Visualizzazione post con etichetta martha stewart. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta martha stewart. Mostra tutti i post

mercoledì 24 ottobre 2012

Sweet Potatoes Pie- e Martha vs Benedetta

sweet potatoes pie- M. Stewart


Ultimo giro per lo Starbooks di ottobre, ma se mai ho acquisito un po' di "occhio", in quest'esperienza, scommetterei qualcosa sul fatto che il nostro saluto a Martha Stewart sia un arrivederci, invece che un addio: nel bottino di queste tre settimane di verifiche, infatti, contiamo ancora tanta curiosità, oltre al divertimento e alla soddisfazione per i risultati. Il che, a ben guardare, è ciò che si cerca in un manuale di cucina: affidabilità e ampia possibilità di utilizzo. E il Martha's American Food, sotto questo aspetto, si aggiudica il punteggio pieno. 

Come d'altronde gran parte dell'editoria anglosassone, mi verrebbe da aggiungere, a corollario di una riflessione che sto facendo da un po', grosso modo da quando ho smesso di acquistare libri italiani (salvo alcune eccezioni) per dirigermi esclusivamente verso il mercato straniero. E da quando, proprio parlando della Stewart, qualcuno di voi ha azzardato un paragone fra quest'ultima e la nostra Benedetta Parodi. Che con la Martha c'entra come i cavoli a merenda, sia chiaro: epperò, proprio queste distanze suggeriscono di andare oltre quello che si vede, per tentare un approccio alla questione che non sia il solito dare addosso a tizio- e magari anche a caio. 
Benedetta Parodi è conduttrice garbata, colta, autoironica, piacevole. Può non riuscire simpatica a tutti, come è ovvio, ma ha una dote che manca alla maggior parte delle conduttrici donna, vale a dire la capacità di prendersi in giro, al momento giusto. E già questo è un punto a suo favore. Ci aggiungo che non urla, non provoca, non è mai sopra le righe, lascia spazio agli ospiti e li valorizza tutti senza mai perdere il filo della conduzione- e vi assicuro che, per il livello medio della nostra televisione, questo è grasso che cola. 
il problema, semmai, è cosa c'èntrino con lei i suoi programmi: perchè tanto la Parodi è professionale nel suo lavoro, quanto i contenuti dei suoi appuntamenti televisivi sono la quintessenza del dilettantismo, nell'accezione deteriore del termine: l'esaltazione di una "non cucina", ottenuta per giunta attraverso scorciatoie al limite della scorrettezza, che ben si collocano nel più generale panorama dell'apparire italico, dove l'importante è millantare. Si millantano giovinezze che non ci sono, competenze che non ci sono, virtù che non esistono, che male ci sarà, a millantare anche di saper cucinare?
Nel programma della Stewart, per contro, questo è assolutamente bandito. Tutto ciò che viene proposto è all'insegna della credibilità: deve essere credibile la ricetta, devono essere credibli gli ingredienti, deve essere credibile la concezione stessa che ispira lo show: se di cucina si tratta, che cucina sia- e lo sia per davvero. 
Sono di corsa e non posso approfondire l'argomento come vorrei: ma credo che si sia capito dove voglia andare a parare. Non sulla bravura della Stewart, non sulla supposta non bravura della Parodi, ma sulle aspettative del pubblico. Perchè è questo quello che fa davvero la differenza ed è questo che noi troppo spesso dimentichiamo. 

