Visualizzazione post con etichetta cioccolato bianco. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cioccolato bianco. Mostra tutti i post

venerdì 23 marzo 2012

Arridateme l'onomastico!!! Jammy Coconut Sponge, di jamie Oliver


jammy coconut sponge

Cara Santa Claudia, 
mi permetto di indirizzare a lei l'ultimo anello di una catena infinita di rimostranze, dopo che, in oltre trent'anni di accorati interrogativi, nessuno mi ha ancora dato risposta. Confido nella sua santità, che deve certo essere sconfinata, se le ha permesso di scalzare dal calendario quella Santa Alessandra Martire che, quando son nata io e per gran parte delle mia infanzia, veniva degnamente ricordata il 20 marzo.

Me lo ricordo benissimo, perchè in casa nostra le feste vanno sempre raggruppate: mio padre, per esempio, è nato il giorno di Capodanno; io e mia sorella, festeggiamo il compleanno a tre giorni di distanza l'uno dall'altra. Per non palrare delle pletore di parenti e affini che si accavallano negli stessi giorni e le conseguenti figuracce legate ad auguri tanto inaspettati quanto inopportuni. Il mio onomastico non faceva eccezione: il 19 si festeggiava il papà (che si chiama pure Giuseppe, tanto per prestar fede a quanto sopra), il 20 il mio. 
E questo avveniva a casa e soprattutto a scuola, visto che la maestra era una che ci teneva, alla storia e ai nomi e alle feste e chi aveva la fortuna di un omonimo martirizzato in tempo scolastico aveva un motivo di godimento in più: intanto, il primo quarto d'ora della giornata veniva dedicato alla biografia del santo (di solito, un minuto per nascita e vita, 14 minuti per la morte- e mai come in quei frangenti invidiavamo l'unica Caterina della classe che quel giorno lì riscattava le costanti prese per i fondelli a cui la costringeva un nome che in genovese suona come catena, con tutte le conseguenze del caso);  e poi si procedeva a un po' di festeggiamenti che  iniziavano con l'esenzione dalle interrogazioni e culminavano con l'accesso alla merenda della maestra, la famosa brioche che il bidello le portava ogni mattina col caffè.
Le lascio quindi immaginare lo sconcerto- anzi: il trauma- quando, nell'anno della quinta elementare, alla pagina del diario del 20 marzo è apparsa Lei. Con tanto di sogghigni delle Claudie dei banchi delle femmine, che da anni avevano tentato invano di far sentire la loro voce contro quell'unica Alessandra, dal nome così impervio e così strano. 
Perchè, vede, ai miei tempi, ci si chiamava per lo più Antonella, Gabriella, Raffaella. C'era qualche Simonetta, resisteva ancora qualche Maria. Imperavano le Cristine e le Paole. Ma i nomi strani erano pochi e Alessandra era fra quelli. Per anni, son stata la "Alle", con due elle e non conto le volte in cui ho dovuto specificare che le "esse" eran due. Ero l'unica del paese, con quel nome, e chi condivideva con me le punte di esotismo, non aveva gli ostacoli dell'ortografia. "Monica", per esempio, scivolava via piano, senza doppie nè dittonghi; e le Sabrine e le Roberte avevano il conforto della fama su carta stampata, che fosse la locandina di un film (il primo) o la copertina di un disco (mia sorella, per dire, è una delle tante figlie putative di Peppino di Capri. Fosse stata un maschio, l'avrebbero chiamata Champagne). Ma Alessandra, era troppo difficile da mandar giù. Tanto che, fra gli errori di gioventù, annovero pure un lungo periodo in cui son stata Sandra- e se solo vi azzardate, ricarico il bazooka, santamente parlando.
Insomma, cara Santa Claudia, io rivorrei la mia santa. E la rivorrei il 20 marzo, esattamente dov'era quando ero piccina, subito dopo la festa del papà e subito prima dell'inizio della primavera. Se la dovesse incontrare, nei corridoi del Paradiso, glielo dica, che mi manca. Lei, la mia maestra, il diario di Jacovitti, i maschi contro femmine, il bidello col caffè- e anche le Claudie del banco di dietro...
Devotamente sua
Alessandra G.



