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mercoledì 25 gennaio 2017

COUS COUS CON AVOCADO E GAMBERONI




Da quando vivo qui, le domande che mi vengono piu' frequentemente rivolte da chi e' rimasto dall'altra parte del mondo sono le seguenti:
1. Come si vive in Cina?
a cui fa seguito, dopo la rettifica della sottoscritta
2. E dove ca...o e' Singapore?
seguito da un
3. ma cosa ci sei andata a fare cosi lontano? non potevi startene qui?
Come se uno non vedesse l'ora di mollare famiglia, amici, lavoro, parrucchiere, case, libri, auto, fogli di giornale per venirsene a vivere dall'altra parte del mondo con la sola compagnia della solitudine, dei sensi di colpa, dei punti interrogativi su un futuro che fino a due anni fa sembrava segnato e quindi certo e da allora e' da costruire e scoprire ogni giorno.
Questo, quando va bene.

Quando va male, attaccano a cantare "Singapore, vado a Singapore, vi saluto belle signore", incuranti dei passanti, delle stonature e degli sguardi carichi di odio che ricevono dalla sottoscritta, che se al prossimo gli arriva un cazzottone dritto nei denti non c'e' bisogno di chiedere perche', ecco.

Ma poi ci sono le volte in cui va benissimo, che poi son quelle delle domande a cui non la finirei piu' di rispondere.
Perche' sono quelle piu' coinvolgenti, che rivelano un interesse che va oltre la sfera degli affari tuoi e tocca quella degli usi e costumi e tradizioni di un popolo lontano, poco conosciuto e, anche per questo, capace di suscitare curiosita'.
Una di queste e' "cosa cucini?". E non vi nascondo che e' la domanda a cui rispondo con il piacere maggiore.

Intanto, oggi cucino molto diversamente rispetto a due anni fa, quando siamo arrivati qui per la prima volta. Passati, nell'ordine, l'euforia- l'entusiasmo- lo smarrimento- la disperazione- il "che ci faccio qui" e il "voglio tornare a casa", adesso ho fatto amicizia con alcuni ingredienti locali, che uso abitualmente- e quotidianamente, in certi casi: avocado, pomelo, zenzero, masala vari, acqua-latte-panna-zucchero di cocco, te verde, pandan, lime, lemongrass, galang, patate dolci, riso rosso (laddove con questi nomi si intendono i "veri" avocado- pomelo- zenzero- masala etc.. vi basti sapere che il primo avocado comprato a Londra, lo scorso dicembre, e' finito nella rumenta da tanto il mio palato si e' abituato a questi sapori)... dicevo, tutta 'sta roba viene consumata se non tutti i giorni, tutte le settimane. A questa si aggiunge la frutta che mangia mio marito, dalle banane di tutte le misure ai mango di tutti i colori, passando per i Dragon fruit e i mangoustines, per arrivare anche ai Durian (quando la sottoscritta e' a debita distanza, in Italia).  Ogni tanto mi azzardo a provare qualcosa di veramente nuovo, ma non tutto mi piace e non tutto e' facile da cucinare. E, soprattutto, mi sono dovuta abituare ai sapori di qui, che non sono gli stessi di quelli nostri, anche se gli ingredienti lo sembrano. Aglio e sale, per esempio, sono l'ombra dei nostri, mentre succede il contrario con il pepe e il peperoncino. Il basilico si acquista in vaso e dura il tempo di un pesto, il prezzemolo e' praticamente solo inglese, la maggiorana e la salvia non pervenute. Cosi', e' un continuo dannarsi l'anima a sostituire, aumentare, diminuire, calibrare e se i primi tempi finivo col piangere disperata su una testa d'aglio che non profumava, adesso riservo le lacrime alle cipolle che devo aggiungere all'olio, per ottenere piu' gusto.

Naturalmente, sono cambiati anche i nostri pasti. Via i primi e i secondi, per lasciare invece spazio a piatti unici, a volte preceduti da salsette o, piu' spesso, da zuppe: vale anche per la pasta, di cui mio marito non riesce a fare a meno, e che reclama una cena si e una no, a dispetto dei bidoni di noodles soup che si scofana a pranzo. Un esempio e' questo cous cous qui che, pur avendo poco o nulla di tradizionale, ha tutto di locale- cous cous precotto compreso, visto che qui lo scatolame e' molto amato. E se storcete il naso, vi procuro una foto di instant noodles- e poi ne riparliamo di nuovo.