 sweet potatoes pie- M. Stewart
 
Il pubblico statunitense, che pure non ha alle spalle una tradizione gastronomica così illustre come la nostra, non transige sulla soddisfazione delle sue aspettative: paga moltissimo, è vero, ma solo partendo da questo presupposto. E i programmi di cucina, anche quelli strutturati come veri e propri momenti di intrattenimento, devono comunque avere dei contenuti chiari e di sostanza: la pie di zucca con la frolla del supermercato e il ripieno della bustina lo so fare da solo, senza che ci sia bisogno che me lo dica tu- sembrano dire gli spettatori al di là dello schermo. 
Da noi, invece, è capitato il contrario. Ed è ovvio che gli autori del programma ci si siano buttati a pesce, a maggior ragione considerato che di tv commerciali si tratta. 
Tutto il nostro patrimonio, la nostra tradizione, i trucchi delle nostre nonne e ele ricette delle nostre mamme,i km zero, i proclami salutisti e gli eataly che nascono come funghi, puff, sono spariti di fronte alla promessa di una crostata perfetta, in 5 minuti. 
E lo stesso vale per la svolta dell'editoria italiana, che ha spinto sull'acceleratore dell'immagine, della grafica, della foto (cosa buona e giusta), tralasciando in molti casi  la parte dei testi (cosa sommamente no buona e no giusta): col risultato che la bella torta della foto, nella mia cucina si è ridotta ad un ammasso informe e impresentabile, anche se ho seguito tutto alla lettera. 
Riprendiamoci i contenuti, mi verrebbe da dire. Che è quello che facciamo noi, nel nostro piccolo, ogni mese, con questa iniziativa, sempre più seguita, sempre più attesa. E questo, forse, è già un bel passo avanti...

Di seguito, tutto qello che abbiamo provato per voi, in questa settmana:

La Apple Pie di Mary Pie: Zesty Crab Cakes
Andante con Gusto: Maple Bundt Cake
Ale Only Kitchen: Buffalo Chicken Wings
Vissi d'Arte e di Cucina: Pigs in a Blanquet
Le Chat Egoiste: Stuffed Mushrooms
Arricciaspiccia: Skillet Cornbread
e su Menuturistico la 

SWEET POTATOES PIE

sweet potatoes pie- M. Stewart



Impasto base per la pie (per due dischi)

360 g di farina
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaio di zucchero (circa 30 g)
250 g di burro freddo, tagliato a pezzetti
da 60 a 120 ml di acqua fredda

Mettere farina, sale e zucchero in un robot da cucina e iniziare ad amalgamarli, usando la funzione "pulse". Aggiungere il burro. Usare la funzione "pulse" fino a quando gli ingredienti si sono amalgamati per formare delle grosse briciole (circ 10 secondi). Spruzzare circa 60 ml di acqua sull'impasto e continuate sempre ad impastare nel robot, con questa funzione, fino a quando la pasta inizia ad essere compatta, senza essere bagnata o appiccicosa. Se fosse troppo asciutta, aggiungete un po' d'acqua, un cucchiaio alla volta, aggiungendo il successivo solo quando il precedente è stato assorbito. 
Dividere l'impasto in due dischi, avvolgeteli nella pellicola ed appiattiteli, dando loro la forma di un disco.
Teneteli in frigo, fino a quando diventano freddi- da un minimo di un'ora a tutta la notte. L'impasto può essere congelato e si conserva per un mese: quando decidete di utilizzarlo, è preferibile lasciarlo scongelare in frigo per una notte. 

Sin qui la Martha, ora arrivo io :-)
Dunque, questo è l'impasto base con cui negli USA si preparano le famose pies, una sorta di frolla all'acqua, con molto meno zucchero rispetto alle nostre. Tant'è che al tatto si ha una pasta croccante e friabile, e al gusto un sapore neutro, che è perfetto per accogliere i ripieni. 
La lavorazione è simile a quella della nostra frolla, nel senso che tutto ruota attorno alla temperatura del burro: non si deve scaldare, pena la non riuscita dell'impasto. Di solito, l'optimum è lavorare a mano, e con le mani fredde (basta bagnarle sotto il getto dell'acqua corrente, fredda ovviamente, e ricordarsi di asciugarle prima di iniziare a lavorare): ma se usate un robot da cucina, come la Stewart, dovete usare la funzione "pulse", quella cioè che fa lavorare il motore del robot ad intermittenza. Un po' come la funzione "spiga" del Bimby, per intenderci. 
Consiglio spassionatissimo: iniziate così, nel robot, lavorandolo con questa funzione. Appena si formano le bricioline, cioè poco dopo aver aggiunto i 60 ml d'acqua, trasferite l'impasto su un piano di lavoro leggermente infarinato e proseguite a mano: vi ci vorranno due o tre minuti, al massimo- e in compenso avrete la pasta "sotto le mani": sentirete se è troppo umida o troppo asciutta ed eviterete di lavorarla troppo, col rischio di bruciare il burro e comprometterne il buon risultato.