JAMMY COCONUT SPONGE
da Oliver, J., Jamie's Great Britain

jammy coconut sponge

Siccome non son tipa che si arrende, ho imposto Claudia come secondo nome a mia figlia. Ne ho fatto un ossimoro vivente, come dice lei, ironizzando sul significato opposto dei nomi che porta (libera e zoppa), ma, nel concreto, mi sopno riappropriata della tradizione: si rifesteggiano gli onomastici e pure due per volta.  In più, col fatto che non festeggio il compleanno, celebro almeno l'onomastico in ufficio, come ben sanno i miei colleghi con cui quest'anno abbiamo diviso questa spettacolare sponge cake di Jamie Oliver. Sapevo che non sarei riuscita a fermarmi alle ricette dello Starbooks e questa mi è proprio scappata: tant'è che all'ultimo minuto ho realizzato di non avere neanche una scaglietta di cocco, per la finitura. Ho usato del cioccolato bianco e ho sostituito la marmellata di more con quella di lamponi e vi assicuro che nessuno si è lamentato della variazione....


per la torta
225 g di burro morbido più un pezzetto per ungere la teglia
225 g di zucchero
4 uova grandi
225 g di farina autolievitante
mezzo cucchiaino scarso di lievito
un po' di latte
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
75 g di cocco disidratato (io ho usato 50 g di cioccolato bianco)


per la marmellata di more
250 g di more
125 g di zucchero
1/2 limone

Stampo rettangolare, 30 x 20 (io ho unsato uno stampo rotondo, di 22 cm di diametro)
180 gradi

Montare bene il burro con lo zucchero, fino ad ottenere un composto gonfio e spumoso e aggiungere le uova, uno alla volta, sempre montando. Aggiungere la farina e il lievito, un po' di latte e l'estratto di vaniglia e mescolare bene. Versare il composto in uno stampo imburrato e cuocere a 180 gradi per 25-30 minuti. Mentre la torta è in forno, preparare la marmellata


Schiacciare le more con lo zucchero, in una casseruola, usando una forchetta o uno schiacciapatate: unire il succo di limone, mettere sul fioco, portare a bollore. Abbassare la fiamma e far bollire per 20 minuti circa, mescolando ogni tanto, fino a quando la marmellata si addensa. Schiumare via via, durante la cottura, poi togliere dal fuoco e lasciar raffreddare pian piano. 

Nel frattempo, la torta sarà diventata soffice e dorata: toglierla dal forno, lasciarla faffreddare 5-10 minuti. Rovesciarla su un piatto da portata e spalmarvi attorno la marmellata, spatolandola con un coltello a lama piatta anche sui bordi. Cospargervi sopra il cocco e servire. 

jammy coconut sponge

Note mie
Ovviamente, la mia è una versione iper semplificata, sia nella scelta degli ingredienti che nella presentazione, visto che dovevo portarla in ufficio e non avevo voglia di tirar giù tutto l'ambaradan dei porta torte e affini. 
In pratica, ho preparato una sponge cake con le dosi riportate, l'ho lasciata raffreddare nella teglia per una decina di minuti, l'ho sformata direttamente  su un piatto da portata, l'ho cosparsa di marmellata di lamponi, fatta leggermente scaldare in un casseruolino, sul fornello, in modo che diventasse più liquida e quindi più facile da stendere, non ho toccato i bordi, per evitare che nel trasporto si appiccicasse tutta (di solito, cucino la mattina per l'ora dopo: non ho il tempo di far raffreddare etc) e ho grattugiato sopra del cioccolato bianco. 
Velocissima, facilissima, buonissima
ciao 
Ale



giovedì 22 aprile 2010

quanto mi girano... p(R)alline al pistacchio, acqua di rosa e cioccolato bianco

di Alessandra
palline al pistacchio

Indovinate un po' con chi ce l'ho?
1. con Genova Parcheggi
2. con Genova Parcheggi
3. con Genova Parcheggi

