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martedì 25 ottobre 2016

CONFETTURA DI FRAGOLE E LAMPONI (THE RECIPETIONIST OTTOBRE)


Non solo riapro il blog per l'accoppiata vincente Mapi-Elisa al The Recipe-tionist di questo mese...
Non solo faccio una marmellata* a Singapore....
Ma mi riduco pure la cucina alla stregua di un set di Dexter- e pure a fine serie...



Prima che qualcuno obietti sulla scelta, forte del validissimo motivo che "con tutte le ricette meravigliose di Mapi, vai a fare una marmellata*", vorrei precisare che se non fosse stato per lei (la Mapi, non la marmellata), non avrei mai conosciuto Christine Ferber.
Oggi tutti sanno chi e', ma  dieci anni fa, quando ci affacciavamo tutti timidamente ai forum di cucina, con la sola scorta delle ricette apprese nel raggio dei km macinati con le gambe e non con la tastiera, ogni consiglio di lettura che esulasse da questi circuiti veniva considerato alla stregua di un bene prezioso.
Non "salvo il link" e lo leggo dopo.
Non "metto mi piace" e poi vediamo.
Era tutto un annotare titoli, salvare ricette, delegare amiche in partenza per quei lidi a fiondarsi nelle librerie, "che poi ti giuro che le prime ricette che faccio sono tutte per te" e via dicendo.
Come al solito, c'erano i bidoni.
E, da li, la classifica dell'affidabilita' di chi li consigliava.
Perche'- e in questo era tutto uguale, allora come ora- mancando la possibilita' di assaggiare e il tempo per preparare tutto, i criteri di giudizio erano giocoforza altri. Uno su tutti, almeno a casa mia,
i consigli di lettura.
Per questo motivo, colei che, fino al giorno prima, era stata per me la maga dei lievitati, divenne il giorno dopo anche la maga delle marmellate*



* si dovrebbe dire confetture, perche' propriamente le marmellate sono solo quele di agrumi. Ma se a casa mia chiedo "volete un po' di confettura, sulle fette biscottate?" rischio che mi ridano dietro, fino alla fine dei miei giorni... e se lo scrivo, e' lo stesso.



Naturalmente, se voi chiedete a Mapi di parlarvi del metodo Ferber, lei vi raccontera' ogni cosa, in un condensato di sapere di 800 pagine, con note a pie' di pagina, glosse del copista dotto e pure le macchioline di confettura qua e la', perche' non sia mai che non si verifichi ogni informazione alla virgola.
Se lo chiedete a me, il massimo a cui posso arrivare e' "stesso peso di frutta e zucchero e una notte in frigo a macerare". Intanto, per qualsiasi dubbio, c'e' la Meripai che mi assiste :)


CONFETTURA DI FRAGOLE E LAMPONI 
di Maria Pia Bruscia

L'originale e' qui e stavolta non mi ci sono discostata tanto, se non per il pepe rosa , che ho omesso: al suo posto, c'e' andata la menta. Sublime ca...ta, perche' non si sente per niente e la prossima volta imparo. 



1,100 kg fragole, pari a 1 kg netto 1 kg lamponi 1 kg zucchero 250 ml d'acqua 2 limoni (succo) 20 bacche di pepe rosa qualche fogliolina di menta

Visto che ho seguito il procedimento alla lettera, vi rimando integralmente a quello. 
L'unica mia osservazione, for dummies, e' che mi ostino ad usare il metodo del piattino, anziche' quello del termometro, per verificare la consistenza delle marmellate: col primo, mi restan sempre troppo liquide. Col secondo, mai. 
Ho dimezzato le dosi ed ho ottenuto circa sei etti di marmellata, con cui ho variamente riempito tutti i barattoli che avevo. 
Qui a Singapore non sterilizzo, perche' intanto non serve: gia' conservo tutto in frigo quando sono nel Masonshire, figuriamoci qui. 
Mi limito a lavare bene i barattoli in acqua caldissima (e poi li faccio asciugare capovolti su un telo pulito): controllo e che i tappi siano pulitissimi e tengano bene, riduco le dosi in modo da accelerare i consumi e metto in frigo, assieme a tutto il resto.  
Mai morto nessuno, finora :)



E anche con questa ricetta partecipo al The Recipe-tionist di Ottobre 2016, del blog Cuocicucidici di Elisa Baker. E se Giulio ha fame, stasera, domani ne pubblico un'altra :)



 

venerdì 23 marzo 2012

Arridateme l'onomastico!!! Jammy Coconut Sponge, di jamie Oliver


jammy coconut sponge

Cara Santa Claudia, 
mi permetto di indirizzare a lei l'ultimo anello di una catena infinita di rimostranze, dopo che, in oltre trent'anni di accorati interrogativi, nessuno mi ha ancora dato risposta. Confido nella sua santità, che deve certo essere sconfinata, se le ha permesso di scalzare dal calendario quella Santa Alessandra Martire che, quando son nata io e per gran parte delle mia infanzia, veniva degnamente ricordata il 20 marzo.