COUS COUS VELOCE CON AVOCADO E GAMBERONI 
e citronette al tabasco e lime




per due persone (piatto unico)
una tazza di cous cous precotto
due tazze di fumetto di pesce (o brodo o acqua bollente)
un avocado maturo
8 gamberoni freschissimi
mezzo peperone giallo, grande
mezo peperone rosso, grande
una cipolla rossa, piccola
facoltative: due uova sode


per la citronette al lime
4 cucchiai di olio extravergine 
il succo di mezzo lime
sale rosa dell'Himalaya
poche gocce di Tabasco

prezzemolo fresco per decorare (o coriandolo, se vi piace)

sgusciate sei gamberoni, privandoli della testa del carapace e del filo intestinale. Mettete gli scarti in un'ampia padella, in cui avrete fatto scaldare un filo d'olio con uno spicchio d'aglio e fateli insaporire, schiacciando bene con un cucchiaio di legno, in modo che rilascino il loro succo. Coprite poi a filo con acqua e fate cuocere per mezz'oretta: volendo, potete insaporire con prezzemolo, vino bianco o limone. Al termine, filtrate tutto due volte e rimettete sul fuoco, fino al bollore
Versate il cous cous in una terrina e coprite con il fumetto (di solito, si usa una quantita' doppia di liquido, ma io mi tengo sempre un po' indietro). Appena il cous cous lo avra' assorbito, sgranatelo bene con una forchetta. 
Nel frattempo, pulite i peperoni, privateli dei filamenti bianchi e dei semi e tagliateli a listarelle e poi a piccoli rombi. mondate la cipolla e affettatela sottilmente. sgusciate e tagliate a spicchi le uova sode. Tagliate in due l'avocado ed estraetene la polpa con l'aiuto di un cucchiaino. irroratela con un po' di succo di lime e tagliatelo a cubetti. 
Scaldate una bistecchiera, fino a renderla rovente e fatevi cuocere tutti i gamberi, per pochi minuti da entrambi i lati. 
Versate tutti gli ingredienti della vinaigrette in un bottiglino, chiiudete ed agitate vigorosamente. 
Sgranate bene il cous cous, nella stessa terrina dove lo avete fatto rinvenire e aggiungete tutti gli altri ingredienti, a parte i gamberi e le uova. Condite con la citronette e mescolate bene. 
Assaggiate e regolate di sale. 
Trasferite poi il cous cous in un piatto da portata, aggiungetevi gli spicchi d'uovo sodo e i gamberi, compresi i due interi tenuti da parte per la decorazione. spolverate con prezzemolo fresco e servite. 