Vi dico l'ultima, perchè possiate regolarvi. In tutti i sensi.
Ieri pomeriggio parcheggio la mini a 6 minuti a piedi dal posto dove devo andare e pago un'ora di parcheggio, per un totale di 2 euro. Sono le 15.07.
Parentesi: il fatto che non ci fosse un nanosecondo libero nei sei minuti di percorrenza non significa che nella zona si possa posteggiare impunemente: da noi, l'unico posto dove non paghi è a un metro da terra, ma guai a te se ti lamenti, perchè scattano subito i sostenitori di turno a dire che se così non fosse, non ci sarebbero posteggi, in città. Per cui, gira mezz'ora a vuoto, paga 2 euro per 60 minuti, fatti mezzo chilometro a piedi come minimo ogni volta- e , soprattutto, taci, perchè il diritto al mugugno non abita più qui. Chiusa parentesi.
Esco dallo studio dove dovevo andare alle 16.05: non corro, però, perchè mal che vada, se anche avessi il foglietto del pagamento scaduto, regolo sul posto e non se ne parla più. Anzi, già che ho la ventata d'ottimismo, mi spingo un po' più in là e arrivo nientemeno a pensare che non possa esistere un posteggiatore tanto bastardo da farti la segnalazione allo scadere dell'ultimo rintocco.
Ci azzecco a metà: il foglietto sul parabrezza, rilasciato alle 16.10, c'è. Del parcheggiatore, invece, neppure l'ombra.
Guardo l'ora e la traduco in Genovaparcheggense: sono le 16.13, ho 6 minuti di ritardo, con 20 cent. me la cavo
Inizio a smoccolare al terzo minuto, quando passo nell'isolato successivo e nella fascia oraria successiva (4o cent, I suppose), senza che si veda nessuno. L'argomento della tiritera è quello ormai consunto, che inizia con "già che ci fanno pagare, perchè almeno non ci mettono in condizione di farlo???" su cui però mi soffermo poco: alle 17.00 arrivano i mobilieri e devo essere a casa.
Ci arrivo un po' prima e scopro che posso pagare la differenza direttamente al parchometro, nella via dove abito. Che, per inciso, è un viale largo 20 metri e lungo un km, costeggiato da- azzardo- dieci palazzine, sui due lati, tutte munite di box e con un numero ridotto di inquilini, accessibile da una crosa strettissima e in cui, quindi, non c'è praticamente passaggio. E dove, naturalmente, paghiamo la tassa per parcheggiare
25 euro l'anno, la prima macchina, 300 la seconda
In ogni caso, ho il parcometro a un tiro di schioppo e leggo le istruzioni per pagare 'sta benedetta differenza, che ormai, per altro, è salita a quasi due euro: per il pagamento al parcometro, digitare il codice utilizzando la tastiera come quella del telefono cellulare.Per immettere le lettere, digitare fino a far apparire il carattere desiderato.
Niente da fare. Per quanto digiti, non posso procedere con le operazioni.
Rileggo le istruzioni, le seguo alla lettera, ma invano.
Salgo a casa come una furia e mi attacco al telefono.
" deve schiacciare il tasto arancione"- è la risposta.
Replico, chiedendo come faccio a capirlo, visto che, oltretutto, il suddetto parcometro sembra la tavola dei colori, con tutti i pulsanti che ha.
"signora, basta saper leggere"