sweet potatoes pie- M. Stewart

per il ripieno
2 patate dolci, bollite e pelate (circa 6-7 hg)
25 g di burro
150 g di zucchero di canna
2 cucchiai di sciroppo d'acero
1 cucchiaio di bourbon (facoltativo)
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
1/2 cucchiaino di cannella macinata
1/2 cucchiaino di sale
un pizzico di noce moscata grattugiata all'istante
250 ml di panna
2 uova, grandi, più un tuorlo
140 g di noci pecan, tostate e sminuzzate grossolanamente
1 cucchiaio di panna

panna montata, per servire


tortiera da 25 cm di diametro
1 disco di impasto base per pies

1. su un piano di lavoro leggermente infarinato, srotolate il disco di pasta e col mattarello appiattitelo fino a dargli la forma di un disco di circa 30 cm di diametro, allo spessore di mezzo cm circa. Eliminate la farina in eccesso. Stendete l'impasto in uno piatto da pie del diametro di 25 cm (io ho usato una tortiera per crostate, dal fondo estraibile, di 26 cm di diametro) in modo che fuoriesca dai bordi di circa un cm. Piegatelo intorno al bordo della tortiera, schiacciandolo per sigillarlo, e decorarlo con i rebbi di una forchetta. Coprire con pellicola trasparente e mettere in frigo da un minimo di mezz'ora al massmo di un giorno

2. Preriscaldare il forno a 190 gradi (grata al centro). Bucherellare con una forchetta il fondo dell'impasto, rivestirlo con carta da forno e riempirlo con fagioli secchi. Infornare e far cuocere fino a quando inizia a brunire, per circa 15 minuti. Eliminare la carta da forno e i fagioli e far cuocere per altri 8 minuti. Trasferire lo stampo su una gratella e lasciar raffreddare. 

3. Con un mixer elettrico, a bassa velocità, montare le patate e il burro fino a quando diventano morbidi. Aggiungere 110 g di zucchero di canna e proseguire con lo sciroppo d'acero, il bourbon (se lo usate), la vaniglia, la cannella, il sale e la noce moscata. Mescolare, fino ad amalgamare bene tutti gli ingredienti. Aggiungere la panna, un uovo intero e il tuorlo. Continuare a lavorare, con il mixer, fino ad avere un composto spumoso.

4. Cospargere la base della pie con il resto dello zucchero e disporvi le noci, tostate e sminuzzate grossolanamente. Versarvi sopra il ripieno di patate dolci. Sbattere leggermente l'uovo rimasto, aggiungervi la panna liquida, amalgmamare e con un pennello da cucina spennellare uniformemente i bordi della torta. Rimettere in forno e far cuocere dai 30 ai 40 minuti, fino a quando il ripeno sarà sodo. Far raffreddare su una gratella. Servire tiepido o a temperatura ambiente, decorato con un ciuffo di panna montata. 

Note mie

Si tratta di una preparazione tipica del Sud degli States, che è tradizione preparare per il Ringraziamento: quindi, aspettatevi sapori insoliti- e qui ci aggiungo un "finalmente", d'ufficio, visto che di cucina americana inchiodata ai soliti gusti non se ne può più. Per molti versi, ricorda la pumpkin pie, a cui si avvicina moltissimo anche nell'aspetto: ma, di nuovo, il riferimento è a sapori inusuali, dolciastri, speziati, così lontani dai nostri che possono non incontrare il favore di tutti. Da noi, per esempio, hanno proprio spaccato i pareri in due: mia figlia che pure è l'artefice di questa torta (tutta lei, la fece), non ne ha voluto assaggiare neanche un pezzetto; mio marito, in compenso, se la sarebbe mangiata tutta. E lo stesso è accaduto il giorno dopo in ufficio: non ne è avanzata neanche una briciola, ma ho il sospetto che le mandibole responsabili di tale razzìa siano quelle di due o tre colleghi- e non di tutti quanti. 