giovedì 6 agosto 2009

mousse di avocado con anguria e fragole



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Premesso che sull'argomento non mi sono ancora fatta un'opinione chiara, se oggi qualcuno dovesse chiedermi che cosa vorrei fare da grande, penso che risponderei senza esitare che vorrei diventare la Nigella. E questo, sostanzialmente, per tre motivi
1. per poter essere considerata una icona sexy, nonostante un cinque -sei chili di più, e pure mal distribuiti, alla faccia delle mie diete del lunedì mattina, delle camicie over size e dei calci alla bilancia con cui inizio ogni giornata, da qualche anno a questa parte.
2. per non dover lavare montagne di cucchiai- cucchiaini- cucchiai di legno et forchette, ogni volta che cucino, ed essere invece libera di ficcare un dito dentro creme, spume e manicaretti vari e ficcarmelo per giunta in bocca, al fine di assaporare fino in fondo il gusto di quello che c'è sopra e non per tamponare i danni dell'ustione di terzo grado perché per la miseria, mi son distratta un attimo e ho messo l'indice nel minestrone bollente
3. per percepire sonori ingaggi per preparare cose che a casa mia sarebbero accolti da risatine di scherno, sopracciglia alzate e commenti sarcastici ( " non dire che sono schifezze, Carola: è cucina da blog") per poi essere travolti da inviti più o meno benevoli a tornare rapidamente sulla retta via della cena come si deve (con un primo, un secondo e un dolce- e pure nei piatti)
Oggi, però, le mie aspettative hanno ricevuto un duro colpo, in seguito al quale penso che le mie possibilità di diventare Lei si siano azzerate di colpo, senza possibilità di risorgere, in nessun modo.
Perché, vedete, ieri ho fatto indigestione. Di gelato. Ma, prima che scatti la solidal catena dell'"eddai, e cosa vuoi che sia e se non lo mangi ad agosto, il gelato, quand'è che lo vuoi mangiare", sappiate che la vivanda incriminata è il residuato bellico di non so quale marca industriale che giaceva dimenticato al settimo strato del freezer e che ho fatto fuori in seguito all'insorgere di un certo languorino, che al confronto Gargantua e Pantagruel sembrano le signorine vittoriane di qualche post fa. E mentre mi ingozzavo, pensavo che faceva proprio schifo, con quel retrogusto di plastica d'antan che probabilmente risaliva all'epoca dell'acquisto e che, negli anni, non era migliorato per niente. Mezz'ora dopo, quella che faceva proprio schifo ero io: colorito verdastro, sudori freddi, occhi aperti a fase alterne, pezzuola in fronte e metaforico registro dei Santi in mano, che guai a saltarne uno, nella trafila dei fioretti, che "giuro-giuro-giuro che se passo la notte MAI PIU'" e amenità del genere, su cui sorvolo, per decenza. ma che devono aver sortito i loro effetti perché, nel giro di qualche ora, mi è apparsa niente meno che Lei .In diretta dalla sua cucina immacolata, con le unghie laccate, la cofana perfetta, i figli servizievoli, il pollo sfrigolante e tutto quanto fa NigellaLawson, magliettina aderente compresa. La quale, con un sorriso indulgente, mi ha ricompensato della mia devozione, ammettendo che, talvolta, anche lei è umana e che sì, ogni tanto, anche lei, ha un languorino. E, quando ciò avviene, però, anziché avventarsi sul gelato dell'altr'anno si prepara una leggera zuppetta di piselli e pesto, che poi si porta dietro, nella gavetta firmata, e si beve beata al parco, in coda a far la spesa e, udite udite, pure sull'autobus.
Ed è lì che ho capito che non ce la potrò mai fare: perché anche se resistessi la mezz'ora che a me serve per preparare la zuppa, se avessi il pesto sempre pronto in frigo, se avessi l'acqua che mi esce bollente dalle pentole esattamente come ha lei, mi ci vedete a placarmi il languorino, bevendo dal thermos, mentre traballo sulla piattaforma dell'autobus? E soprattutto: ce li vedete i passeggeri , quelli che aspettano alla fermata, l'autista (!!!) a tollerare senza colpo ferire di avere come compagna di viaggio una che, sul più bello, si apre una bottiglia piena di una roba verde e puzzolente e se ne beve una bella tazza, magari senza neanche offrirne un po'????
Meglio, molto meglio, confortarci con la macedonia qua sotto, che avrà un che di nigelliano nella semplicità dell'esecuzione e nell'estro degli accostamenti, ma che non è trasportabile in nessun thermos, non si beve alla fermata dell'autobus e placa il languorino senza passare per forza sul cadavere della tua reputazione, poca o tanta che ti sia rimasta...
E poi, comunque, io da grande voglio fare Martha Stiuart, altro che....

MOUSSE DI AVOCADO CON ANGURIA E FRAGOLE

MOUSSE DI AVOCADO


A scanso di equivoci, non è che i postumi dell'indigestione prevedano che si confondano le fragole con i lamponi:è che quelli, oggi, aveva Cartier- ma le fragole ci stanno meglio, senza alcun dubbio

per 4 persone
1 avocado maturo
200 g di panna montata
1 limone
4 palline di polpa di anguria fresca
1 cestino di fragole
foglioline di menta per decorare

Tagliare in due l'avocado, scavarne la polpa con un cucchiaino, spremervi sopra il limone e schiacciarla bene con una forchetta. Aggiungere la panna ad un cucchiaio per volta, avendo cura di non smontare il composto. Aggiustare di sale
Comporre le coppe come nella foto, con uno o due cucchiai di mousse all'avocado e la frutta. Decorare con foglioline di menta e servire
Buon appetito
ale