palline al pistacchio

Alla fine, schiacciando l'arancione, si paga. Sono le 17.19, e ho in mano i due euro e 40 previsti (2 euro l'ora più 20 cent ogni 10 minuti). E invece no, sopresa: 4 euro e 40: perchè, udite udite, con non so quale nuova disposizione, entrata in vigore da non so quando, appena ritardi di un minuto, scatta la multa di due euro.
Capito?
Non è che tu possa regolare in loco, come prima, pagando un suolo pubblico oltretutto già gravato di ogni tipo di tasse. Nossignore. Hai osato non rispettare l'orario? Paghi il dovuto, più due euro di multa, per punizione.
Il problema è che, per quanto mi ci stia scervellando sopra, non ho ancora capito di che cosa dovrei (dovremmo) essere puniti. Nel caso di ieri, per esempio, ero in assoluta buona fede: prevedevo di sbrigarmela prima e se sono arrivata in ritardo di ben 6 minuti non è stato certo per colpa mia. Ma se anche decidessi di pagare un'ora e poi dovessi arrivare mezz'ora dopo, non vedo dove starebbe il problema: pagherei comunque, per tutto il tempo in cui ho usufruito del parcheggio, giusto? quindi, perchè multarmi? perchè trattarmi come un malintenzionato e un delinquente, umiliandomi nella mia dignità di cittadino, di Genovese e di persona?
Per carità, lo so bene che son solo due euro e, anzi, vi dirò di più: se la nostra amministrazione mi chiedesse di contribuire ogni giorno con due euro ad un qualsiasi progetto per migliorare la vivibilità della mia città, io lo farei volentieri. A patto che il progetto venisse attuato senza tante chiacchere e, sopratutto, senza nessuna conversazione intorno a un tavolo, come qui da noi si chiama il de profundis per qualsiasi inziativa sensata. Ma se i due euro sono il prezzo a cui si quotano la mia onestà, il mio senso civico, la mia fatica di amare una città resa ogni giorno più estranea e lontana, allora, se permettete, mi indigno, mi arrabbio, mi infurio e, perchè no?, mi preoccupo anche: perchè se questo è il prezzo a cui si svendono certi valori, non oso pensare a cosa potrà esserci dietro l'angolo. oltre al parcometro, naturalmente: quello, c'è già.


PRALINE DI PISTACCHIO
da La Pasticceria- Biblioteca di Repubblica- L'Espresso, vol. 4

palline di pistacchio alla rosa


300 g di pistacchi sgusciati
30 g di cioccolato bianco
20 g di mandorle macinate
1 cucchiaio di acqua di rose
1 cucchiaio di zucchero semolato

La ricetta prevede di pestare i pistacchi nel mortaio, aggiungendo via via acqua di rose, fino ad ottenere una massa morbida. Io ho fatto tutto nel frullatore, ovviamente. Dopodichè, si aggiunge il cioccolato bianco grattugiato, si amalgama il tutto ocn le mani e si formano tante palline (una ventina, con queste dosi) che vengono fatte rotolare nelle mandorle macinate. Un'ora in frigo, prima di servirle
Buon Appetito
Alessandra