Me lo ricordo benissimo, perchè in casa nostra le feste vanno sempre raggruppate: mio padre, per esempio, è nato il giorno di Capodanno; io e mia sorella, festeggiamo il compleanno a tre giorni di distanza l'uno dall'altra. Per non palrare delle pletore di parenti e affini che si accavallano negli stessi giorni e le conseguenti figuracce legate ad auguri tanto inaspettati quanto inopportuni. Il mio onomastico non faceva eccezione: il 19 si festeggiava il papà (che si chiama pure Giuseppe, tanto per prestar fede a quanto sopra), il 20 il mio. 
E questo avveniva a casa e soprattutto a scuola, visto che la maestra era una che ci teneva, alla storia e ai nomi e alle feste e chi aveva la fortuna di un omonimo martirizzato in tempo scolastico aveva un motivo di godimento in più: intanto, il primo quarto d'ora della giornata veniva dedicato alla biografia del santo (di solito, un minuto per nascita e vita, 14 minuti per la morte- e mai come in quei frangenti invidiavamo l'unica Caterina della classe che quel giorno lì riscattava le costanti prese per i fondelli a cui la costringeva un nome che in genovese suona come catena, con tutte le conseguenze del caso);  e poi si procedeva a un po' di festeggiamenti che  iniziavano con l'esenzione dalle interrogazioni e culminavano con l'accesso alla merenda della maestra, la famosa brioche che il bidello le portava ogni mattina col caffè.
Le lascio quindi immaginare lo sconcerto- anzi: il trauma- quando, nell'anno della quinta elementare, alla pagina del diario del 20 marzo è apparsa Lei. Con tanto di sogghigni delle Claudie dei banchi delle femmine, che da anni avevano tentato invano di far sentire la loro voce contro quell'unica Alessandra, dal nome così impervio e così strano. 
Perchè, vede, ai miei tempi, ci si chiamava per lo più Antonella, Gabriella, Raffaella. C'era qualche Simonetta, resisteva ancora qualche Maria. Imperavano le Cristine e le Paole. Ma i nomi strani erano pochi e Alessandra era fra quelli. Per anni, son stata la "Alle", con due elle e non conto le volte in cui ho dovuto specificare che le "esse" eran due. Ero l'unica del paese, con quel nome, e chi condivideva con me le punte di esotismo, non aveva gli ostacoli dell'ortografia. "Monica", per esempio, scivolava via piano, senza doppie nè dittonghi; e le Sabrine e le Roberte avevano il conforto della fama su carta stampata, che fosse la locandina di un film (il primo) o la copertina di un disco (mia sorella, per dire, è una delle tante figlie putative di Peppino di Capri. Fosse stata un maschio, l'avrebbero chiamata Champagne). Ma Alessandra, era troppo difficile da mandar giù. Tanto che, fra gli errori di gioventù, annovero pure un lungo periodo in cui son stata Sandra- e se solo vi azzardate, ricarico il bazooka, santamente parlando.
Insomma, cara Santa Claudia, io rivorrei la mia santa. E la rivorrei il 20 marzo, esattamente dov'era quando ero piccina, subito dopo la festa del papà e subito prima dell'inizio della primavera. Se la dovesse incontrare, nei corridoi del Paradiso, glielo dica, che mi manca. Lei, la mia maestra, il diario di Jacovitti, i maschi contro femmine, il bidello col caffè- e anche le Claudie del banco di dietro...
Devotamente sua
Alessandra G.



