martedì 5 maggio 2015

VOLGARITA'


Ad un giorno dalla nascita della secondogenita del Duca e della Duchessa di Cambridge, William & Kate per tutti, il popolo della rete manifesta per l'ennesima volta la generosità di un mezzo che ha concesso il diritto di parola in modo indistinto a tutti, ivi compresi quanti aprono bocca solo per dimostrare al resto del mondo che un bel tacer non fu mai scritto.

Il bersaglio,  questa volta, è la regal puerpera, rea di essersi offerta al tradizionale bagno di folla (paparazzate comprese) in una forma a dir poco smagliante, a poche ore dal parto, con le aggravanti della caviglia sottile, della pelle liscia e della pancia che-miracolosamente- non c'è più. 

Ora, non ci vuole un consesso di scienziati per capire che era ovvio che dovesse andare così: la giovin signora che il volgo si ostina a chiamare Kate e a cui la stampa continua ad associare l'aggettivo "normale", ha smesso di essere una Middleton qualsiasi nel momento in cui ha sussurrato "Sì, lo voglio" all'erede al trono più evocativo e simbolico del mondo, sposando, oltre al legittimo marito, anche tutta la galleria dei di lui antenati, dalla East Gallery fino alla State Dining Room, nonna Lilibeth inclusa. E  nel momento in cui ha accettato di portare al dito lo zaffiro che fu della Principessa Diana, si è assunta il doppio carico di responsabilità di riallacciare con il popolo britannico quel rapporto di vicinanza che era stato una peculiarità della suocera, senza per altro far dimenticare al mondo chi è e, soprattutto, chi sarà. 

La "normalità" tanto sbandierata, quindi, è un instrumentum regni che viene saggiamente applicato, in un'immagine pubblica di misurata spontaneità e di giovanile sobrietà ma che non può né vuole oltrepassare questi limiti: il segreto del successo di una forma di governo che resiste ai cambiamenti e alle mode è tutto in quella superiorità che è insita nella parola stessa di sovranità. I cambiamenti e le mode sono semmai i registri su cui modulare le strategie per far passare il concetto. Ma che i monarchi siano, per definizione, al di sopra degli altri, questa è cosa da mandar giù senza troppe disquisizioni. E' così-e basta.


Di conseguenza, nessuno s sarebbe dovuto stupire i fronte alle immagini della coppia più paparazzata d'Inghilterra che la Real Casa ha voluto che venissero consegnate ai media : tutto studiato a tavolino da un consulente di immagine personale, che costa ai contribuenti 6000 sterline al mese e che regna sovrano su un team di truccatori, parrucchieri, estetisti, massaggiatori e sarte, chiamato in questa occasione a dare il meglio di sé. 

Quella che ad una parte della rete è apparsa come una neo mamma improbabile, nella sua naturale bellezza, era in realtà il prodotto di una costruzione a tavolino che non ha lasciato nulla al caso, dal make up rivitalizzante alla calza con cuscinetto in gel sotto la pianta del piede, con funzione drenante, passando per la Jimmi Chou LK Bennet a pianta larga e al rossetto che idrata più che un impacco all'acqua di Lourdes. Neppure si son fatti gli errori della volta precedente, segnata da un abito di Jane Peckam che, ahinoi, lasciava intravvedere le rotondità del postpartum: e se la stilistaè rimasta la stessa , tutto il resto è cambiato, dal taglio del vestito,rigorosamente morbido  ai motivi della decorazione, strategicamente affollati dalla cintola in su, per distrarre l'attenzione dei curiosi da ciò che non si dovrebbe vedere, ma c'è. 


Taglio, colore e french manicure, con tanto di impacchi all'olio aromatico di imprecisati tratti di foreste amazzoniche abbatutti per l'occasione erano stati fatti in precedenza, grosso modo nella stessa settimana in cui il resto delle comuni mortali si illude di ripassare gli esercizi di respirazione, affannandosi fra corredini, provviste, consegne da smistare e favori da chiedere, rigorosamente a buon rendere, che intanto, "dopo", cosa vuoi che mi resti da fare...


Insomma, tutto secondo copione- e pure ben recitato,con una protagonista straordinariamente calata nel ruolo che ha scelto di rivestire e che interpreta con una naturalezza tale che non solo ci si dimentica delle sue origini borghesi, ma neppure si sospetta che, qualche volta, anche Catherine desideri tornare ad essere Kate e magari godersi un meritato riposo dopo le fatiche di un parto, senza dover di necessità sottoporsi alla tortura del trucco & parrucco. Chissà perchè, ma non siamo in pochi a pensare che la defunta nonna di cotanta nipotina-di cui la royal baby porta il nome,seppur relegato in ultima posizione- non avrebbe retto a tutto questo stress: io me la vedo a ingozzarsi di latte in polvere per neonati, lo sguardo bovino perso nel vuoto e il biografo sotto la sedia gestatoria, attento a non farsi sfuggire neanche uno dei regali insulti rivolti alla suocera, a Carletto, ai tampax e a quella strega della Parker Bowles. 


Gli insulti, stavolta, sono arrivati dalla rete- variegati nella loro diveristà, ridicoli nella loro insulsaggine.  
Hanno iniziato le femministe britanniche, che hanno visto nella decisione di lasciare la clinica a poche ore dal parto un pericoloso attentato ai diritti faticosamente conquistati in anni di lotte, dalle lavoratrici delle fabbriche. 
Che, si sa, normalmente si recano a partorire nella clinica più esclusiva del Regno, con tanto di sconto fedeltà del 10%, spese di ginecologo (6000 sterline), ostetrica e personale infermiersitico specializzato escluse. 

Poi sono arrivate le russe, con la teoria del complotto: le meno fantasiose sostengono che il parto sia avvenuto tre giorni fa, le più teconologiche parlano di un finto pancione e ,buon ultimo, le nipotine del KGB hanno già decriptato il nome dell'utero in affitto, nascosto sotto il codice di Galina Covalova.

Infine, il resto del mondo, con le Italiane in mezzo, che non ha fatto altro che paragonare il proprio parto a quello del royal baby, in un patetico e disgustoso  crescendo di di emorragie, suture, gonfiori, emorroidi e secrezioni varie, al termine del quale sono emerse, belle chiare, due sacrosante verità: la prima è che le buone maniere non sono mai un segno di sottomissione verso chi ne è oggetto,ma un tratto di distinzione verso l'altro, per chi le usa- e non c'è come veder capovolto nell'uso questo concetto per farci rendere conto con amarezza quanto sia radicato il suo fondamento.
La seconda, è che si è di nuovo caduti nell'ennesima trappola di una rete infida e beffarda, che sventola l'uguaglianza sociale come specchietto per le allodole, alimentando l'illusoria convinzione che "avergliene dette quattro, alla Kate", possa aver avvicinato in qualche modo alla duchessa di Cambridge e non, invece, approfondito ulteriormente le distanze.

Ma qualcuno,prima di noi,lo avevagià detto.....


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