mercoledì 22 luglio 2009

Cestini di frolla al cacao con crema al cioccolato bianco e al cocco

di Alessandra

cestini ciocco cocco

Breve sunto della giornata di oggi
ore 7.03: sveglia in ritardo, corro in cucina, colazione per il marito, finisco di pulire la cucina dai bagordi di figlia et nipote della sera prima, sveglio il marito, attacco lavatrice, tolgo la roba stesa, attacco il ferro, arriva il marito, colazione con lui, riprendo il ferro, intavolo discussione dalla stireria al bagno ( tutt' altra parte della casa, in più nell'armadio a muro), prima botta di nervoso, il marito esce, riprendo a stirare, guardo l'ora, porca miseria, sono in ritardo.
ore 8.00: esco dalla doccia, mi vesto, lascio colazione per figlia e nipote e affronto pargoli dormienti con le istruzioni per la giornata, dando un perfetto esempio di conversazione con cadaveri: "alle nove viene la zia robi, capito???? la zia robi è tua madre, capito???? quindi , alle nove suonerà il campanello, capito???? quindi, le dovete aprire, capito??? la prox volta chiamo una medium, così magari rispondete, capito?????" seconda botta di nervoso
ore 8.15 esco di casa, barcollando sotto il peso di fascicoli alternati a riviste di cucina- ottimo rimedio per la tutela della privacy- borsa firmata da una parte, sacchetto della rumenta dall'altro e il mio ultimo pensiero è: " non hanno la chiave, amen, si tireranno dietro la porta"
0re 9.00 arrivo in ufficio, dopo aver rischiato almeno 4 multe per 1. abuso di parcheggio (ho la macchina di mio padre e da noi o hai il tagliando o ti fanno la multa); 2. scarico rumenta al di fuori degi orari stabiliti ( fra le 3 e le 4 di notte); 3. invio di sms alla dani che non riesce a postare da bormio 4. le solite infrazioni buon peso su cui sarò più precisa fra circa due mesi, quando mi verranno recapitate le varie multe, con tanto di foto et filmati della sottoscritta il flagranza di reato. delle botte di nervoso ho perso il conto
ore 9.01 telefono alla dani, due minuti veloci mentre aspetto l'ascensore
ore 9.20 l'ascensore mi aspetta da 19 minuti.
ore 9.21 mi blocca il portiere, con fare cospiratorio, per chiedermi se possiamo fare una consulenza gratuita ad uno che conosce perché- e qui il tono di voce si abbassa all'improvviso-... sai, è una cosa un po' imbarazzante... - tono di voce da cospiratore- ... non so se ha piacere che si sappia- siamo ormai al sussurro-... ma...è un operaio...
ore 9.25 lascio il portiere confuso, dopo avergli assicurato che sì, la consulenza gratuita c'è, per il suo amico, e già che ci siamo gliene facciamo anche un'altra, su come scegliersi le amicizie, da oggi in poi e mi inciampo nel collega simpatico, con cui urge aggiornamento sulle ultime vicende dell'ufficio
0re 10.00 siamo al primo capitolo del secondo tomo dell'aggiornamento ("chi si è messo con chi") quando squilla il cellulare: sto per rifiutare la chiamata, vedo che è da casa, faccio appello al core de mamma e rispondo :
"mamma, dove sono le chiavi?"
Che chiavi???? sul più bello dell'aggiornamento, questa qui mi rompe con le chiavi??? una che, per inciso, non sa neanche come sia fatta una porta, che il colosseo al confronto è Fort Knox, mi viene a chiedere delle chiavi, proprio adesso?????
" Senti, tiratevi dietro la porta e uscite, su, dai, lo fai di continuo, dov'è il problema???"
" E' che non possiamo uscire, mamma: ci hai chiusi dentro"
Ussegnur
" e la zia è fuori e è da mezz'ora che suona"
Ussegnur alla seconda.
ore 10.05 sono di nuovo in macchina, percorso inverso, i fascicoli tutti spatasciati sul sedile di dietro che mi ci vorrà una settimana per rimettere tutto a posto, la segretaria col telefono a mezz'aria- vengo domani, facciamo tutto domani
ore 10.45 apro la porta, fra le risate di quei due disgraziati , 'incavolatura di mia sorella ( tre ore che suono, ma glielo hai detto che venivo a prenderli alle nove etc etc) e il ghigno di compassione della lavascale che , per l'occasione, ha pulito solo il mio pianerottolo, per tutto il tempo
ore 11.00 i due disgraziati non hanno fatto colazione, né hanno messo in ordine la camera, né si sono lavati, né si sono vestiti, né. Punto
ore 12.30 con i figli più o meno presentabili, pranziamo nel ristorante più pretenzioso di Genova. Pausa pranzo radical chic, inframmezzata da " stai dritta con la schiena" "marco, ti ammazzo" " a me di 'sta roba non piace niente" "zia, tu che sei un'esperta, cosa ne dici se mangio una bistecca ai ferri?" " non mangiare tutto il pane" " io prendo questa cosa qua, però metà l'avanzo" " possiamo una volta non fare delle figure di schifo, no, dico, una volta sola, per la mezz'ora che staremo qui dentro?"
ore 14.00 ci servono.
ore 14.10 ce ne andiamo. Il conto, neanche a dirlo, è da paura...
il resto è tutto un "precipitando", per cui ve lo risparmio. Vi dico solo che, quando son rientrata a casa, avevo urgente bisogno di qualcosa che mi tirasse un po' su.
E meno male che ieri sera avevo proditoriamente occultato uno di questi cosini qui, che avrei chiamato "cestini di frolla etc etc" e che il genio poetico che ho sposato ha prontamente ribattezzato "cessini" ( con la bocca piena, per inciso, ma piuttosto che darmela vinta...)
Comunque sia, sono strabuoni- e come tutte le cose stra buone, hanno la controindicazione che si finisce di mangiarli solo quando non ce ne sono più....e non si dica che non vi ho avvisato!!!