JAMMY COCONUT SPONGE
da Oliver, J., Jamie's Great Britain

jammy coconut sponge

Siccome non son tipa che si arrende, ho imposto Claudia come secondo nome a mia figlia. Ne ho fatto un ossimoro vivente, come dice lei, ironizzando sul significato opposto dei nomi che porta (libera e zoppa), ma, nel concreto, mi sopno riappropriata della tradizione: si rifesteggiano gli onomastici e pure due per volta.  In più, col fatto che non festeggio il compleanno, celebro almeno l'onomastico in ufficio, come ben sanno i miei colleghi con cui quest'anno abbiamo diviso questa spettacolare sponge cake di Jamie Oliver. Sapevo che non sarei riuscita a fermarmi alle ricette dello Starbooks e questa mi è proprio scappata: tant'è che all'ultimo minuto ho realizzato di non avere neanche una scaglietta di cocco, per la finitura. Ho usato del cioccolato bianco e ho sostituito la marmellata di more con quella di lamponi e vi assicuro che nessuno si è lamentato della variazione....


per la torta
225 g di burro morbido più un pezzetto per ungere la teglia
225 g di zucchero
4 uova grandi
225 g di farina autolievitante
mezzo cucchiaino scarso di lievito
un po' di latte
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
75 g di cocco disidratato (io ho usato 50 g di cioccolato bianco)


per la marmellata di more
250 g di more
125 g di zucchero
1/2 limone

Stampo rettangolare, 30 x 20 (io ho unsato uno stampo rotondo, di 22 cm di diametro)
180 gradi

Montare bene il burro con lo zucchero, fino ad ottenere un composto gonfio e spumoso e aggiungere le uova, uno alla volta, sempre montando. Aggiungere la farina e il lievito, un po' di latte e l'estratto di vaniglia e mescolare bene. Versare il composto in uno stampo imburrato e cuocere a 180 gradi per 25-30 minuti. Mentre la torta è in forno, preparare la marmellata


Schiacciare le more con lo zucchero, in una casseruola, usando una forchetta o uno schiacciapatate: unire il succo di limone, mettere sul fioco, portare a bollore. Abbassare la fiamma e far bollire per 20 minuti circa, mescolando ogni tanto, fino a quando la marmellata si addensa. Schiumare via via, durante la cottura, poi togliere dal fuoco e lasciar raffreddare pian piano. 

Nel frattempo, la torta sarà diventata soffice e dorata: toglierla dal forno, lasciarla faffreddare 5-10 minuti. Rovesciarla su un piatto da portata e spalmarvi attorno la marmellata, spatolandola con un coltello a lama piatta anche sui bordi. Cospargervi sopra il cocco e servire. 

jammy coconut sponge

Note mie
Ovviamente, la mia è una versione iper semplificata, sia nella scelta degli ingredienti che nella presentazione, visto che dovevo portarla in ufficio e non avevo voglia di tirar giù tutto l'ambaradan dei porta torte e affini. 
In pratica, ho preparato una sponge cake con le dosi riportate, l'ho lasciata raffreddare nella teglia per una decina di minuti, l'ho sformata direttamente  su un piatto da portata, l'ho cosparsa di marmellata di lamponi, fatta leggermente scaldare in un casseruolino, sul fornello, in modo che diventasse più liquida e quindi più facile da stendere, non ho toccato i bordi, per evitare che nel trasporto si appiccicasse tutta (di solito, cucino la mattina per l'ora dopo: non ho il tempo di far raffreddare etc) e ho grattugiato sopra del cioccolato bianco. 
Velocissima, facilissima, buonissima
ciao 
Ale



martedì 9 marzo 2010

Raspberry Lemonade Bars





raspberry bars

Lunedì, 8 marzo 2009- festa della donna
Mentre festeggio pulendo una montagna di peperoni, squilla il telefono
"Pronto"
"Pronto, parlo con la signora Alessandra XXX?"
" Sì, sono io"- primo errore. Ma ormai è tardi, per rispondere che la Padrona non c'è
"Sono Samantha e chiamo da una importante ditta di cosmetici svizzera. Posso farle qualche domanda?"
"E come no?- mi dica"
"Che tipo di pelle ha? Grassa, secca o mista?"
"Secca"
Silenzio
Sospiro
Tono da funerale
"capisco...."
altro sospiro
" Mi può dire quanti anni ha?"
"44"
Silenzio
Sospiro
Tono da funerale
"capisco..."
"lei lo sa, vero, signora, che alla sua età una pelle come la sua non ha più scampo? E' aggredita dall'invasione dei liposomi, che la riempiranno di rughe- sempre che non le abbia già- e di zampe di gallina- sempre che non le abbia già- e le si inflaccidirà la pelle del collo, sempre che.."
La interrompo e decido di passare al contrattacco
"No, guardi, non è il mio caso. Io mi curo benissimo. Crema mattino e sera e tre volte alla settimana dall'estetista" (che intanto è mia amica e di certo mi terrà bordone- posto che si ricordi di me)
" E quali cosmetici usa?" Ach, ho beccato l'osso duro. Le sparo a caso due o tre marche, ma non basta: pare che le uniche creme che possano arginare lo sfacelo a cui sto andando incontro siano quelle svizzere. Che io, ovviamente, non ho. Ho una collezione di cosmetici da Cleopatra in poi, ma di svizzeri nessuna traccia. Per cui, alla fine, mi arrendo. Lascio che sciorini tutta una pappardella sui principi attivi, il collagene, il retinolo e miracoli vari, dopodichè le dico gentilmente che non sono interessata e riattacco.
Abbasso gli occhi e mi vedo riflessa sul coperchio della padella: due occhiaie da paura, colorito verdino, rughe che si illudono di essere d'espressione, guance cadenti e tutto quanto fa sterminio da liposomi.
Se mi telefonano da Lourdes, giuro che compro tutto


