Che non vi venga in mente di ipotizzare un'altra ipotesi, perchè non tiene, anzi: sarete sommersi da una valanga di "come osi?", neanche foste il peggiore dei mal pensanti e non uno a cui, dopo certe letture, venga ragionevolmente il dubbio di cosa diamine si tenesse per davvero nei faldoni-foglietti- scatoloni di cui sopra, perchè tutto sembra che ci possa essere stato, ma di "ricette" nemmeno l'ombra. 
A casa mia, la risposta è stata presto data: "è l'età", hanno detto, mimando sventolamenti da caldane, con lo sguardo levato al cielo e l'espressione da copertina del martirologio. E, considerato che dell'archivio non ne avevo bisogno, penso proprio che, per una volta, abbiano avuto ragione...


L'unica certezza acquisita, in tutti questi anni sul web, è che il grande nemico di internet è che "tutto corre". O ci si tiene davvero un archivio di quello che interessa (lavoro impossibile, nel mio caso, visto che mi interessa praticamente tutto- e quello che non mi interessa, mi potrebbe interessare, ragion per cui andrebbe archiviato due volte, per la tortuosa logica che veglia sulle azioni della sottoscritta) o sennò ci si condanna ai motori di ricerca e agli smoccolamenti. 
Oppure, si gioca al The Recipe-tionist, che è il contest  più intelligente che la blogsfera abbia prodotto da qualche anno a questa parte. L'idea di fondo è proprio quella di fissare il flous of recipeness della blogsfera e proporre a chi partecipa di soffermarsi sugli archivi del blog del mese: rifare una ricetta, quindi, nonn diventa semplicemente "copiare", ma "celebrare" il lavoro di un altro food blogger, soffermandosi con quell'attenzione che in altre situazioni avrebbe meritato sui contenuti che ci ha proposto, negli anni. 
In un mondo  perfetto, non me ne sarei perso uno: in questo mondo- anzi: in questi due- mantengo l'appuntamento solo quando riprendo l'Old Fashioned. E visto che a marzo, qualcosina ho fatto, ecco la mia ricetta per il the Recipe-tionist di Marzo, vinto da Enrica di Coccola Time

PUDDING IRLANDESE ALLE MELE

Premetto che temo il fuori concorso, perchè mentre ero lì che cucinavo mi si è accesa la lampadina della cottura in vaso...
Premetto anche che avrei voluto fare un'altra ricetta, di questo bellissimo blog, che mi sconfinfera da un po' e visto che Enrica è di Lucca, quali migliori garanzie, etc etc
Premetto infine che più spulciavo l'archivio, più cambiavo idea, da tante sono le ricette nelle mie corde, 
tutto ciò premesso, quando ho letto "pudding irlandese alle mele" non ho capito più niente. 
E il resto, è tutto qui


trascrivo la ricetta originale, poi a seguire le mie variazioni

PUDDING IRLANDESE ALLE MELE- DI COCCOLA TIME
per 8/10 porzioni

uova 6 (del contadino)

Latte 1 litro (io l’ho usato crudo)

zucchero (io di barbabietola grezzo) 150 gr

Pan brioche 1 pacco (bio)

mele 4 o 5 dal contadino

confettura di pesche (mia) con frutta a pezzettoni

burro salato francese (per ungere la pirofila)


Procedimento
Portare ad ebollizione un litro di latte, nel frattempo sbattere energicamente le uova con lo zucchero , unire il latte poco per volta continuando a sbattere. Imburrare abbondantemente una pirofila, distribuire le fette di pan briosche necessarie a coprire il fondo. Fare uno strato di mele (sbucciate e tagliate a spicchi) e uno strato ulteriore di pan briosche (io ho tolto la crosta). A me sono venuti due strati di mele e due di pan briosche , che hanno ricoperto completamente la superficie. Versare il latte con le uova sopra al tutto. Cuocere in forno a 160°-180° fino a che sarà ben dorato e la lama del coltello inserita, nel mezzo della pudding, uscirà asciutta.
Sciogliere la marmellata con un cucchiaio di acqua calda e spennelare la base.




Le mie varianti
intanto, ho ridotto le dosi di 1/4, per farle stare in un barattolo da mezzo litro, come quello che vedete nella foto 
come pan brioche, ho usato gli avanzi di questi panini qui
ho aggiunto un po' di spezie (cannella e chiodi di garofano) e, se avessi avuto l'uvetta, ci avrei messo anche quella, dopo averla ammollata nel brandy, per dire. 