CESTINI AL CIOCCOLATO BIANCO E AL COCCO

DSC_2418
in principio furono le "crostatine al cioccolato bianco e cocco, pubblicate nel Libro d'oro del Cioccolato- Mondadori). dopodiché, intervennero le mie solite modifiche

pasta frolla al cacao- 300 g di farina; 200 di burro; un uovo intero grosso ; 100 g di zucchero; 40 g di cacao amaro

crema al cioccolato bianco e al cocco
4 cucchiai di zucchero semolato
5 cucchiai di maizena
mezzo litro di latte
3 uova grose ( o 4 medie)
300 g di cioccolato bianco
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
5 dl di panna fresca
200 g di cocco secco a scaglie ( io ho usato la farina di cocco, forse è meglio, nel formato mignon)


Si prepara la sfoglia, la si stende sottile e con essa si rivestono 24 stampini da tartellette mignon. Cottura in bianco a 170 gradi per una decina di minuti
Preparare la crema al cioccolato: stemperare la maizena nel latte, aggiungendolo a poco a poco e metterlo sul fuoco: portarlo a bollore, mescolando sempre ( consiglio da non trascurare: io ho buttato via tutto, la prima volta). Montate le uova ocn lo zucchero e versatevi il latte caldo a filo come per fare una crema inglese. Rmetterlo sul fuoco (meglio lavorare a bagnomaria), portarlo a 85 gradi ( io vado ad occhio, quando vedo che è caldo ma non bolle è ok) e scioglietevi dentro il cioccolato grattugiato, mescolando bene con un cucchiaio di legno. Aggiungere la vaniglia ( io ho usato i semi, per cui li ho messi da subito nel latte con la maizena). Lasciar raffreddare benissimo. Montare la panna, aggiungervi il cocco, incorporandolo con un cucchiaio e poi unirla alla crema di cioccoalto bianco. riempire i cestini e servire

DSC_2421
Secondo me, è necessario aggiunger eun po' di colla di pesce nella crema, come si fa con le bavaresi: si ammolla la colla di pesce in acqua fredda, si strizza bene, la si fa sciogliere nel latte e poi si filtra. Ieri, che era un'altra giornata-no, mi si è tutta raggrumata da far schifo, per il semplice motivo che ho preparato la crema in due tempi, come da ricetta, e al momento di aggiungere la panna la crema al cioccolato non era affatto densa come da foto ( toh, che strano). Ho cercato di rimediare, aggiungendo la colla alla crema fredda e la prima volta è stato un disastro. Allora ho filtrato tutto, ho recuperato il salvabile e ho ri-proceduto, con esiti migliori. Nulla vi vieta di aggiungerci anche un po' di salsa al cioccolato fondente.
A domani
Alessandra



martedì 5 maggio 2009

CAPRESE AL LIMONE


 
 
Fra le macerie delle certezze che abbiamo visto crollare sotto i nostri occhi in questa vita, la Dani e io ne avevamo salvate due: la prima- assoluta, incontestabile, incrollabile- era che in qualsiasi parte dell'universo mondo l'una delle due si fosse trasferita, l'altra le sarebbe andata subito dietro; la seconda, invece, è che, qualunque dura prova avesse dovuto affrontare la nostra mente, avremmo ancora fatto la nostra porca figura. Ecchediamine, ci dicevamo, l'una forte di tre figlie in scala - e quindi condannata a ripassarsi tutti i cicli scolastici, dalla materna alla laurea, passando per pilastri della cultura italiana, quali "coloriamo le figure di inglese" e " approfondiamo la scomparsa del digamma", l'altra perché, di fronte ad un inatteso e inarrestabile sfacelo della forma fisica, doveva pur aggrapparsi a qualche brandello di compensazione che non fosse il barattolo da tre chili della nutella.