Ciò premesso, è un'ottima torta. Molto ben equilibrata nelle consistenze e nei sapori, morbida al punto da poter essere tranquillamente servita alla fine di un pasto (nasce per questo, in effetti), assolutamente nuova se anelate agli effetti speciali. Le patate dolci si trovano un po' dappertutto (da noi, anche al supermercato) e si cuociono esattamente come le altre: acqua fredda, portata poi a bollore. Tenetevi parchi col sale, ovviamente, trattandosi di un ripieno dolce: un cucchiaino basta e avanza.


venerdì 5 giugno 2009

le 7 domande (Sabri' te possino!!!!) e i Lime Meltaways



019
 
Giusto per mandare a ramengo il Premio Simpatia, la Maddalena di Proust mi ha caldamente invitato a descrivermi, in sette punti che dovrebbero esprimere al meglio il mio carattere. Considerato lo spessore dell'argomento, ho prodotto anche una versione Bignami, in sette righe (tre e mezzo, se non andate a capo), a fondo pagina. Per chi invece proprio non può fare a meno di conoscermi meglio, che si metta comodo e allacci le cinture...

1. sono veloce. Quello che per gli altri è un "tempo ragionevole" per me è un tempo biblico, un'era geologica, una roba da far venire il latte alle ginocchia. Non la ritengo una gran fortuna, sia chiaro, perché è una condanna alla solitudine e all'incomprensione reciproca, e neppure so da cosa dipenda e perché proprio a me, sed fieri sentio et excrucior, savasandir....

2. ho la noia facile. Il punto 1 è in parte responsabile di questa tendenza ad annoiarmi di tutto e di tutti, che l'età ha solo smussato nella forma, ma non nella sostanza: oggi sbuffo metaforicamente, ma sbuffo comunque. Ho bisogno di stimoli continui, di curiosità da soddisfare, di nuove cose da fare. Parto con grandi entusiasmi - e grandi investimenti ,di ogni tipo- che vedo scemare via via, sommersi dalla calma piatta di un tran tran che se per altri è gratificante, per me è letale.

3. se non sono ironica, pungente, sarcastica, sono la tipa da "cinque minuti": quando mi prendono, vomito addosso al malcapitato di turno qualsiasi cosa mi passi per la testa- e più colorite e iperboliche sono, meglio è. Chi mi conosce bene, si arma di orologio e aspetta che passino; chi mi conosce meglio, usa anche il taccuino, dove segnarsi le più belle ( ultimamente, sono nella fase escatologica, prometto pene infernali a tutti); chi non mi conosce, mi evita. Se non ho i "cinque minuti", sono ironica, pungente e sarcastica. In ordine crescente, a seconda dell'umore, dal calmo al furioso. In quest'ultimo caso, mi evitano tutti.

4. sono disordinata. ho una sorella che è l'incarnazione dell'idea platonica di "mastrolindo" , il che mi fa supporre che si sia inceppato qualcosa nella catena della distribuzione delle doti, quando è toccato il nostro turno. Io, proprio, nun ce a fo': son come quel personaggio dei Peanuts con la polvere tutto intorno, con la differenza che intorno a me c'è il caos più assoluto. Naturalmente, se me lo fate notare, mi inalbero subito e attacco con una serie di recriminazioni cosmiche, con picchi di veterofemminismo (e perché io sto a far niente tutto il giorno vero? qui lavori solo tu, vero?) al romanzo d'appendice (perché ho la schiena a pezzi e nessuno mi aiuta), passando per speculazioni filosofiche (che poi, bisogna intendersi sul CHE COS'E' l'ordine e CHE COS'E' il disordine) e fisiche ( tutto è relativo), ma la sostanza,ahimè, non cambia: sono disordinata, e pure tanto.