RASPEBERRY LEMONADE BARS

raspberry bars


La foto si ispira vergognosamente a questa qui, mentre la ricetta è qui e, stranamente, l'ho seguita alla lettera. Non c'è nessuna difficolà, se non nel taglio: ma se mettete in freezer la torta e poi la tagliate da semi congelata, vi vengono delle bars abbastanza regolati, come quelle della foto.

Dosi per una teglia quadrata di 20 cm di lato

Per la base
125 g di burro
50 g di zucchero
100 g di farina
1 pizzico di sale

Montate il burro con lo zucchero e aggiungete poi la farina e il sale.
Imburrate la teglia e foderatela con carta da forno, lasciandola trasbordare ai lati.
Con le mani infarinate, rivestite il fondo con l'impasto ottenuto (sarà molto morbido: io ho lavorato con il palmo della mano, infarinandolo spesso) e fatelo cuocere a 180 gradi per 20/25 minuti. Appena è leggermente dorato, è pronto
Lasciatelo raffreddare completamente e, nel frattempo, preparate il ripieno

290 g di zucchero
3 albumi
1 uovo
150 ml di succo di limone (circa 2 limoni medi)
la scorza grattugiata di 2 limoni
65 g di farina
150 g di lamponi (io ne ho messi 200 e secondo me ci vogliono, altrimenti sa troppo di limone)

Mettere tutti gli ingredienti, tranne i lamponi, in una terrina e mescolare, in modo che non si formino grumi. Setacciare i lamponi, raccogliere polpa e succo e aggiungerli al composto (io ho setacciato direttamente nel composto- una stoviglia in meno da lavare). Mescolare bene e versare il tutto sulla base. Dopodichè, infornare a 180 gradi per 30-35 minuti (ho usato la modalità ventilata, con un foglio di stagnola sulla superficie per gli ultimi 5 minuti
Sfornare e lasciar raffreddare benissimo
A questo punto, vi dico cosa ho fatto io: ho lasciato raffreddare per tre ore, poi ho preso la teglia e l'ho messa nel freezer, così com'era- con carta da forno e dolce- e ce l'ho tenuta per un'oretta. Dopodichè, l'ho tirata fuori, ho sollevato la carta da forno e ho messo il dolce su un tagliere, sempre senza togliere la carta da forno. L'ho lasciato 5 minuti a temperatura ambiente e poi l'ho tagliato, così come vedete nella foto.
splverare con zucchero a velo, far scongelare del tutto e servire.
Buon Appetito
Alessandra