Poi, la grande variante è stata la cottura. 
In origine, avevo pronta la pirofila imburrata, per la cottura tradizionale. Se non che, io sono allergica alle mele (prima che diciate "e le pere?", sono allergica anche a quelle), mia mamma è a dieta, mia figlia era a Milano e sarebbe tornata il giorno dopo.  ed è lì che si è accesa la lampadina e mi è sovvenuta questa cottura, che furoreggia in Germania e che qualche anno fa impazzava sul web: praticamente, si schiaffa tutto in un vaso a chiusura ermetica, lo si cuoce a temepratura relativamente bassa (questi della Weck reggono comodamente, fino a 180°C) senza coperchio, dopodichè si incoperchia e si sigilla e, in teoria, si dovrebbe star tranquilli per qualche mese. 
In pratica, quando vedo creme a base di uova, conservo in frigorifero e per pochissimo tempo, per cui anche questo pudding ha fatto la stessa fine- e se vi chiedete a che cosa sia servito l'esperimento del sottovuoto, la risposta è a confermare le ipotesi dei miei familiari, sul perchè anche io ho un blog. 
Resta il fatto che il bread pudding c'era, ad accogliere la creatura- e tutto per merito di Enrica e del the Recipe-tionist. e scusate se è poco....


domenica 8 febbraio 2015

VELLUTATA DI TOPINAMBUR E PERE CON CANEDERLI AI FUNGHI ED ERBA CIPOLLINA


E oggi, torno a casa. 
Stanotte, per la precisione- che poi da voi è il primo pomeriggio e da me chissà che ore saranno, visto che i voli attraversano i fusi orari di mezzo mondo e tanto vale regolare l'orologio alla fine, subito dopo aver baciato terra. 
Anche il "torno a casa" non è che sia poi così chiaro. 
La mia casa, ora, dovrebbe essere anche questa qui e, se proprio devo dirla tutta, sento molto di più questa, di Singapore,  come il posto dove tornare, che quella stiva di cose che diventerà l'appartamento di Genova. 
Traslocare è come andare dal dentista, ma peggio: sai di doverlo fare- e non è mai il momento buono per farlo. Meno che mai questa volta, che non si era pronti, né materialmente, né soprattutto, psicologicamente: lascio troppi ricordi, nella mia casa, da cui non ero ancora pronta a staccarmi, lascio il quartiere dove ho praticamente abitato per più di trent'anni, lascio i miei negozi, le mie abitudini, il rientro col pilota automatico, perché da qualsiasi parte si torni, è sempre lì che si deve andare.
L'unico aspetto positivo è che trasloco sabato prossimo. 
Se sopravvivo, intendo.
Qui lascio una casa a metà, un marito dolorante (si è tirato sul piede il carrello della spesa, rigorosamente strapieno) un caldo sempre più caldo e la consapevolezza di non aver ancora visto niente. 
E lascio anche una ricetta di canederli, visto che il mese scorso se ne è parlato tanto e che una delle prime brutte figure che ho fatto, in terra straniera, è stato esultare davanti a un banco di zenzero blu, al grido di "evviva, hanno pure i topinambur"...
Ai prossimi giorni, 
ciao 
ale


sabato 27 marzo 2010

Pane al Pesto (Pesto Bread)




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...mia nonna si sta rivoltando nella tomba...
E con ragione, direi: perchè a Genova, cuocere il pesto è un sacrilegio. Senza se e senza ma.
L'unica ricetta esistente col pesto cotto sono le famose (famigerate???) lasagne alla Portofino, che però, come dice il nome, son roba da foresti. Qui da noi, o crudo, o niente
A me, questo imperativo categorico ha sempre un po' sorpreso. Sia chiaro: non mi sono mai sognata di violarlo, un po' per dogmatismo (mia nonna non era il tipo da cedimenti, e su Genova e la sua storia, meno che mai), un po' per esperienza, avendo toccato con mano, anzi, con lingua, che il pesto cotto fa abbastanza schifo.
Quello che mi sorprendeva, invece, era la corrispondente libertà nella scelta degli ingredienti con cui ciascuno, a casa sua, preparava questa salsa. Sì, lo so che la ricetta è una, che c'è il capitolare, che abbiamo tutti i marchi di questo mondo. Ma se aveste fatto un giro delle tavole dei Genovesi, trent'anni fa, vi sareste accorti subito della diversità delle ricette. Per dire, io conoscevo una signora che ci metteva dentro un tuorlo e che continuava a sostenere che era così che andava fatto. E anche mia nonna, che, da antesignana del Km 0, normalmente disprezzava il burro, ne metteva una noce, per stemperare il forte dell'aglio. Come dire, cucina che vai, pesto che trovi.
Ciononostante, nessuno si sarebbe mai sognato di farne un uso improprio come quello che vedete in foto e che è il prodotto delle mie fatiche domenicali. Nessun genovese, intendo: ma se si varcano i confini della Superba e agari si seguono le orme di Colombo, allora sì, che di simili fantasticherie se ne trovano, insieme alle mille altre che hanno come protagonisti tutti i prodotti della nostra tradizione, dagli spaghetti in giù. Se però, personalmente, non riuscirò mai ad accettare della pasta scotta a contorno di una bistecca o servita assieme alle polpette, su questo pane ho chiuso un occhio e mi son detta "perchè no?", complice anche una vaschetta di pesto comprato nel frigo, residuo del cocktail vulcanico di due sabati fa.
Il risultato è assolutamente scenografico e- nonna, tappati le orecchie- pure gustoso. Lo si può mangiare così, oppure, come mi suggeriva Annalu, come base di una bruschetta con pomodorini conditi. Non c'è limite alla fantasia, insomma: anche perchè lo scempio è già stato compiuto....