Devo dire che per qualche anno ce l'abbiamo fatta, a credere e a far credere che noi, modestamente, eravamo al passo dei tempi - e pure con la scarpa giusta, sia chiaro: il uolkmen ci fa un baffo, internet non ha segreti e da quando c'è feisbuk abbiamo anche fatto il salto, dagli chatellamenti sul pianerottolo ad una chat vera e propria.

I Greci la chiamavano ubris- ed era la peggior disgrazia che potesse capitare agli umani, quella, per intenderci, da "rosso diretto", senza possibilità di appello. E' quel misto di arroganza e superbia che si impadronisce degli uomini quando si montano la testa, per dirla in parole povere, e credono da lì che nulla sia impossibile per loro: ricchezze e bellezza, potere e forza fisica sono tutti validi motivi per scatenare in loro un senso di predominio, un delirio di onnipotenza, un " ce la posso fare- e ogni volta meglio e ogni volta di più" che li porta sempre più in alto, fino all'ultimo gradino di questa scalata della follia- vale a dire la sfida agli dèi. I quali, puntualmente, li puniscono, senza se e senza ma, con la durezza e l'implacabilità che solo i loro castighi hanno.
E che, nel nostro caso, hanno preso le sembianze, tutte moderne e tecnologiche, di un blog.
Detto così, sembrava una roba molto trendy, considerato anche che eravamo rimaste le uniche a non avere questo diario -bluff per cui all'improvviso gli obiettivi di cui si parla sono quelli della macchina fotografica e al posto della solita fiammanghilla di gnocchi al pesto presentiamo "aria fritta di patate soffiate al basilico di prà con Parmigiano Reggiano dopcdspf e pinoli di Pigna raccolti il ventinovesimo giorno del mese di febbraio, che VUOI METTERE LA DIFFERENZA????

.. e così, ci siamo dette: " e perché noi no? e cosa abbiamo di diverso, scusa? e poi, in fondo, cosa vuoi che sia metterci su un blog, con l'intelligenza che abbiamo???

A dire il vero, io fino a poco tempo fa, credevo che " blog" si dicesse " blob". Giuro. E quindi, associandoli per forza di cose, a immensi boli viscidi e puzzolenti, non mi sentivo molto attratta dal frequentare quelli di cucina. Ci è voluto mister Google ad insegnarmi , prima con le buone ("forse cercavi BLOG"), poi con le cattive ( "non sono stati trovati BLOB di cucina"), la grafia corretta. In più, conoscendo la mia strutturale incapacità a rapportarmi con tutto ciò che è minimamente tecnologico ( tipo la volta che cambiarono il citofono: se non fosse stato per un vicino pietoso, sarei ancora lì a chiedermi dov'è che schiaccio...) qualche dubbio lo avevo avuto. Ma, mi ero detta, ci saranno delle istruzioni, ecchediamine! E vuoi che non le sappia capire? E anche quando mi era stato risposto che le istruzioni c'erano, ma la maggior parte era in inglese, il mio naso ha avuto un'impennata all'insù che neanche Valerossi-campione-del-mondo ci riusciva... Ecchediamine alla seconda, cosa vuoi che mi preoccupi l'inglese, a me che ho letto tutta la Jane e tutta la Agatha e tutto l'Oscar e tutto il Jerome- e so pure dire "carrozza" in sei modi diversi, tiè tiè. Vuoi che una come me non sappia leggere delle stupide istruzioni per programmatori di blog?
Evidentemente no, è la risposta. Perché, evidentemente, non ce l'ho fatta.