RASPEBERRY LEMONADE BARS

raspberry bars




giovedì 25 febbraio 2010

cheese cake al cioccolato e lamponi

cheesecake cioccolato lamponi

Bollettino medico di giovedì 25 febbraio, ore 08.30. La paziente sclera. Ormai vivo in infradito rosa, stile Madama Butterfly al bagno, ma il fil di fumo che si leva proviene dal cotechino con cui termina la mia gamba sinistra, a mollo da un quarto d'ora senza che stia succedendo niente. Mi prendo ancora 24 ore, poi dichiaro la resa e vado al Pronto Soccorso. Se per frattura del dito o ustione del piede ancora non si sa, ma è certo che ci andrò.
Spero solo di non incontrarci mio padre, come è successo qualche anno fa, quando ci siamo ritrovati lì, io per un dito, lui per un polso, l'uno all'insaputa dell'altro. Io mi ero fatta cadere la serracinesca della porta di un negozio giusto a metà del dito medio (particolare superfluo: c'era una probabilità su 5, ma, tanto per cambiare, è toccata a me) ma, naturalmente, ero andata a lavorare, specializzandomi questa volta in guida con una mano sola e cambio col polso. Solo che non avevo fatto i conti con gli alunni che confermarono anche in quell'occasione, il sincero attaccamento per la loro professoressa, in un crescendo di dolore ce andava dall'"uuuhhhh prof che schifo, è tutto gonfio!" al " ad un mio amico glielo hanno dovuto tagliare", fino all'apice della loro preoccupazione: " prof, vada a casa, che non può mica reggerle, due ore con noi , in quelle condizioni!". Quando ho detto che allora, sì, se insistevano così tanto, sarei corsa subito a farmi visitare, ho capito di averli fatti davvero felici. c'era addirittura chis altava sulla sedia e quando passai ad avvisare la classe successiva che niente saggio, la professoressa va dal medico, ci fu nientemeno che un boato.
E così, col cuore gonfio di commozione, me ne sono andata a San Martino. E mentre ero lì che aspettavo il mio turno, vedo spuntare dal fondo del corridoio mio papà.

cheesecake cioccolato lamponi

Ora, io so di essere persona amabile. E so anche di essere persona dal buon carattere, paziente e remissiva, con la sola colpa di essere finita in una società che non ha i mezzi per riconoscere così tante virtù, e per giunta concentrate tutte in una sola persona. Ma che, nel giro di sì poche ore, mi fosse toccato in sorte di toccare con mano da quanto amore fossi circondata, questo no, non lo avrei mai immaginato. Prima gli alunni, e ora mio papà. Il quale, per altro, doveva essere stato mosso dal sesto senso paterno, visto che avevo preferito affrontare questa dura prova da sola, senza avvisare nessuno- e lui meno che mai. E così, gli sono andata incontro col dito teso, abbracciandolo e baciandolo ed esprimendogli tutta la mia gratitudine per essere venuto a sostenermi nel momento del bisogno.
Avete presente quando uno si trova suo malgrado nel bel mezzo di una situazione in cui non sa dire come diavolo ci sia finito dentro e non si raccapezza più? Ecco, moltiplicatela per mille e quella era l'espressione di mio padre, quando mi ha visto al Pronto Soccorso. E, anzichè rispondere ai miei slanci, dicendomi che sì, era corso subito al mio capezzale, mi ha guardato con aria interrogativa e mi ha detto: "belin, ma cosa ci fai tu qui?"
Per farla breve, aveva combinato qualcosa con la barca ( qualsiasi cosa succeda a mio padre, c'è di mezzo la barca) e quindi era venuto a farsi controllare il polso.
La fatica più grande l'abbiamo fatta con i medici, quando abbiamo dovuto convincerli che eravamo lì per caso e no, non avevamo avuto nessun incidente insieme, e no, non stavamo nascondendo niente all'assicurazione e sì, c'erano testimoni, sia da una parte che dall'altra, che avevano assistito ai fatti. Il tutto, ovviamente, senza ridere....


CHEESECALE AL CIOCCOLATO E AI LAMPONI


cheesecake cioccolato lamponi

Premessa: rispetto alle dosi tradizionali di colla di pesce, io ne uso molto meno. Evito l'effetto mappazza, la cheesecake si scioglie in bocca e mantiene una morbidezza eccellente. L'unica controindicazione è che, nelle preparazioni bicolori, la fetta resta un po' troppo traballante: il che non danneggia il palato e neppure la vista, ma la foto sì, perchè non regge spostamenti e tempi di posa. Quindi, fate voi: o salvate l'aspetto, aggiungendo più gelatina, o salvate il gusto

stampo a cerniera 20-22 cm di diametro

120 g di wafer al cioccolato
60 g di burro fuso

250 g di philadelphia
250 ml di panna
100 g di cioccolato fondente
200 g di zucchero
14 g. di colla di pesce (potete aumentare fino a 18)
100 g di lamponi