5. rivendico, sempre e comunque, il diritto al mio punto di vista. Questo lo so da cosa dipende e ne sono fiera: l'antenato più illustre della mia famiglia è l'inventore della prospettiva e da lì in poi è stata tutta una storia esemplare, di persone illuminate, coraggiose e rompiscatole, che hanno sempre detto quello che pensavano, alla faccia del lathe biosas e di orticelli privati e lecchinaggi pubblici. Io son più rompiscatole che illuminata, perché il DNA si è un po' sbiadito nei secoli, ma resto comunque convinta dell'inalienabilità di questo diritto, che cerco di esercitare quando posso e più che posso. E se va male, mi apro un blog

6. sono diretta. Avendo ormai oltrepassato da un po' il "mezzo del cammin di nostra vita" (a cui, per non sapere nè parlare nè tacere, ho aggiunto un prolungamento sulla fiducia, vista la lista di cose da fare), non ho più tempo da perdere in salamelecchi, manfrine, frasi fatti, meandri della diplomazia e arrampicature sugli specchi. Prima si va al sodo, e poi si discute. E mai viceversa.

7. Al settimo c'è la connotazione più forte, l'imprinting indelebile, il marchio di fabbrica a cui dò tempo tre minuti per venire fuori sempre, in qualsiasi situazione- e cioè il senso della giustiza, declinato nelle forme del "dura lex sed lex" per quanto riguarda me e della difesa ad oltranza, fino a scadere nel più grottesco dei donchisciottismi, per quanto riguarda gli altri. Est modus in rebus, dicevano gli antichi, e difatti ci sto lavorando da un po', per riequilibrare i piatti della bilancia, introducendo magari il "peso" dell'utile. Ma chi mi conosce sa che questo è il mio fardello, che negli anni si è riempito di cause perse e di cause vere, di delusioni cocenti, di battaglie estenuanti, di delusioni e sacrifici e soddisfazioni che, alla fine,mi hanno portata alla "scelta della vita", infinitamente più rischiosa e più esposta della tranquillità del lavoro di prima, che però ha chiuso il cerchio, sigillandolo con una coerenza che, se appesantisce le mie giornate, alleggerisce le mie notti, consegnandomi ogni volta a sonni tranquilli. Il che, a pensarci bene, non è poco...


E ora vai di ricetta con 'sta bomba della Martha Stewart, very easy, very delicious, very trendy, very "for summer" e chi più ne ha più ne metta...

Lime Meltaways (martha stewarth)
 
 
013



170 g di burro morbido
210 di zucchero a velo
2 lime ( solo la scorza grattugiata)
2 cucchiaini di succo di lime
1 cucchiaino di essenza di vaniglia: io ci ho messo un misurino di rum bianco- e secondo me fa la differenza
200 g di farina 00
60 g di fecola
sale

Montare il burro morbido con 1/3 dello zucchero ; aggiungere le scorze dei lime, il succo e il rum o la vaniglia. Setacciare le farine con il sale, aggiungerle al composto di burro, amalgamare bene.
Sulla spianatoia, spolverizzata di farina, lavorare velocemente la pasta con le mani e formare dei salsicciotti, del diametro di 4 cm al max: avvolgerli nella stagnola e metterli a riposare in frigo epr un'oretta.
Accendere il forno modalità statica a 160 gradi
con un coltello affilato, tagliare dai salsicciotti tante rondelle, dello spessore di mezzo cm e disporli su una teglia da biscotti rivestita di carta da forno. Infornare per 12 minuti: devono essere ancora chiari e friabili, quando li sfornate. Lasciateli raffreddare bene, poi metteteli in un sacchetto per alimenti con il resto dello zucchero a velo, scuotete bene facendo attenzione a non romperli, però, e servite.
si conservano fino a due settimane in una scatola di latta.
Buona giornata
alessandra
punto 8. tiro pacchi ( questo per quelli che si aspettavano il bignami a fondo pagina..)