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La fonte è qui , dove ci sono tutti i passaggi ortodossi. Io, neanche a dirlo, ho fatto una variazione, che poi si è rivelata fonte di un po' di casino nella composizione della treccia: il procedimento originale, infatti, prevede di suddividere in due l'impasto e di preparare due pani separati. Siccome temevo un risultato finale troppo sottile, ho modificato un po' i passaggi, partendo da un unico pane e suddividendolo il due al momento di metterlo in teglia. L'intoppo si è verificato al momento della formazione della treccia, che lì per lì è venuta sfilacciata, vista la lunghezza dell'impasto: però, una volta che l'ho tagliata in due, l'ho rimodellata con maggiore facilità, ottenendo un risultato che mi ha completamente soddisfatto
Comunque, ecco qui la ricetta e i passaggi (e pietà per le foto e per il piano di lavoro: ma finchè non mi decido a farmene fare uno che si adatti alla penisola rotonda-grrrrrr- della nuova cucina, mi arrangio con mezzi di fortuna)


PESTO BREAD (pane al pesto)
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per due pani, in due stampi da plum cake da litro
250 g di farina (io uso la 00)
250 g di manitoba
280 di acqua tiepida
2 cucchiai di olio EVO
1 cucchiaio raso di zucchero
1 bustina di lievito secco (potete usare anche il lievito di birra, 20 g)
1 cucchiaino di sale
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
e, naturalmente, il pesto- 150 g circa

Preparate una pasta da pane:
fate sciogliere il lievito in un po' di acqua tiepida, insieme ad un cucchiaino di zucchero e lasciate "crescere", coperto, per una quindicina di minuti. Poi, aggiungete la farina, il resto dell'acqua a poco a poco, impastando bene e, in ultimo, l'olio e il sale. L'impasto dovrà risultare elastico e morbido, esattamente come quello del pane. Fate lievitare fino al raddoppio e poi procedete in questo modo.
Su un piano di lavoro infarinato, stendere la pasta in un rettangolo e spalmatevi sopra il pesto, lasciando mezzo cm dai bordi


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cospargere con un po' di parmigiano

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e, partendo da uno dei lati cordi, iniziate ad arrotolare l'impasto


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fino ad ottenere questo risultato

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dopodichè, tagliatelo a metà per il lungo. Con il coltello, l'è dura. L'impasto è morbido, il ripieno è semiliquido, insomma, ci vuole una lama più affilata: la rotella da pizza è perfetta

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quandl sarete arrivati in fondo,

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separate le due metà, in questo modo

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e poi arrotolatele a mo' di treccia


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come vi dicevo prima, non avendo diviso l'impasto, la mia treccia inziale è venuta brutta. Però, il bordo era alto, e questo era il mio obiettivo principale. All'inconveniente della treccia, si rimedia. Basta suddividerla a metà, per il lato corto e aggiungere due o tre intrecci, per ottenere un risultato come questo

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A questo punto, bisogna lasciar lievitare bene. Qui calcolate un po' più tempo del solito, perchè l'impasto è molto più grasso del normale: il mio, ci ha messo due ore buone. Alla fine, si presentava così

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Spolverare la superficie con il parmigiano rimasto e infornare a 180 gradi per 30/40 minuti.
Buona giornata
Ale

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