Però, scusatemi, ma quando parlo di "istruzioni in inglese" io mi immagino una pagina ordinata, con paragrafi, frasi, lettere e parole e non una roba più o meno così :
***"DTFR> insert " <>

dove le uniche parole che spiaccano sono robe per me incomprensibili, che potrebbero anche essere mutuate direttamente dall'ostrogoto o dall'hurrita....
Per esempio, il "template" che cos'è???? Ha a che vedere con il Santo Graal??E il layout??? è qualcosa di illegale??? o significa " giacere fuori"???

Il turbamento sommo l'ho provato con l'HTML. In un primo tempo, lo avevo saltato a piè pari, forte del motto che " se non capisco, non è importante". Poi, quando sono arrivata al classico punto morto, per cui o HTML o non procedi, ho intuito che fosse una sorta di DNA del blog, su cui, orrore, si dovevano fare delle mutazioni e, orrore degli orrori, le avremmo dovute fare noi, pirsonalmente di pirsona, tagliando, copiando e incollando una serie di segni astrusi come quelli di cui sopra.

Ed è stato allora che, come nella migliore tradizione traggica, è arrivato il deus ex machina: il nostro, anziché scendre dall'alto, è venuto in motorino, ma per il resto non c'è stata nessuna differenza, a cominciare dalla chioma bionda , dalla giovanissima età e dalla soprannaturale capacità di decifrare gli x°* di cui sopra. Ne è venuo fuori il primo stralcio del blog che avremmo voluto, con i link alle pagine, l'archivio che funziona, la lavagnetta con "menu turistico" e pure il contatore: che, come mi ha spiegato pazientemente, è una roba coi numerini che sta in fondo alla pagina e segna i nostri visitatori e che " no, signora, non stia a chiamare l'Enel, che non ce n'è bisogno..."
Di sdebitarci, invece, c'è bisogno, eccome- e lo facciamo con una fetta di questa torta qui, la cui ricetta proviene dalla mamma di una bambina tutta speciale, che ha molto in comune con le creature delle autrici di questo blog ( scritto giusto, stavolta) e per questo sa tirar fuori le torte giuste, al momento giusto.

Grazie, Dimitri, questa è per te.

CAPRESE AL LIMONE


per uno stampo da 24 cm di diametro, ben unto
5 uova
100 g di zucchero semolato
250 g di mandorle sbucciate
120 g zucchero a velo vanigliato
la scorza di un limone biologico ( leggasi: della simo, altrimenti non profuma)
100 g cioccolato bianco buono ( LINDT)
100 ml di olio extravergine leggero
60 g. di fecola
1 puntina di lievito
aroma di vaniglia ( da me sostituito con mezzo bicchierino del limoncello di Maurizio, che non è mica da tutti...)

Montare le uova con 100 g di zucchero. Devono triplicare di volume
Nel frattempo
1. tritare bene le mandorle fini, con lo zucchero vanigliato
2. far ripetere alla figlia la prima guerra mondiale.
3. quando siete arrivati all'attentato di Sarajevo, aggiungere la buccia di limone grattugiata
4. grattugiate il cioccolato ( ci mettete due anni di guerra, grosso modo, dalla battaglia della Marna alla descrizione della guerra di trincea)
5. incorporare delicatamente il composto alle uova montate e poi aggiungere l'olio, con attenzione
6. setacciare la fecola con il lievito
7. tortiera da 24 cm ben unta
forno statico a 200 gradi per i primi 5 minuti, a 180 8 il mio l'ho abbassato di brutto, 165) per una mezz'oretta abbondante.
Al Trattato di Versailles è pronta
Aspettate un po' prima di sformarla e poi ricopritela di zucchero a velo oppure di cioccolato bianco grattugiato, come ho fatto io che ero in vena di sacrifici...

buona domenica
alessandra