ungere bene lo stampo a cerniera e foderare il fondo con carta da forno. Far sciogliere il burro, polverizzare i biscotti col mixer, mischiarli al burro fuso e rivestire il fondo e i bordi *della tortiera con questo composto, livellando bene.
* Fino a metà del bordo, non tutto
Mettere in frigo per mezz'ora
Nel frattempo, ammollare metà della gelatina in acqua fredda e far sciogliere il cioccolato a bagno maria
Montare con le fruste il formaggio con lo zucchero e dividere il composto in due; in uno, aggingere il cioccolato fuso, mescolando bene.
Scaldare poca panna in un pentolino e, quando è quasi al punto di evollizione, toglierla dal fuoco e sciogliervi metà della dose di colla di pesce, mescolando con un cucchiaio di legno fino a che non si sentono più filamenti o grumi. A questo punto, versare un cucchiaio del composto di formaggio e cioccolato nel pentolino e incorporatelo alla panna liquida; quando è beme amalgamato, precedete con un altro cucchiaio e con un altro ancora, per scongiurare lo choc termico. A quel punto, potete riunire i due composti. Montate metà della panna e incorporatela al composto di cioccolato. Versatelo nello stampo a cerniera, all'altezza del bordo di biscotti, e livellate bene. Mettete in frigo per circa un'ora.
Dopodichè, fate lo stesso con il composto bianco: versatelo nella tortiera sopra lo strato di cioccolato e immergetevi i lamponi, tenendone da parte qualcuno per la decorazione. Devono proprio finire dentro lo strato bianco Far riposare in frigo per almeno tre ore e comunque fino al momento di servire.
Decorate con lamponi e/o scaglie di cioccolato o zucchero a velo o foglioline di menta
Buon Appetito
Alessandra



giovedì 10 dicembre 2009

mini pavlove ai lamponi




mini pavlove

38 e rotti di febbre
e una aereo venerdì mattina
e in mezzo una mattinata de fuego, un pranzo di lavoro, un parrucchiere come alternativa all'arresto per oltraggio al pudore, una figlia da scarrozzare ai quattro angoli della città, biglietti e ristoranti da prenotare, bagagli da fare e qualcosa di assolutamente indispensabile da dimenticare.
...se vi metto una ricetta veloce, siamo ancora amici????


MINI PAVLOVE AI LAMPONI

mini pavlove

Non chiedetemi chi l'abbia inventata, perché non lo so, ma siamo sulla falsariga delle Pesche Melba, per capirci: quando cioè erano gli chef che facevano omaggio delle loro creazioni alle grandi artiste e non viceversa. In questo caso, è toccato ad Anna Pavlova- e mai connubio fu più felice, visto che la meringa e la panna evocano immediatamente il tutu della famosa ballerina
Già che sono obnubilata dalla febbre, ne approfitto per spararne un'altra, di cui non sono per niente sicura: questo dolce, dovrebbe avere a che fare con l'Australia, in versione extra large, con un trionfo di frutta colorata sopra lo strato di panna.
Quella nella foto, invece, è in versione mignon, perfetta come dopocena o come pasticcino per il tè. Niente vi vieta di farcirla con altra frutta (ovviamente, in casa nostra, ne alterniamo una con i lamponi rossi e l'altra con i mirtilli blu- e indovinate un po' perché) ma stanno benissimo anche le fragole e i kiwi. L'importante è non scegliere frutta che annerisca.
Per quanto riguarda la meringa, potete comprarle dal pasticcere oppure prepararle a casa: cercate comunque una misura non troppo piccola, perché deve essere vuota all'interno. Evitate le meringhe confezionate che si trovano nei supermercati, intanto perché fanno schifo e poi perché sono piatte e dure.
Il fondo può essere spennellato con un velo di marmellata, magari mista a liquore: la scaldate sul fuoco e ne mettete proprio un niente, per evitare che la meringa diventi troppo umida. Quelle della foto non ce l'hanno, ma quando la metto, mischio la marmellata con l'acquavite di lamponi, oppure con un po' di gin.
Dopodiché, panna ben montata (meglio se non zuccherata) e la frutta. Spolverata di zucchero a velo (qui manca per esigenze fotografiche) e via.
Se fate una versione leggermente più grande, potete anche servirla in piatti singoli, come dessert.
Quando prepararla? Sarebbe meglio al momento, approntando prima tutti gli ingredienti : le meringhe già private della calotta e svuotate, se è il caso, la frutta pulita e tagliata (in un contenitore ermetico, in frigo) e la panna già montata, in frigo anch'essa. Farcirle è un attimo e ne vale la pena. Altrimenti, preparatele poco prima dell'arrivo degli ospiti e tenetele sul ripiano più alto del frigo.
Grandissima cavolata, da porca, cosa dico, porchissima figura. (pure più bella di quella della nigella, tiè tiè)
Strafogatevi pure, in mia assenza
Alessandra

mini pavlove